Riflessi primitivi e riflessi primitivi trattenuti: lo sviluppo del bambino

Educazione e sviluppo infantile, Riflessi primitivi
Riflessi primitivi: cosa sono – Percorsi Formativi 06

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di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

 

 

Hai già sentito parlare di riflessi primitivi e riflessi primitivi trattenuti? Forse no, ma sono argomenti molto importanti per lo sviluppo armonioso di bambini e bambine che genitori e professionisti possono approfondire per accompagnarli al meglio.

Si tratta di una tematica molto conosciuta e trattata nei paesi anglosassoni, meno qui in Italia. Se siete professionisti, potreste aver studiato qualche cenno sui riflessi primitivi nel vostro percorso universitario, nei manuali di psicologia dello sviluppo, dove di solito vi si dedica qualche breve paragrafo.

Abbiamo desiderio di divulgare il tema dei riflessi primitivi (o riflessi arcaici) e dei riflessi primitivi trattenuti al largo pubblico di genitori, educatrici, educatori e insegnanti di Asilo Nido e Scuole dell’Infanzia per comprendere, crescere ed educare i bambini e le bambine perseguendo in modo sempre più efficace il loro benessere.

Nell’articolo di oggi vorremmo trattare l’argomento in modo semplice e rendere accessibile il tema dei riflessi primitivi anche ai genitori.

Una nota personale prima di iniziare: nei paesi di lingua anglosassone il tema dei riflessi primitivi e dei riflessi primitivi trattenuti è molto in evidenza. C’è ricerca, c’è studio, c’è discussione, c’è divulgazione: grazie agli studi che seguo ormai da tempo sulla Teoria Polivagale in ambito educativo, ho avuto modo di studiare anche i riflessi primitivi, argomento di cui mi sono appassionata e che sto approfondendo sempre di più attraverso corsi di formazione che si tengono negli Stati Uniti (e che frequento a distanza, chiaramente). Siccome in Italia anche la bibliografia scarseggia, vorrei proporre i riflessi primitivi all’interno dei contenuti e dei corsi di formazione di PF06 per sensibilizzare le persone sul tema.

Vediamo insieme cosa sono i riflessi primitivi, a cosa servono, cosa sono i riflessi primitivi trattenuti, come integrarli e che tipo di ricaduta possono avere sullo sviluppo dei bambini e delle bambine.

Se adesso non hai il tempo di leggere l’articolo, puoi ascoltare il podcast:

I riflessi primitivi, i riflessi primitivi trattenuti e la loro influenza sulle traiettorie di crescita

 

 

Che cosa sono i riflessi primitivi?

Il riflesso, in generale, è una risposta automatica a uno stimolo sensoriale, motorio o a una combinazione di stimoli.

I riflessi primitivi sono schemi di movimento (risposte motorie) involontari già presenti in noi esseri umani nel momento in cui veniamo al mondo e controllati dal tronco encefalico: quando un bambino, una bambina nasce, viene alla luce con i riflessi primitivi, per questo vengono anche chiamati riflessi neonatali primitivi.

Si sviluppano durante la vita gestazionale, nel periodo prenatale: i riflessi primitivi sono innumerevoli e ciascuno ha un momento di esordio durante i nove mesi di gestazione (qualcuno ha il suo esordio in fase peri-post-natale) e un momento in cui viene integrato nel corso del neuro-sviluppo di bambini e bambine.

I riflessi primitivi si sviluppano nell’utero materno con tempistiche differenti: se un bambino o una bambina nasce a termine, porta con sé un pacchetto di riflessi che già nel periodo prenatale assolvono il loro lavoro e supportano diverse funzioni, soprattutto motorie, ma non solo.

In caso di nascita prematura, a seconda dell’età gestazionale in cui il bambino/a nasce, potrebbe non avere sviluppato tutti i riflessi perché ogni riflesso sorge in un periodo specifico della gestazione. A seconda della prematurità, il bambino o la bambina potrebbe venire al mondo senza alcuni riflessi disponibili, proprio perché non c’è stata la possibilità di maturarli in utero.

I riflessi primitivi giocano un ruolo, per esempio, nella possibilità del bambino/a di scalciare, succhiare il dito, attivare una serie di reazioni motorie che serviranno poi sia nel momento della nascita sia come ausilio nei primi mesi di vita.

