La disregolazione emotiva: una guida completa

Educazione e sviluppo infantile
La disregolazione emotiva - Percorsi Formativi 06

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

Ti diciamo subito il fine ultimo di questo articolo: adottare un nuovo sguardo per comprendere i comportamenti dei bambini e delle bambine rispetto alla disregolazione emotiva.

Nel contesto in cui viviamo, la cultura sul mondo dell’infanzia è diversa rispetto a quella degli anni Settanta e Ottanta – per fortuna – e oggi guardiamo bambini e bambine con uno sguardo rinnovato rispetto a quello che i nostri genitori avevano su di noi. Certo, c’è ancora tanto da fare. E noi siamo qui anche per questo.

Come abbiamo scritto più volte in diversi contenuti, il nostro obiettivo è abbandonare i dogmi della pedagogia nera e cambiare quello sguardo viziato sui bambini che li connota come individui sfidanti, provocatori, persone che fanno apposta a mettere in difficoltà gli adulti.

Viene in nostro aiuto la neuroscienza che negli ultimi anni ha studiato profondamente il mondo dell’infanzia.

Secondo diversi studi il comportamento che noi definiamo scorretto, cattivo, maleducato è, di fatto, una forma di disregolazione emotiva, termine che viene utilizzato per definire una manifestazione emotivo-comportamentale. Nel nostro caso di bambini e bambine 06 anni.

Dobbiamo (usiamo il verbo dovere qui) uscire dall’idea dei comportamenti scorretti agiti in modo volontario e fatti apposta per far arrabbiare, opporsi o sfidare, e fare nostre le lenti delle neuroscienze, permeate di benevolenza, empatia, comprensione profonda di quello che i bambini manifestano.

Nell’articolo vediamo insieme cos’è la disregolazione emotiva e come questo concetto può aiutarci a comprendere i comportamenti dei bambini e delle bambine.

 

Indice dell’articolo

Che cos’è la disregolazione emotiva

Il ruolo del sistema nervoso autonomo

Perché un bambino dis-regola?

Quali sono i segnali della disregolazione emotiva

Come leggere i comportamenti dei bambini: nuove lenti

Cosa fare quando siamo in presenza di disregolazione emotiva

 

Che cos’è la disregolazione emotiva

È capitato di sicuro anche a te: sei insieme al tuo bambino, alla tua bambina, e lui o lei agisce un comportamento che ai tuoi occhi è scorretto o comunque non adeguato alla situazione secondo i tuoi canoni sociali o relazionali. In primis, tale comportamento potrebbe semplicemente derivare dal fatto che il bambino/a non ha ancora compreso quali sono le attese sociali in un determinato contesto o situazione e manca di conoscenza, competenza, abilità, capacità per attraversare in modo socialmente adeguato la situazione stessa.

In altre occorrenze, invece, il comportamento ai nostri occhi scorretto deriva da un disequilibrio del sistema nervoso.

È in questi frangenti che possiamo cambiare sguardo: dal pensare al comportamento scorretto come un comportamento agito volutamente dal bambino contro di noi – fatto apposta per farci arrabbiare, sfidarci, provocarci – al concetto di disregolazione. Il comportamento deriva da un disequilibrio del sistema nervoso, qualcosa di involontario che accade al bambino, alla bambina così come all’adulto.

Questa nuova prospettiva ci serve per proporre un lavoro educativo diverso ed essere in grado di supportare e accompagnare bambini e bambine nel regolare le loro emozioni e, di conseguenza, i loro comportamenti. L’obiettivo è avere la possibilità di affiancarli lungo il loro sviluppo socio-emotivo per renderli capaci, nel tempo, di potersi autoregolare in modo favorevole.

Se noi ci abituassimo a pensare ai comportamenti come forme di comunicazione non verbale, potremmo identificare quello che bambini e bambine agiscono nella quotidianità come un messaggio in codice da decodificare e trasformare in comunicazione con un pensiero chiaro. Il nostro compito come adulti – genitori e professionisti – dovrebbe essere quello di rendere leggibile il comportamento manifestato dai bambini. Impariamo a trasformarlo in parole, anche per loro.

