Perché i bambini scappano? Consigli pratici per non farli allontanare

Educazione e sviluppo infantile, Genitori, Genitori e figli
Perché i bambini scappano - Percorsi Formativi 06

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

Succede soprattutto in vacanza, ma non solo. Sei lì, in spiaggia, in completo relax a prendere il sole e tuo figlio, tua figlia – senza alcun preavviso – si allontana, scappa, corre via da te in completa autonomia.

Perché i bambini scappano?

Lo chiedono molti genitori durante i momenti di consulenza e spesso ci arrivano anche messaggi sui social in merito a questo tema: il fenomeno è trasversale, interessa bambini e bambine nella fascia 06 (ancor di più 03) e desta preoccupazione nei genitori.

Hai presente quando distogli per un attimo l’attenzione dal piccolo, ti rigiri e… non è più accanto a te? Ecco, brividi lungo la schiena.

Facciamo chiarezza per trovare una soluzione concreta: vediamo quali sono i motivi per cui bambine e bambini scappano, come possiamo prevenire il fenomeno e in che modo agire in queste situazioni.

 

Indice dell’articolo

Capire perché i bambini scappano

Cosa possiamo fare quando i bambini scappano?

Cosa fare per prevenire che i bambini scappino

Cosa fare nei momenti in cui i bambini scappano

È una questione di stile educativo

 

Capire perché i bambini scappano

Provare a capire come mai bambine e bambini scappano è fondamentale: nel momento in cui riusciamo a comprendere quali sono i cosiddetti trigger – gli stimoli di innesco che fanno sì che un comportamento accada – possiamo aiutare il soggetto in quella situazione e supportare anche noi stessi nella prevenzione di queste occorrenze.

Quali possono essere i motivi per cui bambini e bambine mettono in atto i comportamenti di fuga, si allontanano, scappano?

Le forme possono variare: c’è il bambino che, mentre siamo in spiaggia, si alza da terra e inizia a camminare per i fatti suoi, quello che scappa mentre siamo per strada (e noi perdiamo vent’anni di vita), quello che ci lascia la mano e si mette a correre.

A prescindere dalla tipologia di fuga, osserviamo che – a un certo punto – bambini e bambine si allontanano in esplorazione.

I motivi per cui i bambini scappano possono essere diversi. Vediamoli insieme.

 

  1. I sistemi di difesa

Come esseri umani abbiamo diverse modalità di protezione e di difesa del sé che entrano in gioco in modo piuttosto istintivo e istantaneo, al di fuori del nostro controllo volontario. Succede anche a noi adulti.

Per esempio, siamo stanchi, esausti, nostro figlio, figlia combina un pasticcio e noi d’impulso alziamo la voce, lo sgridiamo quasi stupendoci della veemenza della nostra reazione.

Succede perché è stato un atteggiamento istintivo, impulsivo, non mediato dalla nostra volontà di quel momento.

Lo stesso accade ai bambini e alle bambine in modo ancora più frequente perché, a differenza di noi adulti, non hanno ancora gli strumenti, le capacità, le abilità e le competenze che li aiutano a controllare l’istinto.

Si tratta di sistemi di difesa intrinsechi al nostro sistema nervoso, alla nostra neurobiologia. Ne abbiamo principalmente tre:

  • la lotta,
  • la fuga,
  • la finta morte/collasso (ricordi gli opossum del film animato L’era glaciale che si buttano a terra fingendosi morti? Ecco).

Di questi tre sistemi di difesa consideriamo ora la fuga: scappiamo di fronte a situazioni che ci mettono in difficoltà. È una delle nostre modalità di fronteggiare la fatica.

Quando bambine e bambini scappano potrebbe significare che stanno vivendo una situazione stressante o travolgente dal punto di vista emotivo e di conseguenza tentano la fuga per far fronte alla fatica emotiva che stanno provando.

Usiamo il termine stress in modo generale perché può avere vari livelli di intensità ed essere elicitato da situazioni differenti.

