di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06
Stai facendo una consulenza con una psicomotricista per comprendere meglio i comportamenti del tuo bambino, della tua bambina. A un certo punto lei ti guarda e dice: “Eh, dipende dall’elaborazione sensoriale!”.
Ah. Quindi? Cosa significa?
L’elaborazione sensoriale – o integrazione sensoriale – è un argomento ancora poco approfondito e conosciuto anche dalle e dai professionisti dello 06, ma di fondamentale importanza per comprendere le fatiche che bambini e bambine attraversano nella loro quotidianità, sia nei contesti educativi sia in quelli familiari.
In questo articolo, un contenuto del 2017 rivisto e ampliato, vediamo insieme cos’è l’elaborazione sensoriale, quali sono i segnali a cui prestare attenzione per capire quando è scarsa e 25 consigli pratici per promuovere una buona processazione sensoriale.
Indice dell’articolo
Che cos’è l’elaborazione sensoriale
La disfunzione dell’elaborazione sensoriale nei bambini
Quali sono i segnali di una scarsa elaborazione sensoriale?
Caratteristiche dei bambini iposensibili
Caratteristiche dei bambini ipersensibili
Elaborazione sensoriale, sviluppo socio-emotivo, apprendimento
Soluzioni pratiche alle sfide della sensorialità
25 strategie educative per migliorare l’elaborazione sensoriale
Che cos’è l’elaborazione sensoriale
L’elaborazione o processazione sensoriale si riferisce alla capacità del cervello di elaborare le informazioni sensoriali – che riceve dal mondo esterno e dal corpo – in modo adeguato, e di organizzarle in maniera efficace e funzionale al nostro ‘muoverci ed essere nel mondo’. Durante il processo di elaborazione sensoriale il cervello trasforma le sensazioni in percezioni.
Il processo percettivo è complesso e si articola in più momenti. In sintesi:
- il cervello riceve le informazioni dagli organi di senso (sensazioni),
- le collega ad altre conoscenze, esperienze e dati,
- interpreta quindi le informazioni e attribuisce un significato al mondo che ci circonda.
Attraverso la percezione compiamo una selezione e diamo più spazio ad alcuni dati, piuttosto che ad altri, perché filtriamo continuamente la realtà. E ognuno di noi lo fa in modo diverso: ti sarà già capitato di essere in un ambiente con un amico e notare dettagli differenti rispetto a quelli che evidenzia lui.
Fin da quando veniamo al mondo – ma anche nella vita uterina – il cervello è guidato dal nostro temperamento, dalle predisposizioni personali e inizia a prestare attenzione ad alcuni stimoli ed esperienze piuttosto che altre.
Poi cosa fa? Le organizza e, man mano cresciamo, creiamo il nostro personalissimo filtro con cui guardiamo il mondo e attraverso il quale attribuiamo un significato a ciò che viviamo. Ciascuno di noi ha un filtro differente da quello degli altri, colorato dalla soggettività.
L’elaborazione sensoriale rappresenta l’aspetto forse più importante di questo processo evolutivo e adattivo che si suddivide in quattro fasi:
- il bambino, la bambina registra il dato sensoriale,
- si orienta verso di esso,
- lo interpreta e riconosce,
- lo organizza e utilizza per agire un comportamento, una reazione, un movimento.
Questo affascinante processo accade in modo spontaneo e naturale: quando funziona in modo adeguato, le sensazioni provenienti dall’esterno e dall’interno vengono com-prese e organizzate per guidare in modo funzionale il comportamento.
L’elaborazione sensoriale crea un unicum a partire dalle singole sensazioni.
Per esempio, quando gustiamo un cibo, otteniamo diverse informazioni sensoriali a livello visivo, gustativo, olfattivo, tattile, propriocettivo, interocettivo. La processazione sensoriale mette in relazione tutti questi elementi e consente di elaborare un’esperienza unitaria e complessiva.
Pensa: più dell’80% dell’energia del sistema nervoso è impegnata nell’organizzazione dei dati sensoriali.
La disfunzione dell’elaborazione sensoriale nei bambini
Il gioco libero e il movimento nutrono e allenano la capacità del cervello di processare i dati sensoriali, soprattutto nei primi sette anni di vita.
