Sette consigli per togliere il ciuccio con gradualità

Allattamento e nutrizione, Emozioni e regolazione emotiva, Genitori
Come togliere il ciuccio – Percorsi Formativi 06

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

Togliere il ciuccio o lasciarlo? Questo è il dilemma, potremmo dire riprendendo una citazione famosa. Il ciuccio e il dito in bocca sono argomenti controversi. Ci sono esperti che ne sostengono l’uso – in particolare quando il bambino, la bambina è molto piccolo, piccola – e chi lo sconsiglia fin da subito.

Per i genitori il ciuccio può essere un sollievo in molti momenti della quotidianità. Confermi?

Fino a quando…

… quando il bambino, la bambina è alle soglie della Scuola dell’infanzia e deve togliere il ciuccio secondo le indicazioni fornite dagli insegnanti e questo oggetto può diventare un problema.

Quale orientamento, modalità, approccio seguire in questa situazione?

Nell’articolo di oggi (un contenuto del 2017 rivisto, ampliato e attualizzato), cerchiamo di comprendere la questione del quando, perché e come togliere il ciuccio.

 

Indice dell’articolo

Perché togliere il ciuccio se dona conforto psicologico?

Togliere il ciuccio, una scelta che ha radici nel nostro passato

Il parere dei logopedisti sul togliere il ciuccio

Suggerimenti pratici per togliere il ciuccio con gradualità

Sette indicazioni sull’uso del ciuccio

Sette metodi per togliere il ciuccio

Adattare l’approccio per togliere il ciuccio

Bibliografia su come togliere il ciuccio

 

Bambini e bambine hanno un bisogno innato di succhiare. Il gesto risponde a diverse necessità che vanno oltre alla nutrizione:

  • sostiene la scoperta del proprio corpo e il piacere del contatto con esso,
  • prepara alla scoperta del mondo attraverso l’esplorazione orale,
  • conforta e favorisce la distensione e il rilassamento,
  • facilita l’autoregolazione

La suzione non nutritiva fa parte delle strategie autoregolative di cui il feto prima, e il neonato poi, è dotato per gestire in autonomia gli stati emotivi spiacevoli.

Le ecografie evidenziamo come i bambini si succhino il pollice già durante la gestazione. Tale comportamento serve ad allenarsi alla suzione nutritiva post-natale e a rilassarsi o calmarsi in momenti di stress e agitazione.

Quando bambini e bambine sono infastiditi, agitati o spaventati e hanno bisogno di calmarsi e recuperare la quiete, succhiare il dito è una facile soluzione a portata di mano già conosciuta e sperimentata in utero.

“Il ciuccio è prima di tutto un oggetto consolatorio” – E. Rossini, E. Urso

 

Perché togliere il ciuccio se dona conforto psicologico?

Freud usava l’espressione “succhiare con delizia” per riferirsi al piacere della pulsione orale in sé, a prescindere dalla possibilità di ingerire qualcosa.

Secondo Aurora Mastroleo succhiare il ciuccio, il pollice o altri oggetti, a volte non serve a nulla “se non al puro piacere di giocare a succhiare”.

La psicoterapeuta evidenzia come il succhiare rientri in una categoria di attività del bambino che attiene al comportamento d’amore: “Questi spontanei e comuni comportamenti infantili possono rappresentare il prototipo delle prime effusioni d’affetto di cui il genere umano è capace. Persino il feto, portando il dito alla bocca, dà prova dell’esistenza di una dimensione affettiva; il bambino, poi, cercherà di ‘ciucciare’ un lembo del lenzuolino o apprezzerà l’offerta del succhiotto, mostrando così la capacità tipicamente infantile di provare piacere nel gioco”.

Quando il lattante, per esempio, succhia il pollice, le dita o mette in bocca le sue mani, il polso, i piedi, sta sperimentando il suo primo giocattolo: il proprio corpo, il piacere di scoprire ed essere in contatto con sé stesso, sé stessa, in modo autonomo e liberamente scelto.

In questo modo attiva le sue primordiali intenzionalità e volontà. Conosce sé stesso per conoscere il mondo.

Succhiare il pollice non è la stessa cosa che utilizzare il ciuccio, perché quest’ultimo non appartiene al corpo del bambino.

Ciucciare il dito comporta un doppio piacere: orale e tattile. Il bambino, la bambina, sente il piacere orale e sperimenta anche le sensazioni tattili del pollice che viene contenuto, succhiato, avvolto dalla bocca. Oltre alle sensazioni fisiche di piacere, ricava dalla suzione del dito un profondo conforto psicologico: quando si sente a disagio diventa “il suo dito: accolto, scaldato, protetto”. Tale comportamento ha una significativa valenza psichica.