Possiamo aiutarci con alcune domande:

  • Qual è il messaggio insito nella comunicazione non verbale?
  • Che cosa sta manifestando il bambino/a con questo comportamento?
  • Quali bisogni, necessità del bambino nasconde?

 

Secondo Robyn Gobbel “bambini regolati e connessi che si sentono al sicuro si comportano bene”.

Per ottenere dai piccoli un buon comportamento – inteso secondo i nostri canoni socioculturali – è necessario che i bambini e le bambine si sentano al sicuro, ben regolati, in equilibrio nel loro corpo e nella loro neurofisiologia. Ma anche connessi con sé stessi, col mondo e con le altre persone intorno a sé. Nel momento in cui il bambino o la bambina è in una condizione ottimale, di equilibrio del sistema nervoso ed è in connessione con le persone intorno a sé, e con sé stesso, percepisce un senso di sicurezza e agisce un comportamento adeguato. Adeguato rispetto alle sue capacità, abilità e competenze in base alla sua età e grado di sviluppo.

  • Se desideriamo che un bambino, una bambina si comporti bene, abbiamo bisogno di lavorare sul suo equilibrio.
  • Se a monte c’è qualcosa che mette il bambino o la bambina in difficoltà, osserveremo con facilità un comportamento che definiamo scorretto.

Come direbbe Antonella Questa, i bambini cattivi non esistono. Ci sono eventualmente bambini in difficoltà che hanno bisogno del nostro aiuto, supporto, accompagnamento.

La disregolazione emotiva è un disequilibrio del sistema nervoso autonomo del bambino, della bambina (e che può occorrere anche all’adulto), che in un determinato momento non si trova in uno stato ottimale ma viene attivato da una serie di elementi che ne alterano l’equilibrio.

 

Il ruolo del sistema nervoso autonomo

Per comprendere il concetto di disregolazione emotiva, è necessario fare un breve affondo sul funzionamento del sistema nervoso autonomo e sulla Teoria Polivagale.

In questo articolo accenniamo i concetti principali, quelli più utili a noi nel contesto della comprensione dei comportamenti dei bambini.

Il sistema nervoso autonomo o vegetativo fa parte del nostro sistema nervoso periferico e si occupa, in modo involontario, di gestire la nostra fisiologia (respirazione, battito cardiaco, circolazione del sangue, regolazione della temperatura corporea, peristalsi, digestione, etc).  Il sistema nervoso autonomo non si occupa però soltanto del nostro funzionamento vegetativo, ma rappresenta la base neurale sulla quale si modellano i nostri comportamenti e le nostre emozioni.

Il sistema nervoso autonomo è a sua volta composto da due branche:

  • il sistema simpatico, che consideriamo il nostro acceleratore, quella parte del sistema nervoso autonomo che ci muove per l’azione, ci mobilita, ci attiva;
  • il sistema parasimpatico, considerato come freno e che ci supporta nel riposo, nella digestione, nella calma, nel recupero delle energie.

Stephen Porges, neurofisiologo americano che ha sviluppato la Teoria Polivagale, ha evidenziato che il sistema parasimpatico è a sua volta diviso in due parti: il sistema dorso-vagale (nervo vago dorsale) e il sistema ventro-vagale (nervo vago ventrale).

In totale abbiamo all’interno del nostro sistema nervoso autonomo tre piattaforme neurali – il sistema simpatico, il dorso-vagale e il ventro-vagale – che permettono al nostro sistema nervoso autonomo di funzionare.

Nell’arco delle nostre giornate usiamo questi tre sistemi neurali per affrontare e attraversare le sfide della nostra quotidianità anche da un punto di vista emotivo-comportamentale e non solo fisiologico.

 

Il sistema ventro-vagale

Il ventro-vagale è il sistema deputato al coinvolgimento sociale e a sostenere le pratiche relazionali: regola al meglio le emozioni, i comportamenti, la comunicazione per favorire una relazionalità costruttiva.