Esempi di stress sono spesso correlati alla vacanza e ai luoghi di villeggiatura. Per esempio, per molti bambini altamente sensibili i luoghi di vacanza possono essere sovra-stimolanti. Il rumore delle onde, il caldo, il sudore, la crema solare, la sabbia, le persone intorno che parlano, urlano, giocano, possono mandare in difficoltà i bambini, le bambine.

E quindi cosa accade? Scappano, cercano il loro spazio, una boccata d’aria, desiderano trovare un luogo di decompressione.

Non lo fanno in modo volontario. I piccoli nella fascia 03 e 06 non hanno ancora acquisito le competenze per dire “Cara mamma, caro papà guarda, in questo momento mi sento un attimo soffocare dalla quantità di sensazioni, di informazioni che sto processando, me ne vado”.

Un aspetto importante da valutare in questo contesto riguarda quali emozioni stava provando il bambino, la bambina, prima di allontanarsi e scappare.

Impariamo a osservare i piccoli per provare a capire cosa sperimentano in una determinata situazione.

 

  1. La noia o la frustrazione

La noia è una sfaccettatura dello stress. Bambini e bambine sotto-stimolati, che non trovano nessuna motivazione per agire o interesse nel fare una cosa, possono manifestare comportamenti di allontanamento.

Così anche la frustrazione, intesa come insoddisfazione rispetto a qualcosa che non è andata come il bambino/a si aspettava, può essere un trigger per l’allontanamento.

 

  1. Il desiderio di esplorazione

Bambine e bambini in età prescolare – soprattutto dai diciotto mesi in poi – presentano un forte impulso alla scoperta del mondo circostante, all’autonomia, all’indipendenza e al fare da soli.

Quando un bambino, una bambina si trova in un ambiente diverso dal solito dove accadono cose che conoscono poco, il desiderio di esplorare può spingerli ad allontanarsi dall’adulto di riferimento per curiosare ciò che sta succedendo.

I bambini/e in età 03 non hanno contezza del fatto che allontanarsi possa essere pericoloso: loro sentono il desiderio, la motivazione, la spinta di conoscere.

I piccoli hanno di solito un temperamento curioso per natura: alcuni soggetti sono più intraprendenti e audaci di altri. Se noi adulti, attraverso l’osservazione, riusciamo a capire che nostro figlio, figlia ha una fame di scoperta e di esplorazione importante, allora possiamo agire in prevenzione.

Certo, non possiamo pretendere di spiegare loro che non devono allontanarsi da noi e ottenere subito un risultato: il desiderio di esplorazione è più grande.

 

  1. Le reazioni imprevedibili

A volte alcuni bambini e bambine possono reagire in modo imprevedibile ad alcuni stimoli esterni. Magari nell’ambiente in cui ci troviamo accade un evento che li spaventa – una discussione, una lite, un urlo – e loro mettono in atto il meccanismo di fuga.

 

  1. La ricerca sensoriale

Ci sono bambini e bambine che, oltre al desiderio di esplorare, sono sensory seeker: hanno l’urgenza di provare sensazioni e stimolazioni sensoriali forti, manifestano un fisiologico bisogno di movimento. Di conseguenza possono allontanarsi da noi genitori alla ricerca di nuovi stimoli o per muoversi.

 

  1. Difficoltà comunicative

Nella fascia di età 03 bambine e bambini non hanno ancora formato il linguaggio, ma anche nella fascia 06 può capitare che fatichino a esprimere tutto ciò che provano attraverso le parole.

I soggetti che non hanno ancora le competenze per comunicare un loro bisogno all’adulto di riferimento possono allontanarsi. E non dobbiamo interpretare questo comportamento come una modalità per attirare l’attenzione.

 

Bambini e bambine hanno bisogno dello sguardo dell’adulto come l’aria, come l’acqua, come il cibo. Bambini e bambine hanno la necessità vitale di essere nello sguardo dell’adulto, di essere visti, di essere guardati, di essere rispecchiati nella loro essenza e nel loro esserci.

