di Silvia Iaccarino
Lo scarto tra il bambino ideale, il bambino che abbiamo in mente e il bambino reale che sta davanti a noi può essere molto grande, a volte. Altre volte lo è meno, ma comunque esiste.
Riflettere su immagine reale e ideale del bambino, per arrivare ad accettare quello che è il bambino in carne e ossa che abbiamo davanti è basilare per poter lavorare (genitore o professionista) con maggiore lucidità e libertà di pensiero sul bambino stesso e sulle situazioni.
Altrimenti le nostre interpretazioni del comportamento del bambino e le nostre reazioni emotive saranno “inquinate” dalla delusione per non avere davanti il bambino sognato. E lo stesso vale nei confronti di noi adulti stessi.
Creiamo un ideale di noi come “buoni genitori/educatori” e ci si attivano sensi di colpa in continuazione quando non ci muoviamo in accordo con tale immagine. Il problema risiede nel fatto che, molto spesso, sia l’ideale di bambino che l’ideale di adulto educatore che abbiamo in mente sono irrealistici e tendono alla perfezione.
Sono pertanto irraggiungibili e non fanno altro che crearci fatica, disagio, emozioni spiacevoli che potremmo evitare in quanto generate da un sogno impossibile…
Accettare il fatto che siamo TUTTI IMPERFETTI e che facciamo sempre e comunque il meglio che possiamo (sia noi che i bambini) è fondamentale per portare avanti la relazione educativa con maggiore leggerezza, empatia, com-prensione di sè e dell’altro, ascolto e, in definitiva, essere anche più efficaci.