di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di Pf06
Nella prima parte di questo articolo abbiamo iniziato a conoscere l’elaborazione sensoriale e la sua importanza per la crescita equilibrata degli umani. Vediamo ora cosa accade quando siamo in presenza di una fatica in questa area dello sviluppo.
Gli effetti di una scarsa elaborazione sensoriale
“Quando il cervello non elabora in maniera adeguata un input sensoriale, i bambini sperimentano il mondo esterno in maniera diversa. Non sempre riescono ad acquisire un’idea precisa e attendibile del loro corpo e dell’ambiente che li circonda, e questa percezione erronea ha come risultato una serie di problemi nello sviluppo e nell’elaborazione delle informazioni. Poiché essi non sempre elaborano in modo corretto l’informazione ricevuta attraverso i sensi, non possono essere in grado di adattarsi alle circostanze. La neurobiologia del sistema sensoriale è disfunzionale e quindi distorce le capacità dell’individuo di percepire il mondo in maniera corretta.” J. Ayres
I bambini possono evidenziare già dai primi mesi di vita alcuni segnali che potrebbero essere “spia” di una scarsa qualità della processazione sensoriale, così come, al contrario, il loro sviluppo può procedere regolare fino ad un certo punto, dopo il quale iniziano ad evidenziarsi ed emergere delle fatiche in questa area.
A cosa prestare attenzione, quindi? Per esempio, il bambino/la bambina:
– non si rotola, non gattona, non si siede e non inizia a camminare in linea con la finestra di sviluppo;
– non sopporta il tummy time, oppure di essere sdraiato sul fasciatoio, reagisce negativamente ai cambi di posizione, soprattutto se la testa viene rovesciata all’indietro;
– non riesce a abbottonarsi, allacciarsi le scarpe, vestirsi autonomamente;
– ha scarso tono muscolare che può anche impedire una corretta postura, per esempio, da seduti;
– potrebbe rompere gli oggetti a causa di una imperizia nella manipolazione e, successivamente faticare nell’apprendimento della scrittura;
– potrebbe avere un ritardo nello sviluppo del linguaggio e fatica nel comprendere ed eseguire le consegne verbali;
– potrebbe fare fatica nel comprendere i segnali non verbali degli altri e relazionarsi quindi con una scarsa competenza sociale;
– può essere molto selettivo/a rispetto al cibo, rifiutando alcune consistenze e sapori, colori, odori.
Tali segnali non costituiscono criteri diagnostici. Si tratta di aspetti su cui avere attenzione, ma senza allarmarsi se il proprio bambino/a, per esempio, non cammina a 12 mesi. Ognuno ha un personale percorso di sviluppo ed è la presenza di più segnali contemporaneamente che potrebbe richiedere un approfondimento, in primis col pediatra (anche i segnali che seguono non vanno intesi come criteri diagnostici: solo uno specialista può pronunciarsi in merito).
Ciò che, più in generale, caratterizza la scarsa elaborazione sensoriale riguarda l’iper o l’ipo-reattività agli stimoli. Sostanzialmente, nel caso dell’ipersensibilità è sufficiente una soglia minima di stimolo per avere reazioni anche molto sostenute da parte del bambino/a (per esempio, solo l’essere sfiorato potrebbe produrre una forte crisi di pianto) mentre nel caso dell’iposensibilità serve uno stimolo molto intenso affinché il bambino/a mostri di percepirlo e vi reagisca. Rientrano in quest’ultimo caso, ad esempio, quei bambini iposensibili che:
– sono iporeattivi agli stimoli sensoriali ed alle proposte sociali;
– esplorano in modo limitato l’ambiente e le possibilità di gioco;
– tendono ad essere apatici, letargici, scarsamente attivi, pigri, facilmente stancabili, disattenti;
– si muovono in modo goffo ed impacciato a causa di uno scarso sviluppo dello schema corporeo, sbattono e cadono spesso, sono scarsamente coordinati ed il movimento risulta poco fluido ed armonico, faticano nel fare le scale o nel pedalare;
– hanno una scarsa capacità di sintonizzarsi con gli altri nelle interazioni sociali.