 

A cosa servono i riflessi primitivi?

I riflessi primitivi supportano, concorrono e assistono bambini e bambine durante la nascita, per questo si ipotizza che molti riflessi sviluppati nella vita uterina abbiano come prima funzione proprio quella di accompagnare il bambino nel processo della nascita per agevolare il parto e attivare i primi istinti di sopravvivenza.

Pensiamo per esempio al riflesso di rooting e al riflesso di suzione che servono per orientare il volto verso la fonte di cibo – seno materno o biberon -, e poi succhiare e quindi alimentarsi.

Questi schemi motori involontari sono progettati per la sopravvivenza del bambino e della bambina e per supportarlo/a sia nella nascita, sia nei primi mesi di vita, nel momento in cui è ancora molto immaturo/a e non ha sviluppato la muscolatura e la capacità di muovere il proprio corpo in modo volontario.

I riflessi primitivi assicurano che il bambino o la bambina possa fare esperienza del mondo, proteggersi e sopravvivere, difendendosi anche da eventuali minacce attraverso i movimenti involontari.

La maggioranza dei riflessi primitivi emerge nel periodo gestazionale e la linea evolutiva prevede che debbano integrarsi – al più tardi -, entro il primo anno di vita. Alcuni riflessi hanno tempi più lunghi per cui possono integrarsi anche verso i tre anni, ma la maggior parte dei riflessi primitivi si integrano entro i primi sei, dodici mesi di vita.

Ma cosa significa integrare i riflessi primitivi?

 

L’integrazione dei riflessi primitivi

Nel corso dello sviluppo, in particolare durante il primo anno di vita, un bambino, una bambina dovrebbe integrare i riflessi primitivi in schemi motori più evoluti che integrano i riflessi primitivi stessi in schemi di movimento più complessi grazie ai quali bambini e bambine possono controllare in modo volontario e intenzionale il proprio corpo e programmare l’atto motorio.

L’integrazione dei riflessi primitivi neonatali è sostanziale affinché lo sviluppo neuromotorio possa procedere al meglio lungo le finestre evolutive geneticamente previste nel percorso di crescita degli umani.

Ricordiamo che lo sviluppo umano è peculiare e variato: oggi si parla molto di neurodiversità e di come la neurodiversità abbracci la complessità delle diverse sfumature dello sviluppo delle persone.

Il concetto dell’integrazione dei riflessi rimanda a come le traiettorie di sviluppo maturano, diventano più complesse e integrano gli elementi precedenti: ciò non significa che i riflessi primitivi spariscano, infatti non vengono eliminati dal sistema, ma sono integrati, assorbiti, trasformati in dinamiche e schemi di livello superiore e restano a disposizione della persona tutta la vita, per affrontare anche eventuali emergenze.

 

Che cosa sono i riflessi primitivi trattenuti?

Se di riflessi primitivi si parla poco, di riflessi primitivi trattenuti ancora meno. Cerchiamo di capire cosa sono.

Abbiamo visto che i riflessi primitivi emergono nell’utero, qualcuno emerge dopo la nascita e la stragrande maggioranza di questi si integra in schemi motori più complessi e intenzionali entro i primi sei mesi o il primo anno di vita. Se questa dinamica è lineare, lo sviluppo neuromotorio segue un processo graduale e tipico.

Può accadere però che alcuni riflessi restino trattenuti, ovvero non vengano integrati all’interno di riflessi e di schemi di movimento più maturi e complessi, in grado di servire allo sviluppo e all’esistenza umana in modo più efficace.

Quindi cosa succede? Quando i riflessi primitivi non maturano, non si integrano, non evolvono, parliamo di mancata integrazione dei riflessi primitivi e quindi di riflessi primitivi trattenuti.

La mancata integrazione dei riflessi primitivi è più diffusa di quanto si tenda a pensare: diversi studi americani attestano che una quota elevata di bambini all’interno delle coorti di ricerca mostra una ritenzione, quindi una non integrazione dei riflessi primitivi, molto alta.

Si parla di percentuali intorno all’89% (in alcuni studi anche più) di bambini e bambine che mostrano di avere almeno uno o più riflessi non integrati.

