Innovazione o ritorno al passato?…. La nostra pedagogia del giocare col niente

Educazione e sviluppo infantile

a cura di NIDO D’INFANZIA “ IL NIDO DELLA COCOGNA, HOP-LA’ ” , PIOMBINO (LI): Cristiana Menti, Laura Cinquetti, Agnese Benincasa

 

Quante volte abbiamo visto nella nostra infanzia la cantina piena di meraviglie con cui giocare? Quante volte siamo andati in cucina a prendere padelle e pentolini? I bambini di oggi hanno poche possibilità di toccare e di sperimentare questi elementi.

Il ritorno all’utilizzo di materiale povero può essere un’innovazione per i servizi educativi del 2019, ma in realtà noi non abbiamo inventato nulla, abbiamo solo ricordato la nostra esperienza infantile per farla diventare proposta educativa.

Ormai è da qualche anno che si sta consumando un cambiamento nel nostro nido: via il più possibile giochi di plastica e dentro la natura, il semplice, materiali di riciclo, il non costruito. Abbiamo inserito cesti con sassi e conchiglie di ogni dimensione, tronchi di legno, pigne, frutta secca, usati non solo per fare le attività più strutturate, ma come proposta nel gioco libero.

Crediamo che la fantasia e i pensieri creativi nascano dalla semplicità degli oggetti che ci circondano. Non servono grandi cose ai bambini, ma serve tempo e spazio per costruire un sé competente. I bambini e le bambine hanno in sé un mondo di pensieri e fantasie che vanno osservati in silenzio, e che possono esprimersi se hanno a disposizione dei materiali alla loro altezza.

In quest’ottica abbiamo scelto anche la formazione di quest’anno. A Firenze,  grazie ad un corso di Percorsi formativi 06,  abbiamo aperto gli occhi su materiali che non avremmo mai pensato di proporre. E’ in quella giornata che i nostri pensieri si sono fatti ancora più semplici, ancora più destrutturati.

 

Così con la nostra formazione e le nostre idee siamo scese in piazza in occasione della festa per i bambini e le famiglie “L’allegra nidiata” organizzata dal Comune di Piombino per far conoscere le realtà educative presenti della nostra città.

Intorno a noi c’era un pò di sconcerto per la proposta, forse ritenuta troppo semplicistica, ma noi sapevamo che sarebbero stati i bambini i protagonisti, non il materiale. E così è stato.

Un allestimento essenziale, diviso in tre proposte ideate per la scoperta e la combinazione: micro, medio e macro.

Nel micro oggetti piccoli, naturali che si possono incastrare fra loro: mollette, abbassalingua, stecchini da gelato colorati e come provocazione una vaporiera. Sul tavolo tovagliette colorate come sfondo per creare uno spazio personale.

Nel medio un’esperienza scientifica: il magnetismo. Una grossa calamita e tanti oggetti in ferro da poter fa interagire fra loro: viti, rondelle, catene e ganci. Sempre nel medio un oggetto proibito, le spine elettriche. Siamo sull’incastro in plastica e la manualità nel maneggiare un oggetto con una forma irregolare.

Nel macro, su un tappeto verde, tre cassette da frutta con legni di diverse dimensioni, sassi e rotoloni di carta. Il grande la fa da padrone e lo spazio si allarga.

 

 

I bambini all’inizio passavano, osservavano titubanti: ci hanno messo un po’ a sperimentare, ma poi si sono aperti. Aperti all’insolito, aperti al nuovo, aperti allo strano. Come la nostra divisione in micro e macro così anche i bambini si sono divisi.

Il micro sviluppandosi nel piccolo, con movimenti precisi, stando più fermi, ha in realtà incuriosito bambini piccoli (0/3 anni), forse attratti dal colore o dalla posizione sul tavolo che permetteva una visuale ampia e una maggior praticità nel giocare.

Il medio ha avuto un grande successo. I materiali insoliti in esso contenuti hanno catturato l’attenzione dei bimbi di ogni età, comprese alcune educatrici dello stand accanto, le quali hanno sperimentato la calamita. La scoperta dell’ignoto ha scatenato la fantasia creando opere d’arte in ferro e plastica.

Nel macro si sono avvicendate storie di costruzioni in grande dove i bambini (3/6 anni), provetti ingegneri, potendosi muovere e soprattutto manovrare il materiale con più competenza, hanno innalzato torri, utilizzando anche i contenitori e le cassette da frutta come basi.

I materiali pensati per creare combinazioni diverse hanno dato la possibilità di manifestare diverse competenze.

L’atmosfera di calma e serenità che si respirava ci ha permesso di non intervenire mai durante il gioco. Noi adulti, educatrici e genitori, eravamo gli spettatori di uno spettacolo estemporaneo, un dialogo silenzioso tra bambini e materiale povero. Uno spettacolo irripetibile nella sua effimera bellezza, ma replicabile ogni giorno se solo noi adulti osservassimo con più attenzione i nostri bambini.

Le loose parts ormai fanno parte del nostro pensiero educativo e speriamo di aver dato, anche solo per un pomeriggio, un’idea nuova, ma antica, sul gioco dei bambini.

 

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