La psicomotricità infantile e il movimento

Educazione e sviluppo infantile, Genitori
Cos'è la psicomotricità infantile - Percorsi Formativi06

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

I bambini e le bambine imparano attraverso il movimento. In realtà anche noi adulti.

Questa affermazione è alla base della psicomotricità infantile, un termine che negli ultimi anni i genitori sentono sempre più spesso all’interno dei contesti educativi.

Bambini e bambine, come piccoli esploratori, sperimentano il mondo esterno con il corpo: grazie ai riscontri e ai feedback che ricevono, iniziano a costruire la loro realtà, il pensiero, i concetti di spazio e tempo.

Il movimento promuove lo sviluppo delle abilità cognitive, linguistiche, sociali e relazionali del bambino, della bambina, soprattutto se si manifesta attraverso il gioco.

Durante il suo processo evolutivo, il cervello ha bisogno soprattutto di fare esperienze tattili e motorie per sviluppare quelle aree senso-motorie che rappresentano il punto di partenza per la maturazione delle aree corticali responsabili delle procedure esecutive (come l’attenzione, la memoria, il processo decisionale), del linguaggio e del pensiero complesso[1] spiega Alberto Oliviero.

In questo contesto è importante capire cosa sia la psicomotricità infantile, a cosa serve e che legame ha con il movimento dei bambini e delle bambine.

Nell’ articolo ti diamo una panoramica sul tema – vasto e di grande rilevanza – che puoi approfondire con noi se ne senti l’urgenza.

P.S. Abbiamo rielaborato e aggiornato un contenuto pubblicato nel 2018 sul nostro Blog. Buona lettura.

 

Indice dell’articolo

Cos’è la psicomotricità infantile

Psicomotricità infantile e movimento

A cosa serve la psicomotricità infantile

Cosa si fa durante una seduta di psicomotricità infantile

Psicomotricità e gioco psicomotorio

I cinque valori della psicomotricità infantile

I cinque valori della psicomotricità infantile

 

Cos’è la psicomotricità infantile

Con il termine psicomotricità per bambini e bambine intendiamo una proposta di educazione globale del bambino e della bambina caratterizzata da un approccio completo, finalizzato a stimolare tutti i canali espressivi e comunicativi. La psicomotricità si focalizza sugli elementi in cui i piccoli sono più attivi nei primi anni di vita: il movimento e l’azione.

Siccome qui in PF06 ci piace sempre ampliare lo sguardo, proviamo a calare il concetto di psicomotricità nella nostra quotidianità, con un affondo specifico sul movimento.

Ti proponiamo la definizione di psicomotricità di I. Gamelli:

La psicomotricità si riconosce per il suo essere un’esperienza naturale, la forma originale del bambino di stare al mondo, di rappresentarlo e di conoscerlo”.

Consideriamo la psicomotricità infantile come una sorta di contenitore capace di tenere al suo interno differenti possibilità espressive per i bambini e le bambine: un approccio utile a stimolare i diversi linguaggi espressivi e consentire loro di modulare la propria manifestazione di sé in base alle esigenze comunicative ed emotive.

 

Psicomotricità infantile e movimento

Il movimento, in particolare nei primi anni di vita, aiuta bambini e bambine a tradurre il loro mondo interiore e renderlo manifesto verso l’esterno.

L’uso del movimento, insieme al gioco, è un’opportunità che bambini e bambine ricercano in continuazione. Scrive Bernard Aucouturier, tra i padri della psicomotricità: “L’espressività motoria è il modo attraverso il quale il bambino può manifestare il piacere di essere sé stesso, di diventare autonomo e di esprimere il piacere di scoprire e conoscere il mondo che lo circonda”.

Grazie all’uso del corpo e delle condotte ludiche i bambini e le bambine possono esprimere sé stessi, sé stesse, per compiere un processo rilevante composto da tre passaggi chiave:

  1. entrano in contatto con le loro emozioni,
  2. le proiettano fuori di sé,
  3. le rielaborano.

Il gioco corporeo proposto nella psicomotricità infantile diventa uno strumento dalla funzione essenziale per promuovere lo sviluppo del bambino e prevenire il disagio.

Ma qual è l’obiettivo della psicomotricità infantile? Lo riassume in una frase Giuseppe Nicolodi, docente in PF06:

Il vero obiettivo della psicomotricità non è il movimento, ma l’emozione implicata dal movimento. Il corpo allora è visto e considerato come un ‘linguaggio’ che esprime ciò che il bambino vive dentro di sé”.