È fondamentale che bambini e bambine abbiano sufficiente tempo libero non strutturato dagli adulti durante il quale ideare e organizzare le condotte ludiche, ma anche spazi e tempi dedicati per poter esperire ed esercitare il proprio corpo in tutti i possibili atti motori.
Secondo le neuroscienze le capacità di astrazione, i risultati scolastici, l’apprendimento della letto-scrittura e della matematica sono favorite e facilitate da una attività motoria sostenuta: almeno due o tre ore al giorno di movimento, di cui almeno un’ora intensa.
“Il cervello deve organizzare tutte queste sensazioni se una persona vuole muoversi, studiare, agire in modo produttivo. Il cervello individua, classifica e ordina le sensazioni – un po’ come un vigile del traffico dirige il movimento delle automobili. Quando le sensazioni fluiscono in modo ben organizzato o integrato, il cervello può usare quelle sensazioni per creare percezioni, azioni e conoscenza. Quando il flusso delle sensazioni è invece disorganizzato, la vita può diventare come un ingorgo stradale nell’ora di punta” scrive J. Ayres
Se la processazione sensoriale è deficitaria, il nostro cervello non riesce a comprendere e organizzare in modo efficace i dati ricevuti a causa di una irregolarità nel modo in cui elabora le informazioni.
In questo caso non siamo in presenza di un cervello danneggiato o di un malfunzionamento rilevabile a livello neurologico. Non si tratta di una malattia, né di una degenerazione.
Parliamo di disfunzione della processazione sensoriale – o disturbo dell’elaborazione sensoriale – che secondo alcune statistiche americane riguarda circa il 16% della popolazione infantile.
Cosa significa? Il cervello non è in grado di elaborare con adeguatezza le sensazioni e origina una percezione del mondo distorta, la quale a sua volta può generare diverse difficoltà anche sul piano emotivo-comportamentale.
Difficoltà che potremmo ricondurre erroneamente ad altre problematiche se non conosciamo questa irregolarità.
Spiega J. Ayres:
“Quando il cervello non elabora bene gli input sensoriali, di solito non riesce a controllare nemmeno il comportamento. Senza una buona integrazione sensoriale, l’apprendimento diventa difficile, l’individuo spesso si sente poco sicuro di sé e non riesce facilmente ad affrontare le normali esigenze quotidiane e lo stress. (…). Le difficoltà nella processazione degli stimoli sensoriali e nella regolazione delle risposte possono interferire con lo sviluppo globale sociale ed emotivo e con le abilità motorie e, in modo più specifico, con le capacità del bambino di partecipare alle attività tipiche dell’età”
Le cause della disfunzione nella processazione sensoriale sembra siano da ricondurre a fattori genetici ed ereditari che potrebbero combinarsi ad altri come, per esempio, difficoltà durante la gravidanza e/o il parto che possono incidere sul cervello in formazione, molto sensibile ai fattori ambientali.
Potrebbe influire anche un ambiente privo di adeguate stimolazioni sensoriali, con scarse possibilità di movimento, gioco e stimoli, questi ultimi anche troppo monotoni.
L’elaborazione sensoriale non raggiunge la perfezione in nessun essere umano.
Può essere di buona o scarsa qualità e ciò può condurre le persone ad avere una vita appagante o, al contrario, faticosa, difficile, con minor benessere.
I soggetti con scarsa qualità dell’elaborazione sensoriale possono avere un’intelligenza nella media o sopra la media: la processazione non dipende dal quoziente intellettivo, ma attiene a come funziona il cervello.
Quando l’elaborazione sensoriale ha una qualità bassa, il problema non risiede negli organi di senso – che possono funzionare con regolarità – ma nel modo in cui il cervello riceve e organizza le informazioni.
Per esempio, un bambino, una bambina potrebbe non rispondere a una consegna verbale non a causa di un problema uditivo, né tantomeno per mancanza di volontà, ma perché l’informazione si perde nel tragitto verso il cervello. Di fatto il bambino non può utilizzarla per organizzare il suo comportamento in modo appropriato: “… a volte (i) neuroni non parlano tra loro. Non lavorano insieme come un tutt’uno e così parte di quello che fanno è inutile o superfluo” specifica Ayres.
