di Silvia Iaccarino, formatrice e psicomotricista
Può capitare di dire qualcosa che non pensiamo quando nostro figlio/a commette un errore. Che si tratti di uno sbaglio grande o piccolo, può essere difficile per noi vederli in difficoltà. Tuttavia, le parole che usiamo in questi momenti possono avere un impatto significativo sui nostri bambini e bambine, in particolare sulla loro autostima e sul loro senso di autoefficacia, andando via via a strutturare il loro dialogo interno. Cosa ripeteranno a sé stessi le volte in cui faranno un errore?
Oltre a ciò, il contenuto verbale e non verbale delle nostre risposte incide direttamente sulla qualità della relazione educativa e su quanto i bambini faranno più o meno riferimento a noi in caso di dubbio, fatica, inciampo.
Cosa potremmo dire? E, forse più importante, cosa non dovremmo dire?
Esempi di cose che potremmo dire:
1. “So che stai facendo del tuo meglio, ti stai impegnando/ti sei impegnato tanto. Sbagliando si impara!”. E’ un’affermazione che trasmette sia empatia che sostegno. Aiuta nostro figlio/a a capire che vediamo il suo impegno e che crediamo in lui/lei, indipendentemente dai risultati. L’impegno, come ci evidenziano anche le ricerche, va valorizzato ben più dei risultati finali;
2. “Grazie per aver condiviso con me la tua difficoltà. Vediamo insieme come possiamo fare”. Questo tipo di frase incoraggia i bambini e le bambine a sentirsi apprezzati e valorizzati anche nella fatica. Inoltre, li rassicura sulla nostra presenza e sulla nostra disponibilità a sostenerli lungo il processo di crescita e di apprendimento;
3. “E’ frustrante per te non riuscire in quello che vuoi fare, lo capisco, succede a tutti”. In questo modo possiamo accogliere e “normalizzare” senza banalizzare l’emozione che il bambino/a prova. Possiamo anche raccontare qualche episodio della nostra vita, attuale o infantile, mostrandogli che anche noi abbiamo vissuto e viviamo situazioni simili.
Parole da evitare
1. “Te l’avevo detto!!!”. Probabilmente tutte e tutti noi ci siamo sentiti dire questa frase. Come ci siamo sentiti?
2. “Sono deluso da te”. Questa affermazione mina la qualità della relazione educativa e può far sentire il bambino/a ferito/a e inadeguato/a. Inoltre, potrebbe generare un senso di impotenza e di assenza di speranza nel continuare a provare per migliorare/imparare;
3. “Perché l’hai fatto?”. Si tratta di una domanda che facilmente suscita vergogna e senso di colpa. Inoltre, può bloccare la possibilità di spiegarsi o di chiedere aiuto.
Nell’emozione del momento, può essere difficile scegliere con cura cosa dire. Del resto, le parole che usiamo quando i nostri figli/e commettono un errore possono lasciare un segno duraturo sulla loro autostima, come detto, nonchè sulla loro motivazione e sulla volontà di prendersi il rischio di sbagliare, necessario per imparare e andare avanti nella vita.
Usando un linguaggio supportivo ed empatico possiamo invece promuovere una forma mentis accogliente verso gli inevitabili inciampi lungo il sentiero dell’esistenza, incoraggiando bambini e bambine a considerare gli sbagli come opportunità di apprendimento e di crescita piuttosto che come fallimenti.
Chiaramente, i suggerimenti qui esemplificati è importante che vengano sostenuti da un linguaggio non verbale (sguardo, voce, mimica, postura, gesti) accogliente e non giudicante, congruente con le nostre parole.
Infine, non dimentichiamo due punti basilari:
- essere noi per primi dei buoni modelli. Infatti, serve a poco confortare e sostenere i nostri bambini con i loro errori, se poi vedono in noi intense reazioni autodenigratorie;
- essere capaci di recuperare sia con noi stessi che con i nostri bambini e bambine quando ci “scappa la mano” (ovvero quando abbiamo una reazione eccessiva con noi stessi o con loro). Saper chiedere scusa o mostrare loro che sappiamo ammorbidire lo sguardo su noi stessi è importante per riparare la relazione intra e interpersonale.
Non possiamo pensare di essere “sempre” in controllo e in grado di dire le parole “giuste” nei modi “giusti” in ogni occasione. Avere empatia ed autoempatia, abbracciare le nostre e altrui fatiche e imparare ad accettare l’umana fallibilità e vulnerabilità può alleggerire le nostre vite e quelle dei nostri bambini e bambine.