Aiuto… E’ ora di togliere il pannolino!!! SECONDA PARTE

Educazione e sviluppo infantile

di Silvia Iaccarino

Nella prima parte dell’articolo abbiamo iniziato a ragionare sul tema spannolinamento, con alcune considerazioni rispetto ai segnali di prontezza del bambino ed al quando iniziare.

Vediamo ora alcune indicazioni per procedere praticamente nel passaggio al vasino:

  • se possibile, sfruttare la bella stagione (anche se non è tassativo!) per facilitare il vestirsi e lo svestirsi, anche autonomo, del bambino;
  • sarebbe utile evitare lo spannolinamento in concomitanza di altri importanti cambiamenti familiari (trasloco, nascita di un fratellino, separazione dei genitori, etc). Infatti, quando i bambini affrontano significativi cambiamenti nella loro routine, tendono spesso a “regredire”: è un modo di recuperare energia per affrontare le nuove sfide evolutive. Togliere il pannolino in questi momenti potrebbe essere più faticoso sia per il bambino che per i genitori;
  • inizialmente si può valutare di utilizzare il vasino, con manovre di avvicinamento graduali e non forzate. Esso non deve essere un gioco, ma un oggetto con un chiaro scopo ed a cui ci si può approcciare un po’ per volta, imitando i grandi. All’inizio, meglio concentrarsi sul giorno e il sonnellino, mantenendo il pannolino per la notte. Poi, piano piano, si toglierà anche per la nanna notturna;
  • tenere presente che pipì e cacca viaggiano su differenti binari: può succedere, infatti, che il bambino impari a padroneggiare prima uno di questi due aspetti invece che l’altro. Evitiamo di preoccuparci eccessivamente e diamogli tempo;
  • rendiamo i bambini padroni della situazione: aiutiamoli a fare da soli (Montessori)! Vestiamoli in modo che possano autonomamente svestirsi e rivestirsi; consentiamo loro di sedersi da soli sul water (magari aiutati da una piccola pedana); permettiamogli di tirare lo sciacquone dopo aver, eventualmente, osservato (anche a lungo!) le loro produzioni;
  • a volte i bambini fanno fatica ad utilizzare il water perché si sentono instabili su di esso: una pedanina su cui poter appoggiare i piedi durante l’evacuazione può risolvere molte resistenze. Un altro aspetto che, talvolta, crea fatica nei bambini è l’ampiezza del vaso: essi temono di cadervi dentro. E’ una paura irrazionale di cui però è bene tenere conto e che può essere affrontata utilizzando il riduttore (più la pedanina di cui sopra, che conferisce maggiore equilibrio e senso di padronanza del corpo);
  • i bambini, altre volte, del water temono lo sciacquone che tutto risucchia a gran velocità! Teniamo conto anche di questa e piuttosto indirizziamo il bambino al vasino, oppure aiutiamolo a padroneggiare questo timore tirando noi lo sciacquone e raccontandogli come funziona lo scarico (dove vanno a finire la pipì/la cacca);
  • evitiamo di pressare il bambino chiedendogli ogni 10′ se deve andare in bagno. Sarà piuttosto l’adulto (con tempi dilatati) a proporre un giro in modo costruttivo: “vuoi correre o camminare per raggiungere il vasino?“. Questa domanda, apparentemente semplice, è decisamente strategica: infatti, non stiamo dicendo “vuoi andare in bagno?” o “andiamo in bagno?“, domande che possono prevedere un “NO” come risposta. Stiamo, invece, dando per scontato che sul vasino si va, con in più, per il bambino, la possibilità di sentirsi padrone della situazione effettuando una scelta tra il correre o il camminare. Altra nota importante: l’adulto guida il passaggio,  dà regole e limiti,  per cui anche se il piccolo nicchia per non interrompere i giochi, il genitore comunque lo avvierà verso il bagno in modo amorevolmente fermo;

