di Sara Bosani, educatrice di nido, consulente allattamento e supporter babywearing
Il 18 Marzo 2014 il Ministero della Salute ha pubblicato il Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno, rinnovato nel 2017.
In questo documento si esplicita come “alcuni addetti alle cure quotidiane dei bambini presso gli asili nido ne condizionano l’accesso con l’interruzione dell’allattamento al seno”.
E’ parer comune che un bambino allattato al seno abbia maggior difficolta’ nel distacco con la mamma, quindi si reputa necessario interrompere l’allattamento prima di iniziare l’inserimento al nido.
Ora, tralasciando il fatto che questa credenza (perché e’ solo di questo che parliamo) non ha alcuna evidenza scientifica, questo atteggiamento può far sì che al nido arrivino mamme estremamente stressate che cercano in ogni modo di staccare dal seno il loro bambino. Di conseguenza, potremmo relazionarci a bambini che saranno in crisi ancor prima di iniziare il percorso di ambientamento.
È pertanto importante che le educatrici al nido lascino andare personali pregiudizi sull’allattamento, frutto di credenze sulla possibile “morbosità” nel rapporto mamma-bambino se esso si dilata nel tempo.
Purtroppo, l’allattamento ne ha subite di ogni, dal pregiudizio alle discriminazioni e il nostro retaggio culturale non ci aiuta. Proprio per questi motivi è utile creare uno spazio non giudicante e garantire ad ogni singola mamma il diritto di allattare, garantire ad ogni singolo bambino il diritto di ricevere latte materno.
Promuovere l’allattamento al nido significa avere delle basi in materia: sarebbe auspicabile conoscere le linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanita) in merito all’allattamento, così da non scoraggiare ma sostenere le mamme che dovranno staccarsi dai loro bimbi. Molte volte le educatrici sono le prime figure a cui le neo mamme affidano i bambini: sempre piu’ spesso questi sono estremamente piccoli.
Proprio perche’ l’età dei bimbi che iniziano l’asilo si e’ notevolmente abbassata, e’ doveroso avere delle informazioni oggettive sull’allattamento e non viziate dai propri pregiudizi in merito.
E’ importante conoscere come conservare il latte materno; la metodologia di somministrazione dello stesso al nido; sapere come gestire lo svezzamento o l’inizio del percorso di alimentazione complementare.
Per ricevere informazioni corrette le educatrici possono partecipare a serate di diffusione e promozione dell’allattamento o affiancarsi a consulenti o peer che si occupano di supporto in questo ambito.
Dopo anni in cui e’ stato demonizzato, l’allattameto va rispettato: è necessario rispettare e valorizzare le scelte di ogni diade, non solo quando si parla di bambini “piccoli” ma anche di allattamento prolungato, supportando ciascuna mamma nelle eventuali fatiche quotidiane.
“Un bambino puo’ non sapere in quale direzione sta andando, ma quando e’ attaccato a te, non si sente perso” Gordon Neufeld
Ora, con questa affermazione di Neufeld desidero aprire la riflessione sul mondo del babywearing al nido.
Il concetto di “portare” i bambini trova le sue radici in culture antichissime: e’ un prezioso strumento di accudimento come risposta ai bisogni del bambino.
Oggi ritengo sia importante diffondere il concetto di contatto del bambino come bisogno a lui vitale. Purtroppo, nei modelli culturali occidentali non si riconosce il valore fisiologico alla base della ricerca fisica e tattile dei piccoli.
Il contatto e’ la prima necessita’ dell’essere umano: ancor prima di essere nutrito il neonato ha bisogno di calore e contenimento da parte della propria mamma.
Il “portare” puo’ trovare ampio spazio al nido, non solo per quei bambini abituati ad essere a loro volta portati dai genitori, ma anche per tutti coloro che non sanno cosa significhi essere accolto e coccolato in fascia.
I bambini hanno bisogno di un porto sicuro, hanno bisogno di sapere che c’e’ un posto per loro, un posto che dia contenimento, calore, accoglienza e sicurezza.
Cosa c’e’ di meglio di un supporto portabebe’ per offrire tutto questo?
Secondariamente, il portare è molto comodo per poter garantire tutte queste cose ad un bambino ed avere contemporaneamente le mani libere per potersi occupare degli altri bimbi del gruppo.
Questo aspetto e’ sicuramente importante pero’ non vorrei che si riducesse tutto all’avere le mani libere 😉
Il bambino portato percepisce le emozioni inespresse di chi lo porta: per questo sarebbe consigliabile proporre la fascia in un momento di tranquillita’ dell’educatrice.
E’ un approccio faticoso sia fisicamente che psicologicamente, e’ una “invasione” dello spazio personale, quindi non deve essere un obbligo, un’imposizione, ma una scelta personale dell’educatrice.
Anche per il babywearing, così come per l’allattamento, può essere di aiuto l’affidarsi a figure esperte. Oltre alle nozioni base, sarebbe opportuno il supporto di una consulente per poter apprendere la tecnica del portare e praticare cosi un babywearing totalmente sicuro per adulti e bambini.
La consulente sapra’ guidare le educatrici anche nella scelta della fascia: ne esistono di diverse tipologie e non è necessario conoscerle una ad una, ma trovare quella adatta potrebbe richiedere pazienza. Solo la pratica potra’ aiutare a trovare la propria dimensione nel babywearing.
Offrire il suono del proprio battito cardiaco ai bimbi infondera’ tanto alle educatrici che ai piccoli un senso di serenita’ impagabile.
Buon portare a tutte!