Ripartire: covid19 e infanzia. Una riflessione critica a cura di Giuseppe Nicolodi

Educazione e sviluppo infantile, Nido

a cura di Simona Vigoni, pedagogista, direzione scientifica PF06

 

Il presente articolo è la sintesi dell’omonimo webinar gratuito tenutosi il 12 giugno 2020 e che potete ascoltare qui

 

La pandemia ha fatto emergere bene la differenza fra istruzione ed educazione: l’educazione fonda il Sé competente, l’istruzione dà delle competenze. Ma il Sé competente implica il corpo intero. La pandemia ha escluso l’infanzia da questo processo. Dobbiamo RE-inventare il campo dell’educazione.

Noi siamo stati abituati ad identificare il bambino con la corporeità. Tutta la storia della pedagogia, della psicologia e delle neuroscienze ha contribuito a creare il concetto di corporeità. Il corpo è il mezzo con cui il bambino conosce il mondo e tutte le strutture educative sono d’accordo nell’impostare tutto sulla corporeità.

La prossemica è lo spazio che i bambini vivono tra un corpo e l’altro: I bambini hanno il diritto di entrare nello spazio di vicinanza prossima di una persona. Oggi in tempo di COVID 19 siamo obbligati a distinguere il corpo FISICO e il corpo SIGNIFICANTE cioè il corpo come comunicazione, come linguaggio. Vanno distinti perché il processo di distanziazione può investire il corpo fisico ma non può andare ad inficiare il CORPO SIGNIFICANTE perchè annulleremmo l’educazione.

Parliamo di DEPI e non di DPI, cioè di DISPOSITIVI EDUCATIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE E NON SANITARI. I DEPI devono funzionare nella nostra mente. Questo fa la differenza tra educatori e chi fa vigilanza sanitaria. Un aspetto su cui non si può transigere a livello educativo è come il bambino vive il suo corpo nella mente dell’adulto vicino a lui. I DPI NON devono infettare il nucleo del vissuto corporeo del bambino. E’ indispensabile che il bambino viva il proprio corpo come buono, amato, desiderato. Nessuno vive sè stesso come desiderante se prima non è stato desiderato. Senza desiderio non c’è vita psichica, non possiamo farci prendere dall’idea di un corpo cattivo, infettante, mortifero, da allontanare e da distanziare. Se dobbiamo “fare distanziamento” non dobbiamo però dimenticare il corpo significante.

Che bambini troveremo alla riapertura? Il vero trauma è non riuscire a tornare alla normalità. Nei bambini IL PIANTO e la conseguente sofferenza, è un messaggio rivolto all’adulto. I bambini piangono per farsi consolare. Il vero problema, il vero trauma, non sono le lacrime ma la mancanza di fazzoletti.  Sono gli adulti che si devono occupare dei problemi dei bambini. Gli adulti devono fare da protezione psichica dei bambini. Gli adulti non devono levare la sofferenza ai bambini ma dar loro i giusti fazzoletti perché devono accogliere la loro sofferenza.

Se non ci fosse la capacità di resilienza l’umanità si sarebbe estinta.  Perché nei bambini ci sia resilienza, sono necessarie due condizioni: ci deve essere un adulto che sa fare l’adulto, capace di accogliere i suoi (dell’adulto) problemi e non proiettarli sul bambino. Perché questo è il vero inquinamento. L’altra condizione è che il bambino possa giocare e se l’adulto aiuta i bambini a giocare bene, i bambini staranno bene.

Attraverso quali canali l’adulto può ricevere i problemi dei bambini?

Il primo è quello della regressione che riguarda situazioni corporee: bambini che fanno la pipì a letto, che vogliono tornare a dormire coi genitori. Prima cosa da fare è non incolpare il bambino e leggere questa regressione come messaggio: cara maestra c’è qualcosa che non va, mi puoi dare una mano? Ricordiamoci che è importante ricevere questo messaggio e che FARE IL PICCOLO NON è ESSERE PICCOLO, SONO DUE COSE DIVERSE.

Un secondo canale è rappresentato dai cambiamenti sostanziali di umore. Ci potranno essere bambini più ipereccitati, nervosi, intolleranti alle frustrazioni, ai rimproveri, che perderanno facilmente il controllo emotivo, oppure bambini bloccati. Il cambiamento di umore può essere sintomo di situazioni traumatiche. Che fare? Avvicinatevi non necessariamente fisicamente, intendo una vicinanza significante. Nell’ipereccitazione entrate nel gioco e provate a regolarlo. Usate la capacità di dare un senso, un pensiero organizzante al gioco del bambino perché è il pensiero organizzante, la parte cognitiva che contiene il gioco del bambino. Con i bambini bloccati invece è importante fare un’offerta psichica aiutandoli ad organizzare il loro desiderio. E lo si può fare anche ad un metro di distanza.

Bisogna parlare ai bambini, aprire un pensiero che crea possibilità di pensiero.

Perché i bambini possono parlare solo se i pensieri sono aperti e molti avranno bisogno che voi apriate i vostri pensieri per poter mettere i loro pensieri!

 

 

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