Giocare all’aperto, giocare col fango

Educazione e sviluppo infantile, Insegnanti ed educatori

di Silvia Iaccarino

 

E’ oramai, purtroppo, oggi molto diffusa la riluttanza da parte dei genitori di far giocare i loro bambini all’aperto e consentirgli di sporcarsi.

Ciò accade non solo nel contesto familiare, ma anche extrafamiliare. Infatti, con molta frequenza, le educatrici e le insegnanti del Nido e della Scuola dell’Infanzia lamentano come mamme e papà siano contrari al fatto che i loro bambini vengano portati in giardino a giocare, per paura che si ammalino o che si facciano male.

Tale atteggiamento influenza l’operato delle professioniste, per cui i bambini, nei contesti educativi dotati di spazi aperti, vengono per lo più tenuti in classe, privati così del necessario e fondante contatto con la natura.

Questa condizione è talmente diffusa che si parla oggi di “disturbo da deficit di natura” il quale può portare con sé una serie di effetti collaterali come aggressività, irritabilità, ansia, depressione. 

Non solo. 

Studi e test standardizzati iniziano a dimostrare che la forza dei bambini nel complesso sta diminuendo. Uno studio pubblicato sulla rivista di salute infantile ‘Acta Pediatrica’ ha misurato nel 2008 la forza di 315 bambini di 10 anni nella regione dell’Essex, comparandola a quella di 309 bambini che avevano la stessa età nel 1998. I ricercatori hanno scoperto che il numero di addominali che i bambini erano in grado di fare era diminuito del 27,1%; la forza del braccio si era ridotta del 26% e quella della presa per aggrapparsi del 7%. Se nel 1998 un bambino su 20 non riusciva a sostenere il proprio peso quando era appeso alla spalliera svedese, nel 2008 i bambini a non riuscirci erano uno su 10” (A. Hanscom, “Giocate all’aria aperta”, ed. Il Leone Verde)

I bambini di oggi, quindi, sono meno forti fisicamente rispetto alle generazioni precedenti e tale condizione impatta anche oltre, incidendo sull’autostima dei bambini e sul senso di sicurezza, di fiducia e padronanza in loro stessi e nel loro corpo. 

Infatti, una buona autostima si fonda, prima di tutto, su un solido senso del Sè corporeo, il quale si sviluppa grazie al coinvolgimento globale del corpo e dei sensi nello sperimentare il mondo circostante, per affinare la percezione di sé, costruire il proprio schema corporeo, creare un senso di Sè come essere intero e integro (e non frammentato, a pezzi). 

Più il bambino ha l’opportunità di mettere in gioco il proprio corpo globalmente, in tutti modi che gli sono possibili, man mano che cresce, più la sua autostima si rafforza, e tutte le aree di sviluppo progrediscono in modo equilibrato ed armonico. Meno frequentemente ciò accade, più è a rischio la sua crescita armonica. 

E’ pertanto urgente che gli adulti riflettano sull’importanza di permettere ai bambini di giocare con tutto il loro corpo nell’ambiente naturale, il quale consente, per eccellenza, tale sana sperimentazione.

Ciò significa, di conseguenza, accettare che essi si sporchino e accettare di “correre dei rischi”.

Infatti, rispetto alla vita all’aria aperta e al gioco con gli elementi naturali, temiamo non solo il pericolo, che è legittimo, ma anche il rischio. 

Ma rischio e pericolo non sono la stessa cosa!

Spesso vengono confusi e così quando vediamo il minimo rischio che i bambini si facciano male, interveniamo per fermarli e impedire la loro azione. 

Eppure il rischio è connaturato alla vita stessa, è ineludibile. Non si può vivere davvero, raggiungere i propri obiettivi, realizzare i propri sogni, senza prendersi in carico una quota di rischio…

Pensiamo di proteggere i bambini, ma in realtà cerchiamo di mettere a tacere la nostra ansia. Proiettiamo sui piccoli le nostre paure, con-fondiamo (nel senso letterale del termine) noi stessi con loro, ma così non facilitiamo il formarsi della loro identità. 

