L’allattamento tra falsi miti e pregiudizi

Educazione e sviluppo infantile

 

di Giorgia Cozza, scrittrice e giornalista

 

“Sei sicura di avere latte? Che sia nutriente? Che sia abbastanza?”

“Lo attacchi ancora? Dovresti dargli degli orari”.

“Se lo addormenti al seno poi si vizia!”

“Quando mangia le pappe, il tuo latte non serve più”.

“Ormai è acqua…”

Mi fermo qui. L’elenco dei luoghi comuni e dei falsi miti legati all’allattamento potrebbe continuare ancora e ancora e la  maggior parte delle mamme che allattano o hanno allattato potrebbero aggiungere qualche nuova voce alla lista. Quando c’è di mezzo una mamma sembra che tutti, ma proprio tutti (parenti, amici, conoscenti e sconosciuti incontrati per strada), si sentano in diritto e in dovere di esprimere la propria opinione personale a proposito delle sue scelte. E quando si parla di allattamento, consigli non richiesti, giudizi o addirittura critiche non mancano mai.

Si comincia ancor prima che il bimbo nasca, quando chi incontra la futura mamma parla di allattamento come di una remota possibilità affidata al caso o alla fortuna (“Chissà se avrai latte”), e si entra nel vivo dei luoghi comuni quando il bimbo nasce e vengono messe in discussione le potenzialità della madre di assicurargli il necessario nutrimento, le proprietà nutrizionali del latte, le modalità con cui lei gestisce le poppate. Si continua quando il bimbo inizia ad assaggiare i primi cibi solidi e, se non gradisce subito la novità, l’allattamento viene messo sotto accusa e alla mamma viene consigliato di negare il seno al piccolo e “prenderlo per fame”.

Infine, chi ha allattato dopo i primi mesi conosce la vastità e la varietà di commenti e giudizi che vengono rivolti alle madri, accusate (a torto) di viziare i bimbi, ostacolare la loro autonomia, farsi usare come ciucci, portare avanti una consuetudine giudicata dai più ormai inutile.

 

L’insostenibile pesantezza dei luoghi comuni

Nonostante i tanti studi scientifici che, negli ultimi anni, hanno smascherato falsi miti e pregiudizi, dimostrandone l’infondatezza, i luoghi comuni relativi all’allattamento sono ancora saldamente radicati nella nostra cultura. In seguito al boom della formula artificiale avvenuta negli anni sessanta-ottanta e al relativo crollo dei tassi di allattamento, si è interrotta quella trasmissione di saperi ed esperienze che avrebbe potuto aiutare le mamme di oggi a vivere con più serenità questa esperienza.

Purtroppo, immersi nel qui e ora, abbiamo dimenticato migliaia di anni di allattamento e di saperi. Il latte materno viene guardato con sospetto (sarà nutriente? sarà adeguato?), la vicinanza e il contatto tra madre e bambino vengono additati come vizi (quando in realtà siamo nel campo delle esigenze fisiologiche), le mamme ricevono giudizi anziché sostegno.

E questo è un problema, un problema serio. Perchè allattare è un gesto naturale sì, ma non sempre risulta facile e immediato. Soprattutto inizialmente i dubbi, le incertezze, i momenti di stanchezza possono minare la sicurezza in se stessa della neomamma alle prese con l’immensa responsabilità di garantire la crescita e il benessere del suo bambino. Se i suoi timori vengono amplificati da chi la circonda o se, come spesso accade, chi la circonda le fa venire dubbi che non avrebbero ragione di essere, i primi tempi successivi alla nascita possono diventare davvero faticosi.

Tra le principali cause di abbandono precoce dell’allattamento, ci sono proprio pregiudizi e informazioni scorrette che hanno portato i neogenitori fuori strada complicando enormemente la gestione delle poppate. È il caso delle mamme a cui è stato consigliato di lasciar passare almeno un paio di ore tra una poppata e l’altra (anche se il bimbo vuole poppare prima), di staccarlo dopo un tot di minuti, di non addormentarlo al seno, di offrirgli un’aggiunta serale nella speranza di farlo dormire di più, di controllare se avevano latte usando il tiralatte (la quantità di latte che il piccolo assume poppando non è collegata a quella che la mamma riesce o non riesce a ottenere con un tiralatte!), di sopportare dolore e ragadi anziché rivolgersi prontamente a una figura esperta in allattamento…

E una volta superati i primi mesi, quando le poppate sono ormai ben avviate, ecco che le critiche legate alla durata dell’allattamento possono interferire anche pesantamente con la serenità della mamma.

