Alternative alla token economy per bambini nei contesti educativi

Educazione e sviluppo infantile
Token economy bambini ed educazione

 

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

 

 

Il quesito intorno al quale ruota la nostra riflessione è attuale: è corretto utilizzare la token economy come meccanismo di ricompensa per bambini e bambine?

Quando usiamo l’espressione token economy per bambini ci riferiamo a uno strumento di rinforzo “a gettoni” secondo il quale i bambini e le bambine vincono una stellina, un adesivo, un emoticon ogni volta in cui si comportano bene. Bene secondo i canoni dell’adulto, genitore o insegnante.

La token economy viene spesso utilizzata nei contesti educativi per favorire i comportamenti corretti di bambini e bambine ed evitare quelli problematici. Ma come si sentono quando vedono sul tabellone dell’asilo nido o della scuola dell’infanzia un punteggio basso? Cosa provano se non riescono a conquistare le stelline?

E, soprattutto, la token economy è davvero efficace come strumento educativo?

Facciamo una riflessione insieme.

In questo articolo trattiamo il tema della token economy in ambito educativo quando utilizzata per gestire i cosiddetti comportamenti problema a casa o a scuola di bambini e bambine che NON hanno un disturbo del comportamento. Non tocchiamo gli aspetti clinici della materia. La token economy è utilizzata infatti anche in ambito terapeutico per il trattamento di alcuni disturbi del comportamento.

QUI PUOI ANCHE ASCOLTARE IL PODCAST DEDICATO

Cos’è la token economy e come funziona

La token economy è una pratica diffusa sia in famiglia che nei contesti educativi e nelle scuole di ogni ordine e grado per gestire i cosiddetti comportamenti problema di bambini e bambine.

La token economy si è diffusa per tre motivi principali:

  • è una pratica usata in molteplici situazioni e che è stata promossa anche all’interno di trasmissioni televisive, aspetto che può motivare genitori e professionisti a utilizzarla in famiglia e a scuola,
  • nel breve termine può fare la differenza nella gestione dei comportamenti problema a casa o in classe,
  • è veloce da utilizzare e di facile applicazione anche nei momenti più critici.

Si ritiene che crei condizioni di apprendimento favorevoli con un approccio divertente che non provoca conseguenze indesiderate.

La token economy si basa sull’assegnazione di un punteggio per ogni comportamento corretto di bambini e bambine: nei contesti educativi (ma anche a casa) si realizzano delle tabelle su lavagne o tabelloni visibili a tutti, sulle quali genitori e insegnanti appongono adesivi, stelline, simboli che indicano il punteggio raggiunto da ogni bambino o bambina.

È davvero utile dare una ricompensa? Abbiamo altri metodi sostituitivi più efficaci e in linea con le esigenze di bambini e bambine?

Perché dovremmo riflettere sul tema delle stelline e metterne in discussione l’utilizzo?

Ora presentiamo la teoria e gli studi scientifici che mettono in dubbio la validità della token economy in ambito educativo e, a seguire, vediamo quali sono gli strumenti che abbiamo a disposizione per gestire delle alternative al meccanismo della ricompensa.

Token economy e risultati a breve termine

La bibliografia dedicata alla token economy è molto ampia perché questa pratica viene utilizzata in ambito terapeutico come dicevamo all’inizio.

In Italia non è ancora un argomento molto problematizzato, mentre nei paesi anglosassoni troviamo studi e materiali che mettono in discussione l’applicazione della token economy in ambito educativo perché i risultati delle ricerche sono spesso contrastanti tra loro.

Alcuni studi evidenziano infatti che, nel breve termine, il comportamento dei bambini e delle bambine migliora quando vengono forniti incentivi e premi. Tuttavia, la maggior parte di queste ricerche non è longitudinale e non misura gli effetti della pratica nel tempo.

Altri studi mostrano che il buon comportamento non si generalizza alle situazioni in cui non viene fornita la ricompensa: i premi devono essere cambiati e aumentati in continuazione per mantenere l’effetto e bambini e bambine si aspettano la ricompensa anche per comportamenti standard.

Alcune ricerche mostrano che eventuali effetti benefici delle ricompense scompaiono non appena le ricompense stesse smettono di arrivare e, spesso, indeboliscono la prestazione fin dall’inizio. Le ricompense tendono a creare bambini/e esecutori ed esecutrici, meno inclini a esplorare idee, pensare in modo creativo e critico e assumere rischi, per esempio in termini di intraprendenza. Anche la creatività di bambini e bambine sembra subire un effetto sfavorevole quando sottoposta a ricompensa, secondo alcuni studi.

