di Danilo Vaghi, istruttore di nuoto, atelierista dell’acqua e ideatore dell’approccio Water Hug dedicato ai bambini da 4 mesi a 6 anni
Qualcosa si muove nel mondo del nuoto; negli ultimi anni i corsi di acquaticità per i neonati sono gettonatissimi, video di immersioni e galleggiamenti spopolano sui social. Cresce la curiosità, crescono le competenze e le offerte per genitori sempre più attenti. A Milano si sta proponendo un nuovo approccio all’acqua: il WaterHug Approach.
WaterHug è un abbraccio d’acqua, un modo nuovo di pensare e immaginare l’attività in acqua per i bambini. Un approccio in grado di considerare tutti gli aspetti del bambino: quello relazionale, emotivo, cognitivo, motorio, linguistico, logico matematico, artistico. Non si tratta di un’attività in acqua che conduce solamente al nuoto, tanto che questo diventa addirittura un punto secondario.
Il focus è la relazione tra il bambino e l’acqua, tra il bambino e lo stesso operatore, tra il bambino e il genitore e tra gli stessi bambini che partecipano al corso. Ognuno di loro è posto al centro, con la sua propria e unica relazione con l’elemento acqua.
In questi anni di esperienza maturata con più di 900 bambini sono giunto alla conclusione che per la fascia d’età dai 4 mesi ai 6 anni debba esistere una nuova figura, che si trasformi da istruttore di nuoto a coaudiuvatore di un processo spontaneo e che porti in acqua una complessità di esperienze formative.
Il bambino che inizia ad un’età di 4 mesi e prosegue senza interruzioni, potrà ragionevolmente raggiungere l’ autonomia acquatica intorno ai 20 mesi. I bambini che iniziano intorno ai 3 anni, se non hanno interruzioni, possono indubbiamente giungere ai 6 anni con una competenza molto alta avendo la piena conoscenza dello stile (crawl) con la respirazione laterale, dello stile dorso e di quello a rana, così come delle immersioni.
Certamente tutti coloro che frequentano un corso di nuoto prima o poi giungono alla piena indipendenza in acqua, ma un bambino ricco di idee, immagini e esperienze legate all’elemento acqua, avrà nel suo gesto sportivo una ricchezza e una consapevolezza unica.
Come operatori il nostro ruolo è quello di favorire un processo che sarebbe comunque spontaneo e di arricchirlo con tutta la nostra dimensione umana, poetica, cognitiva, artistica e relazionale.
Durante i corsi WaterHug, il genitore è presente in vasca fino a quando è necessario. E’ il bambino che decide quando il genitore “deve uscire.” Naturalmente le attività proposte sono pensate secondo l’età dei bambini e la loro specifica relazione con l’acqua. Sono spesso simboliche. L’acqua da elemento fisico diventa ambiente e laboratorio di ricerca e chi lo abita acquisisce nuove possibilità, esprime e condivide emozioni e pensieri, formula ipotesi, immagina e sperimenta.
Il gioco in acqua è il mezzo per far emergere alcune competenze del bambino. L’entusiasmo e il divertimento sono il risultato.
Se si osserva attentamente il percorso in acqua di un bambino, appare sempre più chiaro che l’entusiasmo si manifesta durante e al termine di un percorso. Tanti piccoli momenti di entusiasmo emergono ad ogni passo in avanti, quando il bambino acquisisce nuove competenze e valorizza le proprie potenzialità creative, superando le proprie insicurezze e paure reali oppure indotte. Ciò che conta è il bambino e le sue modalità relazionali e di scelta.
Non si dovrebbe mai schiacciare la naturale emersione dei sentimenti dei bambini, bensì dargli lo spazio e il tempo di assaporare, odorare, toccare fisicamente, relazionalmente e psicologicamente la nuova esperienza.
Nel pieno rispetto dei suoi tempi.
Gli operatori dovrebbero essere preparati sotto svariati aspetti, quello esclusivamente tecnico e procedurale non basta, non può bastare. Rispetto a questo, porto avanti un percorso formativo volto a cambiare radicalmente l’approccio all’acqua coi bambini, in modo che la pedagogia di faccia strada anche in questo elemento e possa portare i piccoli a un livello di apprendimento e di esperienza profondo, in grado di favorire lo sviluppo e l’autonomia sotto diversi punti di vista, in modo globale.
In acqua le emozioni arrivano e si percepiscono in una dimensione amplificata più chiara e distinta. Per me è l’ambiente accogliente di tutto ciò che è il proprio essere; un luogo di incontro e di ripartenza verso il mondo.