La non integrazione dei riflessi può avere un’incidenza sulla traiettoria di sviluppo, però teniamo a sottolineare che avere uno o più riflessi primitivi trattenuti non significa automaticamente  e di certo sviluppare in futuro una serie di fatiche evolutive.

Diversi studi evidenziano che laddove ci sia la ritenzione di un riflesso primitivo, i bambini e le bambine potrebbero sviluppare alcune fatiche connesse a quel riflesso trattenuto.

La ricerca neuroscientifica sta approfondendo sempre di più l’ambito dei riflessi primitivi trattenuti e nei prossimi anni avremo dati ancora più significativi che ci aiuteranno a capire l’interrelazione tra i riflessi primitivi trattenuti e le problematiche di sviluppo.

 

Mancata integrazione dei riflessi primitivi: quali sono le cause?

Negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni, i ricercatori stanno ancora indagando i vari motivi per cui bambini e bambine abbiano dei riflessi primitivi trattenuti. Nel momento in cui scriviamo, sono stati identificati alcuni principali fattori potenziali di rischio che potrebbero avere un’incidenza nell’integrazione regolare dei riflessi primitivi, per esempio:

  • traumi durante la gravidanza, durante il parto o subito dopo la nascita;
  • parto cesareo, nascita prematura, ittero prolungato;
  • esposizione a tossine e fattori ambientali.

Pesticidi, metalli pesanti, droghe, tabacco, alcol durante la gravidanza hanno un’incidenza significativa così come le condizioni che il bambino o la bambina attraversa prima, durante e dopo il parto (e la nascita stessa).

Per esempio, il parto cesareo, così come il parto con il forcipe, potrebbero essere cause di trattenimento dei riflessi e di una non corretta evoluzione e integrazione dei riflessi primitivi, perché questi assistono bambini e bambine durante il parto naturale. Nel momento in cui un bambino, una bambina nasce con un parto cesareo o un parto con forcipe, i riflessi non hanno la possibilità di svilupparsi così come sarebbe previsto, e l’evento potrebbe portare alcune difficoltà nell’integrazione dei riflessi stessi.

Un altro elemento che può concorrere alla non integrazione dei riflessi è la scarsa attività motoria nei primi mesi di vita. Bambini/e che trascorrono troppo tempo nella culla, nell’ovetto e in vari accessori che non consentono il libero movimento, che fanno poca attività motoria e non vengono stimolati con il tummy time (la posizione a pancia in giù) possono faticare a integrare correttamente i riflessi primitivi.

Questo breve elenco non è esaustivo, si tratta solo di alcuni fattori potenziali identificati finora in correlazione ai riflessi primitivi trattenuti. Parliamo di correlazione e di non causalità.

 

Riflessi primitivi trattenuti: non è colpa di nessuno

I riflessi primitivi trattenuti non sono colpa di nessuno, anche rispetto ai fattori di correlazione visti in precedenza. I genitori non devono sentirsi colpevoli se un bambino o una bambina non integra correttamente i riflessi primitivi secondo le tappe previste dalla linea evolutiva. Oggi, grazie agli studi scientifici, possiamo avere maggiore consapevolezza su questo argomento e promuovere un più favorevole sviluppo di bambini e bambine con attività specifiche e mirate.

Scrivere di riflessi primitivi significa per noi attivare una riflessione insieme a educatori, educatrici e genitori per fare prevenzione e favorire l’integrazione grazie a percorsi educativi innovativi.

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Riflessi primitivi trattenuti: come riconoscerli

Quali sono le conseguenze che possiamo osservare – in modo soggettivo -, se i riflessi neonatali non vengono integrati secondo le tempistiche previste dallo sviluppo umano?

Ciò che condividiamo non è una lista di sintomi da usare a fini diagnostici, ma elementi che possono mettere i genitori nella condizione di riflettere sul fatto che il bambino o bambina possa avere dei riflessi trattenuti e quindi approfondire le soluzioni con i professionisti del settore (psicomotricisti, terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, terapisti occupazionali, osteopati e chiropratici pediatrici).

NB: i riflessi primitivi trattenuti non sono inscritti in categorie diagnostiche, non sono classificati come “disturbo”.

Quali sono alcuni tra i segnali che possiamo osservare nei bambini e nelle bambine con uno o più riflessi trattenuti?