I programmi che utilizzano le ricompense per cambiare il comportamento sembrano inefficaci nel lungo periodo perché promettere regali o ricompense ai bambini/e per premiare un buon comportamento produce un’obbedienza temporanea.

Più utilizziamo incentivi artificiali per motivare le persone, più esse perdono interesse e motivazione intrinseca per ciò che le stiamo invitando a fare. 

Questa tendenza viene a galla anche in uno studio del 2014 condotto da Felix Warneken e Michael Tomasello (Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology) dal titolo “Ricompense estrinseche minacciano le tendenze altruistiche nei bambini di 20 mesi“, che hanno esplorato l’influenza delle ricompense sui bambini molto piccoli.

Leggiamo nella loro ricerca:

Lo studio dimostra, innanzitutto, che i bambini/e molto piccoli hanno già una forte tendenza ad aiutare. La maggior parte dei bambini di 20 mesi ha aiutato e lo ha fatto per più volte in assenza di ricompense materiali o sociali, anche quando avevano come alternativa la possibilità di fare un gioco attraente. Ciò fornisce ulteriori prove a favore dell’affermazione che i bambini sono altamente motivati fin dalla fin dalla più tenera età ad aiutare gli altri. Tuttavia, le ricompense materiali servivano a diminuire questa motivazione.”

I bambini e le bambine di 20 mesi che hanno ricevuto una ricompensa concreta dopo aver svolto un compito, erano in seguito meno propensi ad aiutare gli altri rispetto ai bambini che non avevano ricevuto premi.

L’effetto riscontrato suggerisce che i primi comportamenti di aiuto nei bambini piccoli sono intrinsecamente motivati e che l’uso di ricompense esterne può minare questa tendenza.

Quando premiamo un comportamento gentile che si verifica con spontaneità, lo trasformiamo in un comportamento egoistico, poiché la motivazione diventa ottenere il premio, piuttosto che aiutare gli altri.

Le tabelle delle ricompense con le stelline possono, inoltre, essere fonte di imbarazzo per molti bambini e bambine che perdono punti o non riescono a ottenerli.

Anche i bambini/e che si comportano bene possono sentirsi stressati e preoccupati se si rendono conto che i compagni e le compagne di classe perdono punti, sia per empatia verso gli amici sia per la paura di essere al loro posto le volte successive.

Può sembrare che le ricompense funzionino nel breve termine e guidino il comportamento verso un percorso desiderato, ma non portano a un cambiamento profondo nel bambino/ bambina.

La token economy e l’attaccamento condizionato

Con la token economy bambini e bambine possono diventare compiacenti.

Molti studi e ricerche oramai consolidati dimostrano quanto l’attaccamento rappresenti un bisogno prioritario per gli esseri umani, e tendiamo a cercare con naturalezza ciò che può incrementare o mantenere la relazione di attaccamento.

Un sistema di ricompensa rende chiaro a bambini e bambine quali comportamenti rendono felice l’adulto di riferimento: l’attaccamento diventa condizionato.

Se desidero che la maestra o i miei genitori siano felici di me, devo comportarmi bene quando sono in loro presenza“, pensano bambini e bambine.

Le ricompense sono associate all’attaccamento e l’incapacità di guadagnarle può far sentire un bambino/a minacciato dalla paura di perdere l’affetto del caregiver.

In un articolo pubblicato nel 2012 da Richard Curwin dal titolo “Six Reasons Rewards Don’t Work” l’autore afferma che le ricompense sono come minacce nascoste: non dare la ricompensa è di per sé una punizione. Il problema è che premi e punizioni sono due facce della stessa medaglia: più elogiamo i bambini e mettiamo in risalto la loro bravura, maggiore è la loro frustrazione quando non riescono a soddisfare le nostre aspettative.

L’uso educativo della token economy non considera che il comportamento è un’espressione delle nostre emozioni e, come evidenziato dalle neuroscienze, è una manifestazione esplicita dello stato del nostro sistema nervoso.

Quando cerchiamo di controllare il comportamento non riusciamo a far accadere il cambiamento: questo aspetto può avere effetti sfavorevoli sullo sviluppo emotivo e sull’autostima di bambini e bambine, che potrebbero comportarsi bene a scuola e poi esplodere a casa, creando situazioni stressanti in famiglia.

Ricevere una ricompensa può essere gratificante sul momento, ma non riceverne una può evocare emozioni come frustrazione, ansia e preoccupazione con conseguenti comportamenti di acting out, aggressività o shutdown.