 

Cosa accade nella mente del bambino, bambina? Lui o lei si rende conto che, nel momento in cui si allontana, richiama l’attenzione dell’adulto: ecco che il piccolo può attivare questa strategia, in modo inconsapevole, per essere visto.

Non dobbiamo interpretare questo comportamento come negativo o manipolativo. Il bambino, la bambina in quel momento ha bisogno di connessione: in modo istintivo, impulsivo e inconsapevole, può mettere in atto quel comportamento proprio per ricevere una risposta da parte dell’adulto.

Ora non riesci a leggere tutto l’articolo? Ascolta il podcast, ma torna dopo per non perderti alcuni link di approfondimento.

Podcast: quando i bambini scappano

Cosa possiamo fare quando i bambini scappano?

Per agire una strategia educativa di valore, è importante comprendere qual è la causa che scatena l’allontanamento del nostro bambino, bambina.

I consigli che condividiamo qui sono molto trasversali e puoi adattarli a diversi contesti e in molteplici frangenti (vacanza, supermercato, marciapiede, luogo affollato).

 

Cosa fare per prevenire che i bambini scappino

 

  1. Osservare

Lo ribadiamo per l’ennesima volta a costo di essere ridondanti: la prima cosa da fare è osservare, osservare, osservare. Perché l’osservazione è la prima azione che qualsiasi adulto educatore – professionista o genitore – ha bisogno di attivare per comprendere un comportamento.

Le chiavi di lettura che ti abbiamo fornito nel paragrafo precedente possono aiutarti a interpretare il motivo dell’allontanamento, ma puoi aggiungere l’osservazione di altri elementi.

Per esempio, è utile capire quando il comportamento si manifesta. A volte bambini e bambine ripetono alcuni atteggiamenti in modo puntuale, più o meno sempre alla stessa ora.

Chiediamoci se c’è un orario preciso, un luogo specifico e se sono presenti sempre le stesse persone. Impariamo a capire quali sono le possibili ridondanze, se ci sono dei pattern, degli schemi tali per cui queste occorrenze accadono.

Proviamo a osservare anche le transizioni: molti bambini e bambine faticano a superare i momenti di passaggio e potrebbero essere più propensi alla fuga.

Anche la stanchezza, la fame, la sete, il sonno, il sovraccarico sensoriale, la quantità di informazioni da processare possono mettere in difficoltà bambini e bambine.

Oppure la novità, il trovarsi in un ambiente nuovo, può affaticare i piccoli: sia come nuova situazione da processare, sia come curiosità di scoprire.

 

  1. Fornire ai bambini modalità differenti per attraversare le situazioni

Nel momento in cui capiamo che, per esempio, il bambino, bambina è in difficoltà con la transizione e rischia di allontanarsi da noi, potremmo dire:

Guarda Giovanni, guarda Lucia, ho visto che quando succede X tu ti allontani. Forse mi viene da pensare che ti fa un po’ fatica questa transizione, è così?”

In base all’età dei bambini/e possiamo parlarne con loro, problematizzare e lavorare nel problem solving.

Giovanni, Lucia, guarda, ho capito che per te questa situazione è faticosa, ho capito che ti interessa talmente tanto questo posto che vuoi esplorarlo, ho comprensione, è una bella cosa. Troviamo un modo diverso perché sai io mi spavento tanto quando tu ti allontani e non mi dici nulla perché sono la tua mamma, sono il tuo papà, mi preoccupo, potrebbero succederti anche delle cose spiacevoli se sei lontano da me. Se vuoi andare a esplorare quel posto va benissimo: ce lo dici e noi ti accompagniamo”.

Se i bambini, le bambine sono abbastanza grandi – diciamo dopo i quattro anni – chiediamo loro come possiamo fare per aiutarli e coinvolgiamoli nel ragionamento, nella riflessione.