 Qui trovi un approfondimento sul valore del movimento nel primo anno di vita: Educazione del movimento in età evolutiva secondo i principi del Body Mind Centering®

 

A cosa serve la psicomotricità infantile

L’obiettivo della psicomotricità è consentire al bambino e alla bambina di potersi esprimere con la massima libertà attraverso le diverse forme di gioco spontaneo e del movimento.

Questa dinamica avviene all’interno di un setting protetto e con il supporto di un adulto che svolge funzioni importantissime: contenimento, empatia, regolazione delle emozioni, accompagnamento verso l’autonomia e la padronanza di sé.

Scrive sempre Aucouturier: “In una situazione di sicurezza, costituita dallo spazio e dal materiale messo a disposizione del bambino, rafforzata dall’atteggiamento accogliente e di ascolto emozionale dello psicomotricista, il bambino si sentirà contenuto e perciò capace di vivere la sua espressività motoria intensamente carica di affetti di piacere, senza doverla trattenere”.

Grazie a spazio, tempo, materiali e, soprattutto, alla relazione con l’adulto, il bambino, la bambina può vivere la sua espressività motoria, rappresentare il suo mondo emotivo e trarre attraverso il movimento un piacere che gli permette di costruire il proprio Sé.

Grazie all’attività educativa svolta dall’adulto, il bambino può avviarsi all’autoregolazione emotiva, proprio perché ha prima ricevuto la regolazione dall’esterno, dall’adulto, in modo sensibile ed empatico.

Il movimento, l’azione, gli oggetti, il gioco, sono utilizzati dai piccoli per esplorare, conoscere, rappresentare il mondo esterno e imparare ad esprimere, elaborare e gestire il mondo interiore.

Il bambino, la bambina racconta – tanto nel gioco quanto nel movimento – qualcosa di sé: emozioni, fatiche, frustrazioni, dolori, inibizioni, ma anche risorse, desideri, conquiste, che si inscrivono nel corpo.

Condividiamo un passaggio di Nicolodi che spiega con chiarezza a cosa serve la psicomotricità infantile:

In definitiva il vero obiettivo che la psicomotricità si prefigge attraverso l’organizzazione dei giochi importanti per il bambino, non è l’uso del corpo o del movimento in senso fisico. La vera palestra che lei propone è di tipo emotivo. È lì che essa concentra tutta la sua attenzione osservativa ed è lì che essa dispiega tutte le sue competenze tecniche per poter offrire al bambino la condivisione empatica in cui risiede un adeguato rifornimento all’Io come fondamento di ogni processo d’autonomia, e in cui contemporaneamente risiede una vera ed efficace educazione alla regolazione emotiva. È questa la chiave dell’importanza educativa e preventiva della psicomotricità per quanto concerne l’obiettivo specifico riferito al disagio dei bambini”.

 

Cosa si fa durante una seduta di psicomotricità infantile

Molti genitori, durante le consulenze, ci chiedono come si svolge una seduta di psicomotricità e cosa fanno bambini e bambine di specifico o diverso rispetto a una lezione dedicata al movimento.

È necessaria una premessa: lo svolgimento della seduta psicomotoria dipende molto dall’approccio usato dal singolo, dalla singola psicomotricista in base alla formazione professionale che ha seguito.

Esistono diverse metodologie per gestire il setting psicomotorio e dare forma alla seduta.

Noi in PF06 facciamo riferimento a un approccio di tipo relazionale e integrato tra diversi sguardi mutuati da scuole psicomotorie differenti.

La seduta tipo di psicomotricità prevede tre momenti.

  1. Il cerchio iniziale

Proponiamo un cerchio iniziale in cui lo/la psicomotricista si trova con i bambini e le bambine per i saluti, per un momento di scambio verbale, di confronto e dialogo. Chiediamo ai bambini/e come stanno, come si sentono: una sorta di circle time condensato, durante il quale verbalizziamo alle e ai partecipanti le regole della seduta.

