Non è tutto oro quello che luccica…a volte è molto di più

Educazione e sviluppo infantile

di Alice Rampa, educatrice

 

Il museo degli errori

Signori e signore,

venite a visitare

il museo degli errori,

delle perle più rare.

Osservate da questa parte

lo strano animale gato:

ha tre zampe, un solo baffo

e dai topi viene cacciato.

Nel secondo reparto

c’è l’ago Maggiore:

provate a fare un tuffo,

sentirete che bruciore.

Ora tenete il fiato:

l’eterna “roma” vedremo

tornata piccola, piccola

come ai tempi di Romolo e Remo.

Per colpa di una minuscola

la storia gira all’indietro:

questa “roma” ci sta tutta

sotto la cupola di San Pietro

 

G. Rodari

Cosa c’è dietro quello scotch, quell’oro scelto e applicato con estrema cura su un tamburello?

Una storia, c’è una storia. O forse più di una.

La storia di un libro letto, di un’idea e della voglia di realizzarla. C’è l’impegno e la concentrazione che tutto questo richiede: “sono come Olivia, ho una banda!” (Oh, se non lo conoscete dovete rimediare subito, Olivia è un personaggio fantastico e la sua banda è tutta da scoprire!).

 

C’è un errore, un colpo più forte degli altri, troppo forte,che rompe la membrana del tamburello.

“Errore! Errore!”

Questo è il messaggio che arriva, forte e chiaro.

Arriva forte a te, che scoppi a piangere, prima che arrivi la rabbia. Arriva forte a me, che ti abbraccio forte.

Poi ti allontani, “mamma, lo sistemo io”… e torni con il tuo tamburello nuovamente funzionante.

In quello scotch, non c’è solo la storia di un errore. Se la pensassimo così perderemmo il bello, la magia di quello che è accaduto.

In quello scotch c’è anche una storia di rinascita. 

C’è una storia di creatività, ingegno e pensieri che corrono per trovare una soluzione.

C’è la storia di un bambino che vede una parte di sé rompersi e che prova ad andare oltre quella sensazione di perdita di unità, alla ricerca di un nuovo senso.

C’è la scelta di non buttare tutto, forse la scelta più facile, ma quella di provare ad accettare il cambiamento, dedicargli tempo e cura, so stare nel momento e trovare un nuovo percorso.

 

“Esiste in Giappone un’arte che fa dell’errore un’opportunità, della fine un inizio. Dell’irreparabile, bellezza. È 「金継ぎ」 /kintsugi/, l’oro 「金」 /kin/ che si fa colare nelle 「継ぎ目」 /tsugime/ saldature di un oggetto di ceramica che ha subito un qualche incidente. ”

Laura Imai Messina

 

In quello scotch non c’è solo il ricordo di quello che era e che non è più. Quello scotch non vive nel passato ma è qualcosa di più, un presente che traghetta verso un futuro nuovo.

L’oggetto che c’era prima, ovviamente, non è più lo stesso. Anche se riparato non sarà più uguale: ci vorrà una delicatezza diversa nell’utilizzarlo, per esempio. 

Forse un adulto avrebbe agito diversamente, forse avrebbe pensato a come ripristinare esattamente le caratteristiche dell’oggetto… Forse però il pensiero che ha portato a quell’azione portava con sé altri interessi, altre ricerche.

“Un fisico cammina lungo la spiaggia e vede un ragazzo che getta delle pietre piatte sul mare, cercando di farle balzellare. Ogni pietra non fa più d’uno o due salti. L’adulto, il fisico, si ricorda che anch’egli, nella sua gioventù, era molto bravo in quel gioco. Così mostra al ragazzo come si fa. Getta le pietre, una dopo l’altra, indicando come vadano tenute, con che inclinazione vadano lanciate, a quale altezza sul pelo dell’acqua. Tutte le pietre che l’adulto getta fanno molti salti, sette, otto, persino dieci. “Sì” – dice allora il ragazzo – fanno molti salti. Ma non è questo che cercavo. Fanno cerchi tondi nell’acqua, mentre io voglio fare dei cerchi quadrati”. Conosciamo l’episodio perché il fisico Piet Hein stava recandosi in visita dal vecchio Einstein, e perché Einstein reagì anch’egli in modo imprevisto quando il suo giovane collega gli raccontò l’incontro: “Faccia a quel ragazzo i miei complimenti, e gli dica che non se la prenda se i sassi non fanno cerchi quadrati nell’acqua. L’importante è pensare il pensiero”. 

 

“L’importante è pensare il pensiero”, una capacità umana, di una potenza dirompente.  Gamelli afferma “si fa nel mentre si impara qualcosa. Implica una dimensione incarnata, incorporata dell’apprendimento.”

Questo offre la possibilità di vedere l’errore sotto una nuova lente: non un fatto ma un processo. Non un processo con una connotazione negativa ma, al contrario, generativa. Una possibilità di generare nuove competenze, nuovi percorsi, nuove domande e ricerca di risposte.

A tal riguardo mi viene in mente l’opera di un’autrice e illustratrice di albi illustrati, Suzy Lee e il suo Linee, che porta alla luce un ulteriore aspetto di riflessione, il potere del gruppo nel dare nuova vita all’errore. 

Una bambina pattina, facendo acrobazie tra le pagine del libro.

La bambina cade.

Tutto si ferma, l’armonia è rotta… ma poi… Poi arrivano altri bambini a pattinare, le linee si intrecciano, creando nuove possibilità, nuove storie, nuove armonie, là dove sembrava essere tutto finito. 

“Buttare oro sulle ferite, snocciolare brillanti negli squarci, bellezza in fondo in fondo ai tagli procurati dalla vita. Goccia a goccia fino a rendere al tatto il passaggio lieve. Nello stacco è il senso del ricordo, nello spaccarsi in fronte a noi. E rendere così meno doloroso anche l’inevitabile atto del cadere, del farsi male e dell’incrinarsi. Questa cosa insegna come l’irreparabile non ci sia e che esista compensazione anche per ciò che crediamo incompensabile”

Laura Imai Messina

 

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