Parliamo di comportamento come espressione delle emozioni nel corso dedicato alla Teoria Polivagale. Se vuoi un assaggio, puoi vedere il Webinar gratuito (un contenuto di tre ore!) su questo tema: Quando bambini e bambine disregolano

I sistemi di ricompensa della token economy

I sistemi di ricompensa non sono neutri, ma potrebbero creare fatica in bambini e bambine:

  • influenzando in modo sfavorevole il rapporto con genitori e insegnanti,
  • incidendo negativamente sulla struttura del locus of control*,
  • scoraggiando e riducendo la motivazione intrinseca,
  • condizionando l’attaccamento,
  • incidendo sull’autostima e sullo sviluppo emotivo,
  • aumentando l’ansia.

*Approfondimento

Il locus of control si riferisce alla valutazione soggettiva dei fattori cui si attribuisce la causa di eventi, fatti ed esiti.

Le persone caratterizzate da locus of control interno considerano gli esiti e gli eventi come conseguenze delle proprie azioni; gli individui con locus of control esterno ritengono che eventi, esiti e risultati siano influenzati da forze esterne, meno o per nulla controllabili.

(Fonte: State of Mind)

La token economy sembra favorire un locus of control esterno e diminuire nei soggetti il senso di responsabilità e di potere personale.

Le emozioni spiacevoli che il bambino o la bambina vive quando viene premiato/a con sticker, stelline e punteggi, possono elicitare, inoltre, dei meccanismi difensivi di coping. Thomas Gordon nel suo volume “Né con le buone né con le cattive” propone un’ampia disamina della questione e identifica vari meccanismi che bambini e bambine possono utilizzare in risposta alla pressione delle ricompense come se fossero punizioni, tra cui resistenza, ribellione, ritorsione, aggressività, menzogna, ritiro, competizione, rinuncia, silenzio e depressione.

Gli effetti negativi delle ricompense della token economy

Se le ricompense sembrano un metodo efficace per guidare il comportamento dei bambini e delle bambine nel breve termine, possono avere effetti negativi a lungo termine sullo sviluppo emotivo, sull’autostima e sulle relazioni.

È importante considerare con attenzione il messaggio che stiamo inviando ai bambini quando usiamo le ricompense per influenzare il loro comportamento.

Quando cerchiamo di promuovere un comportamento positivo nei nostri bambini, potremmo riconsiderare l’uso della token economy e cercare metodi più efficaci e sostenibili a lungo termine basati su empatia, presenza e gentilezza.

In ultimo, ricordiamo che quanto qui esposto problematizza l’uso educativo della token economy per lavorare sui “comportamenti problema” di bambini che NON hanno un disturbo del comportamento.

Alcuni autori suggeriscono che le stelline, adesivi e simili possono essere invece utili per esempio per motivare bambini e bambine ad interiorizzare abitudini che altrimenti potrebbero acquisire con più difficoltà, come per esempio occuparsi di dare una mano in casa buttando via la spazzatura e cose simili. Il tema, come dicevamo, è dibattuto.

Edward Deci, in uno studio che mette in discussione l’uso dei premi, per esempio ritiene le ricompense accettabili in determinati contesti e situazioni, per esempio come riconoscimento per l’impegno profuso a scuola o in altri compiti, come quando  acquistiamo un oggetto desiderato a nostro figlio o figlia per la pagella. Anche in questo caso, comunque, come afferma Melinda Wenner Moyer,  è importante non usare le ricompense in modo troppo frequente per convincere i bambini a fare cose che potrebbero trovare intrinsecamente soddisfacenti.

Vedremo anche, nel tempo, se futuri studi e ricerche ci forniranno dati meno contrastanti per guidare le nostre pratiche educative.

Qui puoi trovare altri riferimenti bibliografici

Cinque passi per motivare i bambini senza usare la token economy

Il comportamento dei bambini si modifica in base a diversi fattori.

  • Le emozioni: l’atteggiamento cambia quando le emozioni sono viste, legittimate e regolate.
  • L’attaccamento: l’atteggiamento cambia quando i bambini/e sono attaccati saldamente agli adulti.
  • La maturazione: l’atteggiamento cambia man mano che il cervello matura.
  • La vulnerabilità: l’atteggiamento cambia quando la vulnerabilità è protetta.

Al posto di usare stelline e adesivi, possiamo attingere alla nostra presenza empatica, alla capacità di osservare e comprendere il bambino, la bambina e alla possibilità di accompagnarlo/a verso un comportamento socialmente più appropriato.

Compiamo queste azioni ricordando che la maggior parte, se non la quasi totalità, dei comportamenti scorretti, soprattutto in età prescolare, non è volontaria, ma conseguenza di mille e più motivazioni legate a bisogni insoddisfatti, insicurezze, fatiche, mancanza di informazioni e competenze, stanchezza, sovraccarico e simili.

