di Lucia Vichi, pedagogista e coordinatrice
Il gioco è per il bambino un diritto, ossia una piacevole ed essenziale attività che contribuisce alla costruzione soggettiva. Nel processo di costruzione dell’identità, infatti, il gioco è uno degli strumenti privilegiati, in particolare il gioco corporeo ( la scoperta delle mani, la scoperta dei piedi, la scoperta della propria voce, …) , il gioco senso motorio ( ossia quello legato alla sperimentazione degli equilibri, delle altezze, dei limiti, …) e il gioco simbolico ( da non confondere e scambiare con il “gioco del faccio finta”).
E’ proprio attraverso il gioco che il bambino elabora la progressiva conoscenza e comprensione della realtà, la strutturazione dello spazio, l’elaborazione e la simbolizzazione dei desideri, delle angosce e delle potenzialità inconsce.
Da questo si può comprendere come mai sia così importante scegliere e selezionare il materiale che è proposto nel gioco del bambino.
Attraverso la manipolazione e la sperimentazione di giocattoli caratterizzati da materiale naturale e appartenente alla vita quotidiana dell’adulto, quindi oggetti semplici, apparentemente (per noi adulti) insignificanti, il bambino si pone domande, costruisce conoscenze e abilità, compara risultati, domanda agli altri, creando così complessi e duraturi percorsi d’apprendimento e di crescita individuale.
Nei primi due anni di vita del bambino, il gioco con materiale “destrutturato” e semplice (quale, ad esempio, cestino dei tesori, gioco euristico, cofanetto delle stoffe, bottiglie sensoriali e sonore, …) gli permette di sperimentare le proprietà fisiche degli oggetti, di scoprire e conoscere le proprietà termiche (freddo/metallo, caldo/legno, …), di conoscere gli oggetti attraverso le cinque sensorialità, di relazionare gli oggetti tra di loro, di comprendere le reazioni degli oggetti all’azione del bambino; gli consente di svuotare e riempire dei contenitori – dalle scatole in cartone di varie dimensione ai barattoli in latta alle ceste di legno e vimini-, disperdere per poi raccogliere, introdurre e tirare fuori degli oggetti all’interno di altri oggetti, ecc… .
Tutto quello che – riflettendo- non gli permetterebbe un sonaglio in plastica, un gioco musicale di plastica con pulsanti, luci e colori, un tavolo primi apprendimenti di plastica (è davvero fonte di apprendimento un gioco tale?) e tanto altro materiale gioco più commerciale – definiamolo così.
Riassumendo, da una parte le cento possibilità di conoscenza e la libertà creativa che offre materiale quale legno, metallo, stoffa, cartone, pietra, ecc…; dall’altra la limitata possibilità di conoscenza della plastica e del << gioco commerciale>> – pensato nei minimi dettagli da un adulto secondo finalità ben precise-.
Dai due fino ai sei anni all’esplorazione e alla sperimentazione sempre più complessa del mondo circostante, il bambino aggiunge “simbolismo” nei suoi giochi e nelle sue scoperte. Il bambino inizia così ad imitare, a riprodurre piccoli frammenti di scene della vita reale, modificandoli in base ai suoi bisogni e alle sue paure.
Gli oggetti diventano per il bambino la simbolizzazione della realtà, attraverso una continua attività di metamorfosi dell’oggetto stesso: la caratteristica principale del gioco diventa “fare come se …”. Ed è questo che permette l’utilizzo del materiale “destrutturato”: un piccolo pezzo di legno di forma rettangolare diventa un cucchiaio che batte contro un coperchio in latta ribaltato, che “fa finta di essere un piatto”; una scatola di cartone diventa un camion con ribaltabile; un tubo di cartone diventa il volante di una moto o il tagliaerba; ecc… .
Il bambino ricrea gli oggetti, gioca i ruoli sociali delle persone e le attività che loro sviluppano – il babbo, la mamma, il nonno, la maestra, … -. I giochi attraverso queste proposte hanno in tal modo la possibilità di divenire sempre più complessi ed articolati, permettendo al bambino percorsi intellettivi e di maturazione del pensiero sempre più reticolari e duraturi.
In che cosa quindi consiste la ricchezza del materiale destrutturato e povero?
Concludendo, esso è in grado di attivare nel gioco del bambino complessi meccanismi di ragionamento ed apprendimento duraturi, partendo dall’offerta di prime esperienze sensoriali e senso motorie per poi amplificarsi ad esperienze di carattere più complesso come il gioco simbolico.