Quali sono i segnali di una scarsa elaborazione sensoriale?
Cosa accade quando siamo in presenza di una fatica nell’integrazione sensoriale? Prendiamo ancora una definizione della terapista A. J. Ayres:
“Quando il cervello non elabora in maniera adeguata un input sensoriale, i bambini sperimentano il mondo esterno in maniera diversa. Non sempre riescono ad acquisire un’idea precisa e attendibile del loro corpo e dell’ambiente che li circonda, e questa percezione erronea ha come risultato una serie di problemi nello sviluppo e nell’elaborazione delle informazioni. Poiché essi non sempre elaborano in modo corretto l’informazione ricevuta attraverso i sensi, non possono essere in grado di adattarsi alle circostanze. La neurobiologia del sistema sensoriale è disfunzionale e quindi distorce le capacità dell’individuo di percepire il mondo in maniera corretta.”.
I bambini e le bambine possono evidenziare già dai primi mesi di vita alcuni segnali che potrebbero essere il campanello di allarme di una scarsa qualità della processazione sensoriale, ma le fatiche possono emergere anche in un momento successivo.
A cosa è necessario prestare attenzione per comprendere se il bambino o la bambina ha un’elaborazione sensoriale scarsa?
Ecco otto esempi:
- non si rotola, non gattona, non si siede e non inizia a camminare in linea con la finestra di sviluppo;
- non sopporta il tummy time, oppure non ama essere sdraiato sul fasciatoio, reagisce negativamente ai cambi di posizione, soprattutto se la testa viene rovesciata all’indietro;
- non riesce ad abbottonarsi i vestiti, allacciarsi le scarpe, vestirsi in autonomia;
- ha un tono muscolare scarso che può anche impedire una postura corretta, per esempio, da seduto;
- potrebbe rompere gli oggetti a causa di una imperizia nella manipolazione e faticare nell’apprendimento della scrittura;
- potrebbe avere un ritardo nello sviluppo del linguaggio e una fatica nel comprendere ed eseguire le consegne verbali;
- potrebbe faticare a comprendere i segnali non verbali degli altri e relazionarsi con una scarsa competenza sociale;
- può essere molto selettivo rispetto al cibo, rifiutare alcune consistenze e sapori, colori, odori.
Si tratta di aspetti su cui avere attenzione, ma non allarmiamoci se il nostro bambino, la nostra bambina, per esempio, non cammina a 12 mesi. Ognuno ha un percorso di sviluppo personale: è la presenza di più segnali in contemporanea che potrebbe richiedere un approfondimento, in primis col pediatra.
Ciò che, più in generale, caratterizza la scarsa elaborazione sensoriale riguarda l’iper o l’ipo-reattività agli stimoli.
Nel caso dell’ipersensibilità è sufficiente una soglia minima di stimolo per notare reazioni anche molto sostenute da parte del bambino, della bambina: per esempio, solo l’essere sfiorato potrebbe produrre una forte crisi di pianto.
Nel caso dell’iposensibilità serve uno stimolo molto intenso affinché il piccolo mostri di percepirlo e reagisca.
Caratteristiche dei bambini iposensibili
I bambini iposensibili:
- sono iporeattivi agli stimoli sensoriali e alle proposte sociali;
- esplorano in modo limitato l’ambiente e le possibilità di gioco;
- tendono a essere apatici, letargici, scarsamente attivi, pigri, facilmente stancabili, disattenti;
- si muovono in modo goffo e impacciato a causa di uno scarso sviluppo dello schema corporeo, sbattono e cadono spesso, sono scarsamente coordinati e il movimento risulta poco fluido e armonico, faticano nel fare le scale o nel pedalare;
- hanno una scarsa capacità di sintonizzarsi con gli altri nelle interazioni sociali.