Togliere il ciuccio, una scelta che ha radici nel nostro passato

La suzione non nutritiva rappresenta uno strumento significativo lungo il percorso di crescita del bambino, della bambina: un tassello del complesso mosaico che manifesta la capacità di confortarsi e di regolare gli stati emotivi in modo sempre più autonomo.

A differenza del pollice – ma con le stesse funzioni consolatorie e distensive – il ciuccio può essere dosato e controllato dall’adulto e proposto solo in alcuni momenti della giornata o in occasione di eventi specifici. Di solito i genitori preferiscono il ciuccio perché confidano di poterlo eliminare con maggiore facilità rispetto al dito.

Secondo alcune ricerche l’uso del succhiotto – e in generale la suzione, sia nutritiva che non, l’allattamento e dito in bocca – può contribuire a circoscrivere il rischio di SIDS (sudden infant death syndrome), la sindrome della morte in culla, nel primo anno di vita, in quanto previene le apnee in cui il bambino, la bambina può incorrere a causa della sua immaturità fisiologica.

Per tale ragione molti esperti suggeriscono di usare il ciuccio fin dai primi mesi di vita.

Prima di proporre il ciuccio è però necessario che l’allattamento al seno sia ben avviato: succhiare il ciuccio e succhiare il seno non sono la stessa cosa e il bambino/a dovrebbe aver stabilizzato l’abitudine al seno e i relativi movimenti orali prima di passare al ciuccio.

La percezione di noi genitori in merito all’utilizzo del ciuccio o del dito in bocca affonda spesso le radici nella storia personale e nella cultura di mamme e papà.

Le preoccupazioni o il fastidio del succhiotto dipendono da diversi fattori. Molte volte tendiamo a etichettarla come abitudine poco igienica e dannosa per i denti. Motivazioni senza dubbio valide.

Spesso l’avversione verso la suzione del ciuccio deriva da sentimenti profondi, di solito della madre, che può provare gelosia perché il bambino, la bambina ricorre al ciuccio o al dito per autoregolarsi quando si sente in difficoltà al posto di rivolgersi a lei.

Altri genitori possono sentirsi sollevate dal fatto che il bambino sappia trovare forme auto-consolatorie senza ricorrere al loro aiuto.

La storia personale di mamme e papà, il modo in cui si sono rapportati a ciuccio o al pollice e come sono stati gestiti in tal senso dai loro genitori, può influenzare in modo notevole il rapporto con i propri figli e figlie rispetto a questo argomento.

Se ci sentiamo in difficoltà nel gestire questo aspetto della crescita del nostro bambino, bambina, facciamo una riflessione rispetto alla nostra storia e cultura familiare per valutare quanto il passato incida nel presente e lo influenzi.

 

Sai che proponiamo percorsi di supporto alla genitorialità?

 

Il parere dei logopedisti sul togliere il ciuccio

Osserviamo l’argomento sul piano fisico: secondo le indicazioni dei logopedisti il ciuccio o il dito in bocca, pur con le sue funzioni positive, è uno strumento che andrebbe dismesso in modo graduale a partire dai 2 anni.

L’obiettivo è togliere il ciuccio in modo definitivo dopo i 3 anni. La motivazione principale riguarda l’impatto che la suzione continuativa del pollice o del succhiotto ha sulla conformazione del viso e della bocca.

Possiamo facilmente immaginare come l’ingombro di questo oggetto nel cavo orale impedisca alla lingua di mettersi in postura, e oltre alla predisposizione a mal occlusioni, limita i gradi di libertà della lingua e della mandibola, impedendo al bambino di sperimentare i punti di ancoraggio differenti per imparare ad articolare il linguaggio.”

 

Suggerimenti pratici per togliere il ciuccio con gradualità

 

Ti proponiamo alcuni suggerimenti per utilizzare in ciuccio in modo corretto e per il suo graduale abbandono. Teniamo a mente che il ciuccio non è un oggetto dannoso in sé.

Sono la frequenza e la quantità di tempo di utilizzo che lo rendono tale dai tre anni in poi, soprattutto per lo sviluppo oro-facciale.

Sette indicazioni sull’uso del ciuccio

 

  • Bambini e bambine possono usare il ciuccio come oggetto consolatorio fino a una certa età, ma non deve diventare una soluzione facile che gli adulti propongono ogni qual volta il piccolo mostri un piccolo disagio o un disappunto.

 

  • Bambini e bambine devono imparare ad autoregolarsi anche grazie al succhiotto (o al pollice), ma dovrebbero trovare nell’adulto un appoggio alla regolazione delle emozioni affinché non interiorizzino l’idea di non poter contare sugli altri.

