Bambini oppositivi? Tre strategie educative e suggerimenti per i genitori

Educazione e sviluppo infantile, Genitori
Bambini oppositivi: ecco cosa fare – Percorsi Formativi 06

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

Indice dell’articolo

I bambini oppositivi e l’autoaffermazione

L’opposizione per imitazione

Bambini oppositivi e stanchezza

Cosa fare con le bambine e i bambini oppositivi

La strategia del sì condizionato

Offrire una scelta

Porre le domande giuste

E se il livello di stress è troppo alto?

Osservare i bambini oppositivi e osservare noi stesse, noi stessi

 

A prescindere da cosa chiedo a mio figlio treenne, in risposta ottengo sempre un no”. È ciò che ci ha scritto una mamma qualche tempo fa chiedendo se potessimo fare luce sui bambini oppositivi e proporre indicazioni su come possono comportarsi i genitori in questi casi.

Proviamo a soffermarci come adulti sul tema delle bambine e dei bambini oppositivi per iniziare a dare un valore diverso all’opposizione.

Il NO non è una risposta da prendere sul personale o da interpretare come rifiuto verso noi stesse, noi stessi o verso le nostre richieste. Il NO è ricerca e costruzione dell’identità.

In questo articolo vediamo insieme quali sono i motivi principali che portano i bambini e le bambine a dire no e quali approcci educativi possiamo adottare in base alle situazioni.

Perché i NO non sono tutti uguali.

Una nota: in questa sede non prendiamo in considerazione il disturbo oppositivo provocatorio dal punto di vista medico-scientifico.

 

I bambini oppositivi e l’autoaffermazione

Prima di capire cosa possiamo fare per risolvere una situazione, proviamo come sempre a indagare le motivazioni che sottendono il comportamento dei bambini e delle bambine: cosa c’è dietro un NO? La maggior parte delle volte c’è l’autoaffermazione.

Bambini e bambine in età prescolare formano la loro identità e autoaffermarsi è un passaggio fondamentale in questo processo di costruzione del sé e della propria personalità.

Attraverso l’autoaffermazione i bambini e le bambine danno forma a sé stessi come esseri unici e cercano di comprendere in che modo “funzionano”, cosa piace loro e cosa non piace.

Questa dinamica accade soprattutto attraverso l’opposizione, cioè attraverso il no, perché è proprio dicendo di no che il bambino o la bambina mette in luce le sue istanze interiori, la sua volontà, il suo bisogno, la sua emozione, il suo desiderio.

Se i bambini e le bambine dovessero dire sempre di sì a tutto quello che gli adulti chiedono, difficilmente costruirebbero la loro personalità e non potrebbero procedere nel processo di individuazione per forgiare la loro personalità e il loro sé.

Ci spieghiamo meglio: se nostro figlio o nostra figlia dice sempre di sì e fa sempre tutto quello che chiediamo, come lo chiediamo e nel momento in cui lo chiediamo, dov’è la sua individualità?

Se osserviamo dall’esterno la nostra vita complicata e in carenza continua di tempo, sarebbe comodo avere bambini e bambine che eseguono senza discutere quello che chiediamo loro.

Come genitori non intendiamo però forgiare soldatini ubbidienti che eseguano senza:

  • avere una propria espressione di sé,
  • manifestare la propria interiorità,
  • avere un pensiero critico,
  • riflettere.

 

Desideriamo piuttosto bambini e bambini che sappiano costruire e manifestare la loro identità.

 

Lasciamo che bambini e bambine abbiano l’opportunità di esprimersi, un valore da porre al centro di qualsiasi approccio educativo.

È complesso: a volte le nostre idee, i nostri principi teorici, si scontrano con la fatica della quotidianità. Se possiamo essere d’accordo sul fatto che bambini e bambine abbiano diritto di esprimere sé stessi, di costruire, ricercare e dare forma alla propria identità, nella realtà della quotidianità gli ideali si scontrano con la fatica, per esempio, di uscire di casa al mattino o di mettere in tavola la cena, di riuscire a far lavare i denti al bambino e alla bambina, di mettergli il pigiama.