Sul fronte dell’iposensibilità, un bambino, una bambina potrebbe manifestare una ricerca sostenuta di stimolazione sensoriale. Questi soggetti, chiamati seeker:
- necessitano di contatto fisico intenso, sostenuto e profondo, cercano forti pressioni corporee infilandosi in spazi angusti, richiedono abbracci molto stretti, si gettano contro le pareti o altri oggetti;
- ricercano attivamente odori e profumi, anche annusando continuamente cibi o persone;
- masticano diversi materiali e tessuti;
- si muovono continuamente e tendono ad avere spesso incidenti, sebbene non siano impacciati;
- tendono all’impulsività e a mettersi in pericolo fisicamente, ad esempio correndo soli per strada o saltando da luoghi elevati;
- fissano intensamente le luci, anche forti;
- hanno una soglia del dolore molto alta, per cui può succedere che si facciano male o si feriscano senza che se ne accorgano o lo segnalino agli adulti.
I bambini iposensibili seeker richiedono stimoli consistenti per raggiungere una soglia di attivazione tale da motivarli all’azione e all’interazione.
Approfondisci con questo articolo: Attività sensoriali per bambini
Caratteristiche dei bambini ipersensibili
Il bambino ipersensibile potrebbe:
- essere infastidito dalle sensazioni tattili (etichette dei vestiti, calzini, alcune texture dei tessuti, materiali sporchevoli); da luci forti; dai rumori (per esempio, il bambino potrebbe non riuscire a escludere il rumore del traffico, risultando distratto e poco concentrato) o dagli odori (tanto da non avvicinare, ad esempio, alcuni cibi);
- faticare a farsi lavare e tagliare i capelli, a farsi pettinare, a lavarsi i denti a fare il bagno/la doccia;
- avere uno scarso tono corporeo e faticare nel controllo posturale;
- camminare sulla punta dei piedi al fine di ridurre gli input sensoriali derivanti da questa zona del corpo;
- essere impattato dal troppo movimento intorno a sé, per esempio se si trova in un luogo con molte persone che si muovono;
- faticare nelle attività di motricità fine come fare un puzzle, tagliare con le forbici, incollare in modo relativamente preciso, colorare nei bordi;
- rifuggire dal contatto fisico, anche leggero e tendere a isolarsi in quanto infastidito dalla vicinanza di altre persone;
- tendere a evitare i giochi di movimento, le giostre, i giochi all’aria aperta, l’ascensore e le scale mobili, i viaggi in auto (stimolazione vestibolare), preferendo stare in casa o in luoghi chiusi e tranquilli.
I bambini ipersensibili vengono sopraffatti con facilità dagli stimoli sensoriali, anche di bassa intensità, e faticano a rispondervi in maniera adeguata a causa del forte stress.
La reazione che manifestano può dipendere da molti fattori:
- Il momento della giornata: per esempio, il bambino, la bambina potrebbe reggere meglio la stimolazione al mattino rispetto la sera.
- La fonte dello stimolo: potrebbe accettare di essere toccato dalla mamma, ma non dal fratello.
- Le caratteristiche dello stimolo: potrebbe accettare di essere toccato sulla schiena, ma non sulle mani, oppure reggere uno stimolo intenso prodotto una volta sola, ma non reggerlo la seconda.[1]
Vi sono poi bambini e bambine a metà tra i due estremi e che potrebbero, per esempio, essere ipersensibili ad alcune stimolazioni e iposensibili ad altre, oppure ancora che manifestano una maggiore o minore sensibilità in base al momento e al contesto in cui sono inseriti, se, per esempio, è più o meno familiare e/o rassicurante.
In entrambi i casi – iper o iposensibilità- i bambini e le bambine possono fare molta fatica nei cambiamenti delle routine e i momenti di passaggio sia a casa che a scuola, compreso il passare da un’attività all’altra e da uno spazio ad un altro. Tale fatica può ingenerare aggressività, rabbia, ansia, paure, inibizione.
Elaborazione sensoriale, sviluppo socio-emotivo, apprendimento
La scarsa qualità della processazione sensoriale può avere un impatto sullo sviluppo socio-emotivo di bambini e bambine, poiché le ridotte e alterate capacità percettive li fanno vivere in un modo molto differente da quanto sperimentano gli altri intorno a loro, e li rendono insicuri e disorientati. Potremmo osservare comportamenti caratterizzati da aggressività, irritabilità, impulsività, tendenza al pianto, distraibilità, chiusura in sé stessi, ipermotricità, inibizione, lento coinvolgimento in situazioni nuove, scarsa capacità di reggere la frustrazione.
