Giocare all’aperto è un’opportunità di crescita

Attività per bambini, Educazione e sviluppo infantile, Genitori
Giocare all’aperto favorisce lo sviluppo motorio, cognitivo, emotivo e sociale dei bambini: ecco i suggerimenti per non pensare solo a rischi e pericoli.

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

Ricordi quando, da bambine e bambini, non vedevamo l’ora che finisse la scuola per giocare all’aperto?

Molti di noi visualizzano immagini di prati infiniti, campi di grano, vigneti scoscesi. Oppure il giardino della casa dei nonni, con l’orto da innaffiare la sera. O le strade di paese e i marciapiedi dove giocavamo a pallone, a strega comanda colore o a qualsiasi cosa ci venisse in mente.

Visualizziamo anche ginocchia sbucciate, mani sporche di terra, qualche graffio sulle braccia e i pantaloni verdi come l’erba.

Oggi non è più così. I bambini e le bambine nei cortili non si vedono più.

O, almeno, non in tutte le realtà.

Nel mondo occidentale – e ancor più in Italia – è diffusa oramai la riluttanza da parte degli adulti di far giocare all’aperto bambini e bambine a prescindere dall’età.

Questo atteggiamento è più evidente nella fascia prescolare 06: molti genitori preferiscono che figli e figlie non giochino all’aria aperta perché hanno paura che si facciano male o si ammalino.

Comprendiamo le motivazioni dietro a questi timori, connesse a un mondo del lavoro complesso dove diventa difficile – soprattutto per le mamme – gestire professione e famiglia nel caso in cui il bambino, la bambina si ammali e debba trascorrere un periodo a casa.

Ma siamo davvero sicuri e sicure che giocare all’aperto, anche in inverno, faccia ammalare bambini e bambine?

I pediatri affermano l’opposto: il freddo non fa ammalare i piccoli e trascorrere tempo all’aria aperta in qualsiasi stagione dell’anno e con le dovute accortezze abbassa il rischio di contrarre malattie e alza le difese immunitarie.

Se vogliamo diminuire la possibilità che i nostri bambini e bambine si ammalino, è necessario favorire la vita outdoor e limitare quella indoor: giocare all’aperto fa bene.

In questo articolo proponiamo una riflessione sull’importanza del giocare all’aperto e vediamo insieme come accogliere i rischi e i pericoli con consapevolezza.

 

Indice dell’articolo

Giocare all’aria aperta favorisce lo sviluppo infantile

Una riflessione urgente sul giocare all’aperto

Giocare all’aperto favorisce…

Valutiamo i rischi e i pericoli del giocare all’aperto

L’educazione al rischio

Il rischio è una percezione soggettiva

Spunti pratici sul giocare all’aperto

 

Giocare all’aria aperta favorisce lo sviluppo infantile

Durante le consulenze con i genitori emerge un grande timore: i bambini e le bambine che giocano all’aperto rischiano di farsi male.

Qual è la conseguenza? Mamma e papà preferiscono vedere figli e figlie davanti a uno schermo, in una situazione rassicurante. E il tempo-schermo aumenta.

Certo, rispetto a un bambino, una bambina, che corre, si arrampica, salta e si rotola sull’erba, il divano dona maggiore sicurezza. Però questa abitudine può provocare una serie di conseguenze sullo sviluppo di bambini e bambine, non solo rispetto a quello motorio e corporeo, ma in modo più ampio a livello socio-emotivo e cognitivo fino a sfociare, nel caso, in un momento successivo, nella maggiore incidenza di disturbi dell’apprendimento.

Il gioco corporeo, l’ingaggio corporeo globale, la vita all’aria aperta sono elementi costitutivi, fondanti e fondamentali dello sviluppo infantile, soprattutto nella fascia 06 durante la quale si edificano le fondamenta della personalità e della costruzione del sé di ciascuno e ciascuna di noi.

Diversi studi scientifici dimostrano i benefici del gioco all’aperto: Angela Hanscom nel suo libro Giocate all’aria aperta! Perché il gioco libero nella natura rende i bambini intelligenti, forti, sicuri cita alcune statistiche significative:

“… studi e test standardizzati iniziano a dimostrare che la forza dei bambini nel complesso sta diminuendo. Uno studio pubblicato sulla rivista di salute infantile Acta Pediatrica ha misurato nel 2008 la forza di 315 bambini di 10 anni nella regione dell’Essex, comparandola a quella di 309 bambini che avevano la stessa età nel 1998 […] i ricercatori hanno scoperto che il numero di addominali che i bambini erano in grado di fare era diminuito del 27,1%, la forza del braccio si era ridotta del 26% e quella della presa per aggrapparsi del 7%. Se nel 1998 un bambino su 20 non riusciva a sostenere il proprio peso quando era appeso alla spalliera svedese, nel 2008 i bambini a non riuscirci erano 1 su 10”.