Proviamo a prendere in considerazione il NO dei bambini e delle bambine in una chiave più favorevole. Guardiamo l’opposizione sotto una nuova luce che possa illuminare le nostre riflessioni e anche le nostre emozioni: quando siamo alle prese con bambine e bambini oppositivi ricordiamo che non ci stanno né sfidando né provocando, ma stanno solo cercando di comprendere chi sono e come possono muoversi nel mondo e nelle relazioni.

 

L’opposizione per imitazione

Un aspetto che vorremo portare alla tua attenzione è il tema dell’imitazione di noi adulti. Quando bambini e bambine iniziano a gattonare e poi a camminare, proponiamo loro una notevole quantità di no: sono tanti, frequenti, a volte continui.

Noi adulti lo facciamo per offrire protezione e sicurezza, creare confini di esplorazione e crescita. Però sentirsi dire continuamente no non è piacevole e porta i bambini e le bambine a restituirci altrettanti no.

Non perché si vendicano, sia chiaro, ma perché siamo per loro un modello e un esempio: se il modello dice sempre no, è normale che bambini e bambine a loro volta siano portati ad agire in questa direzione.

Come adulti proviamo a osservare noi stessi e a prendere consapevolezza di quanti no diciamo ogni giorno ai nostri figli e figlie. Iniziamo proprio da qui, dalla capacità osservativa nei nostri confronti: laddove ci rendiamo conto che questi no sono tanti, proviamo a comprendere come correggere il tiro.

Osserviamo la qualità della nostra comunicazione con i bambini e le bambine nei contenuti, nel cosa diciamo, nelle espressioni verbali quotidiane.

Creiamo dei momenti in cui chiacchieriamo insieme, scambiamo cose, giochiamo, magari leggiamo un albo?

Oppure la maggior parte delle interazioni adulto-bambino sono fatte da imperativi, ordini, comandi, consegne?

Riflettiamo su questi aspetti.

 

Bambini oppositivi e stanchezza

Spesso i bambini e le bambine diventano oppositivi quando sono stanchi, quando il loro vaso è pieno, quando non ci sta più niente dentro. Noi magari non ci rendiamo conto che questo vaso è già al massimo della portata e aggiungiamo altre richieste, incombenze, spunti o stimoli che portano i bambini e le bambine a disregolare, spesso attraverso la forma dell’opposizione.

Possiamo imparare a distinguere quando l’opposizione ha una natura più legata all’espressione di sé e all’autoaffermazione, e quando si tratta di un’opposizione reattiva.

Se impariamo a leggere la neurofisiologia del bambino, della bambina e a capire quando lo stress è a un livello ormai troppo alto, riusciamo a comprendere meglio quando l’opposizione è la conseguenza della disregolazione.

Comprendere la differenza tra un’opposizione per autoaffermazione e un’opposizione per stanchezza è un elemento di lavoro molto significativo per educatrici, educatori, insegnanti e genitori perché gran parte dell’opposizione di bambini e bambine, soprattutto nel tardo pomeriggio e la sera (ma a volte anche la mattina appena svegli), deriva da un elemento di stanchezza e/o fatica nelle transizioni.

È chiaro che, se il nostro bambino e la nostra bambina è molto stanco/a o in difficoltà, a prescindere dalla richiesta che avanziamo otterremo comunque un no.

Ci sarà un’opposizione, magari una crisi di rabbia e l’intervento educativo dovrà tenere in considerazione questi aspetti.

Il tema della neurofisiologia è poco considerato nell’ambito educativo.

Veniamo da una cultura che focalizza molti comportamenti come intenzionali: il bambino lo fa apposta per farci arrabbiare, per farci perdere la pazienza, per attirare la nostra attenzione, per sfidarci. Ecco: niente di tutto questo.

Le neuroscienze evidenziano che, quando i bambini e le bambine (ma vale anche per gli adulti) si comportano male, nella maggioranza dei casi il problema è legato alla neurofisiologia.

Ovvero a quanto lo stato del corpo della persona è più o meno carico o scarico. Abbiamo ancora una carica energetica che consente di affrontare la vita in quel momento oppure siamo scarichi, esausti?

A livello neurofisiologico la stanchezza si traduce in una difficoltà del soggetto nel far fronte a quella situazione.

