“Buona Scuola”: ipotesi attuative del sistema integrato di educazione e istruzione per i bambini da 0 a 6 anni

Educazione e sviluppo infantile, Insegnanti ed educatori, Nido, Scuola dell'Infanzia

di Gabriele Ventura, responsabile Area Educazione e Formazione – Istituzione Educazione e Scuola del comune di Bologna

L’approvazione del Decreto n.380/2016 da parte del Consiglio dei Ministri in data 7-4-2017 e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del conseguente Decreto legislativo n. 65 in data 17-5-2017 rappresenta un punto di svolta epocale per quanto riguarda il comparto dei servizi educativi e scolastici da 0 a 6 anni, con particolare riferimento ai nidi e alle altre tipologie di servizio educativo da 0 a 3 anni ivi indicate.

Nel periodo intercorso di 18 mesi dalla approvazione legge delega n. 107 nel luglio del 2015 si sono sviluppate su questo tema specifico (così come su altri) controversie e dispute di vario tipo; alcune determinate da preoccupazioni fondate su elementi di criticità oggettivi, altre del tutto astratte e pregiudiziali.

A scanso di equivoci è bene precisare subito che nulla di tutto quello che è stato paventato sul piano ordinamentale (in particolare per le scuole d’infanzia) ha trovato riscontro nelle norme approvate.

Per le scuole d’infanzia anzi si prefigura un rilancio e un nuovo ruolo di sviluppo e di traino complessivo per l’insieme dei servizi educativi e scolastici da 0 a 6 anni nell’ambito di quello che è stato definito nella norma come “Sistema integrato di educazione e istruzione per i bambini da 0 a 6 anni di età”.

Restano da capire diverse questioni nell’ambito delle modalità attuative che verranno definite con ulteriori decreti ministeriali nel giro di 6 mesi dall’entrata in vigore delle nuove norme, compresi ad es. i parametri e le modalità di finanziamento dei servizi educativi da 0 a 3 anni che saranno accreditati dalle Regioni sulla base delle indicazioni nazionali, mentre vengono confermati i parametri e le modalità di finanziamento delle scuole d’infanzia paritarie non statali (a dire il vero ancora inadeguate dal punto di vista quantitativo). 

L’impianto complessivo del decreto va considerato in dettaglio con l’attenzione dovuta.

 

Qui ci limitiamo qui ad elencare i temi di principale interesse per la fascia di età 0-3 anni:

  • il passaggio dei nidi sotto la competenza del Ministero della Istruzione;
  • Il riordino del quadro vigente di formazione (universitaria) di base con particolare riferimento ai titoli di studio di livello universitario previsti per insegnare nel sistema di educazione e istruzione da 0 a 6 anni;
  • i tempi, modi e contenuti di redazione delle indicazioni nazionali per il curricolo dei servizi educativi da 0 a 3 anni di età e delle Linee guida per la continuità educativa da 0 a 6 anni;
  • Il consolidamento a regime e lo sviluppo delle sezioni primavera a gestione statale (aggregate a scuole infanzia statali e gestite con insegnanti statali selezionate e dotate di formazione adeguata);
  • l’istituzione dell’organico potenziato nelle scuole d’infanzia statali, finalizzato all’attivazione di figure di coordinamento pedagogico su base territoriale intercircolo e allo sviluppo delle sezioni primavera ed eventualmente di figure specializzate per la integrazione bambini disabili;
  • l’introduzione dell’obbligo della formazione continua in servizio per educatori e insegnanti;
  • l’attivazione di una sperimentazione relativa alla istituzione di Poli scolastici per l’infanzia a gestione pubblica nel numero di almeno 1 per regione;
  • la possibile istituzione di un profilo professionale specifico relativo alle funzioni ausiliarie per nidi e scuole infanzia con qualifica specifica (non generica come è adesso);
  • l’elaborazione di indirizzi nazionali nell’ambito dei provvedimenti attuativi del Dlgs sul diritto allo studio finalizzati a sostenere iniziative regionali e locali in ordine alla facilitazione dell’accesso ai servizi a livello locale e la qualificazione dell’offerta formativa (sostegno alla genitorialità, prevenzione educativa, integrazione dei bambini con disabilità e dei bambini di nazionalità diversa da quella italiana).