Sono numeri piuttosto preoccupanti che si riferiscono al 2008 e che possiamo considerare già obsoleti. Nel contesto attuale la situazione è senza dubbio peggiorata.

I bambini e le bambine di oggi sono meno forti fisicamente rispetto alle generazioni precedenti, una condizione che incide anche sull’autostima di bambini e bambine, sul senso di sicurezza, di fiducia, di padronanza del loro corpo.

Una buona autostima si fonda prima di tutto su un solido senso del sé corporeo che si sviluppa grazie al coinvolgimento globale del corpo e della sensorialità nello sperimentare il mondo circostante per affinare la percezione di sé e costruire il proprio schema corporeo, creare un senso come essere intero e integro.

Più bambini e bambine hanno l’opportunità di mettere in gioco il loro corpo in tutti i modi possibili durante la crescita, più la loro autostima si rafforza e tutte le aree di sviluppo progrediscono con equilibrio e armonia.

 

Una riflessione urgente sul giocare all’aperto

Cosa possiamo fare per migliorare lo sviluppo armonioso e completo di bambini e bambine?

Permettiamo loro di giocare con tutto il corpo nell’ambiente naturale, perché questa sana sperimentazione favorisce la crescita armonica degli individui.

Consideriamo gli innumerevoli vantaggi di cui bambini e bambine beneficiano dal contatto con la natura, dalla vita all’aria aperta, dal movimento globale del corpo.

Proviamo a fare un elenco, che non può essere esaustivo ma è un buon punto di partenza per una riflessione condivisa.

Giocare all’aperto favorisce…

  • La diminuzione dei livelli di stress (ricordiamo che la natura aiuta moltissimo a diminuire lo stress, anche in noi adulti).
  • La volontà di collaborare e interagire con i pari in modo spontaneo.
  • L’incremento delle capacità di attenzione e di concentrazione.
  • Lo sviluppo fisico, muscolo-scheletrico e sensoriale.
  • Il rafforzamento del sistema immunitario.
  • Lo sviluppo cognitivo in generale.
  • La capacità di adattamento.
  • La socialità.

La responsabilità ambientale

Un altro aspetto importante e oggi significativo è il tema della responsabilità ambientale: nel momento in cui favoriamo il rapporto con la natura, aiutiamo bambini e bambine a coltivare l’amore per l’ambiente naturale, l’attenzione alla sostenibilità e la possibilità di sviluppare una coscienza ecologica che guidi i piccoli a diventare adulti responsabili un domani, più di quanto lo siamo stati noi fino a oggi.

La dimensione dell’avventura

Giocare all’aperto stimola la dimensione dell’avventura che sostiene bambini e bambine nelle loro dinamiche di ricerca, indagine, scoperta del mondo.

Dimensione sostenuta dal senso di meraviglia che l’ambiente naturale sollecita grazie alle sue variabilità e alla moltitudine di stimoli offerti dalla natura.

Giocare all’aperto, la vita outdoor e il contatto con la natura rappresentano elementi fondamentali che sostengono a tutto tondo lo sviluppo e la crescita armonica di bambini e bambine.

 

Valutiamo i rischi e i pericoli del giocare all’aperto

Nel nostro ruolo di adulti consapevoli, abbiamo l’urgenza di ripensare il rapporto con l’ambiente esterno e di accogliere il fatto che bambini e bambine possano anche correre dei rischi nel mondo naturale e nell’ingaggiare la loro corporeità nel contatto con la vita.

Proviamo ad ammorbidire la paura che proviamo nei confronti dei possibili rischi & pericoli che bambine e bambini possono incontrare quando giocano all’aperto.

Iniziamo a fare una distinzione tra i due vocaboli che non sono affatto sinonimi.

Per esempio, il D. Lgs. n. 81/08, all’art. 2 comma s, definisce il rischio come la “probabilità che si verifichi un danno a causa dell’impiego o dell’esposizione ad un determinato fattore o agente“.

Il rischio è inteso in senso probabilistico: la probabilità che un dato evento possa creare un danno.

E ancora il D.Lgs. n. 81/08, all’art. 2, comma r, delinea il pericolo come “proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni“.

