di Silvia Iaccarino
“I neonati sono esseri umani pienamente consapevoli e in grado di interpretare e sperimentare la realtà che li circonda in modo estremamente raffinato. Non solo percepiscono e comprendono la loro nascita, ma sentono e agiscono anche mentre si trovano nel grembo materno” D. Chamberlain
“Il mondo è il mio grembo. Il grembo di mia madre fu il mio primo mondo” R.D. Laing
Intorno agli anni ’70 la ricerca scientifica ha aperto le porte di un nuovo ambito esplorativo: quello della vita prenatale. Da allora ai giorni nostri le scoperte in questo campo sono state innumerevoli e davvero rivoluzionarie, soprattutto relativamente allo sviluppo mentale ed emotivo del feto.
La ricerca ha evidenziato che il “bambino prenatale” non è una tabula rasa, né un essere disorganizzato ed insensibile come si credeva fino ad alcuni decenni fa (addirittura i neonati venivano operati senza anestesia poiché si credeva che fossero esseri incoscienti, non in grado di provare sofferenza….!). Il feto è una persona, un soggetto che contiene in sé tutto ciò che gli serve per vivere la vita ed ha bisogno di essere messo nelle condizioni ottimali per svilupparsi e crescere sereno.
Fin dal concepimento, il nascituro ha la capacità di entrare in relazione con la madre e il mondo circostante, inizialmente attraverso il canale metabolico e biochimico poi, man mano che passano le settimane, con lo sviluppo del sistema sensoriale, dimostra sempre più un ruolo attivo e competente, dotandosi di una sua capacità di auto modificarsi, adattarsi e determinarsi. Il bambino prenatale è in grado di ricevere e selezionare gli stimoli esterni, processarli e fornirvi una risposta precisa e creativa, stabilendo una comunicazione con la madre ed influendo su di essa e, attraverso di lei, entrando in relazione con l’ambiente circostante.
La comunicazione tra il bambino prenatale ed il suo ambiente (madre in primis) avviene quindi sia attraverso i canali biologici che sensoriali. Infatti, durante la gestazione i sensi vanno via via affinandosi, consentendo al bambino di percepire il mondo circostante attraverso il tatto, l’udito, il gusto, l’olfatto e la vista.
Dalla 27ma s.d.g., poi, è dimostrato il fenomeno dell’habituation agli stimoli: se un certo stimolo, per esempio sonoro, viene ripetuto più volte ad intervalli regolari, dopo un po’ il feto non risponde più, ovvero lo tratta come qualcosa di conosciuto su cui non è necessario che porti la sua attenzione. Inoltre, sa distinguere due diverse sequenze di sillabe, come per esempio ba-bi e bi-ba.
A poche ore dalla nascita, poi, i bambini mostrano preferenza per il suono del battito cardiaco ed è stato dimostrato come siano in grado di riconoscere quello della propria madre, così come il suono della sua voce. Si è verificato poi, attraverso gli studi di Anthony De Casper, che i neonati possono discriminare tra due diverse storie mostrando di riconoscere e preferire quella che la madre gli aveva letto durante gli ultimi 3 mesi di gravidanza. In tali fenomeni è già possibile cogliere la presenza di una forma precoce di apprendimento e memoria.
Il feto è inoltre capace di interagire con i genitori in alcuni “giochi tattili”, per esempio dando un numero di calcetti corrispondenti ad un certo numero di piccoli colpi delle dita sulla pancia della mamma, oppure seguendo con i suoi arti, dalla parete interna dell’utero, il percorso del dito di un genitore sull’addome materno. Addirittura, se i genitori stabiliscono un orario preciso in cui avviare la comunicazione psico-tattile con il bambino, egli si prepara all’incontro e, se questo non avviene, inizia a scalciare, come a richiedere il contatto a cui è abituato.
Non solo, le ricerche sulle gestazioni gemellari hanno riscontrato che già alla 14° s.d.g. i due feti interagiscono volontariamente l’uno con l’altro, con movimenti pianificati ed intenzionali. Ciò è dimostrato dalla qualità del movimento che utilizzano per relazionarsi: più lento, preciso e delicato di quando interagiscono col cordone, la placenta, le pareti uterine…. Inoltre, le ecografie spesso mostrano sequenze interattive in cui i bambini “litigano” o, al contrario, si scambiano carezze.
