Separare i gemelli a scuola e al nido o lasciarli insieme?

Educazione e sviluppo infantile
Gemelli a scuola: separati o uniti? – Percorsi Formativi 06

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di Pf06

 

 

Sono due. Nella pancia della mamma si formano due vite. Due persone. Due individui. E, subito, una sensazione di ansia e timore pervade i genitori: riusciremo a crescere due gemelli?

Spolier: certo, riuscirai alla grande, con qualche accortezza in più rispetto ai figli unici.

Di gemelli in famiglia e all’interno delle strutture educative abbiamo parlato insieme alla collega Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta con un orientamento cognitivo costruttivista, specializzata sulle tematiche riguardanti la relazione con le famiglie.

E, dopo diversi confronti, abbiamo pensato di dedicare spazio al tema dei gemelli al nido e dei gemelli a scuola per sciogliere i nodi e i dubbi delle mamme che raccontano le loro esperienze e il percorso di crescita dei gemelli.

Durante le consulenze Marta si è trovata di fronte a genitori di gemelli che raccontano alcune difficoltà, fatiche che raddoppiano rispetto ai neogenitori di figli e figlie unici e uniche.

È davvero così complesso? Sì, non lo nascondiamo. Ma attraverso l’ascolto attivo, l’affetto e il supporto di educatrici, educatori e insegnanti, anche i gemelli possono essere ben accompagnati lungo il loro percorso di crescita.

Il concetto dal quale partiamo per spiegare le dinamiche che regolano la vita dei gemelli a scuola, al nido e in famiglia è quello di coppia.

Definiamo coppia due persone che hanno scelto di vivere insieme, che si sono scelte con consapevolezza. Ecco, i gemelli non si scelgono. Nascono insieme, è il loro destino. E i genitori, così come educatrici e insegnanti, hanno il compito di crescerli ed educarli come individui distinti, ognuno con la sua personalità, i suoi gusti, le sue esigenze, per rendere questo destino una vita meravigliosa.

Se ora non hai tempo per leggere l’articolo, puoi guardare o ascoltare il video su YouTube dedicato al tema dei gemelli qui:

I gemelli a scuola e al nido: intervista con Marta Rizzi

 

NB: per praticità useremo in questo articolo il termine gemelli nel quale annoveriamo tutte le casistiche (due maschi, due femmine, una femmina e un maschio o anche più di due individui).

 

La fatica dell’essere gemelli a scuola e nella quotidianità

Sai qual è una delle fatiche principali dei gemelli? Lo sguardo dei genitori è sempre suddiviso tra l’uno e l’altro: l’attenzione è divisa, le braccia sono divise, il seno è diviso e anche le coccole sono divise.

Certo, questa condivisione permette anche di creare complicità e avere un pari sempre a fianco con cui intraprendere un percorso di crescita dai primi anni di vita sino all’età adulta.

Però è una condivisione da gestire con cura, con accortezze diverse rispetto a una famiglia formata da genitori e figlio o figlia.

In che modo possiamo da un lato valorizzare l’essere gemelli e dall’altro tutelare l’individualità di ogni bambino, bambina?

Sarà capitato anche a te di vedere al parco due gemelli vestiti con gli stessi abiti, e magari ti sei chiesta, chiesto se questa omologazione sia utile (comoda lo è senza dubbio!).

Quando cresciamo dei gemelli è necessario tenere in considerazione una serie di aspetti, già in gravidanza, che permettano di sottolineare la personalità di ogni bambino e bambina quando crescono.

Se i gemelli desiderano vestirsi in modo identico non c’è nessun problema, però deve essere una loro scelta, non dobbiamo imporlo. Il rischio è che alla fine non riescano a vedersi riconosciuti negli occhi dell’altro e, soprattutto, o non riescano a comprendere l’importanza che diamo loro in quanto individui unici.

 

I gemelli hanno uno stile di vita diverso

I gemelli sono obbligati a condividere le attenzioni dei genitori e anche gli spazi. Come sottolinea Marta Rizzi nel video, “devono subire delle attese”. Il verbo subire è forte, ma ci permette di comprendere meglio quanto siano vincolati a condurre uno stile di vita diverso dai figli unici.

Di solito i gemelli mangiano insieme, giocano insieme, fanno il bagno insieme, dormono insieme.

Quando abbiamo l’opportunità di proporre delle scelte, cerchiamo di preservare, proteggere e sviluppare la loro individualità. E di limitare i momenti della giornata in cui sono condizionati a stare insieme.

 

Dividere o non dividere i gemelli a scuola e al nido? Questo è il problema

Partiamo dal presupposto che non possiamo decidere a priori se sia giusto o meno dividere i gemelli a scuola o al nido, nei primi mesi di vita.

Piuttosto, è bene valutare caso per caso la situazione famigliare. L’idea che i gemelli vadano per forza separati a nostro avviso andrebbe superata. Quindi, cosa è più opportuno fare?

