Amica Corda

Educazione e sviluppo infantile

di Maria Teresa Guerrisi, titolare del nido La Monelleria di Carignano, Genova

 

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

G. Gaber

 

Nel nostro nido ci siamo poste molte domande sull’uso della corda durante le esplorazioni urbane, ci siamo chieste se questa potesse in qualche modo limitare la “libertà” dei bambini in relazione al loro bisogno di scoperta dei luoghi che accompagneranno la loro crescita.

 Per noi educatori la cordata rappresenta la sicurezza del portare fuori dalla zona comfort del nido i bambini, infatti rimangono compatti, la disposizione delle maniglie in modo alternato permette il corretto spazio di azione per potersi muovere e camminare senza calpestarsi i piedi, e rende sicuri i momenti più critici rappresentati dall’attraversamento e dalla percorrenza dei marciapiedi stretti presenti nel nostro quartiere.

 I bambini come vivono l’idea della cordata? Quali sono state le osservazioni emerse durante lo sviluppo del progetto di outdoor urbano “Il quartiere è il mio bosco”?

 I bambini accettano di buon grado il fatto di tenersi alla corda, vivono il momento con curiosità e divertimento, non la lasciano se non nei momenti in cui è permesso esplorare l’ambiente in libertà: nei piccoli parchi del centro storico, nei vicoli che sono pedonali.

 La corda quindi diviene il luogo a cui fare riferimento: protegge, accoglie ma la si può lasciare per esplorare il mondo poiché garantisce sicurezza, è lì ad attendere inanimata ma pronta a farsi “persona” tra le mani dei bambini.

La corda diventa quindi simbolicamente, per citare Bolwby, la base sicura a cui il bambino può tornare qualora ne sentisse la necessità.

Durante le riunioni di equipe riferite al progetto di outdoor urbano, sono emerse alcune parole che riteniamo indicative rispetto agli obiettivi progettuali: autonomia, serenità, relazione.

Il bambino in cordata non è costretto a tenere la mano ad un adulto o a un compagno, è lui stesso che guida la propria azione, si tiene e non è tenuto, questo a nostro parere è un passaggio importante perché conferisce valore all’autonomia, alla volontà, il bambino è soggetto attivo, prende le distanze dalla passività a cui spesso è costretto in situazioni critiche come ad esempio l’attraversare la strada.

 Questa modalità genera serenità, perché è messo nelle condizioni di potersi sentire capace di poter fare e saper fare, percepisce  che l’adulto si fida di lui, le maniglie annodate alla corda sono dei veri e propri “nodi della fiducia” che uniscono il bambino all’adulto attraverso un profondo senso di affidamento reciproco.

 Uscire in cordata favorisce lo scambio dialogico tra bambini e tra bambini e adulti, perché se è vero che la mano in quel momento è impegnata e salda alla maniglia, lo sguardo è libero.

Quindi i piccoli possono osservare, descrivere ciò che vedono attorno a loro, chiedere di fermarsi. E’ in questi momenti che tanti bambini diventano capaci di dirigere lo sguardo verso un particolare che coinvolge tutti, si manifesta la necessità di condividere, si sostiene la relazione per mezzo di uno scambio continuo di parole caratterizzate da reciprocità.

 I bambini osservano l’ambiente ma lo sguardo è anche rivolto al compagno, alle educatrici, indicano con la mano libera una foglia, una finestra che sembra una bocca, chiedono di fermarsi ad osservare un particolare che uno di loro ha notato facendo affiorare il bisogno di condivisone e partecipazione.

 Per concludere, la cordata, almeno per la nostra esperienza sul campo, risulta essere in questa fascia di età un elemento imprescindibile per le esplorazioni urbane, perché al contrario di quanto possa sembrare non lega ma conferisce libertà, slega dalla dipendenza con l’adulto e nel momento in cui viene lasciata permette al bambino di poter prendere coscienza del proprio saper fare, della propria capacità di esplorare il mondo.

 

I bambini, come Ulisse, viaggiatore indomito, sono consapevoli di poter contare su un porto sicuro al quale approdare. Non a caso, infatti, abbiamo presentato loro “amica corda” con il nome di Itaca.

Argomenti:

Qualche suggerimento di lettura…

0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna all'hompage