di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice PF06
Quella del gattonamento è una fase dello sviluppo motorio del bambino che diamo per scontata, anche se alcuni piccoli saltano questa tappa e passano direttamente alla deambulazione.
Il fatto che un bambino salti la fase del gattonamento o che gattoni in modo asimmetrico, per esempio sollevando uno dei due arti posteriori, o ancora che si sposti spingendosi sulle natiche invece che gattonare in posizione quadrupedica, però, secondo alcuni studi andrebbe considerato come un potenziale campanello d’allarme rispetto al regolare procedere del neurosviluppo, e non solo motorio. Ciò non significa che se il bambino salta questa tappa allora sicuramente avrà delle problematiche: si tratta più che altro di un fattore di rischio, che comunque da solo non è sufficiente a delineare una certa fatica nella crescita.
Il gattonamento ha innumerevoli e utili funzioni per lo sviluppo del bambino.
Vediamole brevemente.
A livello fisico, il gattonamento favorisce lo sviluppo grosso motorio e la motricità fine, l’equilibro, la coordinazione oculo-manuale, rinforza il tono corporeo e la muscolatura, in particolare quella dorsale, facilitando la successiva deambulazione e il corretto assetto posturale, risultando utile anche quando il bambino imparerà a suo tempo a leggere e scrivere.
Gattonare rinforza la vista, in quanto viene sostenuta la visione binoculare, incoraggiando gli occhi a lavorare insieme. Inoltre, viene anche favorita la visione bifocale, per cui il bambino impara via via sempre meglio a mettere a fuoco oggetti vicini e lontani.
Egli, poi, attraverso il gattonamento mappa il territorio, letteralmente, e ciò gli consente di avere una più chiara percezione dello spazio intorno a sé, del movimento e della posizione del proprio corpo in esso, rinforzando la propriocezione.
Muoversi per raggiungere gli oggetti nello spazio, tra l’altro, porta il bambino ad impegnarsi nel superamento degli ostacoli, capacità che rinforzerà non solo le sue abilità motorie ma anche, metaforicamente, le sue abilità nel problem solving.
Gattonare, inoltre, favorisce lo sviluppo dello schema crociato (il braccio destro si muove in sincronia con la gamba sinistra e viceversa) e la coordinazione.
Ma non è finita qui. Oltre ai vantaggi sul piano dello sviluppo fisico, il gattonamento sostiene anche lo sviluppo mentale, favorendo la comunicazione tra i due emisferi cerebrali e consentendo così al cervello di lavorare al meglio, in modo integrato.
Infine, come accade un po’ per tutti i passaggi importanti di crescita, attraverso il gattonamento il bambino acquisisce potere su di sé, sul proprio corpo, rispetto allo spazio ed agli altri. Può finalmente spostarsi in modo autonomo con una maggiore velocità ed economia rispetto al rotolamento ed allo strisciare. Può acvicinarsi o allontanarsi dalle figure di riferimento importanti, gettando le basi per la sua autonomia, non solo motoria ma anche emotiva. Può decidere la velocità della propria andatura e quale obiettivo raggiungere, godendo del risultato quando vi arriva.
Tutto ciò impatta positivamente sulla sua autostima e sul suo senso di auto-efficacia, aiutandolo a sperimentarsi come io-agente, in grado di modificare il mondo circostante con le proprie azioni e permettendogli di costruire un saldo senso di sè, innanzitutto corporeo, base di una solida fiducia in se stesso.
Infatti, il nostro Sè corporeo rappresenta le fondamenta della nostra simbolica “casa” personale. Quando esso è solido, tutto il resto del palazzo si costruisce bene e ci fornisce un senso di padronanza e di fiducia che più difficilmente sviluppiamo se non sperimentiamo una quota sufficiente di movimento fin da molto piccoli. In questo senso, non solo il gattonamento è importante ma tutte le attività motorie in generale e, nello specifico, il gioco senso motorio. Pertanto, se il nostro bambino gattona, non dovremmo forzarlo a superare velocemente questa tappa a favore della deambulazione.