di Giorgia Cozza, scrittrice e giornalista
La mamma si prende cura del bambino che è nato. Il papà si prende cura della mamma.
Nei primi tempi successivi alla nascita, la simbiosi vissuta nei mesi dell’attesa continua ancora per un po’ e mamma e bimbo sono praticamente un tutt’uno. Il cucciolo d’uomo ha bisogno di contatto, vicinanza, contenimento. La mamma è il suo porto sicuro, è “casa”, in questo mondo fuori dal pancione dove tutto è nuovo e sconosciuto. Tutto tranne lei. La mamma. Posato sul suo petto, il bimbo ritrova il battito di quel cuore che gli ha fatto compagnia nella penombra uterina, nel rifugio del suo abbraccio ritrova le sensazioni di benessere sperimentate prima della nascita quando era sempre contenuto, cullato, mai solo.
La mamma è il suo mondo, dunque. E questo è bellissimo, ma è anche… molto impegnativo! La mamma accudisce il suo bambino 24 ore su 24, di giorno e di notte, nutre, abbraccia, culla, consola, a ciclo continuo. E il tutto improvvisando, perchè nella maggior parte dei casi quando si diventa madri, non si ha esperienza di bambini piccoli, tutto è nuovo e da imparare, con il carico di dubbi, incertezze e paura di sbagliare che l’inesperienza porta con sé.
E il papà? In questo quadro così “pieno” di mamma e bambino, dove si colloca lui?
Il papà è – riassunto in una parola sola – fondamentale.
Dove c’è una neomamma serena (stanca, magari stanchissima, ma serena), nove volte su dieci al suo fianco troviamo un papà attento, partecipe, coinvolto. Un papà che ha condiviso il percorso dell’attesa con la compagna, che nei nove mesi si è informato e ha riflettutto insieme a lei sull’esperienza che si stavano preparando a vivere.
Parlo di informazione, perchè l’informazione può davvero fare la differenza in termini di serenità dei futuri e neogenitori. Conoscere la fisiologia della nascita può aiutare la coppia a fare scelte consapevoli (ad esempio, per quanto riguarda il luogo in cui accogliere il proprio piccino), e dopo la nascita, avere le idee chiare su quelle che sono le reali esigenze di un bambino piccolo permette di accogliere quei bisogni senza timore di sbagliare, senza avere il dubbio che ci sia qualcosa di strano nel nostro bimbo così diverso da quello della pubblicità che mangia, dorme, magari tutta la notte, e nel resto del tempo sorride beato dalla sua sdraietta. Certo, può capitare che un bimbo si comporti proprio così, ma è più l’eccezione che la regola.
Saperlo prima, sapere che i bambini poppano spesso (molto spesso!), dormono sì, certo, ma un sonno diverso da quello degli adulti, per cui i risvegli notturni sono comuni, e nel resto del tempo in genere cercano con determinazione la vicinanza di un genitore che per loro è garanzia di benessere e sopravvivenza, può essere rassicurante.
Ecco, conoscere entrambi queste informazioni è utile quando arrivano i momenti di sconforto, alla mamma viene il dubbio di star sbagliando qualcosa ed è tentata di credere alla zia, alla vicina di casa o alla collega che la accusano di “viziare” il suo bambino tenendolo “troppo” in braccio, o mettono in dubbio le sue potenzialità di nutrirlo (Ma sei sicura di avere latte? Che sia sufficiente? Che sia nutriente?). In quei momenti, quando la stanchezza si fa pesante e la mamma rischia di andare in crisi, il papà è quella figura preziosa che c’è, che è presente al suo fianco, con la sua solidità e il suo amore. È la persona che le ricorda tutto quello che hanno letto/ascoltato/pensato nei mesi dell’attesa. E soprattutto le ricorda che sta andando alla grande, che è davvero una mamma meravigliosa, la miglior mamma possibile per il loro bambino!
