di Silvia Iaccarino, formatrice e psicomotricista
Vi sono momenti, nella nostra quotidianità, in cui può capitare di perdere le staffe con i bambini e le bambine. Possono verificarsi situazioni piuttosto frustranti per i genitori e a volte sembra che l’unico modo per tentare di farsi ascoltare sia quello di urlare. Ma tali reazioni, se frequenti e fondanti lo stile educativo, possono comportare delle conseguenze.
Quanto diremo qui riguarda situazioni in cui le urla verso i bambini siano parte integrante e costante della quotidianità. Diverso, invece, il caso in cui, all’interno di una relazione “sufficientemente buona” capiti saltuariamente di alzare la voce, chiedendo successivamente scusa al bambino o bambina, secondo la regola dei terzi di cui parleremo. Infatti, dobbiamo considerare che siamo umani, imperfetti e, spesso, esausti. Se saltuariamente ci capita di urlare ai nostri bambini, tali episodi possono essere assorbiti senza conseguenze all’interno di relazioni calde e amorevoli e grazie alla riparazione interattiva. Mentre invece diventa importante lavorare su di sè quando ci accorgiamo che le urla sono frequenti e stanno intaccando la relazione educativa.
Vediamo, quindi, come le urla possono avere un impatto sui bambini quando rappresentano la cifra della relazione educativa tra genitori e bambini.
Urlare può causare ansia e paura
Una delle emozioni principali che i bambini provano quando vengono sgridati è la paura. A nessuno piace essere il destinatario della rabbia altrui, ancor più se intensa, tanto meno ai bambini. Quando sgridiamo i nostri figli, trasmettiamo loro il messaggio implicito che devono avere paura di noi. Inoltre, è per loro evidente che siamo fuori controllo e ciò può sia farli sentire cattivi/inadeguati che lasciarli soli nel regolare i propri stessi stati emotivi. Tutto questo può generare ansia e paura, sia sul momento che a lungo termine. “Una ricerca condotta dalla University of Pittsburgh in dieci scuole medie, nell’arco di due anni, ha evidenziato che urlare ai bambini produce in loro insicurezza, risentimento e li porta a scegliere proprio i comportamenti che i genitori vorrebbero evitare.”
Le urla possono danneggiare le relazioni e il cervello dei bambini e delle bambine
Le urla non solo danneggiano il rapporto con i nostri figli sul momento, ma possono anche avere effetti duraturi. Diversi studi evidenziano che urlare ai bambini è altrettanto dannoso che picchiarli. Questo perché le urla sono una forma di abuso verbale e, come ogni forma di abuso, possono causare danni duraturi alle relazioni.
Non solo, l’impatto è anche a livello neurobiologico. Infatti, quando un adulto urla, il cervello del bambino/a risponde con una reazione di lotta, fuga, blocco o congelamento e gli ormoni dello stress potrebbero alterare la costruzione dell’architettura cerebrale, soprattutto se tali episodi sono frequenti (in calce all’articolo, potete trovare dei contributi di approfondimento).
Le urla possono insegnare ai bambini che va bene urlare
Un’altra conseguenza dannosa delle urla è che insegnano ai bambini che va bene urlare. Noi adulti siamo dei modelli di comportamento e loro imparano da ciò che agiamo più che da ciò che diciamo. Se desideriamo che i nostri figli crescano come adulti gentili e premurosi, dovremmo essere noi in primis un valido esempio.
Se ci proponiamo di avere un rapporto nutriente con i bambini e le bambine, è una nostra respons-abilità trovare altri modi per comunicare con loro invece di urlare. Le urla danneggiano le relazioni, aumentano l’ansia e la paura e insegnano ai bambini che va bene urlare.
Che fare quindi? Di seguito alcune indicazioni
Spiegare i motivi delle nostre scelte: bambini e bambine hanno bisogno di comprendere il senso delle nostre richieste. Se gli spieghiamo qual è la finalità del nostro agire, saranno più portati a seguirci.
Essere chiari e coerenti: essere chiari e concreti nelle nostre comunicazioni è basilare affinchè i bambini comprendano le nostre indicazioni. Allo stesso modo, la coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo è fondamentale.
Creare un clima di fiducia: dovremmo cercare di instaurare un clima di fiducia reciproco, in cui i bambini possano sentirsi a proprio agio nell’esprimere le proprie opinioni e nell’aprire con noi un dialogo costruttivo, senza aver paura delle nostre reazioni.
Comunicare con il “tono giusto”: la comunicazione non verbale è fondamentale e onnipervasiva. Comunichiamo continuamente, più o meno consapevolmente, col nostro corpo: sguardi, mimica facciale, tono di voce, tono corporeo, gesti, postura e prossemica rappresentano un alfabeto muto e allo stesso tempo potente nel trasmettere i nostri stati emotivi. Quali messaggi trasmette il nostro corpo quando siamo in relazione con i nostri bambini e bambine?
Riconoscere e validare le emozioni: è importante che i bambini sappiano che i loro stati emotivi sono legittimi e vengono presi in considerazione. Rispecchiare le loro emozioni ha una valenza significativa sempre, ancor più nei momenti critici.
Parlare dei propri sentimenti: anche noi adulti possiamo parlare di quanto proviamo. Questo può essere d’aiuto nella gestione dei conflitti e può insegnare ai bambini a fare lo stesso.
Cercare una soluzione insieme: se c’è un problema, è importante che i bambini sappiano che possono contare su di noi per trovare insieme una soluzione. Questo può essere d’aiuto nella gestione delle criticità e può insegnare ai bambini ad affrontare le difficoltà in maniera collaborativa.
Riconoscere i propri limiti: anche noi adulti abbiamo dei limiti e va bene così. Nessuno è perfetto. Avere la capacità di riconoscere le nostre fatiche può aiutarci nella gestione dei momenti difficili e può indirettamente insegnare ai bambini ed alle bambine ad accettare i propri stessi limiti e fatiche, inevitabili nella vita.
Saper chiedere aiuto: lo abbiamo detto poc’anzi, siamo tutti imperfetti e, come esseri sociali, necessitiamo per tutta la nostra esistenza degli altri. Siamo interdipendenti. Essere capaci di chiedere aiuto appoggiandoci a persone fidate, supporta la nostra esperienza genitoriale e, nuovamente, in modo implicito, insegna a bambini e bambine ad ammettere quando hanno bisogno di aiuto ed a richiederlo.
Saper chiedere scusa: la regola dei terzi ci rassicura sul fatto che, quando perdiamo la pazienza e “andiamo oltre” possiamo riparare la relazione, chiedendo scusa ai nostri bambini e bambine. In questo modo, oltre a ricucire gli strappi, modelliamo allo stesso tempo la loro capacità di fare altrettanto.
Prendersi cura di sè: nella maggior parte delle situazioni, gli adulti ricorrono alle urla quando si sentono esausti, sopraffatti e/o toccati nei propri “tasti dolenti”. Per prevenire e diminuire le occasioni in cui ci può capitare di alzare la voce, dedicare del tempo a noi stessi, in cui riflettere sui nostri vissuti emotivi, recuperare energia e decomprimere lo stress è un investimento per il nostro benessere, per quello dei nostri figli e della nostra famiglia. Un investimento ad alto rendimento.
PER APPROFONDIRE:
https://www.health.harvard.edu/blog/the-better-way-to-discipline-children-2019010115578
https://www.wbur.org/news/2013/09/05/yelling-at-kids-comparable-physical-punishment-study