Rispecchiare le emozioni dei bambini

Emozioni e regolazione emotiva, Genitori, Insegnanti ed educatori
Rispecchiare le emozioni dei bambini – Percorsi Formativi 06

di Silvia Iaccarino, formatrice, psicomotricista, fondatrice di PF06

Quanto tempo della nostra giornata dedichiamo a parlare con bambini e bambine dei loro stati emotivi? Rispecchiare le emozioni dei bambini e delle bambine è importante: significa mettersi all’ascolto e cercare di capire quali stati emotivi attraversano e cosa accade loro.

In diverse occasioni abbiamo incontrato genitori, educatrici, educatori e insegnanti in cerca di un supporto e di suggerimenti per imparare a verbalizzare, valorizzare e riconoscere le emozioni dei piccoli a casa, al Nido e alla Scuola dell’Infanzia.

Certo, il tema delle emozioni è un argomento vasto e complesso che non possiamo esaurire in un articolo.

Oggi facciamo un affondo sul rispecchiamento emotivo e vediamo insieme in che modo possiamo verbalizzare gli stati emotivi per favorire lo sviluppo di bambini e bambine.

 

Indice dell’articolo

Cosa significa rispecchiare le emozioni dei bambini?

La granularità emotiva

Il lessico emotivo

Tre suggerimenti per favorire la granularità emotiva e facilitare il rispecchiamento delle emozioni

La consapevolezza interocettiva

E la competenza emotiva?

Come coltivare la consapevolezza interocettiva con bambini e bambine quando rispecchiamo le loro emozioni?

Rispecchiare le emozioni dei bambini per favorire la consapevolezza emotiva

Bibliografia e materiale utile

 

Cosa significa rispecchiare le emozioni dei bambini?

Negli ultimi anni si è diffusa l’idea – per fortuna – che sia importante parlare con i nostri bambini e bambine di quello che attraversano a livello emotivo. Abbiamo a disposizione studi molto ampi su questo tema che rilevano l’importanza di verbalizzare e rispecchiare le emozioni dei bambini e delle bambine. Mettere parole sui vissuti aiuta sia gli adulti, sia i bambini e le bambine a vivere e attraversare gli stati emotivi in modo più organizzato e meno faticoso.

Le ricerche dimostrano che rispecchiare le emozioni durante la relazione con bambini e bambine – a casa e nei servizi educativi -, è trasformativo perché mitiga a livello fisiologico e corporeo l’effetto causato dalle emozioni.

Verbalizzare gli stati emotivi produce un effetto calmante sull’amigdala e consente al soggetto di regolare le sue emozioni in modo più efficace. Vale tanto per gli adulti, quanto per i piccoli.

Verbalizzare o rispecchiare le emozioni dei bambini e delle bambine consiste nel dare un rimando osservativo al bambino, alla bambina, rispetto a quello che lui o lei sta attraversando in un determinato momento.

Ci sono due aspetti che riguardano il rispecchiamento delle emozioni che è bene approfondire:

  • il tema della granularità emotiva,
  • l’importanza di coltivare la consapevolezza interocettiva.

Vediamo insieme in cosa consistono.

 

La granularità emotiva

Gli studi e le ricerche riportano l’importanza di rispecchiare le emozioni dei bambini e delle bambine in modo sfumato, variegato e di utilizzare un lessico emotivo ampio e ricco. Per riuscire nel lavoro di rispecchiamento delle emozioni è importante usare parole diverse per indicare le differenti sfumature delle emozioni e la diversità in termini di quantità e qualità degli stati emotivi.

Cosa intendiamo con quantità e qualità?

Noi umani sperimentiamo emozioni che hanno un grado di intensità differente.

Pensiamo per esempio all’emozione rabbia: quando siamo arrabbiate e arrabbiati possiamo provare da un lieve fastidio, all’ira funesta, all’essere furibondi.

All’interno di ciascuna macro-famiglia di emozioni troviamo molteplici sfumature che indicano vissuti differenti in termini di intensità e di qualità dell’emozione.

Quanto sono diverse tra loro la malinconia, la nostalgia e l’amarezza?