  • Scarso tono muscolare e posture del corpo povere e scorrette, come per esempio un bambino, una bambina che alla scuola primaria si sdraia con le braccia e la testa sul banco mentre scrive, o bambini/e che per scrivere ruotano il quaderno di 90°.
  • Dopo gli otto anni di età, una fatica del bambino e della bambina a discriminare la destra dalla sinistra, quindi bambini che ancora confondono l’una e l’altra, l’uno e l’altro lato del corpo.
  • L’iperattività e la scarsa attenzione e concentrazione; diversi studi americani correlano i riflessi primitivi trattenuti e l’ADHD.
  • Il mal d’auto, il mal di mare, il mal d’aria e tutte quelle situazioni per cui il bambino/a è in movimento su un mezzo.
  • La goffaggine e la scarsa coordinazione motoria grosso e fino-motoria.
  • Difficoltà nello sport o addirittura rifiuto di tutte le attività fisiche e sportive.
  • L’enuresi notturna dopo i 5-6 anni, può essere correlata a riflessi primitivi non integrati.
  • Dislessia, disortografia, discalculia possono essere correlate ai riflessi trattenuti.
  • Ipersensibilità sensoriali al suono, al tatto, al movimento.
  • Il picky eating, quindi la schizzinosità nell’alimentazione.
  • Scarsa coordinazione oculo-manuale.
  • Scarsa memoria a breve termine.
  • Difficoltà nel linguaggio.

 

Come integrare i riflessi primitivi?

Uno studio del 2020 portato avanti negli Stati Uniti ha evidenziato che su 2175 studenti con ADHD è bastato proporre un programma di sviluppo motorio di 12 settimane con un progetto sull’integrazione dei riflessi primitivi trattenuti per ottenere miglioramenti sostanziali. In questo arco temporale è stato rilevato un netto miglioramento delle prestazioni di ragazzi e ragazze, un aumento delle loro capacità cognitive e di comprensione orale, un incremento delle performance nelle prove di abilità motoria, un miglioramento nella risoluzione dei problemi matematici. Insomma, benefici significativi in poco tempo.

Questi programmi sono composti da esercizi fisici mirati. Si tratta di attività motorie ed esercizi di ginnastica finalizzati all’integrazione dei diversi riflessi e progettati ad hoc per avere la possibilità di integrare, anche in età successive ai 2, 3 anni di vita e in età adulta, i riflessi primitivi.

Sì, perché anche gli adulti possono avere dei riflessi non integrati e possono recuperarli attraverso programmi di movimento specifici, progettati e proposti da specialisti formati che possano aiutare la persona a integrare i riflessi primitivi rimasti trattenuti.

I riflessi primitivi trattenuti non hanno una relazione con il quoziente intellettivo: le fatiche evidenziate nei bambini e nelle bambine che possono avere dei riflessi trattenuti sono principalmente nei distretti della motricità grosso e fino-motoria, del linguaggio, dell’attenzione e della concentrazione, nell’area dell’autostima, delle abilità sociali, dell’emotività e del comportamento e dell’elaborazione sensoriale.

Alcune di queste aree si intrecciano, si accavallano tra loro per cui alcuni riflessi trattenuti, se sono per esempio più di uno, possono avere anche degli elementi di fatica che si sovrappongono nel percorso di crescita del bambino e della bambina.

Per via di questi intrecci, quando lavoriamo sui riflessi, gli esercizi favorevoli all’integrazione di un singolo riflesso primitivo possono riverberare positivamente anche sull’integrazione di altri riflessi correlati.

 

Quali sono i riflessi primitivi?

Lo scopo di questo articolo non è fare un’analisi approfondita di tutti i riflessi primitivi (sono innumerevoli) ma cercare di comprendere come favorire al meglio la traiettoria di sviluppo di bambini e bambine.

Giusto per chiudere l’argomento, descriviamo brevemente i riflessi del neonato più conosciuti.

 

Il Riflesso di Moro

È un riflesso presente dalla nascita, un movimento involontario di soprassalto in risposta a stimoli improvvisi per il quale il bambino/a apre le braccia e il tronco e rivolta all’indietro la testa come reazione a un cambio di posizione e quindi a una perdita di equilibrio come quando, per esempio, teniamo in braccio il bambino/a e compiamo un movimento improvviso che lo/la fa sentire non sostenuto/a.