A causa di una bassa capacità di leggere i segnali non verbali altrui – spesso con conseguente invadenza – il bambino, la bambina potrebbe faticare anche nella relazione con i pari, ad avere amici e mantenerli. Potrebbe venire isolato in quanto non comprende le regole sociali, agisce comportamenti aggressivi, intrude nel gioco altrui e ha reazioni insolite e fuori luogo.
È molto importante acquisire consapevolezza su questa fatica onde evitare di mal interpretare i comportamenti dei piccoli. Il bambino/a non fa apposta a comportarsi male, e le azioni ai nostri occhi inadeguate sono fuori dal suo controllo volontario: si tratta di “una reazione compulsiva a sensazioni che non è in grado né di evitare né di organizzare” scrive Ayres.
Anche sul piano dell’apprendimento il bambino, la bambina con scarsa integrazione sensoriale può faticare molto. Possiamo accorgercene a partire dalla scuola primaria, sebbene già alla scuola dell’infanzia e al nido abbiamo osservato diverse fatiche nello stare in gruppo, nella capacità di rispondere alle consegne e nello svolgere le diverse attività.
Bambini e bambine con una scarsa elaborazione sensoriale hanno bassa attenzione e concentrazione, possono apparire iperattivi, faticano nel tenere a mente consegne articolate (per esempio: “Metti via il quaderno e prendi il libro, poi aprilo a pagina 24”), faticano ad adattarsi alle regole della classe, mostrano difficoltà di apprendimento.
Ora, qual è il problema?
Se noi adulti non conosciamo il tema della scarsa elaborazione sensoriale, potremmo pensare che le fatiche manifestate da bambini e bambine nei primi anni di vita si risolveranno con l’età. Ma non è così.
Queste fatiche non si affievoliscono con lo sviluppo. Alcuni bambini e bambine trovano strategie e attivano risorse interne per far fronte alle difficoltà, per adattarsi e compensare.
Alcune volte hanno successo, altre invece non riescono a ottenere risultati. L’esito dipende dal grado di severità del problema, dal contesto, dal tipo di sfida evolutiva da affrontare.
In queste occasioni è importantissimo rivolgersi a specialisti in grado di diagnosticare e poi di trattare la scarsa processazione sensoriale (neuropsichiatra e neuropsicomotricista).
Soluzioni pratiche alle sfide della sensorialità
Cosa possiamo fare noi genitori, educatrici, educatori e insegnanti per supportare i bambini e le bambine con scarsa capacità di elaborazione sensoriale?
In che modo possiamo sostenere i piccoli a superare le sfide della sensorialità? Vediamo insieme alcune strategie educative.
Cosa fare a casa e nelle strutture educative per supportare il bambino con scarsa processazione sensoriale
Il bambino, la bambina è inconsapevole della sua difficoltà. Può rendersi conto di essere diverso, diversa dagli altri ma non riesce a comprendere cosa succede in quanto “…il problema è nei processi mentali che sono oltre la coscienza e il controllo” (J. Ayres).
È inutile intervenire per dire al bambino, alla bambina che deve stare più attento, controllare il suo corpo, stare seduto, perché non ha la possibilità di governare i suoi comportamenti in modo volontario. Meglio lavorare per sviluppare una buona autostima.
Il bambino, la bambina ha bisogno di fare esperienza in situazioni che possono aiutare a organizzare meglio il cervello. Oltre a un intervento specialistico, è importare offrire tempo per giocare in maniera libera con materiali diversi che consentano di scegliere ciò di cui sente il bisogno per processare al meglio le sensazioni.
Favoriamo il gioco all’aria aperta e le stimolazioni vestibolari e propriocettive con girello, scivolo, altalena, in particolare per i bambini iposensibili.
Nel caso di individui ipersensibili, accompagniamoli gradualmente a investire il corpo e il movimento in giochi che stimolino il sistema vestibolare e quello propriocettivo per rinforzarli.
Noi adulti di riferimento dobbiamo considerare la particolare sensibilità sensoriale del bambino, della bambina, e agire di conseguenza: “I caregiver che sono in sintonia con i pattern comportamentali del bambino possono migliorare le sue difficoltà di regolazione. Al contrario, difficili incontri tra le risposte costituzionali del bambino allo stimolo sensoriale e i pattern del caregiver possono intensificare le difficoltà di regolazione” (J. Ayres).
