La motivazione a scuola

Educazione e sviluppo infantile, Nido, Scuola dell'Infanzia

 

di Simona Vigoni, pedagogista, psicomotricista, Direzione di PF06

 

 

Da dove nasce il desiderio di apprendere, studiare ed impegnarsi in un’attività?

Ce lo spiegano Giulia Cavalli e Chiara Gnesi nel testo “La motivazione a scuola”, rivolgendosi non solo ai genitori ma anche ad insegnanti e a chi, a vario titolo, lavora con i bambini, bambine e con i ragazzi e ragazze, per esempio in ambito sportivo e ricreativo.

 

Che cosa vuol dire motivazione?

Motivazione è letteralmente “ciò che muove”, l’espressione del bisogno di auto-realizzazione di ciascuno di noi, l’insieme dei meccanismi bio-psichici che determinano la nostra perseveranza nell’orientarsi, mantenere e raggiungere un obiettivo.

 

Che cosa contribuisce a tenere alta la motivazione a scuola?

  • I successi.
  • I valori.
  • La gratificazione e l’incoraggiamento.
  • La stima di sé.
  • Gli interessi.

 

In sostanza “l’energia che le persone sono disposte ad investire su un compito è il prodotto di due fattori”: le aspettative che derivano dalle credenze sulle proprie abilità, dal grado di fiducia che le persone mostrano di avere nella convinzione di riuscire a portare a termine il compito con successo e dal grado di valore che attribuiscono al compito stesso. Il valore è, in pratica, la risposta alla domanda “Che senso ha fare questa cosa? Chi me lo fa fare?”.

Le autrici ci spiegano che il vero motore per la riuscita scolastica è rintracciabile nella motivazione intrinseca che è l’essere auto-determinati in attività eseguite per interesse e non sotto la spinta di una promessa o di una ricompensa o peggio ancora di una minaccia di punizione.

Nella motivazione intrinseca le persone sono portate a fare ciò che fanno perché lo desiderano, perché sono curiose e l’unica ricompensa che traggono è il piacere di portare avanti ciò che hanno scelto.

Perché una motivazione si possa definire intrinseca devono essere soddisfatti tre bisogni innati, legati al nostro benessere mentale:

  • il bisogno di competenza
  • il bisogno di autonomia
  • il bisogno di relazione

I contesti che riescono a soddisfare questi tre bisogni offrono a bambini/e e ragazzi/e sfide di un livello ottimale, restituzioni non giudicanti, sostegno all’autonomia e consapevolezza emotiva.

Gli insegnanti dovrebbero tener conto di questi bisogni e i genitori dovrebbero sapere come il sistema delle ricompense esterne (i premi, i soldi, etc) possa far perdere di vista sia gli obiettivi, sia il senso, cioè il valore di quello che si fa: se per studiare ho bisogno di un risarcimento come l’Ipad o il denaro, allora studiare non deve essere poi così tanto gradevole…

L’unica “ricompensa” a sostegno della motivazione intrinseca è quella verbale data dall’incoraggiamento, dal feedback positivo.

Ma quali sono le lodi da promuovere?

Ci sono lodi e lodi. Per essere efficace ed incisiva la lode deve essere verbale, riguardare l’impegno profuso (e non tanto il risultato), fornire un’informazione sulla competenza acquisita. Spesso si sentono adulti dire: “Non so come faccia! Anche se non studia o studia pochissimo, prende ottimi voti!” Sarebbe opportuno riflettere sulle possibili conseguenze quando si elargiscono lodi per compiti che il ragazzo/bambino ha eseguito facilmente e senza impegno! Se si loda per presunte capacità innate, per fortuna, per casualità, come si sentirà in caso di insuccesso o di un brutto voto? A chi, a cosa, attribuirà la causa dell’insuccesso?

Da non sottovalutare poi il peso che hanno le nostre parole di adulti, l’esempio che portiamo ai figli. “Quante volte abbiamo pronunciato la frase:’ il mio dovere è lavorare e il tuo è andare a scuola’? Che messaggio stiamo trasmettendo con queste parole? Gli stiamo dicendo che anche per noi è pesante, che lavorare è un obbligo a cui volentieri ci sottrarremmo e che la scuola è un boccone amaro da mandar giù.”

E ancora le Autrici ci ricordano che studiare significa:

  • ampliare le proprie prospettive;
  • imparare a ragionare sui fatti;
  • conoscere più punti di vista;
  • muoversi meglio nella realtà;
  • affrontare meglio le relazioni e gli ostacoli che si presentano nella vita;
  • dare il proprio contributo alla comunità di appartenenza;
  • costruirsi il presente, migliorare il futuro.

“Se si guarda alla singola materia si può perdere di vista lo scopo generale della scuola che è quello di ‘educare e formare’ bambini e bambine a diventare degli adulti che sappiano chi sono, cosa desiderano, che sappiano esprimere al meglio ciò che sono, che sappiano entrare in relazione con gli altri, che sappiano apprendere dalle situazioni favorevoli e sfavorevoli che incontreranno nella vita.”

 

Per approfondire:

Cavalli G., Gnesi C.(2015), La motivazione a scuola. Editrice La Scuola, Brescia

 

 

 

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