In sostanza, la pericolosità di un fattore o agente rimanda a qualcosa in grado di causare un potenziale danno, mentre la rischiosità riporta alla probabilità che occorra un danno per via di un fattore o agente.

Proseguiamo ella nostra riflessione.

  1. Il rischio è un dato non oggettivo, probabilistico, valutato e valutabile in base alla percezione della persona, e dipende dalla competenza del soggetto nel sapersi muovere in un ambiente. Nel nostro contesto, ci riferiamo a bambini e bambine in età 06 inseriti un uno spazio outdoor, esterno.

Il rischio potrebbe diventare pericolo, ma non è sempre così. Inoltre, rappresenta un elemento connaturato alla vita stessa, è ineliminabile, intrecciato alla nostra relazione col mondo e non esiste una vita senza rischi.

Non possiamo pensare di mettere i nostri bambini e bambine sotto una campana di vetro e impedire loro di assumere qualsiasi forma di rischio perché questo atteggiamento frena la reale crescita e l’effettiva possibilità di strutturare un senso di sé composito, responsabile, che permette ai piccoli di muoversi nel mondo in maniera competente.

Abbiamo bisogno di comprendere che il rischio è ineludibile, fa parte della vita.

  1. Il pericolo rappresenta una situazione in cui un bambino o una bambina oggettivamente potrebbe farsi male. È uno step successivo al rischio, una dimensione nella quale valutiamo il contesto e le capacità che il bambino o la bambina ha già sviluppato rispetto alla gestione di quella situazione.

Diventa importante predisporre con intenzionalità esperienze che consentano a bambini e bambine di sperimentare la dimensione del rischio per permettere loro di valutare i pericoli.

 

L’educazione al rischio

Il pedagogista Gianfranco Staccioli parla di educazione al rischio. Un bambino che cresce nell’ovatta ha più incidenti di chi sperimenta dei rischi perché, se non si impara a conoscere i rischi, si è preda dei pericoli.

Se consentiamo a bambini e bambine di assumere dei rischi, saranno sempre più in grado di ponderare, misurare, orientarsi nelle situazioni rispetto alle loro possibilità e prevedere, prevenire e maneggiare eventuali pericoli.

Mettere bambini e bambine sotto una campana di vetro non significa proteggerli dai rischi, dai pericoli e da tutte le situazioni potenzialmente spiacevoli della vita.

È fondamentale che bambini e bambini anche in età prescolare imparino ad assumersi una quota di rischio.

Possiamo farlo in sicurezza attraverso il monitoraggio: di certo non esponiamo i bambini e le bambine a dimensioni fuori dalla loro portata.

Valorizziamo l’osservazione dei nostri bambini e bambine per capire fino a che punto possono spingersi tenendo conto che spesso sono i primi a rendersi conto di quello che sono in grado di affrontare.

Durante le sedute di psicomotricità, per esempio, in molte occasioni abbiamo la possibilità di osservare bambini e bambine che, pur interessati ad attività come il salto o l’arrampicata, se non si sentono sicuri del loro corpo e delle loro possibilità sono prudenti e attenti.

Di rado si lanciano in situazioni nelle quali percepiscono di non poter affrontare quel tipo di occorrenza.

Impariamo a riporre fiducia nei nostri bambini e bambine.

 

Il rischio è una percezione soggettiva

La rischiosità delle situazioni è soggettiva e la percezione del rischio è personale.

Se nel ruolo di adulti prendiamo come unità di misura la nostra percezione di rischio, questa potrebbe essere sensibile: ci spaventiamo e preoccupiamo subito per la minima cosa e limitiamo le possibilità di esperienza del bambino o bambina.

Diventa significativo confrontarsi con altri adulti, con le educatrici, gli educatori, gli insegnanti, e provare a problematizzare con diverse figure di riferimento le capacità effettive dei nostri bambini e bambine, per offrire loro l’opportunità di sperimentare e ingaggiarsi nella vita all’aria aperta, nella corporeità, in modo ampio e globale.

Confrontiamoci su questo tema, siamo qui per supportarti!

 

Spunti pratici sul giocare all’aperto

In che modo possiamo attraversare le preoccupazioni connesse al gioco outdoor e promuovere le attività che favoriscono lo sviluppo di bambini e bambine? Ecco cinque consigli pratici.

  1. Favoriamo l’autonomia di bambini e bambine

Teniamo a mente questo obiettivo fondamentale per interrogarci rispetto ai nostri interventi educativi e ai nostri automatismi.