 

Vecchie credenze: se le conosci le eviti

Abbiamo visto che pregiudizi e falsi miti sono molto diffusi. Come fare allora per individuare quelle che sono vecchie credenze ormai superate e non farsi turbare da dubbi che non hanno ragione di esistere?

La chiave è l’informazione.

Informarsi, informarsi, informarsi. L’ideale sarebbe iniziare già in gravidanza per arrivare preparate all’appuntamento con le poppate. E con preparate intendo provviste di quell’equipaggiamento di informazioni corrette ed aggiornate che possono fare la differenza in termini di riuscita dell’allattamento stesso. Sapere come funziona la produzione di latte, cosa è normale aspettarsi da un bimbo piccino, come gestire le poppate, permette di partire con il piede giusto e aiuta a prevenire o risolvere eventuali difficoltà iniziali.

Il suggerimento è quindi quello di documentarsi, leggere, confrontarsi con le ostetriche che conducono corsi di preparazione alla nascita, con le consulenti de La Leche League che organizzano incontri mensili, con le mamme di associazioni e gruppi di auto-aiuto dedicati all’allattamento. Se possibile sarebbe bello e utile condividere questo percorso di conoscenza con il partner per poter contare sul suo supporto dopo la nascita e nelle varie tappe della crescita del bambino. Ricordiamo infatti che la figura del papà può essere determinante per la buona riuscita dell’allattamento: un compagno presente e consapevole può aiutare la mamma ad affrontare i momenti di stanchezza (quando si rischia di dimenticare la teoria e lasciarsi sopraffare dai dubbi), garantendo collaborazione pratica ma soprattutto incoraggiamento (“Guarda come cresce bene il nostro bambino grazie a te… Sei veramente una mamma in gamba!”).

 

Proteggersi dalle interferenze esterne

Genitori ben informati sono in grado di distinguere affermazioni corrette da indicazioni ormai superate.

Ma come gestire i commenti e le critiche di tutti gli altri? Quando parenti e amici reagiscono con sorpresa e preoccupazione nel vedere il bebè “sempre” attaccato al seno, quando sostengono che il bimbo sia troppo attaccato alla mamma a causa dell’allattamento e quando criticano (spesso ferocemente) le poppate dopo il primo compleanno sostenendo che il latte sia diventato acqua, che la mamma sia morbosa e il bambino viziato?

Che pesantezza tutti questi pregiudizi. Una notevole fatica aggiuntiva per le madri, che si trovano a dover giustificare le proprie scelte e a volte vengono colte dal dubbio di star effettivamente sbagliando qualcosa, ma ogni famiglia può andare avanti per la propria strada come suggerisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero facendosi guidare dai “desideri di mamma  e bambino”.

Per quanto riguarda i familiari o gli amici, se mettono in discussione le scelte materne relative all’allattamento appellandosi a vecchie credenze e pregiudizi, i genitori possono decidere di condividere con loro quello che hanno imparato, spiegando che certe idee sono ormai superate, oppure – se in quel momento non hanno le energie neccessarie per discutere -, possono semplicemente ringraziare e garantire che hanno ben compreso le opinioni ricevute (“Sì, sì ho capito il tuo punto di vista, grazie”).

Alle persone che vi sono care potete chiedere un po’ di fiducia: “Sto muovendo i miei primi passi da mamma, mi sono informata e per quanto riguarda l’allattamento sono contenta così, se avrò bisogno di un consiglio te lo chiederò, ma per ora quello che ti chiedo è di darmi fiducia, di sostenermi, perchè il tuo incoraggiamento per me sarebbe davvero prezioso”.

 

Verso una società più amica dell’allattamento

La nostra è una società che guarda con diffidenza il legame che unisce madre e bambino, la tenerezza, i gesti di affetto e dunque anche l’esperienza dell’allattamento. Comportamenti normali vengono etichettati come vizi, quando i vizi sono altri e non riguardano certo i neonati che vengono al mondo con pochi fondamentali bisogni: nutrimento, contatto, rassicurazione…

Allattare in un contesto poco favorevole all’allattamento, non è facile. Ci si trova ad affrontare tanti dubbi in più e, spesso, si è esposte a critiche e giudizi.

Però un dato positivo c’è e credo sia davvero importante: ogni mamma che allatta come, dove, quando e quanto desiderano lei e il suo bambino, contribuisce con la sua esperienza a smantellare pregiudizi e luoghi comuni che intralciano il cammino di tutte le madri che vogliono allattare.

Mamme che allattate a richiesta, che allattate al parco o al ristorante,  che allattate un bimbo di due anni… Grazie a voi stiamo recuperando la normalità dell’allattamento e certe scelte un giorno non saranno più considerate strane o criticabili. Insieme riusciremo a costruire una cultura più amica dell’allattamento, delle mamme, dei bambini.

 

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