Utilizzare il ciuccio come veloce tappo per calmare all’istante il piccolo comporta altri tre effetti collaterali.

  • L’adulto può tendere ad ascoltare poco i bisogni e i messaggi del bambino/a e non abituarsi a decodificare cosa stia cercando di comunicare e quale significato abbia il suo pianto o lamento. Questo atteggiamento potrebbe condurre a una scarsa osservazione del figlio/a che indebolisce la relazione educativa, l’efficacia della guida parentale e la fiducia del bambino verso il genitore.
  • Utilizzare il ciuccio come tappo emotivo per ogni segno di disagio potrebbe indurre il bambino/a a pensare che, quando non si sente bene a livello fisico e emotivo, può trovare sollievo nel mettere in bocca qualcosa. Ciò potrebbe indurlo, nel tempo, a usare il cibo (frequentemente i dolci o le caramelle) come pacificatore emotivo.
  • Abituare il bambino, la bambina all’uso frequente del ciuccio rende più complesso toglierlo quando arriverà il momento perché non avrà sviluppato altre strategie per autoregolarsi se non il succhiare.

 

  • È importante che noi adulti promuoviamo un uso ragionato del ciuccio e valutiamo in ogni situazione se questo rappresenta un’utile risposta al disagio del bambino/a.

Magari potrebbe essere più indicato ricorrere ad altre strategie.

Ecco qualche esempio da considerare in base all’età del piccolo e alle possibilità dell’ambiente:

  • rispecchiare le emozioni e contenere con un abbraccio,
  • bere un bicchiere d’acqua,
  • fare dei respiri profondi,
  • proporre un gioco.

 

  • Dovremmo osservare le situazioni in cui il piccolo richiede il ciuccio e cosa sta cercando di comunicare con la sua richiesta in una determinata situazione. Proviamo a notare quali sono le occasioni in cui il bambino/a domanda con più insistenza di succhiare per cercare di comprenderne il messaggio e provare a ri-orientarlo.

 

  • L’osservazione è una tecnica valida sia per i genitori che per educatrici, educatori. Se al Nido ci accorgiamo che il bambino/a ha un po’ di malinconia della mamma, potremmo dire: “Mi sembri triste, forse ti manca un po’ la mamma?”. Sì, potrebbe capitare. Di solito il bambino, la bambina si mette a piangere esternando la sua emozione. Emozione che tratterrebbe se il pianto fosse bloccato dal ciuccio.

 

  • Abituiamo bambini e bambine a usare con consapevolezza il ciuccio, insegnando anche altre strategie autoregolative durante la crescita e l’acquisizione di nuove competenze motorie, linguistiche, cognitive, socio-emotive.

Se indirizziamo il bambino/a all’utilizzo di diverse modalità per la regolazione delle proprie emozioni, potrà disporre di differenti strumenti utili a fronteggiare le difficoltà e faticare meno a togliere il ciuccio.

 

  • Sosteniamo il bambino/a nella gestione delle emozioni con la nostra presenza amorevole, sensibile e responsiva: consoliderà così l’idea di poter contare sugli altri per far fronte alle proprie difficoltà.

 

Sette metodi per togliere il ciuccio

 

  1. Siamo noi genitori a dover essere pronti a superare il passaggio: servono pazienza, connessione emotiva, fermezza e perseveranza.

Ci sentiamo di affrontare questo passo e sostenere anche il bambino, la bambina, che sul piano emotivo potrebbe fare molta fatica?

L’abbandono del succhiotto rappresenta un passaggio molto delicato durante il quale il piccolo potrebbe entrare in crisi e sentire la mancanza di un importante punto di appoggio emotivo. Soprattutto se non ha sviluppato altre strategie per gestire le emozioni. È normale che pianga e protesti. Noi adulti dobbiamo rappresentare una solida guida emotiva per far sentire il bambino/a al sicuro ed orientarlo/a verso l’acquisizione di nuovi strumenti di regolazione emotiva. Qualora non ci sentissimo pronti, possiamo rimandare il momento di passaggio e chiedere il supporto di un/una professionista.

 

Mandaci una e-mail a info@percorsiformativi06.it

 

  1. Se possibile, evitiamo di iniziare la dismissione del succhiotto in concomitanza con altri cambiamenti importanti nella routine del bambino/a come, ad esempio, la nascita del fratellino, un trasloco, un ricovero ospedaliero, l’ingresso alla Scuola dell’Infanzia.