Tutte e tre appartengono alla famiglia della tristezza ma non sono la stessa cosa per ognuno, ognuna di noi.

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Il lessico emotivo

Nella relazione con bambini e bambine, soprattutto in età prescolare, spesso noi adulti – professionisti e genitori -, abbiamo un pregiudizio: pensiamo che i bambini e le bambine non capiscano fino in fondo le sfumature.

Quando rispecchiamo le emozioni dei bambini e delle bambine possiamo rischiare di utilizzare sempre le stesse parole, le stesse espressioni.

Parliamo di rabbia, tristezza, paura e gioia. Magari aggiungiamo disgusto e sorpresa, ma di rado sfumiamo in maniera più precisa le diverse gradazioni delle emozioni.

Se usiamo un lessico emotivo piatto:

  • non offriamo un rimando adeguato, preciso e sfumato degli stati emotivi,
  • non diamo ai piccoli la possibilità di aumentare la consapevolezza di sé.

L’appiattimento lessicale rischia di svilire quello che accade dentro di loro, di dare poco valore al come attraversano le emozioni.

Gli studi sullo sviluppo del linguaggio indicano che più parole abbiamo a disposizione per raccontarci e raccontare il mondo, più aumenta l’efficacia del nostro attraversamento del mondo stesso e della vita. Le parole ci sostanziano e supportano nell’organizzare la nostra esperienza.

Avere poche parole a disposizione significa causare un gap nel nostro sviluppo, nel nostro percorso di crescita.

Cosa possiamo fare per evitare il formarsi di questo salto?

Leggere a voce alta, raccontare e parlare con bambini e bambine fin dai primi mesi di vita favorisce lo sviluppo linguistico e il successo nella vita.

Successo inteso non tanto in termini di carriera, quanto di riuscire, di far accadere le cose nel corso dell’esistenza.

L’equazione è semplice: più parole mettiamo a disposizione di bambini e bambine, più possibilità offriamo loro per essere in grado di raccontarsi e comunicare la loro esperienza in modo ricco, articolato, efficace e favorevole.

Lo stesso meccanismo è valido per le parole delle emozioni.

Impariamo ad allargare il vocabolario dei bambini e delle bambine fin dall’età precoce. Sfumare e granulare i vissuti emotivi mette i piccoli nella condizione – man mano diventano sempre più autonomi nella regolazione delle emozioni e nella capacità di comunicarle – di essere consapevoli di quello che succede dentro di loro, di comunicarlo in modo adeguato e di ricercare possibilità di supporto e di auto-supporto in linea con quello che sta accadendo dentro di loro.

È importante utilizzare un lessico emotivo ampio e articolato.

Facciamo un altro esempio e prendiamo l’emozione tristezza. Non possiamo sentirci per forza sempre tristi, potremmo anche essere infelici, abbattuti, giù di corda, desolati, disperati, malinconici, nostalgici, dispiaciuti.

Abbiamo a disposizione tante parole da poter utilizzare nel rispecchiamento delle emozioni ai bambini e alle bambine.

 

Tre suggerimenti per favorire la granularità emotiva e facilitare il rispecchiamento delle emozioni

 

  • Ampliamo la nostra cultura rispetto alle parole che possiamo usare nella quotidianità per rispecchiare le emozioni dei bambini e delle bambine, allarghiamo il linguaggio e il lessico emotivo.

 

  • Utilizziamo il modeling: modelliamo l’esperienza emotiva dei bambini e delle bambine dando per primi l’esempio. Quando ci raccontiamo a loro possiamo granulare la narrazione. Non limitiamoci a parlare di rabbia, tristezza, gioia e paura ma utilizziamo parole variegate, sfumate, granulate per descrivere la nostra esperienza.

 

  • Supportiamo bambini e bambine ad arricchire il loro vocabolario e il lessico emotivo sin dai primi anni, in modo che crescendo possano autoregolarsi con facilità e raccontare la loro esperienza con precisione e ricchezza linguistica.

 

La consapevolezza interocettiva

Nel verbalizzare e rispecchiare le emozioni dei bambini e delle bambine possiamo coltivare anche la consapevolezza interocettiva.

