Il bisogno di attenzione dei bambini: una richiesta di aiuto

Educazione e sviluppo infantile
Il bisogno di attenzione dei bambini – Percorsi Formativi 06

 

 

di Silvia Iaccarino, fondatrice di PF06, formatrice, psicomotricista

 

Ci sono momenti in cui percepiamo con forza il bisogno di attenzione dei bambini e delle bambine, sia come genitori, sia nell’ambiente dell’Asilo Nido e della Scuola dell’Infanzia.

In alcune circostanze potremmo interpretare la dinamica che guida la ricerca di attenzione da parte dei bambini in modo non adeguato, pensando sia solo un comportamento fine a sé stesso, messo in atto per attirare il nostro sguardo e distarci da ciò che stiamo facendo.

Quante volte siamo stati interrotte, interrotti dai nostri figli in un momento in cui avevamo bisogno di concentrazione e abbiamo magari reagito d’istinto?

Ecco, in questi casi potremmo non aver considerato cosa c’è dietro al bisogno di attenzione dei bambini e delle bambine.

Scopriamolo insieme con questa lettura avvalorata dai più recenti studi sulla Teoria Polivagale.

 

Il bisogno di attenzione dei bambini: un aspetto da riconsiderare

Come considerare il bambino che ha bisogno di attenzioni? E i bambini bisognosi di contatto? Quando bambini e bambine si comportano in un modo che ai nostri occhi risulta scorretto, in alcune situazioni liquidiamo tali manifestazioni con rapidità, affermando che “Giovanni, Lucia sta solo cercando di attirare l’attenzione”.

A volte, in tale circostanza, attribuiamo una connotazione negativa a questo attirare l’attenzione, considerandolo implicitamente una richiesta inadeguata, da non soddisfare e addirittura da ignorare.

Un esempio classico è quello dei cosiddetti capricci. Quante volte, di fronte a un bambino, una bambina che piange e protesta – a nostro avviso in modo immotivato -, lo abbiamo etichettato come intento a manipolarci per attirare la nostra attenzione?

Per approfondire suggeriamo la lettura: I capricci… che fatica!

 

Sebbene questo luogo comune venga ormai sfatato da più parti, purtroppo accade che talvolta si avvertano i retaggi della pedagogia nera di cui ha parlato molto Alice Miller[1].

Secondo la pedagogia nera il bambino è un soggetto manipolatore e furbo, che si comporta deliberatamente in modo inadeguato per ottenere ciò che vuole, come ad esempio l’attenzione degli adulti, i quali non devono cedere e dargliela vinta.

“Pur con varia intensità e pur adottando sanzioni diverse, quasi ovunque si ritrova […] la tendenza a sbarazzarsi il più in fretta possibile del bambino che è in noi, ossia della creatura debole, indifesa e dipendente per poter diventare l’individuo adulto, autonomo ed efficiente, che merita considerazione. Quando ci capita di ritrovare quella creatura nei nostri figli, allora la perseguitiamo con mezzi analoghi a quelli usati con noi stessi. E tutto questo lo chiamiamo ‘educazione’”.[2]

Il modello della pedagogia nera è per fortuna obsoleto e oggi abbiamo a disposizione nuove teorie per comprendere meglio il bisogno di attenzione dei bambini e capire come comportarci di conseguenza, per perseguire il loro benessere e migliorare l’approccio educativo.

 

Il bisogno di attenzione dei bambini e la teoria polivagale

Le ricerche neuroscientifiche e le nuove teorie, soprattutto la Teoria Polivagale, evidenziano ben altro: i comportamenti dei bambini sono messaggi in codice da decifrare, soprattutto quelli scorretti che non derivano dalla volontà di provocare, fare dispetto, opporsi, o manipolare bensì da stress e difficoltà nell’affrontare alcune situazioni.

Questi atteggiamenti si verificano in particolare nelle occasioni in cui i bambini neurocepiscono segnali di minaccianell’ambiente e/o nelle relazioni e/o nel loro mondo interno, per esempio a seguito di vissuti spiacevoli.