Sul fronte dell’iposensibilità, un bambino/a potrebbe, contrariamente al caso precedente, manifestare una sostenuta ricerca di stimolazione sensoriale (soggetti cosiddetti seeker), pertanto:
– necessitare di contatto fisico intenso, sostenuto e profondo anche, per esempio, cercando forti pressioni corporee infilandosi in spazi angusti, richiedendo abbracci molto stretti, o gettandosi contro le pareti o altri oggetti;
– ricercare attivamente odori e profumi, anche annusando continuamente cibi o persone;
– masticare diversi materiali e tessuti;
– muoversi continuamente e tendere ad avere spesso incidenti, sebbene non sia impacciato;
– tendere ad essere impulsivo ed a mettersi in pericolo fisicamente, ad esempio correndo solo per strada o saltando da luoghi elevati;
– fissare intensamente le luci, anche forti;
– avere una soglia del dolore molto alta, per cui può succedere che si faccia male o si ferisca senza che se ne accorga e/o lo segnali agli adulti.
I bambini iposensibili seeker, sostanzialmente, richiedono stimoli consistenti per raggiungere una soglia di eccitazione tale da motivarli all’azione ed all’interazione.
Viceversa, il bambino ipersensibile potrebbe:
– essere infastidito dalle sensazioni tattili (etichette dei vestiti, calzini, alcune texture dei tessuti, materiali sporchevoli, etc); da luci forti; dai rumori (per esempio, il bambino potrebbe non riuscire a escludere il rumore del traffico, risultando distratto e poco concentrato) o dagli odori (tanto da non avvicinare, ad esempio, alcuni cibi);
– faticare a farsi lavare e tagliare i capelli, a farsi pettinare, a lavarsi i denti a fare il bagno/la doccia;
– avere uno scarso tono corporeo e faticare nel controllo posturale;
– camminare sulla punta dei piedi al fine di ridurre gli input sensoriali derivanti da questa zona del corpo;
– essere impattato dal troppo movimento intorno a sé (per esempio se si trova in un luogo con molte persone che si muovono);
– faticare nelle attività di motricità fine come fare un puzzle, tagliare con le forbici, incollare in modo relativamente preciso, colorare nei bordi;
– rifuggire dal contatto fisico, anche leggero e tendere a isolarsi in quanto infastidito dalla vicinanza di altre persone;
– tendere ad evitare i giochi di movimento, le giostre, i giochi all’aria aperta, l’ascensore e le scale mobili, i viaggi in auto (stimolazione vestibolare), preferendo stare in casa o in luoghi chiusi e tranquilli.
I bambini ipersensibili fondamentalmente vengono sopraffatti con facilità dagli stimoli sensoriali, anche di bassa intensità e faticano molto a rispondervi in maniera adeguata, a causa del forte stress in cui incorrono. La reazione che mettono in atto può dipendere da molti fattori: il momento della giornata (per esempio, il bambino/la bambina potrebbe reggere meglio la stimolazione al mattino che la sera); la fonte dello stimolo (per esempio, il bambino/a potrebbe accettare di essere toccato dalla mamma, ma non dal fratello); le caratteristiche dello stimolo stesso (per esempio, il bambino/a potrebbe accettare di essere toccato sulla schiena, ma non sulle mani, oppure reggere uno stimolo intenso prodotto una volta sola, ma non reggerlo la seconda, etc).
Vi sono poi bambini a metà tra i due estremi e che potrebbero, per esempio, essere ipersensibili ad alcune stimolazioni (per esempio uditive) e iposensibili ad altre (per esempio tattili), oppure ancora che manifestano una maggiore o minore sensibilità in base al momento ed al contesto in cui sono inseriti (se, per esempio, è più o meno familiare e/o rassicurante).
