Il cuore in gioco

Educazione e sviluppo infantile

di Maria Teresa Guerrisi, titolare del Nido “Monelleria di Carignano” a Genova

 

In una fredda mattina piovosa mentre mi recavo al lavoro in auto ho inserito la produzione casuale di musica dal mio dispositivo, la prima canzone proposta è stata Tutto l’Universo obbedisce all’amore di Franco Battiato e Carmen Consoli.

Un brano musicalmente delicato come le parole che lo compongono:  proprio su quelle mi sono fermata a riflettere e se in modalità meccanica mi muovevo tra le auto che per citare il testo erano “bisonti infuriati” (che azzeccata metafora ho pensato), con la testa ero dentro alla strofa che ha dato vita ai miei pensieri:

 

“Bisogna muoversi

Come ospiti pieni di premure

Con delicata attenzione

Per non disturbare

Ed è in certi sguardi che

Si vede l’infinito”.

 

Ho messo in moto la mente, e come spesso accade ho riportato le parole alla mia professione, ai bambini, alla delicata attenzione di cui hanno bisogno per poter crescere, alla postura dell’adulto rispetto alle loro ricerche, alle scoperte e se davvero riesce a non disturbare per vedere quell’infinito nei loro sguardi.

È necessaria una consapevolezza che vada oltre alla teoria disciplinare per affondare le sue radici nelle emozioni, mettendo in gioco il cuore.

Roberto Farnè scrive: “Il principio che credo abbia la consistenza di una verità pedagogica è che l’insegnante (aggiungo educatore) insegna prima di tutto sé stesso”.

Quanta consapevolezza ha l’adulto del proprio modo di essere in merito al rispetto del bambino come persona e come individuo unico ed irripetibile che agisce per conoscere il mondo e sé stesso?

Personalmente vivo la mia professione emozionandomi, quando dalle azioni di un bambino o una bambina emerge una scoperta e affiora un pensiero sento gioia, vedo in quella conquista la meraviglia, vedo un altrove fatto di infinito, come infinite sono le possibilità di un rilancio, una provocazione che possano dare ulteriori opportunità di apprendimento.

Penso che se non ci fosse emozione non riuscirei a cogliere una possibilità futura, perché non è sufficiente osservare se si è troppo distanti emotivamente dai bambini.

Per entrare in contatto con la loro sfera emotiva sento, come dice il testo della canzone, di farlo come un ospite, con delicata attenzione, in silenzio quasi, senza emanare troppo quel sentimento di entusiasmo che potrebbe distrarre dalla ricerca.

Quando osservo il gioco dei bambini sento la necessità di mettermi in ascolto con la mente e con il cuore, e lo stesso chiedo di fare alle famiglie, chiedo di sgabbiare da una postura rigida che tende ad inquadrarli in uno schema pre-definito, di pensare che hanno bisogno di adulti che li facciano sentire capaci, che li sostengano nelle difficoltà che possono incontrare, li invito ad entrare in connessione con le loro emozioni e di mettersi nei loro panni.

La profondità dello sguardo adulto rivolto ai bambini passa attraverso la consapevolezza emotiva, ed è un continuo lavoro di ricerca interiore, di ricordi e sensazioni del passato che hanno necessità di emergere e talvolta di essere stati elaborati per far riaffiorare il bambino interiore.

Esemplifico nel tentativo di far comprendere ciò che intendo: recentemente abbiamo proposto ai bambini un setting natalizio con materiali e addobbi, il supporto era costituito da lunghe e morbide tovaglie rosse di velluto, che ricoprivano i tavoli fino a terra.

I bambini hanno giocato sopra i tavoli per un po’, fino a quando una pallina di Natale è caduta, forse di mano a un bambino, e ha iniziato a rimbalzare a terra provocando rumore, per poi finire sotto uno dei tavoli.

Silenzio.

A., incuriosito,  ha iniziato la ricerca della pallina caduta, fino a quando colto da una illuminazione ha scostato la tovaglia per cercare sotto al tavolo, è rimasto un po’ lì sotto nascosto, dopodiché riemergendo ha detto: “ehi qui c’è tante cose”.

I bambini incuriositi da quella scoperta lo hanno seguito nella ricerca delle tante cose,  e il sopra è diventato sotto, hanno iniziato a trasportare oggetti e materiali a terra, raccolto quelli caduti,  si sono infilati tra le gambe dei tavoli, e poi sono rimasti sotto al tavolo, continuando le loro esplorazioni nel luogo scelto da loro.

Si è creata confusione? Si un po’.

Si sono anche spinti e accalcati per trovare il loro spazio? Decisamente.

Hanno risolto autonomamente trovando la loro collocazione? Si.

Mi sono avvicinata, sdraiata a terra con il naso al pavimento ( cit. Ilenia Schioppetti) ho scostato un lembo della tovaglia e li ho osservati, fotografati: ridevano, gattonavano, si inseguivano, uscivano dal sotto per ritornare al sopra e viceversa, qualcuno stava sdraiato e si copriva con i festoni.

Un lampo nei miei ricordi, io bambina che costruivo tane sotto al mobile del presepe che era rivestito da una tovaglia lunga, rubavo addobbi, palline dall’albero per infilarmi in quel rifugio, inventavo storie in quel luogo tutto mio.

Ecco quindi riaffiorare quella bambina. Le sensazioni dei bambini in gioco in quel momento erano le mie, MT adulta lasciava spazio alla piccola, e si connetteva emotivamente con loro.

Ho pensato a come mi sarei comportata quindici anni fa, forse questo comportamento sarebbe stato ri-orientato chiedendo di tornare a giocare nel mondo di sopra, perché dovevo ancora lavorare su me stessa per approfondire lo sguardo, non solo verso i bambini ma anche interiormente.

Ma è sempre tutto cosi semplice? Gioioso e connotato di belle sensazioni?

No, affatto.

Perché tra i comportamenti dei bambini ci sono quelli che evocano vissuti non piacevoli, quelli che toccano corde profonde della nostra anima, e lo fanno in maniera implicita, ed è in questi casi che la conoscenza e il lavoro su sé stessi risulta essere indispensabile.

Il percorso consigliabile è quello della supervisione dell’equipe e personale.

Concludo, invitandovi ad una riflessione sulle con le parole che hanno accompagnato il mio tragitto casa-lavoro:

emozioni, competenza, professionalità, cuore, relazione, cura, delicatezza, attenzione, ricerca di sé nell’altro, ospitalità, attenzione, premura.

Credo che se ne potrebbero aggiungere altre, e potrebbe essere un interessante esercizio per tutti.

 

 

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