di Silvia Iaccarino, formatrice e psicomotricista
Nella mia esperienza, capita piuttosto di frequente che i genitori riportino situazioni legate ai bambini in età prescolare in cui, per un certo periodo, preferiscono la mamma o il papà pressochè per qualsiasi cosa: dalla sveglia al mattino, al cambiarsi, vestirsi, essere presi in braccio, etc.
E’ capitato anche a voi? Tutto normale!
Quando un bambino preferisce un genitore all’altro, spesso è perché vuole avere un senso di controllo e assumersi la responsabilità delle sue scelte. Il desiderio di avere il controllo e di essere responsabili delle proprie decisioni è qualcosa che i bambini sentono spesso nei confronti degli adulti ed è necessario al percorso di individuazione e di costruzione della propria personalità.
Tra l’altro, preferendo un genitore all’altro, il bambino/a evidenzia una competenza: quella di saper costruire legami speciali con le persone, di fare delle scelte e di esercitare un’influenza sul suo ambiente. Man mano che il bambino/a cresce, continuerà a sviluppare queste abilità e imparerà a usarle in situazioni diverse. In definitiva, la preferenza per un genitore rispetto a un altro può essere un’esperienza positiva che aiuta il bambino/a a conoscere sé stesso, le relazioni e il mondo che lo/la circonda.
In alcuni casi, questa fase è collegata a salti evolutivi del bambino/a e quindi la preferenza del genitore può rappresentare un segnale di momentanea “regressione”.
Inoltre, il bambino/a può preferire un genitore all’altro perché trascorre molto tempo con lui/lei (altre volte esattamente per il motivo opposto). Se un genitore lavora fuori casa per molte ore al giorno, per esempio, il bambino/a può voler trascorrere più tempo con quello che rimane. In questi casi, se possibile, è importante cercare di equilibrare il tempo che trascorrete insieme o avere dei momenti dedicati ed esclusivi, anche nel weekend, con l’altro genitore e dove il genitore “preferito” fa un passo indietro, lasciando spazio al partner.
E’ importante gestire questa situazione con un atteggiamento di sostegno, comprendendo che i nostri figli stanno attraversando una significativa fase di sviluppo sul piano delle relazioni e dell’attaccamento.
Fondamentale, quindi, se siete il genitore “rifiutato”, non prenderla sul personale per evitare che la situazione diventi più stressante per tutti. Invece, senza scoraggiarvi, cercate di mantenere un buon rapporto con il vostro bambino/a, in modo che la relazione continui ad essere nutrita ed innaffiata.
E’ una fase tipica, che passerà.
È inoltre essenziale parlare con l’altro genitore e concordare come gestire la situazione, in modo da evitare scontri, competizioni, e parole o atteggiamenti di fronte al figlio/a che possono sia mettere in difficoltà il bambino/a, che disturbare il rapporto di coppia.
Non è raro che un bambino/a attraversi una fase in cui non vuole avere nulla a che fare con uno dei due genitori. Può capitare che pianga quando cercate di prenderlo in braccio o che vi chieda di andarvene. Sono manifestazioni che, se prese sul personale, possono generare molta sofferenza nel genitore “rifiutato”, soprattutto se tocca un “tasto dolente” legato alla propria storia infantile. Per questo motivo è sostanziale il lavoro su di sè come adulti, per evitare che una normale fase dello sviluppo rischi di intaccare la qualità della relazione educativa e il proprio benessere interiore.
Guardare a questi comportamenti di bambini e bambine come un passaggio tipico del percorso di crescita può aiutarci sia nel rapporto con i nostri figli, che con noi stessi e il nostro partner.
In sintesi, quindi, cosa fare?
Se siete il genitore che viene “rifiutato”:
- Evitare di mostrarsi offesi o feriti col bambino/a e/o di generare sensi di colpa e di inadeguatezza in lui/lei. Non c’è nulla di personale contro di noi;
- Accogliere le emozioni del bambino/a e legittimarle: “capisco, ti senti arrabbiato/a…la mamma/il papà è bravissimo a leggere le storie. Vediamo se posso raccontarti anche io delle storie interessanti“; “Sei triste, mamma/papà non ti sta mettendo a letto stasera. Capisco…sono qui per aiutarti a sentirti meglio.”
- Giocare e scherzare (senza sarcarsmo) su questa situazione. Per esempio: “ok, non vuoi che mi sieda di fianco a te… cosa ne dici allora se mi siedo sulle tue gambe?“;
- Ricordare che il bambino/a si sta comportando in base alla sua età, fa parte del percorso di crescita e, anzi, evidenzia il forte attaccamento del bambino/a con noi: così forte da poterci momentaneamente rifiutare. Anche se non sembra, l’amore del bambino è intatto;
- Parlate al vostro partner di come vi sentite e cercate il suo sostegno;
- Cercate di bilanciare il tempo che passate con vostro figlio/a o di avere dei momenti dedicati ed esclusivi, anche nei fine settimana. Potete anche lavorare sulle routine quotidiane, bilanciando il tempo delle diverse attività tra genitori;
- Prendetevi cura di voi stessi in modo che questa situazione non influisca sul vostro benessere interiore.
Se siete il genitore “preferito”:
- Sostenete il partner con atteggiamento positivo davanti al bambino/a, valorizzandolo e, quando possibile, “cedendo” il posto nelle diverse cose di casa. Per esempio: “Giulia/Luca, ora io vado a lavorare di là in studio, puoi continuare a giocare con il papà/con la mamma”. Se il bambino/a reagisce in modo emotivamente consistente, possiamo comunque portare avanti il nostro intento: “capisco che preferiresti stare con me ora. Ho delle cose importanti da fare, sono sicura/o che con la mamma/il papà ti divertirai”;
- Quando possibile, lasciare spazio al partner per passare del tempo esclusivo col bambino/a, anche uscendo per esempio di casa per delle commissioni, etc.;
- Evitare battute e sottolineature scherzose/sarcastiche/critiche davanti al bambino/a;
- Parlare con il partner su come poter sostenere anche emotivamente questo momento per lui/lei difficile.
Soprattutto, entrambi, ricordare che è una fase passeggera che presto verrà superata (anche se potrebbe ritornare successivamente) e sostenersi a vicenda nell’attraversare questo momento, come alleati.