L’interocezione è il nostro ottavo senso. Siccome è un tema ampio, ti lasciamo un link a un articolo per approfondirne le sfumature.

Il ruolo dell’interocezione nello sviluppo dei bambini

 

Facciamo qui giusto una sintesi per inquadrare l’argomento nel contesto del rispecchiamento delle emozioni. L’interocezione è il senso che ci dona informazioni su come stiamo dentro di noi, nel nostro corpo-mente, sia a livello fisico, corporeo, fisiologico, sia a livello emotivo e mentale.

L’interocezione è un senso necessario alla regolazione delle emozioni.

Non possiamo autoregolarci né sui processi mentali – compresi quelli emotivi – né a livello corporeo, se non abbiamo consapevolezza di quello che succede dentro di noi.

La cosiddetta consapevolezza interocettiva è il substrato che alimenta la nostra possibilità di autoregolare le emozioni nel processo di soddisfacimento dei nostri bisogni fisico-fisiologici, emotivi, cognitivi, relazionali, affettivi, spirituali, esistenziali.

Se non sappiamo come ci sentiamo, come stiamo, cosa accade dentro di noi e cosa abbiamo bisogno o desideriamo, faticheremo a muoverci nel mondo.

Coltivare la consapevolezza interocettiva è un elemento cardine dello sviluppo emotivo dei bambini e delle bambine e di tutti gli umani a prescindere dall’età.

E la competenza emotiva?

La competenza emotiva consiste nella capacità di:

  • riconoscere
  • comprendere
  • esprimere
  • regolare

le emozioni. Riusciamo a sviluppare questo pacchetto di competenze se abbiamo una buona consapevolezza di noi.

Coltivare la consapevolezza interocettiva è pertanto fondamentale.

 

Come coltivare la consapevolezza interocettiva con bambini e bambine quando rispecchiamo le loro emozioni?

Oltre a granulare il lessico emotivo, possiamo aggiungere i correlati fisico-fisiologici. Ora ti spieghiamo con un esempio.

Non limitiamoci a dire a un bambino, a una bambina “Mi sembri triste, abbattuto/a, giù di corda, frustrato/a, entusiasta” ma osserviamo il suo corpo e aggiungiamo espressioni che indicano gli aspetti fisiologici.

Quindi aggiungiamo “Giovanni, Lucia vedo che hai il respiro accelerato, affannato… vedo che hai il viso pallido… vedo che sei rosso in viso…” e simili.

Dall’osservazione possiamo notare se bambini e bambine hanno comportamenti motori specifici: magari corrono, saltano, muovono le mani e le braccia in certo modo, urlano, piangono.

Rispecchiamo le emozioni dei bambini e delle bambine ma verbalizziamo anche il loro stato corporeo.

Giovanni, Lucia, vedo che stai respirando in modo affannoso, vedo che ti tremano le mani, vedo che il tuo volto si riga di lacrime, mi sembra che tu sia spaventata, intimorita, preoccupata, agitata, innervosita…”.

 

  • Diamo al bambino, alla bambina, un rimando di ciò che osserviamo a livello corporeo: descriviamo quello che vediamo in modo oggettivo e senza interpretare.

 

  • Granuliamo l’emozione e aggiungiamo una frase tipo “mi sembra che tu ti senta + aggettivo più appropriato al momento” e usiamo i termini del lessico emotivo che sono adeguati al contesto.

 

  • Coltiviamo la dimensione dell’autoconsapevolezza e della granularità emotiva per offrire al bambino e alla bambina l’opportunità di imparare a specificare come si sente. Questo aspetto ci darà contezza, via via, del livello di sviluppo emotivo dei bambini e delle bambine. Un individuo che comprende un’emozione e spiega cosa sta provando, è in grado di sentirsi e leggersi.

 

Il nostro compito come genitori, educatrici, educatori e insegnanti è accompagnare bambini e bambine a riflettere su di sé e a diventare consapevoli di quello che li attraversa.

Non riusciremo sempre a individuare l’emozione giusta e nel tempo affineremo il nostro sguardo e la capacità osservativa. Però poniamo le basi affinché bambini e bambine riescano a spiegare le loro emozioni.