Il sistema del vago-ventrale amministra la modulazione della voce, dell’udito, la mimica facciale, il battito cardiaco e il ritmo respiratorio. Attraverso la piattaforma neurale ventro-vagale riusciamo a relazionarci con gli altri in modo favorevole perché la voce, l’udito, la mimica facciale, il battito cardiaco e la respirazione sono disponibili alla connessione con gli altri e allo scambio interattivo con una modalità proficua, nutriente, arricchente.

 

Il sistema simpatico

Il sistema simpatico serve sia per il movimento, sia per difenderci e generare la risposta di lotta o fuga: si attiva e attiva il nostro corpo o per combattere o per fuggire alle situazioni di minaccia che potremmo incontrare nella nostra esistenza.

Quando parliamo di lotta o fuga non intendiamo solo il senso fisico dei termini: se agiamo comportamenti aggressivi – per esempio quando ci arrabbiamo in auto se qualcuno ci taglia la trada – stiamo lottando; quando procrastiniamo un compito stressante al lavoro, stiamo fuggendo.

La lotta e la fuga possono avere molte sfumature.

 

Il sistema dorso-vagale

Il sistema del vago-dorsale è destinato alla finta morte, allo spegnimento. Questo sistema serve al recupero delle energie, alla calma, al rilassamento ma di fronte a un pericolo porta all’immobilizzazione, allo spegnimento.

Anche in questo caso le sfumature sono differenti: abbiamo lo svenimento, l’isolamento, il ritiro, l’inibizione, la dissociazione.

Se vuoi approfondire le specificità della Teoria Polivagale, ti invitiamo a leggere questo articolo:

La Teoria Polivagale e i bambini: la sensazione di sicurezza

I tre sistemi appena visti sono gestiti dal sistema nervoso autonomo, che li fa funzionare grazie a tre principi organizzativi afferenti alla Teoria Polivagale: la neurocezione, la gerarchia e la co-regolazione. Ne accenniamo più avanti.

Per noi adulti – educatrici, educatori, insegnanti e anche genitori – è importante conoscere alcuni aspetti della Teoria Polivagale perché nell’ambito educativo ci può aiutare nella relazione con bambine e bambine. Ti diamo qui un’infarinatura sui temi principali per comprendere meglio i comportamenti dei piccoli e il concetto di disregolazione emotiva.

 

La neurocezione

È un termine ideato da Stephen Porges per identificare uno specifico modo di funzionare del nostro sistema nervoso per scandagliare la realtà dentro e fuori di noi. La neurocezione monitora il nostro corpo e la mente e ci dice come stiamo in un determinato momento. Inoltre, analizza l’ambiente intorno a noi e quanto è sicuro. Ma anche come stanno le persone intorno a noi.

La neurocezione ricerca i segnali di minaccia e di sicurezza, per farci capire se siamo al sicuro e se sussistono le condizioni per stare bene.

In estrema sintesi, la neurocezione mappa i rischi del nostro ambiente interno ed esterno e verifica se ci sentiamo al sicuro o meno nelle diverse situazioni. La neurocezione è soggettiva.

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Perché un bambino dis-regola?

La neurocezione è un processo soggettivo e non consapevole: la neurocezione funziona senza che ce ne accorgiamo e lo fa per garantire la nostra sopravvivenza.

Il sistema nervoso autonomo supporta il funzionamento di due elementi essenziali della nostra esistenza: la socialità e la sopravvivenza.

Se la neurocezione non rileva segnali di rischiosità o di pericolosità dell’ambiente, percepiamo sicurezza nelle situazioni, nel corpo, con le persone intorno a noi.

Nei momenti in cui emergono a livello soggettivo eventuali segnali di rischio, la neurocezione rintraccia immediatamente la rischiosità di una situazione, e mette in funzione il sistema simpatico se reputa che la lotta o la fuga siano la strategia di aiuto utile per sopravvivere.

Se il sistema simpatico di lotta o fuga in quel momento non è sufficiente a far fronte alla minaccia, il sistema nervoso autonomo utilizza anche il sistema dorso-vagale dello spegnimento o della finta morte, come abbiamo visto prima.  Tutto questo accade in modo automatico.

Quando ci sentiamo al sicuro, siamo di conseguenza ben regolati nel nostro sistema nervoso autonomo, quindi anche a livello neurofisiologico. Ci sentiamo bene, siamo centrati, in equilibrio e questo ci porta a funzionare bene, a comportarci bene, a sentirci bene.