Per esempio:

  • non farsi male e non far male agli amici, alle amiche,
  • non distruggere il gioco degli altri,
  • rispettare lo stop della seduta.
  1. Il gioco

Avviamo il gioco, la parte centrale della seduta. È una forma particolare di gioco libero: grazie al materiale destrutturato psicomotorio (palle, corde, cerchi, stoffe, moduli in gomma piuma, scatoloni, etc.), bambine e bambine possono investire spazio, tempo e materiali per dare espressione ai loro bisogni di movimento e di gioco.

Il gioco può prendere la forma del gioco simbolico o del gioco senso-motorio, che approfondiamo più avanti nel dettaglio.

  1. Il cerchio finale

Verso la fine della seduta avvisiamo i bambini e le bambine dicendo loro che il momento di gioco sta per terminare.

Poi diamo il segnale di stop e chiediamo di riordinare e ritirare il materiale usato.

Invitiamo bambini e bambine a creare il cerchio finale. In questo momento possiamo proporre:

  • il gioco di rappresentazione, che può prendere la forma di un’esperienza di manipolazione o grafico pittorica, per esempio, fare un disegno o modellare con il didò/plastilina il gioco che è piaciuto di più,
  • la lettura di un libro può rappresentare – come l’attività grafico-pittorica – una proposta per chiudere la seduta e aiutare i piccoli nel distanziamento emotivo dal gioco corporeo,
  • la costruzione di una narrazione sulla base di quello che bambini e bambine hanno fatto.

Si tratta di un momento di rielaborazione del vissuto durante il quale avviene uno scambio a livello verbale con i bambini e le bambine: chiediamo loro cosa hanno fatto, cosa è piaciuto.

Possiamo anche proporre una lettura, costruire una narrazione sulla base di ciò che i bambini hanno realizzato.

Chiudiamo la seduta con i saluti.

In base all’età dei bambini e delle bambine le condotte ludiche cambiano, si modificano, evolvono: man mano i bambini crescono, acquisiscono competenze emotive, cognitive più evolute.

La psicomotricità si concentra sugli aspetti positivi e su ciò che i bambini e le bambine sanno fare. Il focus non è certo sulle loro carenze.

L’approccio adottato durante una seduta di psicomotricità è indiretto e osservativo: lo/la psicomotricista sostiene le condotte ludiche di bambini e bambine. L’adulto utilizza il setting affinché il gioco dei piccoli possa svolgere la sua funzione curativa, in senso ampio, ed evolutiva. All’interno del setting psicomotorio bambini e bambine si esprimono attraverso il gioco e il movimento. Lo/la psicomotricista – grazie all’osservazione e alla formazione personale e professionale – può rintracciare attraverso il tono muscolare le posture, i gesti e, più in generale, attraverso il linguaggio corporeo, l’espressione di bisogni, fatiche e risorse.

Il/la professionista può così accompagnare i bambini verso una evoluzione, grazie alla relazione educativa e alla partecipazione competente e attenta nei confronti delle condotte ludiche.

La metodologia psicomotoria, attraverso il setting creato e l’atteggiamento dell’adulto presente, permette al bambino di scoprire, sperimentare ed esplorare il proprio corpo, attraverso un processo che favorisce l’integrazione di tutte le parti della sua personalità; tale approccio, inoltre, sostiene il percorso evolutivo del bambino, attiva diversi gradi di libertà espressiva, comunicativa, relazionale, motoria e cognitiva, facilitando l’utilizzo delle risorse personali (…) L’approccio psicomotorio riconosce e valorizza risorse e differenze individuali, evitando una standardizzazione dei percorsi di crescita, sostenendo una maturazione globale del bambino e supportandolo nel delicato passaggio ‘dal piacere di agire al piacere di pensare’” – L. Bravo.

 

Psicomotricità e gioco psicomotorio

Intendiamo per gioco psicomotorio quell’attività di espressione spontanea grazie alla quale il bambino, attraverso il corpo, il movimento, compie azioni adeguate al raggiungimento di uno scopo, esprime i suoi stati d’animo, sviluppa comportamenti che favoriscono la comunicazione e la relazione con coetanei ed adulti, in definitiva arriva ad un’adeguata autodeterminazione della propria identità”. Mauro Vecchiato

Il gioco psicomotorio rappresenta uno strumento importante per i bambini e le bambine nelle strutture educative: fornisce un’occasione significativa per esprimere sé stessi e trovare un adulto in grado di ascoltare, accogliere e rispondere in modo adeguato alle loro proposte secondo la pedagogia dell’ascolto e dell’accoglienza.  “L’educatore che ascolta è l’educatore che educa”, ricorda Gamelli.

