Quando i bambini mordono. La comunicazione con le famiglie

Educazione e sviluppo infantile

 

di Silvia Iaccarino

 

 

 

Tasto dolente, si sa, quello dei morsi al Nido! 

Per noi professionisti le dolenti note riguardano più che altro la relazione con le famiglie in questi frangenti, perché ben sappiamo che si tratta di comportamenti fisiologici dei bambini, naturalmente parte della tappa evolutiva 0-3 anni. 

Proprio questo aspetto del rapporto con le famiglie vorrei qui ragionare, in modo da sostenere gli educatori nel delicato compito di comunicare con i genitori l’occorrenza di tali episodi. 

Sono diversi gli aspetti da prendere in considerazione. Partirò da una inquadratura generale dei motivi per cui per mamme e papà è generalmente così difficile accettare che il proprio bambino venga morsicato, per poi arrivare a fornire alcune utili (spero!) indicazioni pratiche. 

 

Il vissuto dei genitori 

Quando un bambino viene al mondo, per i neo-genitori le emozioni suscitate da questo evento e dal nuovo ruolo che vengono ad 

assumere, con le relative responsabilità, sono molto potenti. 

Tra i molti vissuti di questo importante passaggio di vita troviamo, molto forte soprattutto nelle mamme, un significativo ed istintivo moto di protezione del proprio cucciolo. 

Daniel Stern, per esempio, ha descritto una particolare configurazione psichica che ha definito “costellazione materna” e che prevede alcuni importanti temi su cui la neo- madre si deve confrontare: 

– il tema vita-crescita: qui la donna si chiede “sono un mammifero in grado di garantire la sopravvivenza del suo cucciolo?”
– il tema relazionalità primaria: qui la domanda è “sarò in grado di amare e prendermi cura di mio figlio?” 

– il tema matrice di supporto: qui la questione riguarda la capacità della donna di creare attorno a sé una rete di persone a cui appoggiarsi (in primis il padre del bambino) 

– il tema riorganizzazione della personalità: qui la neo-madre è alle prese con una ridefinizione di sé e di incasellamento del suo nuovo ruolo materno con il resto degli altri suoi ruoli. 

Senza entrare troppo nello specifico dei diversi temi (che non è l’obiettivo di questo articolo), possiamo però soffermarci sui primi due aspetti e soprattutto sul primo: vita-crescita. Per una mamma in particolare, l’istinto protettivo verso il proprio cucciolo è molto forte. Quando il piccolo non è a portata di “vista” e quindi il genitore non ha il controllo della situazione, si genera naturalmente una certa ansia rispetto al benessere del bambino. Non a caso, infatti, per lo stesso motivo, quando le mamme si ricongiungono coi figli al nido, la prima cosa che chiedono alle educatrici è: “ha mangiato? ha dormito? si è scaricato?”. Queste domande non vogliono significare una svalutazione verso il lavoro educativo, ma sono semplicemente espressione di questo forte istinto al monitoraggio del benessere e della sopravvivenza del figlio. 

 

Allo stesso modo, venire a sapere che, in propria assenza, il bambino ha esperito una “aggressione”, oltretutto con una modalità decisamente “animale” (morsi e graffi sono i più difficili da “digerire”) può allertare molto un genitore e suscitare un senso di allarme biologicamente elicitato, in quanto ci si figura davanti una scena di pericolo per il figlio. Ciò, oltretutto, può anche suscitare sensi di colpa, più o meno consapevoli, rispetto al pensiero di aver “lasciato il proprio bambino in un posto non sicuro”. Spesso, infatti, le domande di mamme e papà vertono su: “ma tu dov’eri?”, “ha pianto tanto?”, proprio ad evidenziare il senso di allerta e di colpa attivato. 

Poi certamente non tutti i genitori reagiscono allo stesso modo, e qui dipende molto dalla soggettività e dagli strumenti di gestione emotiva in possesso dell’adulto. Infatti, a fronte di una forte emozione che il genitore prova, se ha una buona capacità di regolazione emotiva personale sarà in grado di gestire il proprio vissuto e quindi di reagire in modo “razionale” alla situazione. Viceversa, se l’adulto ha delle difficoltà nella gestione delle proprie emozioni, il vissuto emotivo istintivo verrà difficilmente regolato e avremo quindi una intensa espressività dell’adulto. 

Inoltre, se il genitore nella propria storia di vita, per diversi motivi, ha avuto problematiche legate all’aggressività (per esempio è stato bullizzato, o ha vissuto forti conflitti in 

famiglia, etc) potrebbe essere estremamente reattivo verso tutto ciò che è legato a questo aspetto e potrebbe proiettare le proprie emozioni “non digerite” sul figlio: ciò si traduce, di fatto, in espressioni di forte rabbia e dis-regolazione nell’adulto stesso. 

Questi elementi vanno tenuti in considerazione dagli educatori per evitare di prendere sul personale le manifestazioni emotive intense dei genitori e comprendere che ci sono dietro forti vissuti, non sempre coscienti né elaborati. 

 

Che fare quindi? 

A partire da queste brevi riflessioni, possiamo darci alcune linee guida di gestione degli episodi di morso/graffio, in modo da poter anche sostenere al meglio l’emotività degli adulti. 

Innanzitutto, è fondamentale che l’educatore abbia consapevolezza di quanto abbiamo detto sopra e impari a non prendere sul personale le reazioni dei genitori, ricordando che sono l’espressione della loro fatica sul piano emotivo. 

