di Simone Migliorati, consulente relazionale B.A.U. ®
“I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: «Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?» Ma vi domandano: «Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?» Allora soltanto credono di conoscerlo.”
– A. Saint Exupery –
Avere la fortuna di assistere a momenti di relazione tra bimbi soprattutto in età prescolare ed animali è una delle esperienze più formative e di recupero del Sé tra le più elevanti ed arricchenti.
Se da un punto di vista “olistico” il processo di contaminazione bambino-animale risulta potenzialmente alchemico anche per l’adulto che assiste e media la relazione, dal punto di vista scientifico avviene ciò che in gergo tecnico chiamiamo “comunione di animalità”.
Cosa è la “comunione di animalità”?
In quanto esseri umani non possiamo dimenticare di essere “animali-Umani”, semplicemente una delle specie afferenti al mondo animale, con tutta una serie di “vissuti” e modalità di relazione nel “branco-famiglia”, nel branco di conspecifici e nelle interazioni con eterospecifici, contraddistinti da uno specifico etogramma di specie, che ci permette di entrare in comunicazione.
Da un punto di vista neurofisiologico le ricerche intraprese dal professor McLean sono state la dimostrazione di come anche la scienza intenda dimostrare la presenza di “terreno comune” tra animali umani e non umani, una sorta di territorio che contraddistingue entrambi e nel quale possiamo riconoscerci, scoprendo sempre di più l’altro, che inevitabilmente va a tramutarsi in un codice comunicativo unico ed irripetibile.
Le ricerche sul cervello trino hanno ipotizzato l’esistenza di “tre unità” cerebrali che fanno capo a funzioni specifiche, esse sono:
– cervello rettiliano: quello primordiale, che ha la funzione di pattern di comportamenti innati e prototipici specifici di ogni specie, in particolare quelli necessari alla sopravvivenza degli individui e della specie intera: nutrizione, lotta, fuga e riproduzione. Questa parte di cervello primordiale apparterrebbe a tutte le specie animali (rettili inclusi).
– cervello paleomammaliano (o sistema limbico): un’evoluzione di quello precedente, presente in tutti i mammiferi, ha il compito di permettere la gestione delle emozioni, favorire comportamenti parentali anche attraverso la strutturazione di gerarchie ed elabora tutte le componenti comunicative non verbali. Esso racchiude in maniera completa tutto il mondo emotivo, dalla nascita dell’emozione, fino alla sua condivisione con un codice non verbale e paraverbale specifico e riguarda tutti i mammiferi.
– cervello neomammaliano (sistema cognitivo): patrimonio dei primati e dell’animale umano, ha il compito di permettere il ragionamento ed il linguaggio.
L’aspetto interessante sottolineato da McLean è che lo “strato superiore” di cervello può inibire il comportamento di quello precedente. Semplificando possiamo dire che attraverso il linguaggio ed il ragionamento (cervello neomammaliano) possiamo inibire tutto il nostro vissuto emotivo (cervello paleomammaliano). Non sempre infatti nel mondo degli adulti c’è coerenza tra ciò che si dice, come lo si dice e ciò che si comunica, proprio perché non sempre la persona adulta è centrata.
Animali e Bambini (soprattutto in età prescolare, nella fascia 0-6 anni) vivono invece una profonda centratura emotiva, proprio perché i primi non hanno la possibilità di utilizzare il linguaggio verbale umano, i secondi perché hanno un sistema cognitivo ancora poco sviluppato rispetto a quello limbico. Ecco quindi spiegata dal punto di vista scientifico l’alchimia della “comunione di animalità”.
Sarebbe auspicabile che gli adulti che lavorano o vivono con bambini si lasciassero contaminare da questo aspetto, così semplice da sembrare molto complesso per una mente umana formata. Non c’è altra via per una reale crescita personale che passi dalla semplificazione del sistema cognitivo ed un suo allineamento con il sistema emotivo.
Tornare bambini e contattare la nostra animalità è potenzialmente evolutivo, con il senno di poi. Il processo di contaminazione ci porta a contattare il nostro mondo emotivo e ci permette di esprimerlo attraverso il linguaggio ed il ragionamento, i quali non dovrebbero inibire il vissuto o la condivisione di emozioni, ma attraverso il codice comunicativo verbale dovrebbero diventare terreno fertile, in cui i “semi emotivi” possano diventare piante.