Sì perchè anche la mamma ha bisogno di sentirsi contenuta, protetta, amata. Quando nasce un bimbo, nasce anche una madre. Entrambi devono essere trattati con cura.
Purtroppo, però, non sempre questo accade. La nostra è una società che alle madri offre poco sostegno e molti giudizi. Sono tante le mamme che ricordano tra gli aspetti più difficili del post parto, proprio i consigli non richiesti e le critiche ricevute da parenti, amici, conoscenti e sconosciuti incontrati per strada. Non si capisce bene perchè, ma quando nasce un bambino sembra che tutti si sentano in diritto e in dovere di esprimere la propria opinione a proposito delle scelte materne.
Lo allatti, non lo allatti, come, quanto, perchè…
Lo addormenti in braccio o vicino a te? Non sia mai.
Gli hai dato il vizio delle braccia! Devi insegnargli a stare giù.
Poi ci sono le visite a sorpresa. Il campanello che suona proprio quando la mamma si era appisolata con il suo bambino o, dopo due ore di tentativi, era riuscita a posare il piccolo nella culla…
In questa situazione, il padre è chiamato a svolgere la sua funzione atavica di “protezione”, e può fare da filtro tra la coppia mamma-bambino e il mondo esterno. Come? Accordandosi con la compagna per gestire le visite di parenti e amici, e facendo da scudo quando arrivano commenti antipatici o giudizi.
A chi mette in discussione le competenze materne, il papà può ricordare che la compagna sta facendo un ottimo lavoro e lui è molto fiero di lei.
Quando la situazione lo richiede, il padre può confrontarsi con quel parente che sta muovendo troppe critiche e spiegargli con gentilezza che lui e la compagna stanno cercando la propria strada, il proprio modo di essere genitori, e hanno bisogno di sostegno e fiducia.
Il papà è anche la persona che può “aiutare i parenti ad aiutare”. Segnalando quello che potrebbe essere utile per la neofamiglia. Piccoli gesti, che però possono alleggerire di molto la fatica quotidiana. Una teglia di lasagne o una porzione di minestrone già pronti. Una borsa di spesa che oggi la mamma non è proprio riuscita a uscire. Un aiuto per le faccende domestiche, offerto con delicatezza e discrezione. Può capitare che la mamma abbia bisogno ma non se la senta di chiedere. Sarebbe bello che chi la circonda capisse da solo come rendersi utile, ma se questo non accade… può intervenire il papà.
E laddove la coppia non possa contare su aiuti esterni, perchè le famiglie di origine sono lontane, o l’emergenza sanitaria rende impossibile incontrarsi? I neogenitori continueranno a condividere la routine domestica, con uno sforzo in più da parte del papà, dato che le energie fisiche e mentali della mamma sono assorbite dalle esigenze del bambino. E ricordiamo che un uomo che prepara la cena, dà una spazzata al pavimento o stende i panni non sta aiutando la compagna. Si sta occupando della loro casa, come è normale che sia. E quando tiene in braccio il suo bambino, lo culla, gli canta una ninnananna, gli cambia il pannolino, lo porta a fare una passeggiata mentre la mamma si concede mezz’ora di riposo o un bagno caldo, non sta aiutando la mamma. Sta facendo il papà.
Con questa affermazione non si vuole sminuire l’impegno del padre. Al contrario. Si vuole dare il giusto rilievo alla sua figura: non semplice aiutante della mamma, ma… Padre.
Un ruolo che negli ultimi anni ha assunto connotati inediti, che ha visto i papà capaci di reinventarsi – una sfida non da poco! – per stare accanto alla compagna in modo diverso rispetto a quanto accadeva in passato, un modo che risponde meglio alle nuove esigenze delle famiglie di oggi.
E allora, papà… avanti tutta! La vostra presenza, il vostro incoraggiamento, la vostra fiducia in lei, possono aiutare la vostra compagna a diventare la mamma che vuole essere.
Quando si cammina insieme, ci si sostiene a vicenda, e la strada diventa un viaggio bellissimo, pieno di amore.