I libri “senza parole” (silent book)

Educazione e sviluppo infantile

di Maria Teresa Nardi, libraia, musicologa e musicoterapeuta

Illustrazione di Susanne Rotraut Berner

 

Si chiamano silent book gli albi illustrati che non hanno testo, che mancano di suono.

Detti anche albi silenti, muti, zitti,  travisandone però il significato  perché in realtà con le sole illustrazioni raccontano molto e anche in maniera  complessa.

Narrare senza testo e solo grazie alle illustrazioni è un’arte antica: gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova raccontano la vita di Gesù attraverso le immagini, con lo scopo di farla conoscere a chi non sapeva leggere.

Nel silent book il dipanarsi della narrazione è affidato alle illustrazioni e per questo la loro lettura richiede la messa in campo di alcune competenze specifiche. Per esempio, il lettore deve riconoscere cose, oggetti, ambienti illustrati, fare connessioni fra una pagina e l’altra, cogliere il filo narrativo che si srotola all’interno dell’albo. Il lettore deve essere in grado di decifrare le illustrazioni:  il gioco prospettico,  l’uso del primo piano, le inquadrature, ritmo e dinamicità. Va sottolineato, inoltre, che le illustrazioni non possono rappresentare relazioni, intenzioni, scopi dei personaggi, rappresentano una sola azione in una catena di eventi (vedi il prima e il dopo) e raccontano un particolare specifico momento.

Servono pertanto ottime illustrazioni e la loro  lettura dipende dalla maturità del lettore, che deve possedere saperi enciclopedici pertinenti, essere in grado di trarre significati dalle illustrazioni stesse, fare connessioni fra una pagina e l’altra, fra quella iniziale e la finale, produrre inferenze, ossia  recuperare informazioni non contenute esplicitamente nell’albo, ma che sono necessarie per  comprenderlo.

La lettura di un silent book risulta impegnativa per il bambino lettore, chiamato a riconoscere una pluralità di azioni in svolgimento, relazioni spazio/temporali, scopi e agiti dei personaggi, ricostruire la rete causale, cogliere nel suo insieme l’impianto narrativo.

Scrive Sophie Van Der Linden:

<<Nella letteratura per ragazzi, gli albi senza testo sono stati concepiti in una prospettiva pedagogica. In questi album il testo appare come mancante: l’impresa dei piccoli lettori è quella di far risorgere la parola sottratta. Di fatto si offrono a coloro che non sanno ancora leggere. Di fatto, ma anche per volontà, perché la maggior parte degli album senza testo nascono dall’idea comunemente ammessa che, se un bambino non sa leggere un testo, agevolmente leggerà un’immagine. Questo presupposto (non lettore di testo=lettore di immagini) poggia su una falsa evidenza. Perché una storia, per parole e/o immagini, quello di cui ha bisogno è un lettore. Ci sono analfabeti di tutte le età. E anche aniconici di tutte le età. Ne ho incontrati a decine nella mia carriera di formatrice. Si può essere insegnanti o bibliotecari, avere più di vent’anni di esperienza e non sapere leggere un album senza testo. Leggere nel senso primo di decifrare, della denotazione>>.

 

Come leggere un silent book?

I silent book ci obbligano a uno sforzo di lettura, perché privi del codice ritenuto più importante, quello testuale, e forse per questo spaventano gli adulti.

Leggere un silent book scompiglia la gerarchia lettore/ascoltatore, dilata i tempi di lettura, richiede di procedere per tentativi nella costruzione della storia, di stratificare poco alla volta i significati, di rincorrere interpretazioni, di tornare indietro, di sostare sulle illustrazioni alla ricerca di informazioni,  di imparare a stare nel dubbio.

In questa attività coinvolgente, complessa e articolata, dobbiamo ricorrere alla lettura dialogica, aiutando il bambino a leggere le illustrazioni, convogliando la sua attenzione sui particolari e sull’insieme, per tessere il filo narrativo e comprenderne lo sviluppo. L’adulto non dovrebbe proporre verifiche o  condividere interpretazioni personali, che potrebbero condizionarne la fruizione.

La lettura dell’adulto dovrebbe essere curata, lontano dall’uso del linguaggio parlato quotidiano. Meglio se ci si avvale di uno scritto precedentemente preparato, se si ricorre al racconto e non alla “spiegazione” di quanto mostrato nelle illustrazioni.

I silent book sono “facilitatori di relazioni”, permettono di aprirsi alla discussione, offrono la possibilità a ciascuno di esprimere le proprie opinioni, aprono al confronto, allo scambio, alla libertà di dire. Permettono di rendere il bambino “lettore/protagonista”, di costruire  insieme significati, di aprirsi all’ascolto reciproco, in un contesto ove è sospeso il giudizio.

I silent book sono libri molto complessi, difficilmente proponibili a bambini molto piccoli, per i motivi fin qui condivisi.

UN CONSIGLIO:
Ogni silent book ha una propria storia, ha la sua colonna sonora.

Non leggeteli, ascoltateli! Ascoltateli e cogliete suoni, parole, rumori e silenzi di queste pagine.

“Avvicinandosi l’uomo tese l’orecchio. Cosa hai sentito? chiese lei. Silenzio, disse lui. Le isole hanno un silenzio che si sente. Di fatto ogni silenzio consiste della rete di rumori minuti che l’avvolge. Il silenzio dell’isola si staccava dal mare circostante perché era percorso dai fruscii vegetali, da versi di uccello o da un improvviso frullo di ali”.  Italo Calvino

 

 BIBLIOGRAFIA

Terrusi M., Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia, Carocci 2017

Van Der Linden S., Lire l’album,  Poisson Soluble, Edition 2006

 

 

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