L’aggressività infantile al Nido è parte delle tappe evolutive

Educazione e sviluppo infantile, Nido
Aggressività infantile al Nido – Percorsi Formativi 06

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

 

Indice dell’articolo

Quali sono i motivi che scatenano l’aggressività infantile

E l’aggressività infantile senza senso?

I vissuti emotivi e l’aggressività infantile

L’ambiente e l’aggressività infantile

Consigli pratici per gestire l’aggressività infantile al Nido

Verbalizzare l’aggressività

Evitare il time out, favorire il time in

Non intaccare l’autostima dei bambini

Usare pazienza, costanza e prevenzione

Analizzare il setting di gioco

L’aggressività infantile e la relazione con i genitori

   Bibliografia sull’aggressività infantile e i comportamenti aggressivi nei bambini

 

L’aggressività è sbagliata. Questo è il concetto che molti adulti desiderano trasmettere a bambini e bambine per far capire loro che gli atteggiamenti aggressivi compromettono le relazioni sociali e impediscono di instaurare un’interazione sana e durevole con il prossimo.

Il tema dell’aggressività infantile è sempre caldo.

Manteniamo il focus sull’aggressività nei bambini di 2 anni, 3 anni e nello 03 in generale: cosa succede in questi piccoli mondi tutti da costruire e scoprire?

Ecco la dinamica più comune: nonostante i validi insegnamenti di genitori, educatrici ed educatori, i bambini e le bambine picchiano, mordono, graffiano, colpiscono, tirano calci sia quando sono arrabbiati sia quando, per esempio, simulano il gioco della lotta, quest’ultimo soprattutto nella scuola dell’infanzia.

Da un punto di vista pedagogico tale aggressività è del tutto normale e connaturata alla tappa evolutiva. I bambini si esprimono in modo principale col corpo, soprattutto nei primi tre anni di vita, a causa delle assenti o scarse capacità linguistiche e della ridotta competenza nell’autoregolazione emotiva.

In questo contenuto spieghiamo i motivi per cui si manifesta l’aggressività infantile e vediamo quali possono essere le soluzioni pratiche da attuare senza compromettere lo sviluppo di bambini e bambine.

 

Quali sono i motivi che accendono l’aggressività infantile

L’aggressività dei bambini e delle bambine è perlopiù la conseguenza della loro immaturità, in primis rispetto al cervello e al sistema nervoso, perché il cervello dei piccoli non è ancora sviluppato come quello degli adulti.

Per spiegare questo concetto usiamo la metafora del computer: l’hardware è la base sempre presente sulla quale vengono installati i software.

Alcuni sono operativi sin da subito, altri invece vengono implementati nel tempo. Nei bambini e nelle bambine avviene qualcosa di simile: ci sono sistemi che diventano funzionanti nel corso dello sviluppo.

I bambini faticano a regolare le emozioni intense in modo autonomo ed efficace.

A causa della loro immaturità fisiologica sono talvolta accecati dalla rabbia (cosa che accade anche a noi adulti!) e portati a scaricare l’emozione attraverso i comportamenti aggressivi, non riuscendo a contenere la tempesta ormonale che si scatena a livello chimico nel loro organismo.

L’aggressività è connaturata a una specifica tappa dello sviluppo e, nonostante gli adulti trasferiscano l’idea che non sia accettabile come modalità di interazione con gli altri, è normale che bambini e bambine nella fascia di età prescolare la utilizzino nella relazione coi pari.

La maturazione e l’acquisizione di nuove competenze cognitive, linguistiche, emotive e sociali porta i bambini a usare, nel tempo, le parole per comunicare, anziché il corpo.

Certo, quando i bambini/e si comportano in modo aggressivo per via della non siamo contenti, ma queste azioni diventano comprensibili se ne capiamo le ragioni e attiviamo strategie per regolarle.

Gli episodi di aggressività infantile (morsi compresi) – nella nostra esperienza confermata dal confronto con le educatrici -, si verificano spesso nei momenti di gioco libero e di passaggio da un’attività all’altra o da uno spazio all’altro, e le notiamo di rado durante i momenti di attività strutturata.

Una possibile motivazione può essere ricercata nella fatica di alcuni bambini nel gestire in autonomia i momenti destrutturati senza il supporto regolativo e di orientamento dell’adulto.

È un tipo di aggressività presente perlopiù al Nido e tipica della tappa evolutiva. In questa fascia di età non denota di per sé alcuna patologia del bambino, della bambina, né deve per forza essere ricondotta a problematiche socio-familiari.

