di Paola Caselli, phd, pedagogista, formatrice, docente di Pf06
Il 20 novembre 2022 si festeggiano i 23 anni dall’approvazione, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di quella che possiamo definire la “Magna Charta” dei diritti delle bambine e dei bambini di tutto il mondo: la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (1989). Fra i suoi 54 articoli, quattro appaiono essere particolarmente rilevanti, a maggior ragione nell’attuale, travagliato, scenario globale: ovvero, l’art. 2, secondo cui i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minorenni, senza distinzione alcuna; il 3, che tutela il primario interesse del bambino; il 4, che rilancia il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino; infine, l’art. 12, che evidenzia «il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni» (Ibidem).
Si tratta di diritti fondamentali: eppure, non possiamo e non dobbiamo darli per scontati. Con particolare gravità in epoca post-pandemica, anche in Italia milioni di bambine e di bambine continuano infatti a essere invisibili: a vivere con le loro famiglie in condizioni di vita durissime; a non avere voce in capitolo, né accesso ai servizi prescolari o, ancora, alla sanità (per quanto nel nostro Paese sia, almeno sulla carta, pubblica); a non fruire di un’alimentazione adeguata; a non poter ambire, di fatto, a un futuro migliore.
La pandemia da SARS-CoV-2, con il relativo blocco delle attività produttive e la chiusura di servizi educativi e scuole, ha impattato radicalmente sulla nostra vita e su quella di milioni di bambine e bambini. Come rilevato dall’ISTAT (2022), il numero di bambini e adolescenti in povertà è passato da 582 milioni del 2019 a oltre 700 milioni nel 2020. Ancora: durante l’emergenza pandemica, 260 milioni di bambini non hanno potuto frequentare servizi per l’infanzia e scuole, con un aggravio della povertà: educativa, ma non solo.
Sottolinea Save the Children che «il livello di povertà assoluta dei minori in Italia […] non è mai stato così alto da quando viene svolta questa rilevazione: più di un milione e 300mila bambini […]. Il numero invece di coloro che si trovano a rischio povertà ed esclusione […] è di 2 milioni 725 mila, ovvero più di un minore su quattro, una delle percentuali più alte in Europa. La povertà materiale è uno dei fattori determinanti della povertà educativa» (Maggio 2022, p. 4).
In questa cornice, l’UE ricorda agli Stati membri – ormai da oltre 20 anni – come la Early Childhood Education and Care giochi un ruolo-chiave: tuttavia in Italia, ancora oggi meno del 14% dei bambini in fascia d’età 0-3 ha la possibilità di accedere al nido “pubblico” (Openpolis, 2021). Eppure, servizi 0-6 di qualità sono contesti fondamentali per «interrompere il circolo vizioso dello svantaggio sociale» (Commissione Europea, 2013) che intrappola le generazioni (Saraceno, Benassi, Morlicchio, 2022), e per limitare nei bambini – futuri studenti e adulti – la learning loss esacerbata dalla chiusura delle scuole a causa dell’emergenza pandemica.
A questo proposito, Ursula von der Leyen, nell’annunciare l’istituzione di una Garanzia europea per l’infanzia, ha sottolineato l’importanza di garantire, in Europa, a tutti i minori a rischio di povertà o esclusione l’accesso ai diritti elementari, fra cui l’istruzione, e ha ricordato che «sostenere i minori sin dalla più tenera età e per tutta l’infanzia è di fondamentale importanza per costruire un’economia della conoscenza sostenibile, equa, inclusiva […]. L’esclusione sociale ha effetti nefasti sulle opportunità presenti e future dei minori» (Commissione Europea, 2021, pp. 2-3).
In questo quadro, von der Leyen ha ribadito come sia essenziale garantire a bambini e famiglie: l’accesso a servizi ECEC diffusi, di qualità e a un costo sostenibile, in virtù del «diritto dei minori di partecipare ad attività ludiche, ricreative, sportive e culturali, come pure ai processi decisionali che li riguardano» (Commissione Europea 2013, e Id. 2021, p. 6). Perché nessun bambino e nessuna bambina dovrebbe, mai, «essere lasciato indietro» (Commissione Europea 2021, p. 4).
Riferimenti essenziali
Commissione Europea (2021), Proposta di RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO che istituisce una garanzia europea per l’infanzia, Bruxelles, 24.3.2021, COM(2021) 137 final (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52021DC0137&rid=2 (ultimo accesso: 18.11.22)
Commissione Europea (2013), RACCOMANDAZIONE DELLA COMMISSIONE del 20 febbraio 2013. Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale (2013/112/UE) https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32013H0112&from=EN, ultimo accesso: 18.11.22)
Consiglio Europeo, RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO del 22 maggio 2019, relativa ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia (GU C 189 del 5.6.2019)
ISTAT (2022), https://www.istat.it/it/files/2022/06/Report_Povert%C3%A0_2021_14-06.pdf (ultimo accesso: 18.11.22)
ONU (1989), Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (https://www.savethechildren.it/convenzione-sui-diritti-dellinfanzia, ultimo accesso: 18.11.22)
OPENPOLIS (2021), https://www.openpolis.it/wp-content/uploads/2021/04/Asili_nido_in_Italia.pdf (ultimo accesso: 18.11.22)
Saraceno C., Benassi D., Morlicchio E. (2022), La povertà in Italia. Soggetti, meccanismi, politiche, Bologna, il Mulino.
SAVE THE CHILDREN (Maggio 2022), POVERTÀ EDUCATIVA: necessario un cambio di passo nelle politiche di contrasto (https://www.savethechildren.it/sites/default/files/files/Poverta_educativa.pdf, ultimo accesso: 18.11.22)