Viceversa, quando per i più svariati motivi reali o anche immaginati ci sentiamo minacciati o in pericolo, potremmo disregolare. Accade a noi, accade anche a bambini e bambine.

La lotta-fuga, lo spegnimento, la finta morte, l’immobilizzazione sono connessi a diversi stati emotivi. In questi contesti si generano le emozioni e gli stati neurofisiologici di attivazione e accelerazione che riguardano in generale la rabbia, la frustrazione, l’ansia, l’agitazione.

Oppure il sentirsi esausti, privi di energia, demotivati, pigri; ma troviamo anche l’isolamento, il ritiro, l’inibizione, la disconnessione dagli altri dalle situazioni.

Le condizioni che noi umani possiamo sperimentare sono tre:

  • livello energetico ottimale, in cui stiamo e funzioniamo bene,
  • alta energia e iperattivazione (iperarousal),
  • bassa energia e ipoattivazione (ipoarousal).

A ogni condizione corrispondono specifici stati emotivo-fisiologici. La disregolazione emotiva di bambini e bambine, e di conseguenza i loro comportamenti, dipendono dalla condizione neurofisiologica in cui si trovano in un determinato momento.

Può succedere che un bambino o una bambina disregoli perché la sua neurocezione legge dei segnali di minaccia in un contesto dove noi adulti non la vediamo, non la riscontriamo.

Per cui per noi potrebbe essere difficile capire come mai un bambino o una bambina in quel momento disregola quando a noi sembra che tutto sia a posto.

 

Quali sono i segnali della disregolazione emotiva

Vediamo quali possono essere i segnali tipici della disregolazione emotiva nei bambini e nelle bambine in età prescolare. Questi elementi possono riguardare anche gli adulti, solo si manifestano in modo differente.

La disregolazione è la conseguenza di un disequilibrio del sistema nervoso autonomo: significa che lo stato in cui si trova il sistema nervoso del bambino, della bambina, non è ottimale. Può trovarsi in una situazione di iperarousal o ipoarousal.

Se osserviamo con attenzione il tipo di comportamento agito dal bambino/a in un determinato momento, possiamo capire quale piattaforma neurale è in attività.

Per esempio, l’iperattività (intesa qui non in senso clinico ADHD), l’impulsività, le difficoltà di attenzione e concentrazione, il tono di voce elevato, le urla possono essere attivate dal sistema simpatico, dall’acceleratore. Così come la difficoltà di addormentarsi e l’insonnia. Qui troviamo anche l’irritabilità, la lamentosità, il fare richieste che, secondo noi, sono irragionevoli, l’iper-controllo. Ci sono bambini ipercontrollanti che disregolano e faticano quando le cose non vanno esattamente come vorrebbero. Oppure piccoli che cambiano idea in modo repentino. E ancora, possiamo osservare scoppi emotivi, crisi di rabbia o crisi di stress, il pianto inconsolabile, manifestazioni che fanno parte del sistema simpatico. Così come ansia, preoccupazione, agitazione, difficoltà ad attraversare le transizioni, opposizione, non ascolto.

Rientra in questa condizione anche l’aggressività senza senso: quante volte al nido e alla scuola dell’infanzia le colleghe, i colleghi ci chiedono una supervisione su bambini e bambine che, senza apparente motivo, mordono, spingono, graffiano? È un segnale tipico della lotta. Possiamo riscontrare anche altri segnali: il rossore, la goffaggine, la scarsa coordinazione motoria, i movimenti rigidi, la ricerca di input sensoriali intensi (per esempio, correre in modo vorticoso, toccare tutto, mettere in bocca ogni cosa, sbattere contro le pareti).

Quando invece è attivo il sistema dorso-vagale i bambini e le bambine potrebbero trovarsi in una condizione di letargia, di pigrizia, di scarsa motivazione e apatia. Altri segnali di disregolazione in ipo-arousal sono il ritiro, il distacco, la distanza, l’inibizione, l’isolamento, la masturbazione coatta.