E’ anche documentato che, già dalla 22° s.d.g., il nascituro si muove con cautela quando porta le mani agli occhi (la zona più delicata del corpo umano) rispetto a quando tocca altre parti di sé, dimostrando consapevolezza per quanto riguarda la sensibilità sensoriale del proprio corpo.
Ancora, è conosciuto l’episodio in cui, durante un’amniocentesi, il feto in modo evidente si è allontanato dall’ago e con il braccio cercava di spostarlo, “mandarlo via”. Un altro episodio riguarda la reazione di un feto in discoteca: la gestante ha dovuto uscire perché il piccolo non gradiva la musica e continuava a scalciare vigorosamente.
Il nascituro è quindi attivamente impegnato nella conoscenza dell’ambiente che lo circonda, sia intrauterino che extra uterino. Le competenze che sviluppa lo aiutano e supportano nel prepararsi al meglio alla relazione con il suo ambiente di riferimento e nell’affrontare il mondo esterno.
Le esperienze prenatali inoltre modellano, dopo la nascita, i comportamenti del bambino nei confronti di se stesso, dell’attaccamento con le figure di riferimento ed il suo atteggiamento verso la vita ed il mondo esterno in generale. Il mondo uterino permette infatti di vivere ampie ed intense esperienze emotive ed offre al feto possibilità e condizioni affinché possa iniziare a costruire la sua vita psichica. L’utero non è solo la prima culla del bambino ma è anche il suo primo vero mondo, modello da cui partirà per relazionarsi a ciò che incontrerà nella vita post natale, ed il modo in cui lo sperimenta inciderà sulla formazione della sua futura personalità. Perché la vita psichica del bambino possa svilupparsi al meglio, il feto ha bisogno di sentirsi accolto, amato, accettato: base per la sicurezza in se stesso e nel mondo. Se il nascituro si sente sufficientemente amato e accettato dai genitori, potrà sviluppare quella sicurezza di base che gli consentirà di accedere al suo mondo interiore ed incontrare la realtà partendo da una “base sicura” non solo esterna ma anche interna.
Concludo con questa commovente citazione tratta da un testo di Elena Balsamo:
I DESIDERI DEL BAMBINO NELLA PANCIA DELLA MAMMA
Parlami! Non sono troppo piccolo per capire. Raccontami le tue gioie e le tue pene. Spiegami in ogni momento che cosa sta succedendo cosicché io non abbia paura, giacché non è il dolore che mi spaventa, ma il doverlo sopportare da solo.
Guardami! Io esisto già, dentro di te. Fammi spazio nel tuo cuore.
Toccami! Accarezzami attraverso il tuo ventre tondo, fammi sentire che ci sei, che sei qui con me, che non sono solo.
Nutrimi! Mostrami la bellezza del mondo, canta per me le più dolci canzoni, raccontami una storia perché io possa sognare….
(E.Balsamo “Libertà e amore” ed. Il Leone Verde)
BIBLIOGRAFIA
- Balsamo “Libertà e amore” ed. Il Leone Verde, 2010
- Chamberlain “I bambini ricordano la nascita” ed. Bonomi, 1998
- Ferrari “La comunicazione e il dialogo dei nove mesi” ed. Mediterranee, 2005
- Ikegawa “Quando ero nella pancia della mamma” ed. Cairo, 2006
- Janus “Come nasce l’anima” ed. Mediterranee, 1997
- D. Laing “I fatti della vita” ed. Einaudi, 1978
- Piontelli “From fetus to child” ed. The New Library of Psychoanalysis, 1992
- Psicologia Contemporanea numero di marzo/aprile 2011 – ed. Giunti
- L. Righetti “Elementi di psicologia prenatale” ed. Magi, 2003
- Soldera “Le emozioni della vita prenatale” ed. Macro, 2007
- Verny “Vita segreta prima della nascita” ed. Mondadori, 1981