Il riflesso di Moro serve a proteggere il bambino/la bambina da eventuali minacce incombenti non previste, stimoli improvvisi che mettono il bambino/a nella condizione di non sentirsi al sicuro, ed è collegato al sistema simpatico.

Questo riflesso, infatti, è l’attivatore della soluzione di lotta-fuga del sistema simpatico: nel momento in cui un bambino o una bambina si sente minacciato/a ecco che il riflesso di Moro si attiva in sua protezione. Il riflesso di Moro, inoltre, gioca un ruolo preminente nello sviluppo della respirazione del bambino in utero, con i primi movimenti respiratori osservati. Alla nascita, facilita l’esecuzione del primo respiro vitale e aiuta ad aprire la trachea.

Il riflesso di Moro dovrebbe integrarsi nei primi sei mesi di vita del bambino e della bambina; se il riflesso è trattenuto possiamo riscontrare: difficoltà nel muoversi su un mezzo di locomozione, diminuzione del contatto visivo (il bambino e la bambina fa più fatica a sostenere lo sguardo nel rapporto con l’altro), una significativa sensibilità sensoriale, soprattutto alla luce e ai suoni, allergie a causa di un sistema immunitario debole.  Un riflesso di Moro non ritenuto e, anzi, molto attivo implica, in modo più complesso, una costante secrezione degli ormoni dello stress che possono impattare sul buon funzionamento del sistema immunitario grazie alla continuità dell’attivazione di questi pacchetti ormonali.

Se il riflesso di Moro è trattenuto potrebbero esserci ricadute sul profilo emotivo del bambino e della bambina, con una conseguente emotività molto intensa, una reattività emotiva alta. È tipico di bambini/e che hanno frequenti crisi di rabbia o stress, frequenti esplosioni emotive importanti e intense, bambini/e più soggetti ad ansia e sbalzi d’umore, che hanno significative fatiche nella regolazione emotiva. Il riflesso di Moro ha un’incidenza forte sul profilo emotivo-comportamentale del bambino/della bambina.

A causa dell’iper-attivazione del sistema simpatico e dell’asse dello stress, i soggetti con riflesso di Moro trattenuto bruciano molta energia, motivo per cui sono portati allo sugar craving: una sostenuta ricerca di cibi bianchi, carboidrati, dolci.

 

Il riflesso tonico labirintico (RTL)

È un riflesso primitivo che emerge tra i tre e i quattro mesi di gestazione, ha un’influenza diretta sullo sviluppo del tono muscolare di tutto il corpo e consente ai bambini e alle bambine di evolvere da un punto di vista psicomotorio e neuromotorio in modo favorevole e armonico.

È un riflesso legato a quello di Moro e si elicita con un movimento della testa in avanti o indietro quando questa non è allineata alla colonna vertebrale. Il movimento della testa avviene in risposta a una stimolazione vestibolare.

Abbiamo due tipologie di riflesso tonico labirintico:

  • flessoria, in flessione, ovvero in avanti;
  • estensoria, in estensione, cioè all’indietro.

L’integrazione dei due movimenti avviene in momenti differenti: il RTL in avanti si integra nei primi tre/quattro mesi di vita postnatale, il RTL in estensione ha invece un’integrazione più lenta e possiamo arrivare fino ai 3 anni, tre anni e mezzo.

Il riflesso tonico labirintico aiuta bambini e bambine nello sviluppo del tono corporeo e assiste il processo di nascita.

Questo riflesso è di tipo vestibolare, ovvero risponde alle variazioni di inclinazione della testa e permette a bambini e bambine di essere nella condizione di gestire la gravità finché, con il procedere dello sviluppo, saranno in grado di farlo in modo intenzionale con una modalità più complessa ed evoluta.

Infatti, nel tempo i bambini affinano le capacità fino-motorie, grosso-motorie, oculo-motorie, la propriocezione e il sistema vestibolare stesso che interagiscono in modo favorevole, corretto e armonico mettendo il bambino/a nella condizione di gestire il proprio corpo e il movimento in modo efficiente.

Con il miglioramento del controllo della testa, il bambino/a padroneggia le posture e i cambi posturali.