Alcuni comportamenti possono essere elicitati da una contemporanea attivazione sia del sistema simpatico, sia del dorso-vagale: pensiamo al mutismo selettivo, alla resistenza ai cambiamenti, al congelamento e alla pietrificazione, all’essere attoniti.

Tutti questi comportamenti che a volte noi adulti etichettiamo come inadeguati sono la manifestazione di una disregolazione del sistema simpatico o del dorso-vagale.

Ci sono una grande quantità di comportamenti da osservare nei nostri bambini e bambine – e siamo certi che ne hai riscontrato più di uno – che possono parlarci di come sta da un punto di vista neurofisiologico quel bambino o bambina in termini di funzionamento della piattaforma neurale.

Ecco un elenco riassuntivo dei comportamenti che possiamo osservare nei bambini e nelle bambine.

 

Tipici segnali di dis-regolazione in bambini e bambine (ma non solo!)

 

Sistema Simpatico

  • iperattività /logorrea
  • impulsività
  • difficoltà di attenzione e concentrazione
  • tono di voce elevato, urla
  • difficoltà di addormentamento, insonnia
  • irritabilità, “lamentosità”
  • fare richieste irragionevoli / cambiare idea in modo repentino (“Voglio questo, no quello”)
  • manipolazione/ipercontrollo
  • comportamenti di evitamento/fuga dalle situazioni
  • scoppi emotivi (crisi di rabbia, pianto inconsolabile, “capricci”)
  • ansia, preoccupazione, agitazione
  • difficoltà ad attraversare le transizioni
  • opposizione/”disobbedienza”/”provocatorietà” (non ascolta, dice di no, fa il contrario)
  • “disturbare” /”fare i dispetti”
  • aggressività, aggressività senza senso
  • risate incontrollabili/fare il pagliaccio
  • aggrapparsi al caregiver
  • aumento dell’appetito
  • transitoria goffaggine, scarsa coordinazione, movimenti rigidi/a scatto
  • agitazione motoria
  • ricerca di input sensoriali intensi (ad es. correre in tondo in modo vorticoso, toccare tutto, mettere in bocca ogni cosa, sbattere contro le pareti)

 

Sistema Dorso-Vagale

  • chiusura, ritiro, inibizione
  • movimenti ripetitivi, dondolio
  • aggrapparsi a un oggetto
  • diminuzione dell’appetito
  • pigrizia, sentirsi esausto, demotivato, apatico, “imbambolato”, masturbazione coatta

 

Perché è utile conoscere il funzionamento delle piattaforme neurali?

Se osserviamo, per esempio, un bambino, una bambina che manifesta un’aggressività senza senso, sappiamo che questo è un comportamento tipico del sistema simpatico, attivato in modalità difensiva. Di conseguenza siamo consapevoli che il nostro bambino, la nostra bambina in quel momento è in una condizione non ottimale perché il suo sistema simpatico si è attivato in modalità difensiva.

Ogni comportamento è un messaggio: anche se a noi sembra una modalità non sensata di agire, un motivo c’è di sicuro. Significa che la neurocezione di quel bambino o di quella bambina ha percepito degli elementi di minacciosità o di pericolo. Noi come adulti possiamo non averli visti, ma il piccolo sì.

I comportamenti che noi adulti tendiamo a recepire come scorretti pensando che il bambino, la bambina, faccia apposta, ci sfidi, ci provochi, sia oppositivo/a, disobbedisce, si lamenta, è aggressivo/a, irrequieto/a, e che leggiamo come volontari, in realtà rappresentano una disregolazione e sono la manifestazione di un sistema nervoso in disequilibrio.

 

Come leggere i comportamenti dei bambini: nuove lenti

Quando osserviamo un comportamento che non ci sembra corretto, al posto di etichettarlo come inadeguato pensiamo invece che possa essere un segnale di disregolazione emotiva.

Lo osserviamo e cerchiamo di capire se si tratta di un comportamento che riguarda il sistema simpatico oppure il vago-dorsale.