Il gioco può prendere in particolare due forme.

Il gioco senso-motorio: caratterizzato dalla presenza di brusche rotture toniche e di sollecitazioni intense che si esprimono con corse, salti, rotolamenti, cadute, equilibri e disequilibri, prevede un coinvolgimento corporeo intenso sia sul piano emotivo che fisico. Il corpo viene usato per conoscere il mondo e conquistarlo. Al bambino/a non interessa il risultato della sua azione, quanto l’intenso piacere di essere dentro il movimento e di sperimentare il proprio corpo nelle sue potenzialità.

Qui trovi un affondo sul gioco sensomotorio: Il gioco sensomotorio

Il gioco simbolico: caratterizzato dalla capacità del bambino/a di rappresentare ciò che non è reale e presente attraverso un simbolo. Per esempio, una sedia diventa un’automobile. Uno scatolone di cartone una nave. Un bastone, un cavallo. Un pezzo di leggo, un telefono con cui chiamare il genitore.

A uno step di evoluzione successivo, si manifesta poi la drammatizzazione/il gioco di finzione: è un processo naturale all’interno del gioco simbolico. Le condotte ludiche dei bambini e delle bambine sul piano del gioco di finzione assumono con facilità una qualità teatrale. I piccoli mettono in scena situazioni quotidiane e fantastiche per esprimere la loro creatività e le loro emozioni con spontaneità.

 

I cinque valori della psicomotricità infantile

La psicomotricità è uno strumento educativo prezioso per educatrici ed educatori fondato su alcuni valori imprescindibili che ne caratterizzano l’approccio. Ecco i cinque più importanti.

 

  1. La centralità della relazione tra bambino, bambina e adulto: abbiamo il compito di osservare i piccoli e offrire loro un ambiente nel quale esprimersi in sicurezza. È importante che bambini e bambine possano contare sulla nostra presenza.

 

  1. L’individualità del bambino, bambina: ogni essere umano è unico. Impariamo a dare valore alle proposte di gioco che ciascun bambino/a ci offre sulla base di caratteristiche, personalità, esigenze, attitudini.

 

  1. La rilevanza del movimento: gli approcci psicomotori mettono al centro il movimento e il gioco ed evidenziano l’opportunità di sperimentare il mondo attraverso il corpo.

 

  1. La valorizzazione delle competenze del bambino, bambina: in psicomotricità ci concentriamo sulle abilità dei piccoli e mettiamo in luce ciò che sanno fare, senza farli mai sentire inadeguati.

 

  1. Le emozioni: la psicomotricità – come sottolineato da Nicolodi – è una palestra emotiva che consente a bambini e bambine di regolare le emozioni attraverso il movimento e il gioco.

In PF06 supportiamo educatrici, educatori, insegnanti e genitori a superare le fatiche connesse all’educazione e allo sviluppo infantile.

 

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Bibliografia sulla psicomotricità infantile

  • Aucouturier B. “Il metodo Aucouturier. Fantasmi d’azione e pratica psicomotoria”, ed. FrancoAngeli
  • Albanese O., Peserico M. (a cura di), “Educare alle emozioni con le arti terapie o le tecniche espressive”, ed. Junior
  • Cartacci F. “Movimento e gioco al nido”, ed. Erickson
  • Catarsi E., Fortunati A., “Educare al nido”, ed. Carocci
  • Gamelli I., “Pedagogia del corpo”, ed. Meltemi
  • Gamelli I., “Sensibili al corpo. I gesti della formazione e della cura”, ed. Meltemi
  • Lapierre A. “Dalla psicomotricità relazionale all’analisi corporea della relazione”, ed. Armando
  • Lapierre A., Aucouturier B. “La simbologia del movimento”, ed. Edipsicologiche
  • Manuzzi P., “Pedagogia del gioco e dell’animazione. Riflessioni teoriche e tracce operative”, ed. Guerini
  • Nicolodi G. “Maestra guardami”, ed. Csifra
  • Nicolodi G. “Il disagio educativo al nido e alla scuola dell’infanzia”, ed. FrancoAngeli
  • Vecchiato M. “Il gioco psicomotorio”, ed. Armando

[1] https://ojs.pensamultimedia.it/index.php/siref/article/view/5258

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