 

  • il momento del vasino è bene sia disteso e piacevole. Ci si può stare poco o molto tempo e, nel mentre, per esempio, possiamo leggere un buon libro (come fanno anche molti adulti!) o chiacchierare col bambino. Nota bene: se osserviamo che il piccolo “usa” un tempo lungo per trattenere a sé il genitore in un momento esclusivo, forse è il caso di interrogarsi se trascorriamo abbastanza tempo con lui. Eventualmente, se ci rendiamo conto che tale atteggiamento nasconde un bisogno di attenzione, possiamo aumentare la quota di presenza nei suoi confronti in altri momenti della giornata;
  • insegnare ai bambini a lavarsi le mani subito dopo aver fatto pipì o cacca: l’igiene è importante! Insegnare loro, inoltre, a pulirsi da soli (per le femmine: da davanti a dietro! Alcuni batteri fecali, se no, possono portare infezioni alle vie urinarie). Ai maschi, poi, si può insegnare sia a fare la pipì in piedi che seduti;
  • un altro punto importante è quello di stabilire delle ritualità durante la giornata per sedersi sul vasino o sul water, in modo che ciò orienti il bambino nel tempo. Per esempio, ci si siede appena svegli, poi prima di uscire, poi al rientro da scuola, poi dopo i pasti e prima di andare a dormire. Mamme e papà, migliori esperti del proprio bambino, sapranno quali momenti utilizzare al meglio;
  • evitare sgridate o punizioni se il bambino non riesce a tenersi pulito secondo i tempi che noi abbiamo stabilito. Tali modalità non sono efficaci per acquisire questa nuova competenza e per imparare più velocemente a controllarsi, ma anzi creano ansia e fatica nel passaggio, oltre ad intaccare l’autostima del bambino. Allo stesso modo, evitiamo di lasciare il bambino sporco o bagnato se se l’è fatta addosso per fargli “capire la lezione”: la mortificazione non aiuta né ha mai aiutato nessuno ad imparare. Piuttosto, è utile accompagnarlo emotivamente: “può capitare a tutti. La prossima volta potrai stare più attento allo stimolo e avvisarmi in tempo“;
  • evitare di parlare in termini negativi della cacca, altrimenti il bambino potrebbe convincersi che le sue produzioni corporee sono orribili (e che quindi lui è produttore di cose brutte e sbagliate). Per lo stesso motivo, sarebbe utile evitare di usare il termine “cacca” per indicare oggetti disgustosi, che vorremmo il bambino non toccasse;
  • per supportare emotivamente e cognitivamente il bambino a padroneggiare questa fase di importante passaggio di crescita, il gioco simbolico può essere uno strumento significativo: forniamogli un vasino per i suoi pupazzi o le sue bambole e invitiamolo, ma solo se è interessato, a giocare con questi;
  • se il bambino frequenta il nido, coordinarsi con le educatrici per lavorare insieme, valutando la prontezza del bambino e come procedere (in genere, si inizia in famiglia). Qualora sorgessero delle difficoltà, è importante evitare di parlarne davanti al bambino. Tenere presente, inoltre, che, a volte, il bambino si gestisce meglio al Nido che a casa, anche grazie all’imitazione degli altri compagni.

Per concludere, vorrei aggiungere un aspetto FONDAMENTALE rispetto a questo significativo passaggio di crescita: evitare ansia (degli adulti) e  pressing!!  Infatti, l’insistenza genera resistenza e se lo spannolinamento diventa un’ossessione, il bambino può, inconsapevolmente,  utilizzarlo per avere attenzioni extra, trattenendo pipì e cacca o bagnandosi/sporcandosi di continuo.  Gli adulti dovranno, quindi, cercare di restare il più possibile sereni, confidando nel fatto che NESSUN bambino di 4 anni o più porta ancora il pannolino!! 🙂 🙂

BIBLIOGRAFIA

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