Invece di proteggerli li esponiamo ancora di più non solo al rischio, ma anche al pericolo. Perché solo contattando e imparando a maneggiare il rischio, i bambini possono imparare a valutare i pericoli. 

Tra l’altro, la percezione del rischio e del pericolo è estremamente soggettiva: ciò che un adulto o un bambino può percepire come pericoloso, può essere percepito solo come “rischioso” da altri, o del tutto come “sicuro” da altri ancora, anche in base al proprio modo di guardare il mondo ed alla fiducia sviluppata in sé, nel proprio corpo e nelle sue possibilità e capacità…

Per crescere sani, i bambini hanno un estremo bisogno di giocare all’aria aperta, di contattare la natura e di…sporcarsi!!

Oggi, purtroppo, la deriva igienista che abbiamo preso,  espone i bambini al rischio di crescere con una salute più cagionevole, a breve e a lungo termine. 

Come evidenzia la grafica seguente, invece, giocare all’aria aperta e sporcarsi è veramente fondamentale per garantire la salute sia sul piano fisico che psicologico! 

 

 

Affinché noi adulti possiamo supportarci a gestire meglio le nostre ansie e timori e consentire ai bambini di potersi sperimentare all’aperto e sporcarsi, ecco alcune utili indicazioni: 

  • tenere sempre molto ben presente l’importanza dell’autonomia del bambino. Avere in mente questo obiettivo fondamentale nell’educazione del bambino significa interrogarsi continuamente rispetto ai propri interventi educativi ed ai propri automatismi: “questa cosa che sto per fare/per dire, renderà il bambino più autonomo o più dipendente da me?”. Se vogliamo proprio essere di aiuto, allora seguiamo la sempre valida Montessori: aiutiamo i bambini a fare da soli!
  • Osservare, osservare, osservare. Prima di aiutare, prima di fermare un’azione, è importante guardare il bambino, osservarlo bene, avvicinandosi a una distanza che consenta l’eventuale intervento “salvifico”, ma dando un tempo per vedere se davvero è necessario intervenire e tenendo a bada per qualche istante la propria ansia;
  • procedere con gradualità. Se siamo in difficoltà e in ansia di fronte a una sperimentazione che il bambino chiede di fare o prova a fare, affermiamo in modo chiaro la nostra emozioni e chiediamogli di andare per gradi: “Giovanni, io ho paura quando ti arrampichi. Ho paura che tu possa farti male. Guarda, arriviamo fino qui…”. Poi, man mano che prendiamo fiducia e vediamo che il bambino, in realtà, ce la fa benissimo, possiamo dare sempre più spazio alle sue esplorazioni. E’ molto importante la frase che ho esemplificato prima: “io ho paura” e NON “attento, cadi, ti fai male, etc”. Perchè facciamo capire al bambino che non è lui ad essere sbagliato o inadeguato, ma siamo NOI che abbiamo paura. In questo modo evitiamo anche di con-fondere noi stessi coi bambini e di preservare le loro emozioni e il loro desiderio di avventura, fondamentale per crescere e, simbolicamente, avventurarsi nel mondo!
  • Stabilire regole chiare col bambino. Ovvero concordare con lui quali sono esattamente i confini spazio-temporali della sua esplorazione. Ciò può rassicurarci molto da un lato e, dall’altro, consentire ai bambini di comprendere entro quale territorio possono muoversi liberamente. 

E’ veramente urgente riflettere su questo tema e lavorare su se stessi, noi adulti, per imparare a gestire le nostre emozioni e distinguere noi stessi dai bambini. Non siamo genitori o educatori migliori se li proteggiamo continuamente da ogni cosa…Nè facciamo davvero il loro bene…

Vi saluto con questo splendido reportage 🙂  

 

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