  • Nel caso di bambini e bambine arriva l’opposizione, la crisi di rabbia, quello che volgarmente viene chiamato capriccio: il serbatoio affettivo è svuotato e il vaso dello stress trabocca.
  • Negli adulti la stanchezza si manifesta con comportamenti inadeguati, diventiamo irritabili, irascibili, poco pazienti.

 

La conseguenza?

È sufficiente un NO del nostro bambino, bambina, per perdere il controllo. È un circolo vizioso: bambine e bambini provano stanchezza perché vedono che anche gli adulti di riferimento sono stanchi.

I bambini e le bambine hanno una capacità di scansione emotiva molto raffinata, non gli sfugge niente. Appena mettiamo il piede in casa ci fanno una scansione molto profonda e dai dati che recuperano comprendono subito quanto siamo più o meno accessibili, più o meno disponibili, quante energie abbiamo per loro.

Se vedono che siamo poco accessibili perché siamo stanchi, preoccupati, in ansia, stravolti, esauriti energeticamente, il bambino, la bambina si mette in uno stato di allerta.

Quando siamo di fronte a un comportamento oppositivo provocatorio del bambino, della bambina, diventa importante comprendere quando c’è una sana e legittima autoaffermazione e quando c’è un’opposizione reattiva dovuta alla stanchezza.

 

Cosa fare con le bambine e i bambini oppositivi

Nella prima parte dell’articolo abbiamo chiarito le differenze tra le tipologie di opposizione perché, in base alla natura del comportamento oppositivo, possiamo agire soluzioni e modalità educative differenti.

Quando ci accorgiamo che l’opposizione dei bambini è una forma di autoaffermazione, è molto importante dare loro la possibilità di esprimersi, avere voce, dire la propria.

Saper dire di no è un aspetto importante nella vita. Pensiamo alla nostra situazione da adulti e al fatto che siamo cresciute e cresciuti in un contesto che ha favorito il dire pressoché sempre di sì agli adulti.

E se qualcuno oggi ci chiede qualcosa, di solito diamo la nostra disponibilità. Abbiamo detto sì anche quando volevamo dire no. Non abbiamo avuto il coraggio, la forza di dire no.

Saper dire di no è un qualcosa di veramente importante nella vita perché serve a proteggerci dalle situazioni e dalle persone poco favorevoli, poco nutrienti, magari addirittura pericolose per noi e per la nostra evoluzione.

Facciamo un esempio, un po’ estremo, ma che ci aiuta a fare chiarezza.

Se abituiamo i bambini all’idea che debbano sempre dire di sì agli adulti senza discutere, opporsi, e autoaffermare la propria idea, nel momento in cui arriva un adulto malintenzionato che avanza una richiesta illegittima a nostro figlio, a nostra figlia, potrebbe infilarsi in un guaio, perché avrà imparato che agli adulti bisogna dire sempre di sì senza discutere. E noi non vogliamo che questo accada.

È un esempio estremo, certo, ma fa capire quanto saper dire di no può essere importante nella vita privata e nel lavoro.

Quali sono le situazioni in cui dobbiamo rispettare il no dei bambini e delle bambine?

Quando, per esempio, non vogliono:

  • mangiare sia la pasta che la carne ma solo la pasta, nonostante la carne l’abbiano sempre mangiata,
  • giocare con un gioco (tipo le costruzioni) ma preferiscono giocare con altro (le bambole),
  • ricevere un bacio da un parente,
  • essere presi in braccio.

 

Sono tutte situazioni in cui bambini e bambine esprimono le proprie stanze interiori, i propri bisogni, il proprio gradimento e anche il proprio desiderio rispetto a una situazione.

E quando invece dobbiamo far capire che il NO in quel contesto non è adatto?

Se un bambino, una bambina non vuole mettere la cintura di sicurezza sul seggiolino della macchina,

dobbiamo far capire che il no non è accettabile, per una questione di sicurezza e di responsabilità che abbiamo verso i nostri figli e figlie.