  • Come possiamo risolvere questa cosa?
  • Cosa potremmo fare?
  • Che idea ti viene?

E vediamo se lui o lei ci propone qualcosa

Quando osserviamo invece i segnali tipici della noia – un’espressione del viso, una postura, la gamba che continua a battere – possiamo intercettare il momento in cui possiamo fare un intervento educativo in prevenzione dell’imminente fuga. Proponiamo un’attività divertente da svolgere insieme così nutriamo anche la connessione relazionale.

 

  1. Stabilire regole chiare

Aiutiamo bambini e bambine a comprendere che ci sono dei limiti e non si possono allontanare da noi per una serie di motivi. Possiamo spiegare che allontanarsi da noi può essere pericoloso, che alcuni adulti potrebbero avere cattive intenzioni.

Facciamo capire che desideriamo farli giocare e muovere in sicurezza: stabiliamo dei limiti anche fisici, per esempio: “Vedi l’ombrellone rosso? Ecco, non puoi andare oltre”.

Possiamo anche aiutare il bambino e la bambina a imparare una piccola formula per chiedere aiuto, come stabilire insieme un luogo di ritrovo: “Io non voglio che ti allontani senza di noi. Se dovesse capitare, il luogo di ritrovo è la panchina rossa vicino al bagnino”.

In base all’età, mettiamo il bambino, la bambina nella condizione di avere un piano B.

Ovvio, non possiamo fare questo tipo di lavoro con i piccoli in fascia 03, ma con i più grandi sì.

Suggeriamo loro, per esempio, di venire da noi e spiegarci il motivo dell’allontanamento: “Voglio andare a vedere cosa fanno quei bambini là”. Noi acconsentiamo MA ci andiamo insieme.

Quando ci troviamo in un luogo dove conosciamo diverse persone, possiamo anche allertarle e spiegare che nostro figlio, figlia, ha la tendenza ad allontanarsi da noi e di avvisarci nel caso in cui lo/la vedano allontanarsi da noi.

 

  1. Confrontarsi con professionisti qualificati

Qualora invece dovessimo accorgerci che nostro figlio/figlia agisce dei comportamenti di allontanamento, di fuga, molto frequenti e continui che non riusciamo a risolvere con il nostro intervento, il suggerimento è confrontarsi con professionisti qualificati: il pediatra, uno psicologo, una psicologa dell’età evolutiva con cui parlare e a cui portare queste occorrenze frequenti.

 

Cosa fare nei momenti in cui i bambini scappano

 

  1. Offrire scelte positive

Facciamo un esempio: stiamo camminando per strada e chiediamo al bambino/a di darci la mano. Non limitiamoci a dirgli vuoi darmi la mano perché facilmente risponderà di no.

Offriamo una modalità comunicativa assertiva: “Giovanni, Lucia, adesso dammi la mano che stiamo per attraversare la strada: preferisci darmi la mano destra o la mano sinistra? Preferisci attraversare la strada dandomi la mano o venendo in braccio?

A seconda delle situazioni diamo al bambino e alla bambina delle scelte ma limitate, non più di due.

 

  1. Evitare i ricatti

Un’altra cosa che possiamo fare – sempre come raffinatezza comunicativa – è usare la formula QUANDO, ALLORA.

Evitiamo i ricatti tipo: “Ah, se non mi dai la mano allora non ti compro il gelato”, perché non servono e insegnano ai bambini/e a ricattare.

Un altro esempio: “Quando avremo attraversato la strada insieme, tenendoci per mano, potremo andare dal gelataio a prendere il gelato”.

Diamo una consequenzialità alle azioni: quando abbiamo fatto questo allora succederà quest’altro.

 

  1. Reindirizzare l’attenzione

Lavoriamo sempre di esempi: siamo in spiaggia e notiamo che il bambino/a si sta allontanando. Proviamo a reindirizzare la sua attenzione: “Giovanni.. Giovanni guarda, laggiù c’è un cane bellissimo, la tua razza preferita, andiamo a guardare insieme, dai vieni!”.

