di Laura Fazio, pedagogista, analista filosofa e coordinatrice di servizio d’infanzia
È da tempo che vorrei fermare i pensieri su un foglio, spesso corrono veloci dopo équipe, riunioni, formazioni e supervisioni dalle quali emergono vorticosamente pieni di energia di adrenalina. Accade, accade qualcosa di straordinario, si attivano menti, cuori e passioni che ricadono come effetto onda nell’agire quotidiano all’interno dei servizi educativi. Il riverbero potente dello stare in relazione, del guardare con occhi e cuore diversamente predisposti, genera un’azione trasformativa inimmaginabile. Scatta qualcosa. Scintille di passione educativa che muovono macigni o spostano solo di un passo. Sta di fatto che qualcosa si muove. Si muove un pensiero, si muovono mani sapienti, si muovono cuori, desideri. Tutto inizia con la ricerca di quello che già c’è. Basta guardare meglio, magari con occhi diversi, con posture differenti, con piedi e mani delicate, per cogliere il tanto che basta per rendersi conto di quello che abbiamo davanti come potenza in sé e per sé.
Come l’arte sapiente della levatrice muove e conduce la partoriente a far nascere il proprio bambino, così è la scintilla educativa che muove negli educatori quella passione che rimette in moto, che fa cambiare direzione (se occorre), o conferma che qualche aggiustamento sia sempre possibile. L’importante è rendersi conto che la forza potente di uno sguardo creativo è generativo e trasformativo.
Dall’incontro con le pratiche filosofiche ho fatto mio il grande insegnamento del posare l’attenzione sulle piccole cose della vita. “Un guardare, toccare, annusare, ascoltare intensamente anche metaforicamente gli oggetti che ci stanno attorno, le attività che svolgiamo, anche quelle considerate minori.”
È possibile nelle attività di cura poter riflettere attorno al vero, al bene, al bello? È possibile attivare un nuovo sguardo sulle attività ordinarie che svolgiamo nella quotidianità, provando a guardarle nella loro straordinaria bellezza anche quando esse stesse sono futili, irrilevanti e ripetitive pur fatte con fatica ed amore?
”se sono il grande cuoco del famoso ristorante, cucinerò per un pubblico anonimo anche se i miei piatti saranno profumatamente pagati. Ma se sono la cuoca di casa, cucinerò per le persone a me care e preparerò per loro le cose che piacciono e fanno bene. Il mio cucinare è lavoro e gesto d’amore, è fatica associata alla cura. ….la coscienza morale e il giudizio estetico nascono nel mondo domestico. ….il modo nel quale si soddisfano i bisogni alimentari di sopravvivenza ( come si mangia, ci si veste e si arreda la casa) è fondamentale- continua McCracken- per la formazione del carattere morale di ciascuno. …è la capacità di collegare giudizio morale e giudizio estetico su piccole cose vicine alla casa (little things close to home) sviluppa il ragionamento morale proprio come la pratica di far le scale al pianoforte potenzia l’abilità del concertista.”
Le piccole cose che viviamo e facciamo quotidianamente sono allora importanti dal punto di vista cognitivo, morale, estetico (e filosofico) proprio perché partono dall’esperienza domestica (intesa come luogo intimo, sia esso come casa, sia come ambiente educativo) della cura delle persone e delle cose, anche quelle più piccole e apparentemente prive di significato. Non è forse usuale invitare i bambini a posare lo sguardo sulle piccole cose, sui materiali ed oggetti che vengono messi da parte perché hanno dismesso la loro funzione, ma sono rigenerati dalle mani sapienti dei piccoli che li trasformano in “loose parts” trovando in loro nuovi sensi e scenari creativi e di scoperte?
È proprio questo sguardo nuovo che va oltre la scontatezza della funzionalità della materia, che produce cambiamento, curiosità e pensiero creativo che scaturisce quell’’immaginare “altrimenti”-modi possibili” di pensare e agire che smuove il lavoro educativo, restituisce significati nuovi e stimola prassi educative permeate di senso.
Con questo sguardo verso le piccole cose, ci si immerge in una trama fitta delle cose, come nella tessitura di un tappeto quasi a scorgere gli intrecci e le minuzie che, allargando lo sguardo in un secondo momento consente di poterne gustare la visione d’insieme: ovvero la bellezza straordinaria dei disegni che le trame tessute insieme hanno generato. Così è la nostra prassi educativa ogni volta che ci si lascia coinvolgere e smuovere nei momenti formativi.
Grata per ogni volta che si coglie la scintilla della passione educativa che porta a riposizionare nuovamente l’educatore, si riparte con slancio, verso questo nuovo anno denso di occasioni e motivi per riflettere ed essere (si spera) leva per far scaturire questi sguardi nuovi e sapienti in grado di cogliere la bellezza dello straordinario nell’ordinario della nostra quotidianità lavorativa all’interno dei nostri servizi per l’infanzia.
Rigotti, La filosofia delle piccole cose.
Rigotti, La filosofia delle piccole cose, p. 83-85