Il riflesso tonico labirintico è quello che lavora di più in connessione con gli altri riflessi e fa la differenza nello sviluppo neuromotorio rispetto, per esempio, all’equilibrio statico e dinamico, e ai passaggi posturali.

Se il riflesso tonico labirintico non si integra correttamente tra i quattro mesi postnatali e i tre anni, tre anni e mezzo, possiamo notare dei segnali nei bambini che indicano il riflesso trattenuto.

Vediamo i più comuni.

  • L’impatto sul gattonamento: bambini e bambine che hanno un TRL trattenuto possono saltare la fase del gattonamento oppure gattonare in modo non armonico (spesso usando gamba e braccio dello stesso lato, insieme), asimmetrico o non assumono la posizione in quadrupedia e strisciano sul sedere.
  • Fatiche legate al corretto sviluppo linguistico e una difficoltà a seguire le consegne, per cui il bambino/a chiede ripetutamente “Cosa? Cosa hai detto? Eh? Non ho capito!
  • Il basso tono muscolare (ipotonico) o, al contrario, un ipertono muscolare che porta a una postura scorretta.
  • La seduta a W: il bambino, la bambina si siede assumendo una postura delle gambe flesse con i piedi rivolti all’esterno.
  • Lo scarso senso dello spazio, del tempo e dell’organizzazione spazio-temporale, ma anche della profondità e della velocità.
  • Problemi visivi come la tendenza allo strabismo e problemi uditivi.
  • Mal d’auto o anche su altri mezzi di locomozione.
  • Scarso equilibrio, forte paura delle altezze.

I bambini e le bambine con un riflesso tonico labirintico trattenuto solitamente non amano le attività sportive, preferiscono stare fermi e hanno una scarsa coordinazione motoria; a volte possono fare fatica a tenere le braccia tese verso l’alto perché si stancano subito; i movimenti potrebbero essere a scatti, disarmonici e poco fluidi e spesso assumono una postura ripiegata su se stessi o tendono a camminare sulle punte. In generale mostrano una scarsa organizzazione prassica, ovvero la capacità di organizzare e pianificare un’azione finalizzata a uno scopo.

 

Il riflesso di grasping o riflesso di presa palmare

È un riflesso che senz’altro avete presente: se appoggiamo un dito sul palmo della mano del bambino/a sotto la base delle dita, ecco che le dita stesse del bambino/a si stringono intorno al nostro.

Il riflesso di presa palmare ha il suo esordio nell’utero tra le 11 e le 16 settimane di gestazione e dovrebbe essere integrato intorno al massimo ai sei mesi di vita, l’età in cui il bambino o la bambina inizia ad afferrare intenzionalmente gli oggetti e a diventare capace di lasciarli andare in modo volontario.

Quando il riflesso di grasping non è integrato, possiamo osservare, per esempio: una scarsa coordinazione fino-motoria; una scarsa coordinazione oculo-manuale; nei bambini più grandi sfide con la scrittura a mano; difficoltà nelle autonomie legate alla cura di sé, come alimentarsi e vestirsi da soli; possibili problematiche nello sviluppo del linguaggio e ipersensibilità a livello tattile; eccessiva salivazione; graffiare, tirare capelli, spingere, etc.

 

Il riflesso spinale Galant

È un riflesso poco conosciuto, assiste il bambino e la bambina durante il parto insieme ad altri riflessi e produce un movimento della colonna vertebrale e dell’anca in allontanamento da stimoli fastidiosi per il bambino o la bambina.

Durante il processo del parto, il riflesso spinale Galant serve a muovere il bambino/a attraverso il canale del parto.

È un riflesso che esordisce intorno alla ventesima settimana di gestazione e dovrebbe essere integrato intorno ai sei mesi di età.

Se passiamo un dito sulla colonna vertebrale del bambino, dal basso verso l’alto, sia lato paravertebrale destro che paravertebrale sinistro, possiamo osservare dei movimenti riflessi della colonna vertebrale e dell’anca in allontanamento dallo stimolo stesso.

