Sharenting: condividere le foto dei bambini sui social

Educazione e sviluppo infantile
Sharenting: le foto dei bambini sui social – Percorsi Formativi 06

 

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

 

 

Quante volte abbiamo pubblicato una foto di un bambino o di una bambina sui social media? Magari lo abbiamo fatto perché volevamo condividere un momento di gioia con i follower del nostro profilo, mostrare quel sorriso spontaneo che ogni volta ci scioglie, far vedere i piedi che battono nell’acqua del mare per la prima volta.

Insomma, un gesto che non ha nessun secondo fine ma è la conseguenza della felicità provata da mamme e papà nel vedere i propri figli e figlie crescere.

C’è un però: questo fenomeno si chiama sharenting ed è bene prestare attenzione al suo significato e alle implicazioni relative alla tutela dei minori.

A tal proposito il Garante della Privacy, in merito al tema della protezione dei dati, propone ai genitori una riflessione:

E’ bene riflettere sul fatto che postare foto e video della vita dei minori, magari accompagnati da informazioni come l’indicazione del nome, l’età o il luogo in cui è stato ripreso, contribuisce a definire l’immagine e la reputazione online” leggiamo in un articolo dell’Autorità “… Chiediamoci sempre se i nostri figli in futuro potrebbero non essere contenti di ritrovare loro immagini a disposizione di tutti o non essere d’accordo con l’immagine che gli stiamo costruendo”. [1]

Quando condividiamo su un social media – Facebook, Instagram, TikTok – l’immagine e le informazioni dei bambini e delle bambine (magari scriviamo il nome, descriviamo un’abitudine, indichiamo il luogo in cui si trovano), stiamo rendendo pubblici dettagli sulla loro vita che, nel tempo, potrebbero anche influenzare la loro dimensione sociale e relazionale.

Come diversi nostri articoli, anche questo è una riflessione ad alta voce sul tema del sharenting per confrontarci insieme sulla pubblicazione di foto e video di bambini e bambine online e fornire alcuni suggerimenti su come è opportuno comportarsi.

Per comprendere la dinamica del fenomeno prendiamo spunto da un recente studio del Journal of Pediatrics pubblicato a gennaio 2023 dal titolo: “Online “Sharenting”: The Dangers of Posting Sensitive Information About Children on Social Media”.

 

Cosa vuol dire sharenting?

Il termine sharenting – neologismo composto dall’unione delle parole sharing (condivisione) e parenting (genitorialità) – indica la crescente abitudine dei genitori nel condividere foto, video e altre informazioni identificative dei propri figli sugli account personali dei social media.

Secondo lo studio sopra citato, ogni anno mamme e papà condividono online circa 300 foto dei propri figli; prima del quinto compleanno, i genitori hanno già pubblicato circa un migliaio di contenuti sulle diverse piattaforme: al primo posto Facebook, al secondo Instagram e al terzo Twitter.

Spesso i genitori sono inconsapevoli delle problematiche connesse alla pubblicazione di immagini e video dei figli/figlie sul web, come ad esempio:

 

  • la riservatezza dei dati personali e la privacy;
  • la tutela dell’immagine del minore;
  • la sicurezza digitale.

 

La sensibilità nei confronti di questi temi è – per fortuna – alta: nel novembre del 2022 la Garante

per l’Infanzia e l’Adolescenza Carla Garlatti aveva richiesto di poter applicare la normativa relativa al cyberbullismo anche allo sharenting, per dare la possibilità ai minori di richiedere la rimozione dei contenuti non graditi.

Ora: noi ci muoviamo nel contesto 0-6 e sappiamo bene che un bambino o una bambina di questa età non verrà mai a dire “Mamma, papà, puoi togliere per favore da Facebook la mia foto di quando gioco in spiaggia?”, ma è utile approfondire il tema per acquisire consapevolezza sulle implicazioni di questa pratica e poi agire di conseguenza.

Sharenting: parliamone insieme!

 

 

Sharenting: i consigli dei pediatri

Annamaria Statiano, Presidente della SIP (Società Italiana di Pediatria) dona un prezioso suggerimento: “I pediatri sono figure centrali per sensibilizzare i genitori sui pericoli associati alla condivisione online”.

Pediatri, educatrici, educatori e insegnanti possono diventare figure di riferimento per sensibilizzare i genitori sul tema della privacy sul web dei bambini e delle bambine e supportarli nel trovare un equilibrio tra la “naturale inclinazione” dei genitori nel condividere i momenti più belli della vita dei figli/e e la consapevolezza sui rischi connessi allo sharenting.

 

Ecco i cinque consigli della SIP.

 

1. Sharenting e consapevolezza

Se gli altri genitori praticano lo sharenting, non significa che anche noi dobbiamo adeguarci al trend. La pubblicazione di foto e video di bambini e bambine sui social media è ormai una pratica diffusa ma non dovremmo sottovalutarne i rischi.

I contenuti che condividiamo costruiscono il dossier e l’identità digitale di persone che, di fatto, non hanno prestato il consenso: questa è la consapevolezza da acquisire e diffondere.

 

2. Sharenting e cautela

Quando desideriamo condividere sui social media materiali e informazioni sui nostri bambini e bambine, è preferibile usare l’anonimato. Meglio evitare dettagli personali, indicazioni su dove ci troviamo, nomi e cognomi e tutte quelle informazioni che potrebbero mettere in pericolo l’identità dei nostri bambini e bambine.

