La consapevolezza è qualcosa di più del “superficiale” essere informati e del “semplice sapere “. È un processo in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, intima ed è un processo legato alla propria capacità di “sentirsi” attraverso un ascolto di sé e del proprio corpo, alla capacità di riflettere sulle proprie pratiche. Fino a che punto siamo consapevoli di essere corpi in relazione?
Sguardi, gesti, parole, posture e azioni dell’adulto compongono un linguaggio rivolto al bambino a volte poco tematizzato e poco consapevole, ma il bambino comincia a “decifrare” il mondo proprio attraverso questo “vocabolario”.
Insieme esamineremo, tra le scene di vita quotidiana nei servizi, gli sguardi, le parole, le posture del corpo e della mente, i gesti che incoraggiano e rassicurano e quelle che, inconsapevolmente, sminuiscono e che si ritrovano spesso nella vita professionale, ma che difficilmente sono ammessi proprio perché non rappresentati, nominati e analizzati.
“Attimi passeggeri in cui il professionista non è più in relazione col bambino, brevi istanti in cui si lascia ‘trasportare’ da un giudizio, un pregiudizio, un gesto maldestro,” così li definisce la Schuhl, istanti che, giorno dopo giorno, a forza di ripetersi, si insinuano nel patrimonio affettivo del bambino generando possibili insicurezze, scarsa autostima, sensazioni spiacevoli riguardo al proprio Sé, perché il bambino si costruisce anche a partire da ciò che l’adulto gli offre.
OBIETTIVI
-
- Incrementare i livelli di consapevolezza pedagogica del singolo e del gruppo di lavoro
- aumentare le capacità di osservazione e di ascolto del sé e del proprio corpo
- promuovere il pensiero riflessivo
- migliorare la capacità di lavorare in gruppo.