E l’aggressività infantile senza senso?

L’aggressività senza senso lascia gli adulti spiazzati. In modo particolare al Nido, l’aggressività senza senso spesso prende la forma del morso: ci riferiamo alle situazioni in cui un bambino, una bambina, morde uno o più compagni senza nessuna causa apparente dal punto di vista dell’adulto: il bambino non è stato aggredito a sua volta, né gli è stato portato via un gioco, né ci pare che tenti un grezzo approccio all’altro.

Siccome noi adulti fatichiamo a comprendere le cause di questi comportamenti, l’aggressività risulta imprevedibile e diventa difficoltosa da gestire per educatrici ed educatori.

Una nota importante: anche il bambino non ha la chiara consapevolezza del motivo per cui ha morso, graffiato o colpito, ed è del tutto inutile chiedergli “Perché l’hai fatto?”. Non saprebbe rispondere. Anzi, di solito in queste situazioni si può stupire del rimprovero dell’adulto.

I vissuti emotivi e l’aggressività infantile

La motivazione del morso senza senso, più che essere ricondotta all’oralità del bambino o bambina, andrebbe ricercata nel suo mondo interno, dato che sul piano della realtà esterna non ci sono motivi scatenanti.

Come segnala Giuseppe Nicolodi, possiamo immaginare che alcune caratteristiche dei bambini e delle bambine destinatari/e del morso (lineamenti particolari, postura, timbro di voce, odore, gestualità, o altri aspetti poco significativi per l’adulto), possano suscitare nel bambino/a che morde vissuti emotivi negativi legati alla sua breve storia, che scatenano reazioni impulsive di difesa verso una minaccia esterna percepita.

Ci troviamo davanti a un vissuto emotivo profondo e arcaico, non verbalizzabile né dall’adulto che non riesce a comprendere, né dal bambino/a che non è consapevole della sua agitazione interna.

L’ambiente e l’aggressività infantile

Altre volte dovremmo ricercare la motivazione recondita dell’aggressività senza senso nell’ambiente, per esempio quando c’è un’eccessiva o troppo scarsa stimolazione sensoriale.

Alcune bambine e bambini altamente sensibili  possono essere iper-stimolati e andare in una sorta di overbooking sensoriale a causa della quantità di rumore, colori, oggetti, persone presenti nello spazio.

Sono elementi che possono creare un malessere difficile da contenere e portare a una disorganizzazione del comportamento, la quale si traduce in modalità interattive inadeguate.

Lo stesso può accadere in caso di sotto-stimolazione e noia.

In genere i comportamenti senza senso tendono a sparire negli anni successivi alla fascia 03: nella Scuola dell’Infanzia sono episodi molto rari e, tutt’al più, agiti dai più piccoli e piccole.

Man mano che bambini e bambine crescono, acquisiscono strategie di relazione più raffinate ed evolute.

Consigli pratici per gestire l’aggressività infantile al Nido

L’aggressività senza senso, per quanto spiacevole, è normale all’interno dei contesti educativi 03 e le educatrici, gli educatori spesso faticano a gestire queste situazioni.

In che modo possiamo intervenire? Condividiamo qualche consiglio che inseriamo nella rubrica “Bambini aggressivi cosa fare“😉.

Verbalizzare l’aggressività

Quando abbiamo la necessità di gestire l’aggressività infantile al Nido dovremmo:

  • considerare l’esistenza del mondo interiore del bambino, della bambina,
  • accompagnare verso modalità espressive evolute e riconosciute.

Occupiamoci di chi ha ricevuto il morso, certo, ma è altrettanto importante concentrarci su chi lo ha dato, perché è spesso colui o colei che ha bisogno del supporto dell’adulto.

L’educatrice, l’educatore, senza ostilità e mantenendo la calma, fornisce un contenimento e mette parole sull’accaduto, indicando a chi ha aggredito strategie comportamentali più adeguate. È valido ribadire la classica regola del “non si fa male agli altri e non ci si fa male a vicenda”.

Facciamo un esempio concreto: “Giovanni, forse Luca ti ha infastidito in qualche modo. Non sapevi come dirglielo così l’hai morso. Ti ricordi la regola? Non voglio che mordi, mordere fa male. Vedi che Luca piange? La prossima volta diglielo con le parole oppure vieni da me e ti aiuto io“.

Evitare il time out, favorire il time in

Sul momento non serve fare di più: possiamo evitare di usare il time out, che in queste situazioni è controproducente, e favorire il time in.