Proviamo a riconoscere l’individualità e l’unicità del bambino, della bambina (e di qualsiasi persona), mettendoci in ascolto rispetto alle sue esigenze; anche se i bambini/e sono nati dalla stessa mamma e hanno continuato a crescere nello stesso contesto, hanno sviluppato un temperamento, un carattere, un modo di vedere, di interagire con la realtà che permettono di strutturare la loro identità in modo differente.

 

Proporre un primo incontro con i genitori

Questo approccio legato all’unicità della relazione e del bambino è alla base della costruzione dell’autostima e della sicurezza: durante la fase di valutazione sul separare o tenere insieme i gemelli a scuola e al nido suggeriamo, prima della definizione delle classi, di organizzare un incontro con i genitori per analizzare il singolo caso.

Ci sono gemelli che vanno d’accordissimo e che potrebbero stare insieme, ma ci sono anche gemelli che forse è meglio separare.

A volte c’è un fratello/sorella che ha una personalità spiccata, forte o magari è più intraprendente, solare, affascinante e può prendere maggiormente spazio (sia in positivo che in negativo) rispetto all’altro.

In queste situazioni, per esempio, vale la pena separarli in modo che possano sperimentare le loro autonomie e identità in contesti diversi.

Potremmo anche trovarci di fronte a gemelli che vanno in crisi se sono separati. La separazione viene vissuta da questi bambini e bambine come una grande fatica, perché sentono di aver perso il loro supporto. In questo caso potremmo pensare di tenerli insieme e proporre una eventuale divisione dopo qualche mese.

Educatrici, educatori e insegnanti sono chiamati a esplorare i diversi contesti famigliari e i comportamenti dei gemelli: chiediamo ai genitori con naturalezza quale sia la qualità della relazione a casa, come si sentono e in che modo interagiscono gemelli e genitori.

Proponiamo a mamme e papà una riflessione per ragionare su risorse e potenzialità, limiti e difficoltà.

 

Se necessario, pianifichiamo un secondo incontro

Dopo la prima fase di valutazione, possiamo organizzare un secondo incontro con i genitori provando a capire il livello di tolleranza alla separazione. Proponiamo di lasciare un bambino alla tata e uno al nonno, di farli giocare o mangiare in ambienti diversi.

C’è un rapporto speciale tra gemelli, non c’è dubbio. Sono cresciuti nel grembo materno e nati insieme, non hanno avuto un’altra opportunità, un’altra alternativa di vita in solitaria come i secondi figli, i terzi figli e non hanno mai potuto sperimentare quella singola relazione con il genitore. Sono loro due nel mondo e si fanno forza a vicenda.

Per questo sperimentare la separazione a casa a volte può aiutare a capire quali siano i limiti o le opportunità di tenere i gemelli divisi al nido e alla scuola dell’infanzia.

 

Classi differenti, ma momenti di unione

Quando uno dei due gemelli separati va in crisi, possiamo organizzare momenti di incontro con il fratello, la sorella, per conquistare un nuovo equilibrio, donare loro serenità e poi farli tornare in classe. Pensiamo alla separazione come un’opportunità per sviluppare autonomia e identità. Certo, come sempre l’osservazione è la via per arrivare a trovare risposte o tentare delle strade basandosi su dati certi che possono indirizzare l’azione educativa in un senso o in un altro.

Osservazione fatta prima di tutto dai genitori e poi da educatrici, educatori, insegnanti.

 

E come facciamo con i piccolissimi?

Se dobbiamo inserire al nido gemelli molto piccoli (8-9 mesi) non poniamoci nemmeno la domanda su quale sia la scelta più opportuna: lasciamoli uniti.

In molti nidi non vi sarebbe nemmeno la possibilità di dividerli perché spesso non ci sono due sezioni per i piccolissimi.

Valuteremo più avanti, in fase di crescita, se dividere i gemelli al nido e a scuola o lasciarli nella stessa sezione.

È importante uscire dallo schema mentale che ha caratterizzato per anni i contesti educativi e che prevede la divisione a prescindere dei gemelli, senza valutazioni approfondite e personalizzate.

Sappiamo che rispondere con un generico “dipende” alla domanda “Separati o uniti?” potrebbe sembrare poco chiarificatore, ma l’unica soluzione valida, a nostro avviso, è quella di valutare e ponderare caso per caso.

 

Cinque suggerimenti per crescere i gemelli a scuola, al nido e in famiglia

Il rischio al quale andiamo incontro quando abbiamo il compito di crescere due (o più) gemelli è quello dell’omologazione, spesso per una questione di comodità.

Sarebbe invece opportuno attivare degli atteggiamenti che facciano capire ai gemelli che nessuno è più importante dell’altro e che entrambi/e ricevono le necessarie attenzioni.

Nel percorso di crescita dei gemelli è importante alternare il rito del bagnetto, del pasto, del gioco in modo che nessuno dei due passi sempre prima dell’altro.