 

Rispecchiare le emozioni dei bambini per favorire la consapevolezza emotiva

Noi adulti – genitori e professionisti – abbiamo il compito di occuparci delle emozioni dei bambini e delle bambine, accompagnarli nel loro processo di sviluppo emotivo e di acquisizione di una buona competenza emotiva.

Possiamo farlo dedicando loro tempo e partendo dagli elementi di autoconsapevolezza di cui abbiamo parlato:

  • coltivare la consapevolezza interocettiva,
  • valorizzare la granularità emotiva,
  • arricchire il lessico emotivo.

Verbalizziamo e rispecchiamo le emozioni dei bambini e delle bambine con regolarità.

Mettere parole sulle emozioni con costanza non significa farlo sempre, sia perché non abbiamo il tempo materiale per riuscirci, sia per non avere un atteggiamento soffocante nei loro confronti.

Rispecchiamo le emozioni con buon senso, senza esagerare, senza dimenticarci di farlo.

Come possiamo capire qual è il giusto equilibrio?

Rispecchiamo le emozioni più intense di bambini e bambine, osserviamo i momenti in cui disregolano in maniera più importante per supportarli con il rispecchiamento dopo la manifestazione dell’emozione.

Nei momenti di alta intensità emotiva possiamo intervenire a posteriori quando il bambino o la bambina ha recuperato un maggiore stato di calma. Quando l’emozione è molto intensa, infatti, le parole non servono: il bambino/a ha bisogno innanzitutto di recuperare la regolazione a livello corporeo, fisiologico.

Superata l’emozione possiamo dire: “Caspita Giovanni, Lucia, hai provato proprio un’emozione intensa, era grande così! Ho visto il tuo corpo fare… e mi sembrava che tu fossi molto arrabbiato, furibondo, frustrato…”.

Nelle situazioni in cui l’intensità dell’emozione che il bambino, la bambina sta vivendo non è eccessiva ed è comunque in grado di accogliere le nostre parole, possiamo rispecchiare le emozioni strada facendo, tenendo sempre in considerazione il contesto, la nostra e la sua disponibilità emotiva.

Rispecchiare le emozioni dei bambini e delle bambine è un lavoro importante: se non ci attiviamo in tal senso i bambini e le bambine non possono imparare da soli né la granularità emotiva né la consapevolezza interocettiva.

Sono aspetti per i quali serve la guida di un adulto saggio, consapevole, che abbia le conoscenze per accompagnare bambini e bambine attraverso il loro mondo emotivo.

Portiamo avanti questo compito con equilibrio e attiviamoci nei momenti più opportuni senza diventare soffocanti.

E, soprattutto, senza pensare di essere adulti inadeguati: possiamo imparare a fare tutto. Puoi iniziare da qui:

 

La forza delle emozioni, con Silvia Iaccarino

 

P.S. Perché è importante usare l’espressione “Mi sembra che tu stia…” con i bambini e le bambine?

Noi non abbiamo l’assoluta certezza di quello che stia accadendo dentro di loro.

Usare le parole “mi sembra che” è una soluzione per offrire a bambini e bambine un margine.

Con il passare del tempo saranno loro a dire “no, non sto provando proprio questa emozione, ma questa”.

Quando sono molto piccoli non è possibile avere questo feedback perché il loro linguaggio non è ancora abbastanza sviluppato.

Negli anni aumenta la loro consapevolezza interocettiva e la padronanza del lessico emotivo: se diciamo “mi sembra” diamo loro l’opportunità di raccontare con più apertura l’emozione che davvero provano.

 

Bibliografia e materiale utile

Esempio di granularità emotiva

Consapevolezza interocettiva

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17576282/

https://www.frontiersin.org/journals/psychology/articles/10.3389/fpsyg.2021.703658/full

https://www.frontiersin.org/journals/psychology/articles/10.3389/fpsyg.2022.715966/full

https://neurosciencenews.com/interoception-self-awareness-23472/

https://www.frontiersin.org/journals/psychology/articles/10.3389/fpsyg.2018.00798/full

Qualche suggerimento di lettura…

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