Sono queste le situazioni in cui abbiamo bisogno di individuare i no dei bambini e delle bambine che dobbiamo rispettare e valorizzare. Sono i NO che riguardano l’espressione del piacere o dispiacere rispetto al proprio corpo, ai propri gusti e disgusti, ai propri interessi, bisogni, curiosità.

QUI è importante dare spazio.

Poi ci sono situazioni dove non possiamo accogliere il no per motivi superiori.

È nostro compito distinguere questi elementi e saper garantire a bambini e bambine uno spazio di espressione del proprio no laddove hanno diritto di esprimersi e di essere rispettati.

Ecco invece tre strategie per superare il problema delle opposizioni reattive.

 

La strategia del sì condizionato

Poniamo un esempio: se nostro figlio, figlia ci chiede una caramella prima di cena, al posto di dire subito “No, non è questo il momento per mangiare la caramella”, possiamo dire “Sì Giovanni, appena finiamo di cenare avrai la tua caramella”.

In pratica diamo una risposta affermativa, un bel sì, ma poniamo una condizione per noi accettabile.

 

Offrire una scelta

Il tema della scelta è importante. Tutti noi come esseri umani vogliamo poter scegliere, in modo particolare i bambini e le bambine in età prescolare perché vogliono esprimere la loro opinione.

Offrire una possibilità di scelta è una modalità che ci aiuta molto: vuoi lavarti i denti con lo spazzolino giallo o blu? Vuoi bere nella tazza rossa o verde?

A noi non cambia, a loro invece diamo l’opportunità di decidere.

 

Porre le domande giuste

È una questione di comunicazione: evitiamo di porre domande alle quali non vogliamo un NO come risposta.

Vuoi mettere le scarpe?” non è una domanda strategica. Piuttosto possiamo dire: “Luca, adesso è ora di andare a scuola, mettiamo le scarpe. Vuoi mettere quelle blu o quelle rosse? Preferisci quelle da ginnastico o i mocassini?” Prima facciamo un’affermazione e diciamo che:

  1. adesso andiamo a scuola,
  2. mettiamo le scarpe.

Poi proponiamo una scelta che, da adulto, abbiamo già ragionato.

 

E se il livello di stress è troppo alto?

Se la condizione neurofisiologica di bambini e bambine è in sovraccarico possiamo:

  • stabilire un contatto fisico per favorire la secrezione di endorfine, oppioidi, ossitocina, ormoni che favoriscono il rilassamento, la distensione, la connessione,
  • giocare insieme e seguire le regole del gioco stabilite da bambine e bambini,
  • leggere il loro albo preferito in una situazione di comfort,
  • coinvolgerli/le nelle faccende domestiche quotidiane,
  • proporre attività a contatto con la natura,
  • preparare un bagno caldo,
  • ridere.

Queste attività distendono bambini e bambine ma rilassano anche noi adulti. E sono tutte a costo zero.

 

Osservare i bambini oppositivi e osservare noi stesse, noi stessi

Impariamo a osservare i bambini e le bambine per capire quali sono i momenti in cui il loro body budget potrebbe essere basso per prevenire la disregolazione, le crisi di rabbia e il comportamento oppositivo.

Capire cosa fa scattare il NO nei nostri bambini/e ci consente di agire in prevenzione e anticipare le situazioni, i bisogni, le necessità.

Sapremo che per abbassare il livello di stress dobbiamo rabboccare il body budget, il serbatoio affettivo, relazionale dei bambini e delle bambine con attività dedicate.

E poi osserviamo noi stesse, noi stessi.

Monitoriamo il nostro stato neurofisiologico per capire quanto siamo più o meno disponibili e accessibili ai nostri figli a partire dal nostro livello di stress.

Se la nostra azione educativa parte da una condizione di ansia, preoccupazione, alterazione, non sarà efficace.

Gli adulti siamo noi: sta a noi trovare le strade affinché i bambini e le bambine, soprattutto nello 06, continuino a fare i bambini e le bambine. Non è compito loro trovare le soluzioni o essere dei fari nella nebbia.

Essere una guida è la nostra responsabilità: è importante acquisire la capacità di cercare delle strade per garantire ai nostri figli e figlie la possibilità di avere adulti accessibili con i quali entrare in relazione e grazie ai quali poter ricaricare il body budget.

 

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