di Protima Agostini, pedagogista, coordinatrice pedagogica
Sempre più spesso e in linea con le linee guida ECEC europee si sente parlare di due concetti chiave: qualità e sostenibilità.
Il grande interrogativo, nonché sfida molto attuale, è come tenere insieme questi due capisaldi.
Altre parole chiave sono: società, educazione, politiche per l’infanzia, ambiti disciplinari diversi, ma potenzialmente connessi.
Il nido e la scuola dell’infanzia hanno nel tempo cambiato radicalmente la loro iniziale connotazione, non essendo più luoghi di assistenza, ma di educazione e di crescita, fin dall’inizio della vita.
Si parla di luoghi della conciliazione (conciliazione dei tempi di vita e di lavoro) e di luoghi di incontro e accoglienza, a trecentosessanta gradi: diversità, esigenze specifiche di persone diverse, sistemi differenti (famigliare e istituzionale), incontro di professioni.
Un altro concetto chiave è “flessibilità”: servono risposte plurime adattabili alle diversità e alle esigenze differenti di crescita e di educazione dei bambini/e e delle famiglie, ma anche esigenze di esplicitazione e connessione delle professionalità e delle qualifiche di ciascuno degli attori coinvolti.
Si tratta di creare un sistema, una rete composta da adulti attenti a questi aspetti, coinvolti ciascuno con il proprio ruolo (professionisti, famiglie): un networking nel quale rientrano come attori principali i bambini e le loro famiglie, ma anche i professionisti che operano dentro i servizi educativi e sul territorio.
L’attenzione si concentra sul ruolo degli educatori, maestri e coordinatori pedagogici dentro ai nidi e alle scuole dell’infanzia e sulla loro possibilità di creare connessioni sia dall’interno con le famiglie, sia con l’esterno, ovvero con il territorio, al fine di generare partecipazione e innovazione e di dare vita ad una comunità educante che senta la responsabilità dell’agire e del divenire educativo, nonché l’appartenenza al sistema integrato e alla complessità di cui fanno parte, in quanto la rete diventa espressione complessiva e non individuale dei singoli nodi della rete stessa.
Come può essere reso possibile quanto sopra espresso? E’ necessario muoversi in contesti connotati dalla pedagogia e dall’educazione, espandendo i confini, esattamente come facciamo nella progettazione, laddove valichiamo i confini delle nostre piste e progetti mentali, per affacciarci a qualcosa che va al di là di noi, esplorando il nuovo, e abbandonando l’idea che ci si sente maggiormente al sicuro stando ciascuno nel proprio ambito conosciuto.
Il dialogo e lo scambio con il territorio e con altri professionisti e altre istituzioni richiede di confrontarsi con ambiti anche esterni alla pedagogia, incentivando lo scambio di esperienze, la contaminazione virtuosa di prospettive e di buone prassi, ma anche coltivando la compenetrazione interdisciplinare tra ambiti e saperi diversi – educativi, sanitari, sociali- pur mantenendo ciascuno le proprie peculiarità e competenze, contrastando la segmentazione dei singoli ambiti disciplinari, nonché la frammentazione delle singole esperienze – spesso di eccellenza – che a volte purtroppo non trovano diffusione e visibilità sufficienti.
La finalità è quella di incentivare scambi all’interno di un network che punti all’efficacia degli interventi nell’ambito della promozione del benessere socio-educativo, di contrasto alla povertà educativa e di prevenzione e contenimento del disagio. Le reti, infatti, sono un potente strumento di contrasto all’isolamento, la loro forza sta nella loro capacità di essere flessibili e rinnovarsi, rigenerarsi a seconda dei cambiamenti nel tessuto sociale in momenti storici diversi.
Nelle reti è auspicabile che possano rientrare risorse formali, informali, istituzioni e servizi integrativi, singoli professionisti, famiglie. Ciascuno di questi nodi del network sarà portatore di rappresentazioni mentali, idee, formazioni, convinzioni che affondano le radici nelle storie e nelle esperienze in cui ciascuno è immerso o che sono state vissute. Il confronto tra questi elementi non sarà probabilmente immune a contraddizioni e incoerenze, ma la prospettiva è fare sintesi, integrare, valorizzare per creare connessioni di senso ed efficaci, innovative, che permettano nuove interpretazioni e nuove letture e che possano incidere sulla società, grazie all’incontro tra reti sociali e reti educative, reti sanitarie e istituzioni.