È fondamentale comprendere che sotto al comportamento del bambino, della bambina, c’è la sua neurocezione che ha percepito un pericolo, una minaccia al senso di sicurezza e ha generato un comportamento difensivo, di protezione del sé. Tale comportamento può pertanto ai nostri occhi rappresentare una modalità inadeguata ma, dal punto di vista del bambino, della bambina, è un modo per attraversare il senso di minaccia o pericolo e di garantire la sopravvivenza.

Ogni bambino, bambina può mostrare segnali di disregolazione differenti – come quelli visti prima –

e potremmo avere un soggetto che nell’arco di pochi minuti manifesta due o tre di quei comportamenti in diversi momenti della giornata.

Per esempio, un bambino al mattino, quando deve uscire di casa, manifesta iper-agitazione e magari nel tardo pomeriggio è esausto e letargico.

La disregolazione emotiva è la manifestazione di una fatica provata dal bambino, dalla bambina.

È importante prestare attenzione alla frequenza e all’intensità della dis-regolazione, nel caso in cui si presentasse in continuazione, sarebbe opportuno consultare un pediatra o richiedere una valutazione specialistica.

 

Cosa fare quando siamo in presenza di disregolazione emotiva

Quando il bambino è dis-regolato e siamo certi che la disregolazione sia la conseguenza di un disequilibrio del sistema nervoso autonomo – quindi siamo di fronte a un bambino che non si sente al sicuro – il nostro lavoro consiste nel ripristinare l’equilibrio neurofisiologico.

E siccome il bambino non può farlo da solo, ha bisogno della co-regolazione attiva dell’adulto che aiuti e accompagni al bambino a ritrovare l’equilibrio perso in quel momento.

Per fare questo, noi adulti dovremmo per primi essere in una condizione di equilibrio in modo da poter aiutare concretamente il bambino, la bambina, a ritrovare la sua centratura.

 

La co-regolazione è un altro tema ampio che tratteremo in un articolo a parte per non dilungarci troppo qui. Intanto puoi leggere alcune indicazioni utili qui

Indicazioni utili per co-regolare le emozioni dei bambini e delle bambine

 

Concludiamo con alcune indicazioni pratiche sulle strategie educative da attivare quando siamo in presenza di una disregolazione emotiva. Una nota: è importante osservare e valutare ogni situazione prima di agire. Non abbiamo risposte e metodi universali per attraversare la disregolazione perché ogni bambino, bambina è un individuo unico e agisce in modo differente.

 

  • Lavoriamo sulle routine delle nostre giornate e sulla prevedibilità rispetto alle attività da proporre ai bambini e alle bambine.
  • Usiamo supporti visivi come calendari e immagini per accompagnare i bambini attraverso le diverse ritualità.
  • Forniamo ai bambini e alle bambine segnali di sicurezza all’interno della relazione (può essere utile la regola dei terzi).
  • Ricarichiamo il body budget, il serbatoio energetico dei bambini e delle bambine: a volte con cibo e acqua, a volte con abbracci e coccole.
  • Osserviamo gli orari della giornata e le situazioni in cui i piccoli disregolano con maggiore facilità per comprenderne i motivi (ambienti troppo stimolanti o ipostimolanti, presenza o meno di determinate persone, luoghi affollati, etc).
  • Monitorare le transizioni, i momenti di passaggio da una attività a un’altra.
  • Aiutiamo i bambini con strategie di respirazione che regolano, come far finta di fare le bolle di sapone (o farle per davvero).
  • Coltiviamo stupore e meraviglia seguendo la curiosità e gli interessi dei bambini.
  • Proponiamo giochi interattivi e relazioniamoci in interazioni faccia a faccia.
  • Ove necessario, ripristiniamo la connessione relazionale.
  • Trascorriamo tempo all’aria aperta e in natura.

Questi sono solo alcuni esempi. Quando ci troviamo di fronte a una situazione di disregolazione emotiva la prima cosa che dobbiamo fare e aiutare il bambino, la bambina, a percepire una sensazione di sicurezza attraverso la nostra presenza centrata e gentile.

Senza opprimere o soffocare, lasciamo a bambini e bambine i loro spazi e facciamo capire loro che siamo un porto sicuro dove approdare quando fuori il mare è in tempesta.

Qualche suggerimento di lettura…

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