Ecco cinque passi per motivare i bambini senza usare la token economy.

1. Massimizzare l’attaccamento

Il primo passo è coinvolgere l’istinto di attaccamento di bambini e bambine. Per esempio, nelle situazioni in cui evidenziano un comportamento indesiderato – secondo i canoni degli adulti -, potremmo parlare a bassa voce in modo neutro o, meglio, gentile e sfiorare con leggerezza e morbidezza il bambino/a.

Questa è una modalità di intervento non minacciosa per indirizzare in modo socialmente appropriato i comportamenti.

In sostanza ci connettiamo sul piano relazionale prima di correggere il comportamento, e indichiamo al bambino o bambina, quale dovrebbe essere l’atteggiamento socialmente accettato che desideriamo in quella situazione.

Ricordiamo che il comportamento scorretto è per lo più involontario.

Per approfondire questo argomento puoi guardare il Webinar gratuito:

Quando bambini e bambine disregolano.

 

2. Compensare gli effetti dell’immaturità

Il secondo passo è rispecchiare le emozioni e verbalizzare ciò che accade, offrendo alternative di comportamento adeguato.

Possiamo osservare cosa succede nei vari contesti, a casa o a scuola, per comprendere le fatiche di bambini e bambine:

Proviamo anche evitare il time out e favorire il time in, come spieghiamo in un articolo dedicato a questo tema: Time out o time in al nido/scuola dell’infanzia?

3. Consentire la decompressione

Il terzo passo consiste nel creare opportunità per decomprimere, rilassarsi, recuperare energia. A scuola, per esempio, possiamo offrire tane e rifugi per il bambino e la bambina: luoghi raccolti in cui rallentare il ritmo. E poi ancora, concedere pause, proteggere gli spazi personali, lavorare in piccoli gruppi, offrire l’opportunità di ricaricare il proprio serbatoio energetico, o body budget, di cui bambini e bambine hanno bisogno per vivere la quotidianità. Si tratta di comprendere che buona parte dei comportamenti scorretti emerge a causa dello stress che il bambino o la bambina sta vivendo dovuto a bisogni insoddisfatti, sovraccarico, stanchezza, mancanza di informazioni, di competenze, etc.

4. Confrontarsi con gli altri adulti

Il quarto passo, in particolare a scuola, prevede il lavorare in équipe per confrontarsi su possibili azioni di aiuto e creare piani preventivi per supportare adulti e bambini/e nei momenti di fatica (come dicevamo al primo passo, anticipare e prevenire).

Il confronto aiuta a comprendere in che modo possiamo supportare il percorso di crescita di bambini e bambine.

Questa soluzione è valida anche nell’ambiente casa e la collaborazione scuola-famiglia è importantissima per lavorare seguendo obiettivi comuni.

5. Incoraggiare il gioco

L’ultimo passo consiste nel favorire il gioco libero e autodiretto per offrire a bambini e bambine la possibilità di seguire i propri interessi, avendo cura di supportare durante le attività quei soggetti che possono fare più fatica in questi momenti.

Non sono le stelline a correggere i comportamenti dei bambini

Possiamo esserci con com-prensione ed empatia, con gentilezza e benevolenza, sapendo che bambini e bambine fanno, come noi, il meglio che possono con quello che hanno e che sanno: sono terranauti alla scoperta del mondo, stanno imparando tutto e hanno bisogno di tempo, di maturazione delle strutture cerebrali, di acquisire competenza e conoscenza.

Possiamo uscire dall’idea, ereditata dalla pedagogia nera, del bambino come selvaggio da “raddrizzare fin da piccolo”  e assumere la bontà della natura umana: come adulti abbiamo il compito di affiancare bambini e bambine verso l’acquisizione di abilità e competenze nella regolazione delle loro emozioni e comportamenti.

Non sono le stelline a correggere nel profondo i comportamenti, ma, da un lato la maturazione emotiva, l’acquisizione di competenze e capacità da parte di bambini e bambine e, dall’altro,  la nostra presenza calda, amorevole, gentile, non sempre ma la maggior parte delle volte (come ci insegna la regola dei terzi), tenendo a mente che i comportamenti “scorretti” lo sono in base al nostro sguardo.

Dal punto di vista di bambini e bambine sono azioni perlopiù involontarie che emergono per mille motivi connessi a bisogni non soddisfatti, fatiche, difficoltà, stress che mettono alla prova la loro tenuta. Abbiamo bisogno di cambiare punto di vista e di comprendere quanto la neurofisiologia e il funzionamento del sistema nervoso influenza il comportamento e le emozioni.

 

 

 

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