Gli adulti di riferimento – nei contesti educativi e familiari – possono attivare diverse strategie di supporto per bambini e bambine che manifestano difficoltà nell’elaborazione sensoriale.
Puoi adattare i suggerimenti pratici che condividiamo al contesto di riferimento e tenere presente che ogni bambino e bambina ha la sua unicità.
L’osservazione è molto importante per capire quali sono gli stimoli che il piccolo patisce di più e quali regge meglio, in modo da scegliere l’intervento educativo più adeguato.
Si tratta di strategie EDUCATIVE e NON terapeutiche utili per tutti i bambini e bambine e non solo per quelli che mostrano fatiche nell’elaborazione sensoriale.
25 strategie educative per migliorare l’elaborazione sensoriale
- Dare tempo per approcciare nuove attività o nuovi compiti: permettere a bambini e bambine di modulare il proprio ritmo ed esplorare le novità in autonomia.
- Preparare ogni bambino, bambina ai cambiamenti, spiegando cosa accadrà in modo chiaro e concreto e, dove possibile, mostrare un esempio in anteprima: visitare la nuova scuola, la nuova casa dove si andrà a vivere, un nuovo parchetto. Può essere molto utile l’uso di aiuti visivi per mostrare la sequenza delle routine quotidiane.
- Affiancare il bambino, la bambina in un nuovo compito, mostrare prima come si fa e, se necessario, farlo insieme.
- Spezzettare le consegne in singoli step, in modo da evitare il sovraccarico di informazioni. Per esempio: “prendi la tovaglietta………ok ora mettila sul tavolo……….bene, prendi il bicchiere………appoggialo sulla tovaglietta….”. Se necessario, mostrare prima l’azione.
- Permettere al bambino, alla bambina, di arrampicarsi in luoghi adatti e sicuri affinché abbia maggiore dimestichezza con il suo corpo e il controllo dei movimenti.
- Se il bambino, la bambina è ipersensibile al tatto, può essere utile evitare tocchi leggeri e solleticanti, preferendo piuttosto pressioni costanti e precise, fatte col palmo della mano anziché con la punta delle dita. Quando è necessario spostarsi in fila, meglio se il bambino apre o chiude la fila stessa. Quando si è insieme in cerchio, può essere facilitante che il bambino/a sia seduto dietro agli altri piuttosto che in mezzo ai compagni.
- Essere attenti alle situazioni tattili che infastidiscono il bambino, la bambina (vestiti, texture, ambienti troppo affollati) e cercare dove possibile di evitare gli stimoli fastidiosi.
- Promuovere giochi di forza, salti, portare pesi, perché sono stimoli propriocettivi che aiutano a organizzare e regolare il sistema nervoso.
- Ricordare che il bambino/a ipersensibile al tatto può percepire come doloroso uno stimolo a nostro parere insignificante: è importante rispettare il suo sentire. A causa di tale ipersensibilità, lui/lei potrebbe non gradire il contatto fisico: è importante non prenderla sul personale e avvisare gli altri adulti in modo che non ne restino delusi.
- Leggere insieme ai piccoli libri che stimolino la ricerca di oggetti, anche la ricerca di oggetti disegnati, per allenare la percezione visiva.
- Proporre attività di motricità fine che stimolino la coordinazione oculo-manuale.
- Fare attenzione alla quantità di stimoli visivi e uditivi a cui il bambino/a è esposto e moderarli dove possibile.
- Nel caso di una sensibilità uditiva, può essere utile trasmettere le consegne cantandole affinché vengano percepite con maggiore facilità.
- Ascoltare musica rilassante.
- Proporre attività di manipolazione; giochi con l’acqua (tiepida o fredda a seconda che si voglia rispettivamente rilassare o stimolare); attività con la sabbia; con elementi profumati (per esempio lavanda per rilassare o menta per attivare); attività che prevedono il soffiare (bolle di sapone, giochi con le cannucce) che favoriscono una respirazione profonda, con effetto calmante; attività cognitive come puzzle, seriazione, classificazione; fornire al bambino una pallina anti-stress da manipolare.