Ecco un approfondimento utile sulla Teoria Polivagale: La Teoria Polivagale e i bambini: la sensazione di sicurezza

La continua ricerca di attenzione

Bambini e bambine manifestano la ricerca di attenzione NON per manipolare l’adulto, ma per esplicitare una RICHIESTA DI AIUTO. Si tratta di un S.O.S. emotivo che il bambino, la bambina lancia a gran voce e conta su di noi affinché giunga soccorso.

  • Quanto siamo in grado di andare oltre le apparenze e cogliere il significato profondo dei comportamenti?
  • Quanto riusciamo a superare il giudizio e comprendere i bisogni celati, rispondendo a questi ultimi?
  • Come possiamo posizionarci di fronte a questa richiesta di aiuto?

Di fatto, quando il bambino, la bambina è in fatica per qualche motivo, tende a disorganizzare in modo involontario il suo comportamento, che ai nostri occhi risulta inadeguato. Nel momento in cui siamo in grado di andare oltre il comportamento esplicito e sappiamo guardare più in profondità, possiamo scoprire differenti bisogni, la maggior parte emotivo-relazionali, che andrebbero tanto riconosciuti quanto soddisfatti.

Ecco alcuni esempi di come la ricerca di attenzione, di fatto, potrebbe tradursi:

 

 

Come soddisfare il bisogno di attenzione dei bambini

Nel caso in cui ci possa venire in mente che il bambino sta cercando di attirare la nostra attenzione, sarebbe importante agire con maggiore serenità:

  • respiriamo in modo profondo due o tre volte,
  • fermiamoci e proviamo ad approfondire,
  • andiamo oltre l’apparenza.

 

Chiediamoci quale possa essere il messaggio in codice criptato nel comportamento di bambini e bambine.

 

  • Come posso tradurre il comportamento in messaggio?
  • Che cosa sta cercando di dirmi Giovanni, Lucia?
  • Cosa passa nella mente del bambino/a?
  • Qual è il suo bisogno?

 

Partendo dall’osservazione e dalla sospensione del giudizio, possiamo accogliere il bambino/a e prendere il tempo di decodificare, salvo situazioni di emergenza, con maggiore chiarezza.

Se sul momento fosse necessaria una risposta rapida e non possiamo prendere uno spazio di riflessione, tale spazio può essere recuperato in un momento successivo affinché, a posteriori, proviamo a comprendere in modo più ampio i bisogni in gioco.

La risposta può cambiare in base alle diverse situazioni e al carattere dei bambini. Come suggerisce la Teoria Polivagale teniamo conto che è basilare creare una condizione di sicurezza.

 

In che modo possiamo comportarci?

Proviamo a evitare di eliminare il comportamento scorretto con sgridate, punizioni, giudizi, che aumentano lo stress e il disagio nel bambino/a.

Impariamo a comprendere la natura comunicativa di quell’atteggiamento, il messaggio celato, i bisogni del bambino/a e il suo tentativo di fronteggiare ciò che per lui/lei è difficile.

Quando modifichiamo il nostro punto di vista, non giudicando i bambini, ma iniziando a vedere una tensione comunicativa e un adattamento alle sfide della quotidianità, possiamo aprire nuovi orizzonti di significato e nuove possibilità di risposta ai bisogni dei bambini e delle bambine.

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Neuroscienze per l’educazione. La teoria polivagale per i contesti 06 a cura di Silvia Iaccarino

 

[1] Alice Miller, nata Alicja Englard (Piotrków Trybunalski, 12 gennaio 1923 – Saint-Rémy-de-Provence, 14 aprile 2010), è stata una psicologa, psicoanalista e saggista svizzera.[1][2] Si è occupata prevalentemente di psicologia dell’età evolutiva e degli esiti negativi che gli abusi psicofisici inflitti ai bambini e alle bambine, in particolare all’interno della famiglia, comportano nella crescita e nell’età adulta. Fonte: Wikipedia.

[2] Miller A., La persecuzione del bambino, Bollati Boringhieri, Torino, 2008, pag. 51.

 

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