I genitori potrebbero pensare che il bambino, nel momento in cui inizia ad andare a scuola, debba rinunciare alla copertina, al succhiotto o al pollice. Invece non è questo il momento per un simile passo. Anzi, mentre il bambino lotta per acquisire indipendenza, è piuttosto il momento di accettare le necessarie manifestazioni di regressione” scrive Brazelton.

Se le energie del bambino, della bambina sono investite in un importante passaggio evolutivo, la regressione è una sana e naturale reazione per recuperare risorse utili a fronteggiare la novità. Continua il pediatra americano “Riconoscere il profondo bisogno di dipendenza e dargli credito è un modo importante per sostenere il bambino durante i cambiamenti e lo stress che li accompagna”. Supportiamo il bambino/a concedendo una momentanea regressione e confidiamo nel fatto che non perderà quanto ha appreso e consolidato nel tempo: tutto tornerà al suo posto non appena avrà superato il picco di fatica evolutiva.

 

  1. Che modalità usare per togliere il ciuccio? Andiamo per gradi, anche proponendo nuovi oggetti consolatori sostitutivi: la bambola, il pupazzo, la copertina di Linus. Cominciamo a ridurre durata e frequenza dell’uso del succhiotto nei momenti tranquilli, in cui il bambino/a si dimentica dell’oggetto consolatorio (quando è distratto o preso da altre situazioni). Poi togliamolo anche nelle altre situazioni, sempre con gradualità, e lasciamo per ultimo il sonno notturno.

Se il bambino/a frequenta il Nido, è utile confrontarsi con le educatrici e condividere una strategia comune.

Non significa fare la stessa cosa sia a casa che al Nido, ma perseguire lo stesso obiettivo con modi differenti. Alcune strategie sono applicabili al Nido ma non a casa e viceversa: per esempio, l’imitazione dei pari è molto forte nelle strutture educative, ma a casa è una risorsa di cui di solito non disponiamo.

 

  1. Evitiamo le punizioni collegate al togliere il ciuccio. Possiamo togliere con delicatezza il succhiotto o il pollice dalla bocca del bambino/a e orientare la sua attenzione verso qualcosa che stimoli e interessi. “I metodi punitivi, i ricatti per indurre il bambino a smettere di ciucciare possono comportare risposte di tipo psicosomatico, come reazioni di disgusto nei confronti di alcune categorie di alimenti o distorsioni nel rapporto col cibo”.

 

  1. Non facciamo sparire il ciuccio nel nulla. Creiamo una ritualità che possa accompagnare il bambino, la bambina, a essere protagonista attivo di questo passaggio evolutivo e a padroneggiare la situazione.

All’adulto occorre ricordare che l’importante è che il bambino si senta protagonista della scelta, che non la subisca ma ne possa avere un ritorno sul piano dell’autostima, possa esserne soddisfatto”.

 

  1. Per rafforzare le competenze autoregolative e l’autostima, è utile far sentire bambini e bambine più grandi e più sicuri di sé per affrontare con maggior fiducia le fatiche legate alla dismissione del succhiotto. Lavoriamo sul senso di responsabilità, affidiamo piccoli compiti e chiediamo di aiutarci nelle faccende di casa. Evitiamo di sollecitare il bambino/a con frasi esplicite come ormai sei grande, che possono intaccare la relazione educativa facendo pensare che crescere sia un compito arduo, senza appoggi emotivi certi, con adulti sempre più distanti.

 

  1. Un utile strumento di passaggio potrebbe essere il ciuccio dei grandi o infant trainer che consente una corretta postura della lingua e lo stesso piacere di succhiare.

 

Ricordiamo che l’insistenza genera resistenza: è molto importante che noi genitori accompagniamo gradatamente il bambino ad abbandonare il ciuccio senza pressare.

 

Adattare l’approccio per togliere il ciuccio

Abbiamo a disposizione diverse teorie e punti di vista sull’uso del ciuccio e del dito in bocca e vi sono diversi esperti autorevoli tanto a favore quanto contro. Ampliamo come sempre lo sguardo e scegliamo la modalità di approccio sulla base dei comportamenti che osserviamo nei nostri bambini e bambine. Al di là di qualsiasi teoria o posizione, ciò che conta è sintonizzarsi sui nostri figli e figlie e ricercare le modalità più adatte per relazionarci con loro.

Le considerazioni e le strategie indicate nell’articolo sono suggerimenti: prova a filtrare, scremare e adattare le modalità proposte alla tua realtà e alle necessità del tuo bambino, bambina, affinché possa togliere il ciuccio con gradualità e vivere questo passaggio con dolcezza.

Bibliografia su come togliere il ciuccio

Qualche suggerimento di lettura…

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