Cerchiamo di catturare l’attenzione del bambino e della bambina e di portarlo in connessione con noi, orientarlo su qualcos’altro che lo interessi, che lo motivi e che sia una valida alternativa all’idea della fuga.

 

  1. Fornire supporti visivi

Un altro lavoro che possiamo fare è di dare a bambine e bambine degli aiuti visivi per la comunicazione. Se la fatica del bambino o della bambina è comunicare di cosa ha bisogno, possiamo usare per esempio delle carte che stampiamo e plastifichiamo (ecco un esempio, puoi cercare in rete aiuti visivi o visual aid).

Sono delle tessere colorate o in bianco e nero che servono a supportare la comunicazione: quando il bambino/a è in difficoltà con le parole, può mostrare la carta alla quale abbiamo dato il significato di “voglio allontanarmi”.

È un aspetto che dobbiamo allenare prima del momento di contingenza e dovremo spiegarlo al bambino/a: “Guarda Giovanni, Lucia ho capito che ci sono dei momenti in cui hai voglia di allontanarti e non sai come dirmelo. Ecco ti ho preparato questa tesserina. La teniamo in tasca e quando hai voglia di allontanarti, vieni da me e me la fai vedere e allora andiamo insieme a farci un giro”.

 

  1. Spiegare le nostre manifestazioni

Facciamo una premessa: se il nostro bambino, bambina, è scappato e ci siamo spaventati, quando lo ritroviamo o qualcuno lo riporta da noi è normale avere una reazione emotiva intensa.

Spesso alziamo la voce, facciamo la classica sfuriata: è utile? Anche se può capitare perché siamo umani, non è un buon approccio.

Se dovesse accadere, dopo esserci calmati, potremmo dire: “Giovanni, Lucia, volevo scusarmi con te perché prima ho urlato forte, forse ti sei un po’ spaventato, è così? Hai ragione, guarda, ti chiedo scusa. Io mi sono spaventata/o tantissimo quando ti sei allontanato e mi sono così tanto preoccupata o preoccupato che la mia emozione ha preso la mano”.

Poi possiamo continuare: “Scusami se ti ho spaventato, non volevo. La prossima volta quando vuoi allontanarti perché hai bisogno di fare un giro per favore dimmelo con le parole, con la tesserina che abbiamo concordato insieme”.

Dovremo ripetere queste frasi molte volte prima di ottenere un risultato.

 

È una questione di stile educativo

Cerchiamo di lavorare con bambine e bambine per far sì che, nel tempo, possano padroneggiare modalità differenti rispetto al loro comportamento e, soprattutto, essere in grado di comunicare la loro necessità di muoversi, allontanarsi, prendere una boccata d’aria, andare a esplorare, con le parole, con i gesti o l’aiuto visivo.

Non c’è bisogno di punire, di sgridare forte i bambini/e in queste situazioni: può scappare a tutti la sgridata – siamo umani – perché ci siamo spaventati, ma non è una modalità educativa.

Sgridare, punire, umiliare non serve a nulla perché mette il bambino in una condizione di paura, nella situazione potenziale di volersi allontanare proprio perché si spaventa, va in ansia.

Aiutiamo i bambini e le bambine a comprendere quali possono essere le modalità alternative all’allontanamento, preveniamo, creiamo una rete di sostegno e di supporto, offriamo piani B.

Il nostro compito, come adulti guida, è cercare di dotare il bambino, la bambina, di strumenti utili che permettano di comprendere l’importanza di non allontanarsi senza dirlo agli adulti di riferimento.

Se notiamo che queste modalità diventano frequenti – e nonostante tutto il nostro lavoro sia in prevenzione che in contingenza non notiamo miglioramenti – allora è importante approfondire con uno specialista.

 

Senti il bisogno di chiedere una consulenza? Scrivici: info@percorsiformativi06.it

Qualche suggerimento di lettura…

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