- Avvisare individualmente il bambino/a rispetto a un cambio di programma, alla fine imminente di una attività, a un cambiamento di spazio. Accompagnarlo a terminare quanto sta facendo, concedere un tempo supplementare affinché possa organizzare le informazioni ed attivarsi in modo congruente. Può essere utile permettere al bambino/a di tenere con sé un oggetto del cuore in queste situazioni.
- Creare setting sensorialmente adeguati alle esigenze del bambino/a: tenere conto se è iper o iposensibile e adattare l’ambiente, di conseguenza, potenziando o depotenziando alcuni stimoli. È importante essere attenti a quanti canali sensoriali vengono stimolati in contemporanea: con alcuni bambini parlare loro, guardarli negli occhi e toccarli è troppo. Usiamo un canale alla volta per arrivare, nel tempo, ad aggiungerne altri.
- Sostenere lo sviluppo emotivo del bambino, della bambina, rispecchiare le sue emozioni e aiutare a comprendere ciò che gli accade e come si sente.
- Nei servizi educativi sono presenti spazi e materiali che risultano molto stimolanti: colori, oggetti, ambienti troppo pieni. È utile (per tutti, non solo per i bambini con scarsa elaborazione sensoriale) che lo spazio sia ordinato, semplice, lineare, armonico, con colori neutri e materiali in giusta quantità, meglio se naturali, poveri, di recupero.
- Favorire lo sviluppo di una buona autostima, responsabilizzare il bambino, la bambina e valorizzare ciò che sa fare, anche usando la lode descrittiva.
- Evitare castighi e punizioni: i comportamenti inappropriati del bambino non sono provocazioni, sfide, manipolazioni ma manifestazioni di difficoltà.
- Imparare a leggere i segnali non verbali che indicano quando il bambino, la bambina sta facendo fatica a orientarsi in una situazione e a gestirla, in modo da aiutarlo a calmarsi nei modi più utili. Viceversa, se si nota che il bambino è sotto-stimolato in un dato momento, è utile attivarsi proponendo attività adeguate.
- Nelle strutture educative consentire ai bambini e alle bambine di trascorrere del tempo da soli e sole, senza doversi implicare nella relazione con gli altri e prevedere momenti per interventi individualizzati.
- Preferire il gioco all’aria aperta; il gioco con materiali destrutturati, poveri, di recupero, naturali, in modo che il bambino riceva una adeguata stimolazione sensoriale, cognitiva ed emotiva.
- Una volta osservato e compreso quali stimoli sono più utili per ogni soggetto, prevedere nella quotidianità proposte adeguate che possano aiutarlo a restare in una soglia di stimolazione sensoriale confortevole. Nelle strutture educative è importante confrontarsi con i genitori, scambiare osservazioni, coordinarsi e collaborare per favorire lo sviluppo del bambino/a.
Queste sono solo alcune indicazioni che non si sostituiscono ad un intervento specialistico, fondamentale in queste situazioni.
Ci auguriamo che questo articolo possa essere di aiuto a genitori, educatrici, educatori e insegnanti e a chiunque si occupi di educazione.
Nel nostro cammino potremmo incontrare bambini e bambine che faticano con l’elaborazione sensoriale: se non comprendiamo la loro difficoltà rischiamo di etichettarli come aggressivi, inibiti, lamentosi, piagnucoloni.
Questa stigmatizzazione potrebbe attivare interventi che metterebbero i bambini e le bambine ancora più in difficoltà anziché supportarli e sostenerli nel far fronte alle loro caratteristiche costituzionali per migliorare il loro sviluppo socio-emotivo e indirizzarli agli specialisti in grado di aiutarli.
Bibliografia sull’elaborazione sensoriale
Il bambino e l’integrazione sensoriale, di Ayres A.J. – Edizioni Giovanni Fioriti, Roma, 2012
CD:0-3R 1° revisione. Classificazione diagnostica della salute mentale e dei disturbi di sviluppo nell’infanzia, ed. Giovanni Fioriti, Roma, 2008
Primi giochi per lo sviluppo sociale e le abilità motorie dei bambini autistici e con disturbi sensoriali, di Sher B. – Edizioni Armando, Roma, 2011
[1] I segnali riportati negli esempi non sono criteri diagnostici: solo uno specialista può pronunciarsi in merito.