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Educazione e sviluppo infantile

di Sabina Colombini, pedagogista e formatrice

 

Con l’espressione life skills (WHO, 1993), si intende quell’insieme di capacità psico-sociali che permettono all’individuo di perseguire i propri obiettivi vitali, di “funzionare” all’interno dei contesti sociali (Hasting Center Report, 1997), di realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i bisogni e di fronteggiare le situazioni ambientali (WHO, 1998). Più semplicemente possono essere definite “come quelle competenze sociali e relazionali che permettono di affrontare in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità” (Marmocchi, 2004, p. 10).

Sebbene queste skills (abilità pratiche) possano essere innumerevoli, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne individua alcune considerate fondamentali per la vita degli individui (WHO, 1993):

– Decision making (capacità di prendere decisioni): permette di “affrontare efficacemente le decisioni che riguardano la vita quotidiana”. La capacità, infatti, di elaborare “in modo attivo il processo decisionale” (Marmocchi, 2004, p- 17 e segg.) può influire positivamente sulla vita degli individui perché implica una valutazione delle diverse opzioni e delle conseguenze che da esse possono derivare;

– Problem solving (capacità di risolvere problemi): competenza che permette di “affrontare i problemi della vita in modo costruttivo”;

– Creatività: rende possibile l’esplorazione “di alternative possibili e delle conseguenze delle proprie azioni o non-azioni”. Nei fatti contribuisce sia al problem solving che al decision making, ed implica la capacità di affrontare in modo versatile le situazioni della vita quotidiana (ibidem);

– Senso critico: ovvero “l’abilità di analizzare informazioni ed esperienze in modo oggettivo”, riuscendo a valutarne, quindi, vantaggi e svantaggi;

– Comunicazione efficace: intesa come “il sapersi esprimere, verbalmente e non, nel modo più adatto alla propria cultura e ad ogni particolare situazione, e l’essere capaci di chiedere consiglio e aiuto nel momento del bisogno”;

– Skills per le relazioni interpersonali: permettono all’individuo di “mettersi in relazione, in modo positivo, con le persone” con le quali interagisce. Questo significa, quindi, saper creare e mantenere relazioni significative, fondamentali per il proprio benessere;

– Autocoscienza: “comprende la conoscenza di se stessi, del proprio carattere, della propria forza e della propria debolezza, dei propri desideri e delle proprie avversioni”. Si tratta di una capacità che costituisce un prerequisito indispensabile per una comunicazione efficace, “per relazioni interpersonali positive e per la comprensione empatica degli altri” (Marmocchi, 2004, p. 18);

– Empatia: la capacità di mettersi nei panni di un’altra persona, sia dal punto di vista emotivo che cognitivo, e di immaginarne la vita anche in una situazione che non sia familiare. Si tratta di un’abilità che, più di altre, può permettere di migliorare le relazioni sociali in generale;

– Gestione delle emozioni: implica “il riconoscimento delle emozioni in se stessi e negli altri”, e l’essere coscienti del loro ruolo nel condizionare il nostro comportamento. Saper gestire le emozioni significa essere in grado di offrire ad esse una risposta appropriata al contesto. Questa abilità, come vedremo, svolge un ruolo fondamentale nel condizionare tutte le altre, quali, per esempio, il problem solving e il decision making. Infatti, emozioni molto intense, quali la rabbia o la paura, se non riconosciute e gestite, possono influire negativamente sulle altre skills e, più in generale, sul benessere dell’individuo;

– Gestione dello stress: significa saper individuare le fonti di stress nella propria vita, e agire in modo da ridurle, sia agendo sulla propria capacità di rilassarsi, sia agendo sull’ambiente circostante, modificandolo se possibile (1) .

Le abilità sopra descritte sono tra loro in stretta relazione e ognuna contribuisce al mantenimento e rafforzamento dell’altra: la “creatività”, per esempio, contribuisce sia al “decision making”, sia al “problem solving”, in quanto permette di esplorare le alternative possibili e le conseguenze delle azioni; “l’autocoscienza” può essere il presupposto di una comunicazione efficace, per instaurare relazioni interpersonali positive e per incrementare “l’empatia” verso le altre persone.

