di Silvia Iaccarino
“Sbagliando si impara”.
Ce lo ripetiamo continuamente ma a volte non abbastanza convinti.
L’errore ci fa spesso sentire inadeguati, ci fa soffrire. E ci fa soffrire a causa di quella vocina interiore (il cosiddetto “critico interno”) che ci “sgrida” (ovvero “sgrida” il nostro “Bambino interiore”) e ci fa credere che non valiamo abbastanza.
Vorremmo essere ineccepibili, impeccabili. Pensiamo, a volte per lo più inconsciamente, che se saremo perfetti tutti ci vorranno bene e saremo inattaccabili da critiche e giudizi.
Solitamente questi vissuti hanno radici nella nostra infanzia, quando siamo stati ripresi e redarguiti con durezza (se non puniti) per i nostri sbagli: “sei uno stupido”, “non capisci niente”, “che disastro!”, “guarda cosa hai combinato!!”, etc etc.
Così, ancora oggi, quando commettiamo un errore, si attiva la vocina critica dentro di noi la quale replica l’atteggiamento degli adulti che abbiamo sperimentato da piccoli, facendoci sperimentare di nuovo un senso di inadeguatezza e inferiorità.
Consapevoli di questo, possiamo lavorare nel qui e ora con i nostri bambini (sia come educatori che come genitori) in modo differente. Possiamo passare loro l’idea che l’errore è basilare nella vita, che sbagliare è necessario per crescere e imparare.
Per fare questo possiamo partire da noi stessi, mostrando ai bambini un modo costruttivo di affrontare i nostri stessi sbagli, in primis.
Poi possiamo far osservare i loro errori senza essere duri e severi, ma accompagnandoli a comprendere cosa non ha funzionato e cosa si potrebbe fare di diverso la prossima volta, con sensibilità e sospensione del giudizio.
In questo modo, favoriamo non solo una buona autostima ma anche un ben-essere presente, per il bambino di oggi, e futuro, per l’adulto che egli sarà domani