Poi è altrettanto importante accogliere i vissuti dei genitori, com-prendendoli in modo empatico, ascoltando le loro fatiche, sospendendo il giudizio: non è facile per loro sentirsi dire che il proprio bambino ha vissuto 

un episodio spiacevole ed essi non erano presenti per consolarlo in quel frangente. Sul piano più operativo, nella mia esperienza ho trovato che le seguenti strategie sono molto utili, da un lato, a sostenere gli educatori nella comunicazione con le famiglie e, dall’altro, ai genitori per la “digestione emotiva” di questi episodi: 

Avvisare telefonicamente mamme e papà nel momento in cui si verifica l’episodio, spiegando per filo e per segno la dinamica occorsa. 

Questo punto, a mio avviso, è imprescindibile quando sono i nonni o le babysitter che vengono a prendere il bambino, onde evitare l’effetto “telefono senza fili”. Ma, al di là di questo, ritengo necessario comunque l’avviso telefonico perché in questo modo l’educatrice presente in quel frangente può spiegare nel dettaglio cosa è accaduto. A tal proposito, è fondamentale che nel racconto dei fatti non ci si fermi al momento del morso o del graffio in sé, ma che si proceda oltre, evidenziando al genitore che ci siamo presi cura del bambino medicandolo, che lo abbiamo consolato e che poi lui si è calmato ed è tornato tranquillamente a giocare. Questa narrazione, completa di “lieto fine”, è importante affinché il genitore non resti emotivamente bloccato al momento del morso, ma possa andare oltre, vedendo nella sua mente un film che termina in modo positivo e quindi che il proprio bambino venga visualizzato già fuori dal momento difficile.   

Tale procedura va illustrata ai genitori già all’atto dell’iscrizione nel proprio servizio, spiegando loro che è la nostra prassi ordinaria in caso di morsi, graffi, bernoccoli etc. e che non ha a che fare con la gravità dell’episodio in sé ma solo con il fatto che ci teniamo che possano avere la comunicazione direttamente dalla persona presente in quel momento. Come sappiamo, nei servizi educativi le educatrici lavorano a turno e non sempre al ricongiungimento sono presenti le stesse persone testimoni dell’episodio. Comunicando ai genitori la notizia via telefono, tra l’altro, essi hanno il tempo di elaborare sia l’episodio che le emozioni ad esso connesse, arrivando quindi al momento del ricongiungimento con un “lavoro emotivo” fatto…E’ altresì utile che, nel dare la comunicazione, l’educatrice abbia una postura professionale sicura, assertiva, solida, in modo da non ingenerare ansia e dubbio in mamme e papà. 

Alla riunione di inizio anno, può essere interessante e utile creare un momento di scambio su questo argomento, illustrando la normalità dei morsi in questa fascia di età, facendo presente le proprie modalità di intervento con i bambini e ribadendo l’avviso telefonico di tali episodi, aprendo a domande, dubbi, riflessioni. 

Sottolineo che, in questi ultimi tempi, tanti genitori temono il bullismo e che il proprio bambino possa esserne vittima. Per noi è ovvio che al nido non si può assolutamente parlare 

– di questa dinamica, in quanto i bambini sono troppo piccoli per attivare comportamenti simili. Ma i genitori non lo sanno, ed è molto importante aiutarli a capire che morsi e graffi sono fisiologici, rappresentano una fase che passa da sola, non sono traumatici, non indicano che il bambino che morde sarà un futuro delinquente né che i genitori del “morsicatore” non stiano facendo bene il loro lavoro. 

Queste strategie non sono miracolose né sempre risolutive, ma possono essere di sostegno in molti casi per salvaguardare la relazione nido-famiglia. 

Nonostante queste modalità, potrebbe comunque capitare che qualche genitore abbia reazioni emotive piuttosto sostenute. In tali situazioni, è fondamentale da un lato accoglierli ed ascoltarne le emozioni ma, dall’altro, rimandare i ragionamenti ad un momento in cui l’emotività non sia troppo calda: come sappiamo, quando siamo molto arrabbiati diventa difficile riflettere. Pertanto, in prima battuta ci occupiamo delle emozioni di mamme e papà e, solo in un secondo tempo, lavoriamo sul piano cognitivo con loro. 

Concludendo, ritengo sia importante che gli educatori lavorino su questo tema prima di tutto su se stessi, per comprendere le fatiche dei genitori, sospendendo il giudizio e senza sentirsi attaccati sul personale, ascoltandoli ed accogliendone le emozioni. 

Poi, che facciano cultura dell’infanzia, accompagnando le famiglie nella comprensione del funzionamento delle tappe di sviluppo dei bambini 0-3 anni, fornendo spunti di riflessione adatti ad allargare lo sguardo ed a rassicurare i genitori rispetto alla normalità dei comportamenti aggressivi di questo periodo, perché possano viverli con più serenità e minor preoccupazione. 

Per lavorare in questo senso, oltre dedicare un tempo nella riunione iniziale, come sopra evidenziato, si possono pensare degli incontri a tema durante l’anno, anche aperti al territorio, si possono condividere articoli e contenuti vari sull’argomento, e non perdere occasione, nei colloqui e in tutti gli altri momenti di incontro con le famiglie, per favorire il passaggio di informazioni e la riflessione. 

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1. in questo articolo mi riferisco principalmente al Nido, includendo anche la sezione primavera vista l’età dei piccoli. Alla scuola dell’infanzia gli episodi di morso sono più rari, ma in ogni modo quanto tratterò qui può essere altrettanto valido 

2. “La costellazione materna” ed. Bollati Boringhieri 

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