Se il riflesso non si integra nei tempi previsti, entro i sei mesi, possono emergere fatiche nelle tappe di sviluppo grosso-motorio, come il rotolamento e il gattonare; difficoltà legate alla concentrazione, all’attenzione e allo stare fermi; l’enuresi notturna dopo i 5-6 anni; l’ipersensibilità tattile soprattutto con gli indumenti; se il riflesso restasse attivo in modo asimmetrico potremmo riscontrare problematiche alla colonna vertebrale come per esempio la scoliosi.

 

Come possiamo aiutare bambini e bambine a integrare i riflessi primitivi?

La risposta è semplice: con il movimento. Al di là degli aspetti di recupero e integrazione successiva (per ragazzi/e e in età adulta), nel periodo 0-3/6 anni – sia come professionisti che come genitori -, possiamo fare moltissimo per permettere ai bambini e alle bambine di integrare in modo favorevole i riflessi primitivi.

Il modo migliore è l’attività motoria, soprattutto quella grosso-motoria: fin dai primissimi momenti di vita permettiamo a bambini e bambine di essere sdraiati a terra a pancia in su e alterniamo con momenti di tummy time, quindi di lavoro sulla posizione prona per sviluppare tutti i muscoli della testa, del collo, della schiena.

Man mano che il bambino/a cresce e acquisisce sempre più abilità e capacità a livello motorio, permettiamo il libero movimento ed evitiamo di tenerlo/a chiuso in spazi piccoli.

Evitiamo i box, le sdraiette, gli ovetti, le culle, i passeggini il più possibile.

Diverso è, per esempio, il tema del baby wearing: portare il bambino/a nella fascia è un’attività che può concorrere all’integrazione dei riflessi primitivi. Essere tenuto in fascia con l’adulto di riferimento promuove la stimolazione propriocettiva, tattile, vestibolare, visiva e uditiva che può concorrere all’integrazione dei diversi riflessi primitivi.

Quando i bambini/e crescono, diamo loro la possibilità di arrampicarsi, saltare, correre, strisciare, rotolare, gattonare, giocare con la palla, etc.

Gattonare è uno di quegli aspetti da attenzionare perché un bambino, una bambina che salta del tutto la tappa del gattonamento o che gattona in posizione non armonica – in modo asimmetrico o strisciando sul sedere -, potrebbe avere dei riflessi primitivi trattenuti. Favoriamo il gattonamento anche con giochi come attraversare tunnel, superare ostacoli, imitare gli animali.

Favoriamo la vita in outdoor, quindi tutto quello che possiamo fare in giardino, all’aperto, in un parco, al mare, in montagna. Le attività motorie in natura sono fondamentali per l’integrazione dei riflessi primitivi.

Anche le attività fino-motorie come, per esempio, la manipolazione delle paste modellabili o i giochi sensoriali possono concorrere all’integrazione dei riflessi, soprattutto quelli connessi alla coordinazione oculo-manuale.

I bambini e le bambine integrano con maggiore facilità i riflessi primitivi quando hanno la possibilità di muoversi in modo libero, sia a livello grosso-motorio che a livello fino-motorio, quando vengono a contatto con diverse opportunità esperienziali in natura ma anche indoor, quando sperimentano sia la posizione supina che prona e viene loro consentito di esplorare il movimento in lungo e in largo.

L’attività motoria, la motricità in età evolutiva, è il portale attraverso cui si costruisce lo sviluppo neuromotorio e il neurosviluppo: in un momento come quello attuale in cui i bambini e le bambine fanno poco movimento (spesso trascorrono troppo tempo davanti agli schermi), il rischio che i riflessi primitivi non si integrino in modo armonico potrebbe essere più alto.

Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il corretto sviluppo armonico di bambini e bambine in età prescolare, indicano che i bambini/e dovrebbero trascorrere ogni giorno almeno tre ore in attività motorie, di cui almeno un’ora di attività motoria intensa.

Correre, saltare, arrampicarsi, rotolare, strisciare, gattonare dovrebbero essere movimenti permessi e promossi per bambini e bambine in modo da favorire l’integrazione dei riflessi primitivi in modo naturale.

Approfondimenti: manuali e studi scientifici

Per chi volesse approfondire, suggeriamo i seguenti volumi in lingua italiana:

  • Riflessi arcaici di Silvia Micheli e Sergio Rocco,
  • Riflessi, apprendimento e comportamento. Una finestra aperta nella mente dei bambini di Sally Goddard.

Questi invece gli studi:

 

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