L’educazione, infatti, avviene in famiglia e in società; nella sfida educativa attuale non è possibile slacciare questo intreccio tra educazione e famiglia/società, ciascuno con la propria responsabilità e il proprio contesto di appartenenza, ma con il fine comune di contribuire alla formazione e al benessere delle persone che abitano questi sistemi nel loro percorso di crescita personale e professionale.
A volte mi sono trovata di fronte alla mancanza di rete, di dialogo e spesso alla non conoscenza – da parte di operatori e famiglie- delle possibilità offerte dal territorio in termini di risorse sia formali che informali. Numerosi sono oggi i progetti rivolti alla diffusione di conoscenza del territorio e dei suoi servizi; sovente le famiglie straniere, ma non solo, non conoscono queste risorse: alcuni non ne conoscono neppure l’esistenza sul territorio di riferimento, altri non ne conoscono approfonditamente la funzione, altri ancora nutrono diffidenza. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui a volte operatori o famiglie, in situazioni che potrebbero beneficiare della collaborazione tra nido/scuola dell’infanzia e altri servizi, in realtà non vi fanno ricorso. Altre volte accade che si utilizzino queste risorse, ma che venga a mancare la connessione con gli operatori che ruotano attorno alla famiglie e al bambino, con il risultato di interventi che depotenziano la loro efficacia e agiscono in disconnessione allungando le tempistiche dei possibili risultati o non valorizzandoli.
Che fare?
- Un primo passo è la conoscenza del territorio: è importante che il nido/scuola dell’infanzia conosca le risorse e i servizi presenti e si faccia conoscere attraverso lo scambio di materiale informativo, ma anche attraverso la documentazione: quando documentiamo dobbiamo chiederci anche PER CHI documentiamo, e la risposta può anche essere “per il territorio”/”per le istituzioni”, per altri servizi;
- Laddove possibile prevedere visite reciproche per conoscere da dentro i servizi, i loro progetti e gli operatori;
- Incentivare lo scambio reciproco e la messa in rete di metodi di lavoro, di esperienze virtuose, di approcci e rappresentazioni sulle idee di infanzia, di bambino e di servizio o altre tematiche di rilievo anche specifiche, previa raccolta dei dati e della dotazione degli strumenti necessari alla loro sistematizzazione;
- Promuovere il dialogo tra operatori, non solo nei momenti di criticità, ma come scambio e prassi di lavoro;
- Coltivare l’osservazione e la rilevazione dei bisogni emergenti interni al nido/scuola dell’infanzia e del territorio;
- Favorire l’informazione e il coinvolgimento delle famiglie anche in iniziative sul territorio e in eventi promossi da servizi diversi;
- Impegnarsi laddove possibile in progettazioni congiunte con le risorse presenti sul territorio (in presenza di risorse economiche che possano essere convogliate in questo senso o anche ricercando scambi virtuosi se possibile).
Come la trama di uno stesso gomitolo, come i rami di alberi che si intrecciano in un territorio e che si espandono e crescono mettendo radici in collaborazione e sinergia, la direzione è la creazione di ramificazioni e collegamenti tra le risorse esistenti, perché esse sono presenti in diversi contesti. I nidi e le scuole dell’infanzia dovrebbero essere aperti al territorio, come sistemi in dialogo con altri sistemi.
La sfida consiste nel mettersi in rete per autorigenerare risorse per educare insieme: ovvero creare terreni fertili alla crescita.
Bibliografia:
PROGETTO REGIONALE DOCUMENTAZIONE EDUCATIVA: DOSSIER INFORMATIVO. Reti, connessioni e sviluppo di comunità educanti
A cura di Marina Maselli
Scuole nelle reti: un’indagine esplorativa su struttura e funzionamento delle reti territoriali di scuole. Francesco Pisanu IPRASE del trentino, Silvia Tarabelli IPRASE del trentino
Biagioli R., Reti di scuole e progettazione formativa. Strumenti e metodi , Carocci
Tagliagambe S., La rete e la complessità, in Iride, Il Mulino, Bologna, n. 41, aprile 2004, pp. 135-148