Per esempio, impariamo a chiederci: “Questa cosa che sto per dire, che sto per fare o che sto per impedire al bambino, alla bambina lo renderà più o meno autonomo, più o meno dipendente da me adulto, più o meno sicuro nel suo corpo, nelle sue possibilità di farcela?”

Ricordiamo l’insegnamento di Maria Montessori: aiutiamo i bambini e le bambine a fare da soli.

 

  1. Osserviamo i comportamenti di bambini e bambine

Osserviamo, osserviamo, osserviamo. Acquisiamo consapevolezza sulle capacità motorie di bambini e bambine grazie all’osservazione di ciò che fanno nella quotidianità: confidiamo nel fatto che il bambino, la bambina possa fare una nuova esperienza, possa riuscire a gestire una situazione perché ha le competenze per farlo.

Se dovesse aver bisogno, attiviamo un intervento educativo di sostegno e diamo l’opportunità al bambino, alla bambina di sperimentare in autonomia e con gradualità.

 

  1. Comunichiamo con chiarezza le nostre emozioni

Se siamo in difficoltà o in ansia di fronte a una sperimentazione che bambini e bambine chiedono di fare o provare, piuttosto che dire: “No guarda stai attento, cadi, ti fai male, è pericoloso” comunichiamo le nostre emozioni.

Guarda Giovanni, guarda Lucia, capisco che hai voglia di arrampicarti, io ho paura che tu possa farti male. Arriviamo fino qui, oltre io non ce la faccio. So che tu lo vuoi fare, so che lo puoi anche fare, ma io ho troppa paura”.

Se ne abbiamo l’opportunità, lasciamoci sostenere da un altro adulto di riferimento: la mamma/il papà, la nonna, il nonno, l’altro partner, uno zio. Scegliamo una persona che è serena anche quando il bambino/a sperimenta la sua corporeità.

Favoriamo il fatto che il bambino o bambina abbia l’opportunità, insieme a un altro adulto di riferimento, di potersi lanciare un po’ più in là rispetto alle sue effettive capacità.

“Attento che cadi!” mette in allarme e in allerta i bambini e le bambine: evitiamo simili affermazioni e spieghiamo piuttosto ai piccoli quali sono le nostre paure.

 

  1. Preserviamo le emozioni di bambini e bambine

Molti adulti assimilano il loro sentire a quello di bambini e bambine. Per esempio, se l’adulto ha freddo presume che anche il bambino/a senta allo stesso modo la temperatura. Ma non è affatto detto che sia così. Impariamo a uscire da questa mentalità e a preservare il sentire di bambini e bambine, il loro desiderio di avventura, fondamentale per crescere e conoscere il mondo.

 

  1. Stabilire regole chiare

Identifichiamo regole chiare con bambini e bambine: concordiamo con loro i confini spaziali e temporali della loro esplorazione, circoscriviamo il territorio entro cui possono muoversi in libertà, garantiamo sicurezza, accogliamo un grado di rischio necessario, nell’ottica della sostenibilità emotiva per noi adulti, quando possibile facciamoci supportare.

Pur delimitando un territorio entro il quale possiamo pensare che il bambino e la bambina sia sufficientemente al sicuro, un grado di rischiosità ci sarà sempre perché il rischio, come dicevamo, è connaturato alla vita.

Frasi possibili da dire ai bambini al posto di stai attento

  • Giovanni fai caso a queste rocce scivolose: lì c’è un ramo che mi sembra molto più sicuro.
  • Come pensi di salire o di scendere o di passare attraverso questo…?
  • Senti il rumore del ruscello, senti che bello il fruscio del vento.
  • Prova con le mani, prova con i piedi, prova con le ginocchia.
  • In che modo pensi di arrampicarti su quest’albero?
  • Cosa potresti usare per passare di qui?
  • Muovi i tuoi piedi con attenzione.
  • Dove metteresti quella pietra?
  • Chi potrebbe venire con te?

 

Portiamo l’attenzione dei bambini agli elementi della natura per migliorare l’esperienza e la sperimentazione della vita outdoor.

Offriamo ogni giorno a bambini e bambine l’opportunità di giocare all’aperto e, perché no, giochiamo insieme a loro: così trascorriamo momenti di felicità insieme e diminuiamo il nostro livello di stress.

Ecco alcune risorse e percorsi formativi utili per favorire il gioco outdoor: clicca QUI!

Qualche suggerimento di lettura…

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