Sulla scia dei consigli di Marta Rizzi, condividiamo qui alcuni suggerimenti validi sia per crescere i gemelli a scuola, sia in famiglia

 

1. Dare da mangiare ai gemelli in modo alternato

Nei momenti in cui ci sono due bambini/e della stessa età con un grado di autonomia simile e dobbiamo imboccarli, abbiamo a disposizione due mani che riusciamo a usare in modo diverso. Di rado riusciremo a dar loro da mangiare contemporaneamente ed è inevitabile che uno dei due gemelli perda le nostre attenzioni mentre l’altro le apprezza.

Cosa possiamo fare in questi casi? Marta suggerisce di creare una routine fatta di ciclicità: per esempio, se a pranzo diamo da mangiare prima a Matteo, la sera inizieremo da Giovani o viceversa, a partire comunque dall’ascolto dei ritmi e bisogni individuali.

 

2. Vestire i gemelli con vestiti diversi

Un altro suggerimento di Marta è quello di vestire gemelli e gemelle in modo differente. L’abbigliamento uguale, anche se comodo al momento dell’acquisto, potrebbe generare una sensazione di omologazione e di mancanza di personalità. Quando i bambini o le bambine indossano gli stessi vestiti, faticano a riconoscere la loro individualità.

 

3. Usare il nome proprio dei gemelli

Uno degli errori più comuni che possiamo compiere con i gemelli a scuola è chiamarli, appunto, gemelli senza usare i nomi propri.

Quante volte sentiamo insegnanti dire: “Lucia, Giovanni e i gemelli torniamo in classe!”. Ecco, proviamo a evitare questa connotazione e a usare il nome dei due fratelli o sorelle per dare valore alla loro identità.

 

4. Proporre ai gemelli attività differenziate

Proviamo a proporre ai gemelli a scuola, ma anche a casa, attività differenti in base alle loro preferenze. Se crescono o studiano nello stesso ambiente, non devono per forza praticare anche le stesse attività sportive o di gioco. A noi adulti può costare fatica pianificare momenti di attività differenziate, ma è un modo per favorire la formazione dell’individualità.

 

5. Essere flessibili

La flessibilità è la chiave per crescere i gemelli (e tutti i bambini e bambine): quando ci irrigidiamo sulle nostre posizioni rischiamo di perdere dei pezzi da qualche parte. Se siamo flessibili riusciamo a riconoscere le situazioni, i bisogni e adattare i comportamenti.

La cristallizzazione (a livello personale, professionale, in ambito educativo e in qualsiasi contesto), le rigidità, le prese di posizione sono poco costruttive. Nella flessibilità, invece, riusciamo a essere più mobili e più attenti ai bisogni del momento, anche prendendo in considerazione l’evoluzione stessa dei bambini e delle bambine che nei contesti 06 fanno passi da gigante da un giorno all’altro.

 

I tre pilastri per la crescita dei gemelli a scuola e in famiglia

Ascolto attivo, pari affetto e amore e riconoscimento dell’autonomia sono importanti in qualsiasi contesto educativo, però teniamoli a mente ancora di più nel momento in cui ci confrontiamo e relazioniamo con i gemelli, sia da genitori che da operatori. Perché è necessario avere un orecchio ancora più sensibile.

Uno dei principi connessi all’ascolto attivo è la presenza. Impariamo a non guardare, coccolare, accudire e incoraggiare solo un gemello. La relazione dovrebbe essere il più possibile distribuita in base ai bisogni di ciascuno.

Quando uno dei due avanza una richiesta e l’altro magari non si espone, non significa che il secondo non abbia niente da dire. Osserviamo, ascoltiamo, chiediamo.

Ricordiamo sempre che ognuno di noi ha delle caratteristiche specifiche. Caratteristiche che possono risultare delle risorse o dei limiti in base alle situazioni. Per esempio, l’intraprendenza di un adulto può essere utile in un contesto e malvista in altri contesti. Ecco, riconosciamo anche questo aspetto ai bambini e alle bambine.

Suggeriamo ai genitori, alle educatrici e agli insegnanti di tenere insieme gli elementi di somiglianza e differenza dei gemelli senza tendere agli estremi, dove da un lato c’è l’omologazione e dall’altro la competizione. Il segreto è trovare il giusto equilibrio.

Valutiamo, caso per caso, se separare i gemelli a scuola e al nido o lasciarli insieme, senza proiettare il nostro vissuto personale nel professionale. I gemelli non sono una coppia, ma sono due persone, per cui come tali vanno considerate.

Bibliografia sui gemelli

Per approfondire l’argomento suggeriamo di leggere i libri di Alessandra Piontelli:

From Fetus to Child: An Observational and Psychoanalytic Study, un libro acquistabile con il Bonus Cultura e la Carta del Docente;

 

Gemelli nel mondo. Leggende e realtà, anche questo acquistabile con il Bonus Cultura e la Carta del Docente.

 

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