di Jessica Omizzolo, docente di PF06, coordinatrice Zerosei del comune di Fano
1. Cosa significa ambientamento?
Prendere confidenza con un nuovo ambiente, avere modo di esplorarlo e mapparlo autonomamente per farlo proprio e sentirsi sicuri tanto da non ancorarsi a qualcosa o qualcuno ma lasciare via libera alla curiosità.
2. Cosa significa allora sentirsi sicuri e come si sostiene questa sicurezza interna nei bambini e bambine?
La primaria sicurezza interna viene dalle forme di attaccamento con le persone che per prime e nei primi mesi/anni si sono occupate del bambino/a, ecco perchè è cosi importante accoglierle al nido/scuola e costruire con loro un rapporto di scambio e di alleanza. Fondamentale quindi essere accoglienti, in ascolto, non giudicanti e attenti. Attenti a cosa? Alle dinamiche che si instaurano con il bambino/a così da poterle meglio comprendere e dunque lavorare per favorire un passaggio dolce tra casa e nido/scuola.
3. Come si svolge allora l’ambientamento in pratica?
E’ importante preparare gli spazi in modo ordinato, pulito, chiaro, in modo che ogni luogo abbia una connotazione d’uso leggibile (che speriamo poi i bambini/e faranno propria). Focalizzare gli spazi e il loro utilizzo aiuterá a prepararli in modo adeguato. Da tenere bene a mente di non caricare troppo con i materiali: alcuni cesti a terra andranno bene. Altro lavoro importante è quello di selezionare per tipologia d’uso principale ciò che si mette a disposizione (materiali sonori? manipolabili? ciucciabili? etc). La varietà nella proposta e nella scelta delle diverse sensorialitá dei materiali è da attenzionare con cura. Mettersi, poi, all’altezza dei bambini e bambine è un modo per verificare se, dal loro punto di vista, è possibile avere una buona visuale dei vari spazi e del contenuto dei cesti più prossimali. Altra accortezza: posizionare i materiali a diverse altezze per favorire chi già si solleva in piedi. Datevi tempo di aggiungere o togliere cose nei giorni successivi. Attività? Non servono.
Preparate voi stesse/i ad accogliere l’intera famiglia, con rispetto, cercando di tenere da parte il giudizio. Se possibile lasciate che il primo giorno l’adulto di riferimento e il bambino si muovano liberamente, dopo aver mostrato loro tutti gli spazi possibili, e che esplorino e stazionino lì dove preferiscono. Fateli sentire accolti nel loro stare, sorridete, chiedete al caregiver come sta, come pensa stia il suo bimbo/a. Osservate. Osservate molto. E, quando vi sembra sia arrivato il momento, se l’adulto di riferimento se la sente, provate a entrare maggiormente in relazione con bambini e bambine. Con grande delicatezza, provate di tanto in tanto a comprendere i segnali del bambino/a ed a rispondere in modo contingente. Monitorate le reazioni dell’adulto anche, serve molto. E tornate a chiedere come va, come sta. Se la formula d’ambientamento che avete scelto, e che noi preferiamo, è quella dell’ambientamento partecipato, ricordate sempre di coinvolgere il caregiver nella pratica quotidiana e di avere a cuore le sue emozioni, per accompagnare anche queste con cura.
4. Cosa non deve mancare?
⁃ Empatia, ascolto, osservazione.
⁃ Una buona base di lavoro ossia l’ambiente ben organizzato e chiaro.
⁃ NO attività, ma possibilitá di connessione emotiva con adulti e bambini/e.
Soprattutto DATEVI e DONATE TEMPO.
Buon lavoro!