 

3. Sharenting e tutela dell’immagine

Di solito non abbiamo un tono perentorio, ma qui utilizziamo il verbo dovere: NON dobbiamo pubblicare foto o video dei bambini e delle bambine in uno stato di nudità. Purtroppo, la pedopornografia è dietro l’angolo e i contenuti potrebbero essere utilizzati a tale scopo.

 

4. Sharenting e uso delle notifiche

È possibile attivare delle notifiche che avvisano i genitori quando il nome dei propri figli compare nei risultati di ricerca su Google. Fatevi aiutare dal tecnico IT di fiducia per attivare queste impostazioni sui vostri dispositivi e account.

 

5. Sharenting e rispetto della privacy

Sai cosa c’è scritto nell’articolo n° 31 della Costituzione Italiana? La nostra nazione “protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.

Tutti i bambini e le bambine di età inferiore ai 18 anni e a maggior ragione nei contesti 0-6, hanno il diritto di veder rispettata la propria privacy, dignità ed interessi.

Impariamo a leggere e comprendere il significato delle policy dei siti sui quali condividiamo i contenuti.

 

Sharenting: i suggerimenti del Garante della Privacy

Condividere le foto dei bambini e delle bambine sui social media permette di mostrare ad amici e parenti l’espressione appagata dei piccoli/e dopo il primo saporito pasto solido, conservare il ricordo del primo giorno al Nido, far vedere i progressi nelle attività manuali.

Il problema di fondo dello sharenting è connesso alle caratteristiche degli ambienti digitali: i social media e le chat di messaggistica istantanea non sono di nostra proprietà; quindi, i contenuti pubblicati escono dal nostro controllo. Quando una foto o un video “compaiono” sullo schermo di un PC o di uno smartphone, possono essere salvati con facilità, archiviati, riutilizzati. Oppure le persone possono ricavare dati importanti come quelli relativi alla posizione geografica.

Nel caso in cui volessimo pubblicare le immagini di bambini e bambine online, possiamo seguire delle semplici accortezze che ci consentono di farlo con maggiore serenità.

 

  • Account social: usiamo i nostri profili e non creiamo un account a nome dei nostri figli/figlie. Nonostante alcuni personaggi famosi lo abbiano fatto, evitiamo di seguire il trend: saranno i ragazzi/e a decidere, a tempo debito, su quali piattaforme essere presenti e come.
  • Informativa privacy: prima di condividere le foto o i video dei bambini e delle bambine sui social media, leggiamo con attenzione cosa prevede l’informativa per la protezione dei dati personali della piattaforma. In caso di dubbi, rivolgiamoci a un esperto per l’interpretazione.
  • Impostazioni di visibilità: sui social media è possibile modificare (dalla sezione Impostazioni del nostro profilo) la visibilità dei contenuti e renderli disponibili solo agli amici o ai follower. Attiviamola per restringere il campo.
  • Azioni pratiche: usiamo le emoticon, gli sticker e gli elementi grafici per coprire il viso dei bambini e delle bambine in modo da non renderli riconoscibili.
  • Grafica: con strumenti alla portata di tutti come Canva possiamo sfumare i volti, coprirli con grafiche personalizzate, tagliare le foto, incollare elementi.

 

Sul nostro gruppo Facebook Percorsi Formativi 06 – Per crescere professionalmente oggi condividiamo foto dei bambini e delle bambine durante le attività educative e didattiche: seguiamo i suggerimenti appena condivisi in modo da non mostrarne i volti e selezioniamo i contenuti (chiaramente chi posta le foto nel gruppo ha comunque le liberatorie per l’uso delle immagini).

 

Sharenting: perché condividiamo le foto dei bambini sui social?

Lo sharenting è un fenomeno diffuso: secondo i dati dello studio precedentemente citato, l’81% dei bambini che vive nei paesi occidentali ha una presenza online prima di aver compiuto i due anni (negli USA questa percentuale sale al 92%).

Come abbiamo accennato all’inizio dell’articolo, i genitori condividono le foto dei figli/e in modo inconsapevole e senza alcun secondo fine.

Da un lato proviamo il desiderio di documentare gli step della vita dei bambini/e, dall’altro invece sentiamo il bisogno di confrontarci con altri genitori sulle preoccupazioni più comuni come lo svezzamento, il sonno, i prodotti più indicati e simili.

Per incontrare l’importante bisogno di confronto reciproco, suggeriamo di frequentare le Community online come la nostra dove poter trovare professionisti e altri genitori con cui scambiare opinioni, consigli, etc.

Per ovviare invece all’esigenza di “far vedere” agli altri i propri bambini/e, cambiamo prospettiva: a noi piacerebbe che qualcuno condividesse le nostre foto, magari in momenti particolari come il sonno o il momento del bagno, senza il nostro permesso?

Probabilmente NO.

Oltre alle problematiche di natura giuridica, alla creazione di un’identità digitale senza consenso, alla tutela della privacy e ai rischi connessi alla pedopornografia per lo sharenting, guardiamo ancora oltre.

Noi genitori abbiamo il compito di proteggere i nostri figli/e dai pericoli: così come li proteggiamo dal freddo coprendoli con un piumone caldo o mettiamo loro il caschetto se li portiamo in bici, proviamo a tutelare anche la loro immagine e identità e impariamo a conservare per noi le foto e i video più entusiasmanti dei loro primi anni di vita.

Cosa possiamo fare in alternativa? Stampare le foto più belle e realizzare un album cartaceo da mostrare ai parenti alla prima occasione di festa: sarà un ricordo che rimarrà per sempre.

 

[1] https://www.garanteprivacy.it/temi/minori/sharenting

 

 

Qualche suggerimento di lettura…

0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna all'hompage