In entrambi i casi (iper o iposensibilità), i bambini e le bambine possono fare molta fatica nei cambiamenti delle routine sia a casa che a scuola, compreso il passare da un’attività all’altra e da uno spazio ad un altro. Tale fatica può ingenerare aggressività, rabbia, ansia, paure, inibizione.
Inoltre, la scarsa qualità della processazione sensoriale può avere un impatto sullo sviluppo socio-emotivo del/la bambino/a poiché le sue ridotte e alterate capacità percettive lo/a fanno vivere in un mondo molto differente da quanto sperimentano gli altri intorno a lui/lei, rendendolo/a insicuro/a e disorientato/a. Questo si traduce frequentemente in comportamenti come, ad esempio, aggressività, irritabilità, impulsività, tendenza al pianto, distraibilità, chiusura in se stessi, ipermotricità, inibizione, lento coinvolgimento in situazioni nuove, scarsa capacità di reggere la frustrazione. Inoltre, a causa di una scarsa capacità di leggere i segnali non verbali altrui (spesso con conseguente invadenza), il bambino/a potrebbe faticare anche nella relazione con i pari nel farsi degli amici e mantenerli, potrebbe venire isolato in quanto non comprende le regole sociali, agisce comportamenti aggressivi, intrude nel gioco altrui ed ha reazioni “insolite” e/o fuori luogo.
E’ molto importante che gli adulti diventino consapevoli di questa fatica onde evitare di mal interpretare i comportamenti del bambino/della bambina. Infatti, lui/lei non lo fa apposta a comportarsi “male”, e le sue azioni “inadeguate” sono fuori dal suo controllo volontario: si tratta, infatti, di “una reazione compulsiva a sensazioni che non è in grado né di evitare né di organizzare” (J. Ayres).
Anche sul piano dell’apprendimento il bambino/la bambina con scarsa integrazione sensoriale può faticare molto e ciò può rendersi particolarmente visibile a partire dalla scuola primaria, sebbene già alla scuola dell’infanzia e al nido possano essersi riscontrate diverse fatiche nello stare in gruppo, nella capacità di rispondere alle consegne e nello svolgere le diverse attività.
A scuola, in particolare, si può evidenziare scarsa attenzione e concentrazione, iperattività, fatica nel tenere a mente consegne articolate (per esempio: “Metti via il quaderno e prendi il libro, poi aprilo a pagina 24”), fatica ad adattarsi alle regole della classe, difficoltà di apprendimento.
Quando i bambini sono piccoli e iniziano a manifestarsi delle fatiche, spesso, non conoscendo il problema della scarsa processazione sensoriale, si può tendere a pensare che crescendo tutto si risolverà, ma così non è. Tali fatiche non passano da sole con lo sviluppo: al massimo il bambino potrà trovare le sue strategie ed attivare le sue risorse interne per far fronte alle difficoltà, adattandosi e compensando. Talvolta vi riuscirà con successo, altre volte invece no, anche in base al grado di severità del problema, al contesto, al tipo di sfida evolutiva che deve affrontare.
Ciò che si può fare e che è importante, è rivolgersi a degli specialisti in grado di diagnosticare e poi di trattare la scarsa processazione sensoriale (neuropsichiatra e neuropsicomotricista).
Nella terza e ultima parte di questo articolo vedremo cosa potrebbero fare genitori, educatori, educatrici ed insegnanti per supportare i bambini e le bambine con scarsa processazione sensoriale.
B. Sher, “Primi giochi per lo sviluppo sociale e le abilità motorie dei bambini autistici e con disturbi sensoriali”, ed. Armando, Roma, 2011, p. 24
Nota bene: tali segnali potrebbero derivare anche da altre problematiche e non essere dovuti ad una scarsa integrazione sensoriale. Inoltre, l’elenco NON HA fini diagnostici. Soltanto uno specialista può valutare e diagnosticare un’eventuale disfunzione.
A.J. Ayres, ., Il bambino e l’integrazione sensoriale, ed. Giovanni Fioriti, Roma, 2012