Nei primi anni di vita dell’individuo alcune abilità precedentemente elencate, possono essere prese maggiormente in considerazione proprio per la specificità della fase dello sviluppo: l’attenzione è, quindi, rivolta a tutte quelle che riguardano la sfera emotiva e la capacità di creare e gestire relazioni interpersonali, che risultano ancor più importanti se si considera il ruolo da queste svolto nel condizionare e regolare altre skills (Goleman, 1996). A nostro avviso, se è vero che l’individuo, sin dalla nascita, cresce grazie e attraverso la relazione e se è vero che, soprattutto all’interno della relazione educativa, diventa possibile sviluppare le competenze emotive e relazionali che permettono, successivamente, di relazionarsi positivamente con il mondo esterno, allora non vi è motivo di credere che ragionare in termini di life skills sin dalla prima infanzia non sia importante e adeguato.

Ma perché risulta così importante promuovere lo sviluppo di tali abilità già nei bambini piccoli? L’OMS introduce il concetto di “abilità pratiche utili alla vita”, sottolineandone il ruolo nel promuovere il benessere degli individui, sia per la loro influenza sui comportamenti che in età adolescenziale e adulta la persona può far propri, sia attraverso altri fattori (come, per esempio, avere un controllo sull’ambiente circostante).

Il loro effetto può essere sia diretto che indiretto. Da una parte, infatti, il possedere tali abilità può contribuire a scegliere consapevolmente di adottare un comportamento, di modificare le proprie abitudini o compiere specifiche azioni con l’obiettivo di migliorare il proprio benessere: dall’altra, possederle può contribuire indirettamente a ridurre i fattori di rischio per la qualità della propria vita. Uno di questi fattori può essere considerato il sovraccarico, per gli individui, di stimoli provenienti dall’ambiente che non vengono completamente elaborati dall’organismo, producendo lo stress. Saper elaborare gli stimoli esterni e saperli gestire, limitandone il peso che, altrimenti, potrebbero avere, contribuisce a ridurne gli effetti negativi in termini di diminuzione del benessere psico-fisico. Ma, al di là di questo esempio, anche il sapersi relazionare con gli altri, il saper costruire una rete sociale sulla quale contare nei momenti di bisogno e difficoltà (per avere informazioni, per chiedere aiuto, ecc.) e il sapersi confrontare con se stessi costituiscono competenze fondamentali per gli individui.

In conclusione, secondo quando indicato nelle ultime definizioni proposte dall’OMS è opportuno pensare al possesso delle life skills come ad un elemento costituente della salute stessa degli individui. La loro peculiarità è legata alla possibilità di coltivarle e stimolarle proprio a partire dall’infanzia. Intervenire precocemente appare cruciale proprio al fine di garantire una crescita armonica sana dei bambini.

Sebbene, proprio alla luce delle numerose componenti che caratterizzano lo sviluppo infantile (es. cognitive, fisiche, linguistiche, ecc.), non sia possibile, ed opportuno, immaginare di intervenire contemporaneamente e in maniera analoga su tutte le capacità psicosociali riportate dall’OMS, è utile ricordare che tra queste sono state inserite alcune abilità che sono connesse alla competenza emotiva (es. empatia e gestione delle emozioni). Si tratta, pertanto, di una competenza (quella emotiva) che più di altre pone le sue basi nei primi anni di vita dell’individuo e si sviluppa proprio all’interno delle relazioni che vengono istaurate all’interno dei più differenti contesti di vita, da quello familiare a quello educativo.

 

(1) Lì dove non diversamente esplicitato, l’elenco di skillsproposto è il medesimo presentato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: WHO (1993). Life Skills Education for children and adolescents in schools. Geneva, Division on Mental World Health Organization.

PER APPROFONDIRE CLICCA QUI

 

Riferimenti bibliografici

Goleman D. (1996). Intelligenza Emotiva. Milano, Rizzoli.

Hasting Center Report (1997). Gli scopi della medicina: nuove priorità. Politeia, 45, 1-48

Lemma P. (2005). Promuovere salute nell’era della globalizzazione. Una nuova sfida per antiche professioni. Milano, Edizioni Unicopli.

Scarzello D. (2011). Lo sviluppo della competenza emotiva nella prima infanzia. Il ruolo della comunicazione emotiva. Milano, Unicopli.

WHO (1992). Skills for life. Bollettino OMS, n.1.

WHO (1993). Life Skills Education for children and adolescents in schools. Geneva, Division on Mental World Health Organization

World Health Organization. (1998). Health promotion glossary. Geneve, WHO

 

 

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