Essere facilitatori di relazione, educatori, genitori nella fascia d’età 0-6 è un compito delicatissimo e meravigliosamente evolutivo ed ha come fine ultimo il permettere modalità di espressione del Vero Sé, quel mondo interiore ed emotivo che bimbi ed animali hanno sempre presente.
Ecco quindi che la relazione bambini ed animali è una relazione che si basa sull’emozione, non sull’aspetto cognitivo, pertanto è una relazione pulita, autentica, che non da adito a giudizio.
Animali, Bambini e Fisiologia delle Emozioni
Sempre da un punto di vista neurologico, in quanto animali umani (ricordiamoci però che siamo animali), siamo accomunati dal punto di vista fisiologico dell’emozione agli altri animali, quelli non umani.
Sintetizzando e semplificando si può affermare che il sistema nervoso è suddiviso in volontario (penso di alzare la mano destra e alzo la mano destra) e involontario (provo un’emozione più o meno intensa è il cuore inizia a battere forte, oppure il respiro si fa più affannoso o profondo). Il sistema nervoso involontario non è mai gestibile dal punto di vista cognitivo, non posso “impormi” di provare gioia/paura/tristezza senza che provi un’emozione. Il corpo (ma anche la mente) risponde all’emozione, che è l’interruttore di qualsiasi aspetto relazionale, emotivo e cognitivo e bimbi ed animali hanno su questo punto da insegnarci moltissime, moltissime cose.
Il sistema nervoso involontario quindi, è direttamente collegato all’emozione ed a sua volta si compone di un sistema simpatico (che è attivante: il cuore che batte forte, il respiro affannoso, il corpo che trema,…) ed un sistema parasimpatico (che è disattivante: il cuore batte più piano, il respiro è lento e profondo, i movimenti lenti,…). Questi due sistemi devono coesistere in intensità e durata all’interno della giornata. Per essere in equilibrio una persona dovrebbe attivarsi tanto nel simpatico quanto nel parasimpatico, per una durata di tempo costante e assimilabile. Non posso condurre giornate da 23 ore di iperattività e 1 ora di riposo, non mi permetterebbe di raggiungere uno stato di ben-essere, ma dovrei alternare il più possibile momenti di rilassamento a momenti di attivazione, seguendo il flusso corporeo. Ancora una volta animali e bambini ci mostrano la via maestra per raggiungere questa consapevolezza, essi sono centrati nel corpo al punto da essere in grado di autoregolarsi quando ne sentono la necessità, che non “attiva” piani cognitivi quanto piuttosto “piani” emozionali.
Un esempio palese di autoregolazione è quello che viene chiamato “capriccio”, dove vediamo una graduale attivazione del sistema nervoso involontario simpatico (dire che il capriccio è simpatico sembra quasi una barzelletta :-)) con pianto forte, toni di voce che si alzano, ipereccitazione e movimenti del corpo sempre più veloci. Si evidenzia proprio un’escalation di attivazione che sfocia poi, raggiunto il picco di attivazione, in uno stato di disattivazione profondo. Il momento dopo la crisi è per il bambino il momento in cui “crolla”, spesso si mette sdraiato o chiede l’abbraccio, il momento di tenerezza e di fusionalità. E’ evidente l’attivazione del sistema emotivo nel momento del “capriccio”, se avete mai provato a chiedere al bambino “perché” agisce in quel modo, egli non sarà in grado di rispondere perché effettivamente gli stiamo chiedendo di attivare un “piano”, quello cognitivo, che non ha la precedenza in quel momento, fortemente emotivo.
Abbiamo parlato del bambino, ma anche l’animale “funziona” sulla base del sistema fisiologico emotivo. Avete mai provato a tornare a casa, aprire la porta e assecondare la felicità del vostro cane? Non esisteranno se e ma, egli è solo felice, e il suo corpo rappresenta la “danza” della felicità…
La missione per gli adulti di oggi è tornare a contattare l’animalità dell’essere i bambini di ieri e viverla con nuova consapevolezza e competenza emotiva.
Le emozioni non vanno tarpate, ma alimentate, custodite e seminate… e bimbi ed animali ci mostrano la via…