La formazione degli operatori nel sistema integrato di educazione e istruzione

Per quanto riguarda i titoli di studio previsti nel decreto per insegnare nei servizi educativi da 0 a 3 anni e nelle scuole d’infanzia, le cose stanno nel modo seguente:

1) il percorso formativo di base per gli educatori di nido da ora in poi sarà quello contenuto nel disegno di legge Iori-Binetti-Santerini (3 anni +1), ora in discussione al Senato.

Essendo prevista una laurea triennale di base valida in verticale per gli educatori impegnati in diverse fasce di età e contesti lavorativi, si sta definendo la necessità di un anno integrativo specifico per chi vuole lavorare nei servizi per la prima infanzia da 0 a 3 anni, in tutto analogo a quello previsto per i laureati in scienze della formazione primaria.

Nota bene:

– tutto ciò al netto di chi già lavora ad oggi a tempo indeterminato e ha preso la maturità e l’eventuale laurea prima della decorrenza delle nuove norme e che pertanto può continuare a svolgere il proprio lavoro con il titolo in proprio possesso;

– continueranno poi a valere evidentemente le lauree triennali di formazione primaria a indirizzo nido che già esistono in alcune Università e in alcune regioni. Proprio perché è noto che “l’indirizzo specifico” c’è solo in Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia, è stato aggiunto anche il CFU per le L19 che non lo hanno. Occorrerà supportare gli atenei di tutt’Italia a creare quelle passerelle necessarie affinché gli studenti possano avere maggiori opportunità, nel rispetto della qualità della risposta educativa

2) il percorso di 5 anni + 1 è previsto per coloro che, essendo laureati in scienze della formazione primaria (infanzia e primaria) intendano trovare opportunità di lavoro nei servizi educativi al di sotto dei 3 anni, se non lo trovano nelle scuole da 3 anni in su.

Il corso di laurea di scienze della formazione primaria a indirizzo nido non è diffuso ma i corsi di laurea triennale lo sono dappertutto e le Università dovranno provvedere a organizzare in quell’ambito un anno integrativo a carattere specifico per i servizi educativi per la prima infanzia per gli uni (educatori) e per gli altri (insegnanti).

I 60 CFU aggiuntivi alla laurea quinquennale di Scienze della Formazione Primaria e alla triennale L19 non ad indirizzo specifico, sono funzionali in quanto Scienze della Formazione Primaria prepara insegnanti della scuola dell’infanzia e Primaria con un curricolo quasi interamente basato sulle discipline. Quei 60 cfu aggiuntivi servono dunque a dare quelle competenze educative e di cura che altrimenti mancherebbero a chi, dall’infanzia, vuole transitare al nido.

Commento

Forse non sarà la migliore soluzione in astratto possibile, ma sembra una mediazione assolutamente dignitosa, utile e opportuna in una prospettiva complessiva di governo del sistema, stante i diversi vincoli con cui occorreva fare i conti.

Post scriptum

Restano poi da elaborare e progettare in chiave operativa i temi de:

– i nuovi orientamenti,

– la formazione in servizio,

– il coordinamento pedagogico,

– l’attivazione di una filiera dentro il Miur che dovrà fare la regia di tutto questo nonché dell’istruttoria per l’erogazione dei fondi.

Ma questo è un altro capitolo del discorso su cui occorrerà sviluppare ragionamenti coerenti, pazienti e lungimiranti di medio periodo a livello centrale, regionale e territoriale nell’ambito di sedi di programmazione da istituire ad hoc e /o da potenziare (a seconda delle regioni e del livello relativo alle esperienze pregresse).

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