A volte gli adulti pensano che un intervento più severo possa servire a eliminare i comportamenti aggressivi. Ma non funziona così! Non siamo onnipotenti e l’aggressività infantile non è eliminabile nell’immediato solo con un intervento educativo-correttivo.

Si tratta di situazioni normali e fisiologiche che spariranno da sole, nel tempo.

Non intaccare l’autostima dei bambini

I comportamenti aggressivi sono legati all’immaturità emotiva e psicologica dei bambini e delle bambine. Siccome evolveranno con naturalezza, l’educatrice, l’educatore dovrebbe intervenire senza intaccare l’autostima o passare al bambino/a l’idea di essere sbagliato. Gli atteggiamenti non abbastanza contenitivi e non amorevolmente fermi degli adulti potrebbero avere conseguenze negative e durature su bambini e bambine a livello relazionale e sociale.

Bambini e bambine hanno bisogno di percepire una relazione salda con l’adulto: il loro comportamento inadeguato non rompe il rapporto. Hanno la necessità di sentirsi accettati per ciò che sono, altrimenti la difficoltà può aumentare. Per questo è importante non intervenire in modo duro e ostile, ma amorevolmente fermo.

Usare pazienza, costanza e prevenzione

Servono pazienza e costanza per proporre una strategia educativa efficace, con la consapevolezza che il tempo farà il resto.

È utile lavorare per prevenire il fenomeno, osservando le situazioni e i segnali che precedono o accompagnano gli episodi di aggressività: spesso gli episodi accadono negli stessi momenti e spazi.

Per prevenire è importante osservare con uno sguardo ampio che tenga conto di tutto il contesto-nido per cogliere eventuali ridondanze su cui poter agire.

Portiamo alcuni esempi: gli episodi di aggressività accadono prima del pranzo, nei momenti di passaggio da un’attività a un’altra o da uno spazio a un altro; accadono durante il gioco libero, quando il livello di stimolazione uditiva è alto a causa del rumore.

Analizzare il setting di gioco

Un aspetto importante di cui tenere conto durante l’osservazione riguarda l’analisi del setting di gioco, soprattutto rispetto ai materiali proposti durante il momento libero.

A volte la difficoltà dei bambini e delle bambine può derivare dalla noia suscitata da materiali poco interessanti che non rispondono ai loro bisogni, o sensorialmente poveri (come i giochi in plastica venduti per educativi), o che sono già molto conosciuti perché utilizzati da diverso tempo senza cambiamenti né rotazione.

Qualora si cogliesse una possibile criticità, è cura dello staff educativo interrogarsi rispetto a come modificare il materiale proposto e orientarsi verso oggetti destrutturati, meglio se naturali, poveri, di recupero, di riciclo, in grado di favorire l’interesse, l’attenzione e la creatività dei bambini, oltre a sostenerne lo sviluppo a 360°.

Nel momento in cui, a seguito di diverse osservazioni, cogliamo un pattern (uno schema), possiamo lavorare di prevenzione e accompagnare il bambino/a con una modalità relazionale più ravvicinata quando ci troviamo in quella situazione.

In che modo?

  • Avvisiamo il singolo bambino/a prima di un cambiamento di attività o di spazio, chiamiamolo per nome, guardiamolo negli occhi e se, serve, creiamo un contatto fisico.
  • Identifichiamo il bambino/a come capo-treno nel momento degli spostamenti, in modo da averlo sempre vicino a noi.
  • Responsabilizziamo il piccolo/a chiedendo di svolgere semplici compiti nei momenti a rischio.
  • Portiamo con noi bambini e bambine che agiscono in modo frequente comportamenti aggressivi quando dobbiamo spostarci in un’altra stanza e proponiamo loro di diventare nostri assistenti.
  • Durante il gioco libero poniamoci fisicamente vicino al bambino/a e, se necessario, sosteniamo le condotte ludiche partecipando al gioco (pur lasciando la guida in mano a bambini e bambine).
  • Se il bambino/a è in overbooking sensoriale, proponiamo attività calmanti (quiet book, giochi cognitivi come puzzle, incastri, chiodini, materiali da ordinare, classificare, seriare, manipolazione, travasi) e, se possibile, agiamo sull’ambiente per diminuire il livello di stimolazione.

Quando ci relazioniamo con bambini e bambine in età 03 non possiamo mai parlare di violenza, poiché siamo in assenza dell’intenzionalità al fare male.

