di Silvia Iaccarino
Parlo spesso dell’importanza dell’educazione emotiva, di accogliere e rispecchiare i vissuti dei bambini affinché, nel tempo, imparino a gestire le loro emozioni.
Ma non c’è solo questo. Uno degli effetti del lavoro di guida regolatoria dell’adulto coi piccoli riguarda la possibilità di dare loro fiducia nell’avere contatto col proprio mondo interiore ed esplorarlo.
Come dice Jung: “Non si diventa illuminati immaginando scenari luminosi, ma divenendo coscienti del buio“. Sostanzialmente la nostra consapevolezza di noi stessi dovrebbe poter abbracciare non solo quelle parti di noi gioiose, luminose e positive, ma anche la nostra parte ombra, le nostre emozioni “negative” e le parti più “oscure” e meno “addomesticate” (nel senso che vi ha dato Sain Exupery nel Piccolo Principe).
Quando siamo in grado di essere consapevoli di tali parti di noi, abbiamo la possibilità di gestire le emozioni “negative” in modo equilibrato e sano, senza farci prendere la mano.
Come adulti, molte delle problematiche che viviamo nel maneggiare i nostri stati emotivi spiacevoli hanno radici antiche, origini lontane. Sono fatiche scaturite dal fatto che, da piccoli, non abbiamo ricevuto sufficiente contenimento e rassicurazione quando eravamo tristi, arrabbiati, spaventati, delusi, affranti…Ai nostri tempi non si usava dare importanza a tali emozioni. I nostri stessi genitori non sapevano cosa significasse, per lo più, accogliere uno stato emotivo. Ovviamente non è colpa loro, non è colpa di nessuno. Essi hanno fatto il meglio che hanno potuto, con la conoscenza e gli strumenti a loro disposizione.
Ora noi abbiamo altre conoscenze e consapevolezze e possiamo lavorare in modo diverso coi bambini. Possiamo accogliere e legittimare OGNI emozione (ma NON ogni comportamento), facendo loro vedere che siamo in grado di contenere la loro intensità, mostrando che non abbiamo paura dei sentimenti forti e passando così, con l’esempio, l’idea che è possibile entrare in contatto anche col proprio “buio”. Che va bene così, che è tutto a posto, che non c’è nulla di mostruoso in essi quando provano emozioni spiacevoli.
I piccoli (ma anche noi grandi) hanno bisogno di trovare un porto sicuro. Un abbraccio. Un sorriso. Uno sguardo rasserenante. Hanno bisogno di sapere che andrà tutto bene. Nonostante tutto e a prescindere da tutto.
“Il nostro Sè riflessivo o mentalizzante generalmente emerge attraverso una relazione in cui poter fare esperienza di una figura di attaccamento come base sicura che rende per noi sicura l’esplorazione del mondo, mondo interno incluso”
D. J. Wallin
Ecco. Questo. ❤️❤️