Come dice Daniele Novara in merito ai bambini violenti “occorre ricordare che prima dei 7 anni non è possibile parlare di intenzionalità dell’atto violento: non è presente la violenza perlomeno nei termini in cui la intendono e percepiscono gli adulti.  (..) Tra bambini è indubbiamente presente una buona dose di fisicità dato che la verbalizzazione non è ancora sufficiente ad esprimere le emozioni”.

L’aggressività infantile e la relazione con i genitori

Curare la relazione con i genitori del bambino aggressivo e del bambino violento (o bambina) è importante.

Dice Nicolodi: “Spesso questi incidenti di percorso creano ulteriori problemi nel vissuto degli adulti coinvolti, soprattutto nei genitori, e contenere questo comportamento, anche se del tutto normale e consueto in comunità di bambini piccoli, non è sempre facile. È soprattutto importante non far incolpare, consciamente o inconsciamente, i genitori dei bambini che mordono, come se fosse colpa loro” (Fonte: Il disagio educativo al nido e alla scuola dell’infanzia).

È fondamentale – e complesso -, far comprendere alle famiglie la normalità di questi episodi, seppure spiacevoli:

  • informiamo i genitori in merito alle tappe evolutive dei bambini/e,
  • spieghiamo come funzionano i comportamenti aggressivi nello 03.

I bambini che mordono non sono figli di genitori inadeguati e non saranno dei futuri delinquenti né bulli. È utile specificare le strategie educative da tenere in queste situazioni e trovare le migliori modalità di comunicazione con le famiglie.

La riunione di inizio anno, quando la partecipazione delle famiglie è massima, può rappresentare un’occasione per ragionare sull’aggressività infantile.

Teniamo presente che non possiamo impedire ad alcune mamme e papà di avere delle reazioni emotive anche intense qualora il proprio bambino venisse morsicato.

La fatica dei genitori di fronte a questi episodi spesso è rivestita di paure legate al pianto e al dolore fisico provato dal proprio bambino: “È l’ansia adulta che va a rivestire questo atto di significati esasperati, una paura eccessiva rispetto al dolore, la paura che il piccolo possa soffrire, l’idea che a un bambino debba essere evitata ogni più piccola frustrazione. Il significato che l’adulto tende a dare al morso è spesso collegato all’esperienza adulta (…). Sono questi ‘inquinamenti’ che non consentono di collocare il morso di un bambino dentro una cornice corretta” (Fonte: Il disagio educativo al nido e alla scuola dell’infanzia, Giuseppe Nicolodi).

Altri genitori vivono i morsi come fossero traumi per i bambini/e e si spaventano.

Le parole di Nicolodi donano conforto: “Nessuna ricerca ha mai dimostrato che i bambini che sono stati morsi dai compagni al nido poi hanno sviluppato qualche forma di problema specifico. È un fenomeno le cui conseguenze dipendono essenzialmente da come sono vissute, contenute ed elaborate dagli adulti vicini ai bambini “(Fonte: Il disagio educativo al nido e alla scuola dell’infanzia, Giuseppe Nicolodi).

Tranquillizziamo le famiglie rispetto ai comportamenti aggressivi.

Impariamo a comprendere i genitori ed essere empatici verso i loro vissuti di fronte agli episodi di aggressività: con la nostra professionalità possiamo aiutarli a osservare questi eventi con la giusta prospettiva e dimensione, qualora venissero ingigantiti.

Le modalità di intervento che abbiamo suggerito valgono per la gestione dei morsi e, adattate alle diverse situazioni, sono utili per l’aggressività in generale.

A volte, dopo questi episodi, il bambino, la bambina che ha morso rimane per un attimo in uno stato di confusione e disorientamento: non si rende conto di cosa sia successo.

Concediamo il tempo di tornare presente a sé e all’ambiente circostante prima di intervenire: basta osservare il suo sguardo.

Bibliografia sull’aggressività infantile e i comportamenti aggressivi nei bambini

  1. Daniele Novara “Litigare per crescere”, ed. Erickson, Trento, 2010
  2. cit.
  3. Cosolo Marangon, “Aiuto il morsicatore!” in Uppa, numero 4/2015

4. Giuseppe Nicolodi “Il disagio educativo al Nido e alla Scuola dell’Infanzia“, ed. Franco Angeli, Milano, 2008

 

Nota: questo articolo è un aggiornamento di un contenuto pubblicato sul nostro blog nel 2017.

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